Cinque posti da vedere se si vuole visitare Firenze in un giorno

Il Duomo e le altre bellezze di Firenze da vedere e visitare in un giorno

Ecco cinque posti da vedere se si vuole visitare Firenze in un giorno: vota il tuo preferito e poi leggi l'articolo per saperne di più.

 
Ogni tanto qualcuno mi chiede come nascono le idee per le cinquine, e la risposta non è mai univoca. A volte si tratta di argomenti di cui siamo grandi appassionati e abbiamo voglia di parlarne. Altre volte lo spunto viene da un articolo letto, da un film visto, da una canzone sentita. Infine, e sempre più spesso ultimamente, l’idea viene dai nostri stessi lettori, che ce la suggeriscono a voce o via mail.

Firenze in un solo giorno?

Una delle ultime richieste che ci sono arrivate è stata di natura turistica. Ovvero, quali sono le cose che non si possono non vedere se si vuole visitare Firenze in un giorno? Visto che la risposta – crediamo – può interessare varie persone che vivono nel centro-nord e quindi possono, alzandosi di buon mattino, arrivare a Firenze ad un’ora tale da consentire una visita abbastanza completa in giornata, abbiamo quindi approntato una guida ai cinque posti da vedere se si vuole visitare il capoluogo toscano in meno di ventiquattr’ore.

Ovviamente abbiamo dovuto fare delle scelte e tagliar fuori cose anche importantissime. Una fra tutte: il Museo degli Uffizi. D’altronde, queste cose avrebbero avuto bisogno di troppo tempo, non consentendoci di dare un’occhiata al resto della città. Per ovviare a questi tagli, prepareremo presto anche una guida alla visita di Firenze in due o tre giorni che, promettiamo, sarà più completa. Ma se si ha a disposizione una sola giornata, queste sono secondo noi le tappe irrinunciabili.

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Piazza del Duomo

Santa Maria del Fiore, il Battistero di San Giovanni, il Campanile di Giotto

Che arriviate in treno o in auto – e in questo caso, ovunque voi parcheggiate – la prima meta su cui puntare per togliersi subito il pensiero è a nostro avviso Piazza del Duomo, il centro religioso della città. Qui confluiscono Via dei Pecori, Via de’ Cerretani e soprattutto Via dei Calzaiuoli, che la unisce al centro politico, come vedremo tra poco.

Qui si possono ammirare tutte le principali conquiste architettoniche del Rinascimento fiorentino. Uno di fronte all’altro infatti si ergono Santa Maria del Fiore, Duomo e Cattedrale cittadina, e il Battistero di San Giovanni. Poco in fianco, invece, si può ammirare il Campanile di Giotto. Senza parlare del Palazzo Arcivescovile, della Loggia del Bigallo e di altri prestigiosi palazzi che la circondano.

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Del Duomo abbiamo già avuto modo di discutere quando abbiamo presentato le migliori cattedrali gotiche europee, quindi ora concentriamoci sul resto. Il Battistero di San Giovanni è una costruzione a base ottagonale in stile romanico, dal quale prende il nome l’omonima piazza. Una piazza realizzata abbattendo o spostando i palazzi che prima erano adiacenti all’edificio.

Costruito a partire dal IV secolo sul sito di una precedente domus romana, subì nel tempo molte modifiche. Passò infatti da basilica a battistero, fino ad essere completato tra XIV e XV secolo. A quell’epoca risalgono infatti i rivestimenti (in marmo bianco di Carrara e verde di Prato), i suoi famosi portali (realizzati da Andrea Pisano e Lorenzo Ghiberti) e la cupola, adorna all’interno di mosaici.

Il Campanile di Giotto e Andrea Pisano

Il Campanile, posto sul fianco anche se arretrato rispetto alla facciata del Duomo, fu progettato da Giotto. Questi l’aveva in realtà previsto addirittura più alto, calcolando tra l’altro male lo spessore necessario dei muri. La realizzazione fu comunque opera di Andrea Pisano.

Alto quasi 85 metri, è rivestito di marmo bianco, verde e rosato e alleggerito, nel suo ergersi, dalla presenza di bifore e trifore. È visitabile a pagamento (come il Battistero e la Cupola del Brunelleschi, anche con un biglietto unico che consente l’accesso pure al museo). Ma soprattutto è uno dei più eloquenti monumenti gotici fiorentini, visto che fu realizzato tra il 1334 e il 1359.

 

Piazza della Signoria

Il centro politico di Firenze

In Via dei Calzaiuoli in epoca comunale trovavano spazio le rinomate botteghe artigiane fiorentine e oggi si trovano gli eleganti negozi dello shopping. Seguendola, si giunge dopo circa 500 metri a Piazza della Signoria, il centro amministrativo della città.

Qui lo sguardo è immediatamente catturato da Palazzo Vecchio, la sede del Comune. Molti però sono i monumenti sui quali vale la pena spendere qualche parola, dalla Loggia dei Lanzi alla fontana del Nettuno. La piazza fu realizzata tra il ‘200 e il ‘300, quando i Guelfi vittoriosi abbatterono molte case dei Ghibellini, dando così respiro a quella che era un’antica zona termale romana.


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Nello stesso periodo fu costruito il Palazzo Vecchio, dando ufficialità a quello che divenne il centro civile cittadino. Lì si tenevano manifestazioni, discorsi e soprattutto esecuzioni. Celebre in questo senso quella del 1498 in cui fu impiccato e bruciato Girolamo Savonarola.

Palazzo Vecchio in particolare fu realizzato tra il 1299 e il 1314. In origine doveva ospitare i priori, cioè i rappresentanti delle varie corporazioni. Progettato da Arnolfo di Cambio, architetto che era all’opera in quegli anni anche sul Duomo e sulla Basilica di Santa Croce, fu ampliato già a fine ‘400.

Il Salone dei Cinquecento tra Michelangelo e Leonardo

Risale a quel periodo l’aggiunta del Salone dei Cinquecento, adornato con sculture di Michelangelo e dipinti di Vasari. Altri affreschi realizzati da Leonardo da Vinci e Michelangelo stesso non furono invece mai completati.

Meritano un’occhiata approfondita però anche altri elementi. La Loggia della Signoria (o dei Lanzi, dal fatto che vi si accamparono i lanzichenecchi quando scesero in Italia nel 1527), un balcone per arringare la folla che, costruito sulla fine del ‘300, unisce elementi architettonici gotici ad altri più classici.

Infine citiamo le statue dal significato allegorico che si trovano davanti al palazzo, spesso copie degli originali che per cautela sono conservati altrove. Tra queste, il Marzocco e la Giuditta di Donatello, che rappresentano l’autonomia politica di Firenze, il David di Michelangelo (anche questo una copia), il Perseo del Cellini (nella loggia) e la Fontana del Nettuno di Ammannati.

 

Ponte Vecchio

Il ponte delle botteghe degli orafi e dei gioiellieri

Completato il percorso sulle due principali piazze cittadine, possiamo andare ora un po’ più svelti. Da Palazzo Vecchio la strada più naturale da prendere a questo punto sarebbe quella per Piazzale degli Uffizi, dove si trova l’omonima Galleria, alla quale possiamo dare un’occhiata dall’esterno (è pur sempre un palazzo progettato da Giorgio Vasari). Il museo, come abbiamo detto, conviene però saltarlo da un lato per le code chilometriche, dall’altro perché – anche se si fosse prenotato l’ingresso – è ampio e merita di essere visitato con tutta calma.

Proseguiamo quindi fino ad arrivare all’Arno e dirigiamoci verso il ponte più bello e famoso della città, il Ponte Vecchio. Ovvero la struttura che attraversa il fiume proprio nel suo punto più stretto. Realizzato nel 1345 a sostituire un precedente ponte distrutto dalla tremenda alluvione del 1333, ha una storia molto particolare.


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Attorno alla metà del ‘400 infatti l’autorità cittadina impose ai macellai di spostare qui le loro botteghe, visto che era così più facile smaltire i maleodoranti scarti della lavorazione gettandoli nel fiume. Questi macellai iniziarono quindi ad ampliare le loro botteghe aggiungendo delle stanze sospese che poi venivano puntellate sul ponte con delle assi di legno.

Macellai e orafi

Circa un secolo dopo, quindi, i Medici si fecero costruire dal Vasari un corridoio sopraelevato che univa la loro residenza – Palazzo Pitti – a Piazza della Signoria, passando proprio sopra al Ponte. Infine, disturbati dagli odori che si sentivano nel corridoio, i Medici fecero nuovamente spostare i macellai, mettendo al loro posto gli orafi.

Dal punto di vista architettonico, il ponte supera il modello del ponte romano usando archi ribassati che fecero scuola e furono usati pure a Venezia per il Ponte di Rialto. Inoltre erano presenti in origine quattro torri che segnavano l’ingresso, delle quali ne rimangono oggi solo due, l’originale Torre dei Mannelli e la ricostruita Torre dei Rossi-Cerchi.

Celebre, infine, il monumento a Benvenuto Cellini, scultore e soprattutto orafo fiorentino del ‘500. Un artista che viene citato anche nella canzone Sul Ponte Vecchio del cantautore fiorentino Riccardo Marasco: «Tra i piloni addormentati scorre l’Arno dolcemente. / Nel veder gli innamorati, acconsente… acconsente / Benvenuto Cellini, la sua stizza appena cela, / io vi tengo birichini la candela… la candela».

 

Palazzo Pitti

La reggia dei Medici con il prestigioso Giardino di Boboli

Seguendo il Corridoio del Vasari lungo Via Guicciardini giungiamo quindi a Palazzo Pitti, ultimo monumento che abbiamo inserito in questa cinquina ma non ancora ultima tappa del nostro percorso. Palazzo che storicamente era la reggia dei Granduchi di Toscana, è stato abitato nel corso dei secoli dai Medici, dai Lorena e brevemente anche dai Savoia nel breve periodo in cui la capitale fu spostata da Torino a Firenze.

Fu costruito attorno alla metà del ‘400 su ordine di Luca Pitti, nobile fiorentino rivale di Cosimo de’ Medici. Secondo la tradizione, voleva proprio un’abitazione che offuscasse, per magnificenza, l’appena eretto Palazzo della famiglia avversa.

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Per questo secondo il Vasari si rivolse a Filippo Brunelleschi, che già aveva partorito un progetto per Cosimo che era stato scartato perché ritenuto troppo sfarzoso. Pitti si fece costruire un palazzo che – come nel caso dei coevi Strozzi – ad un certo punto risultò troppo costoso anche per le ambizioni politiche della famiglia. Tanto è vero che circa un secolo dopo furono costretti a venderlo proprio agli antichi rivali, che ne fecero la loro residenza.

Visitato da un milione di turisti all’anno

Fu in quest’epoca, proprio grazie agli investimenti dei signori incontrastati della città, che fu sistemato anche lo straordinario Giardino di Boboli. Si tratta del primo grande esempio di giardino all’italiana oggi aperto al pubblico e visitato da quasi un milione di turisti all’anno. Lì si possono ammirare grandiosi ambienti scenografici, terrazze, viali e vialetti, statue, radure e costruzioni che sarebbero diventati un esempio per tutta Europa.

All’interno del palazzo oggi trovano spazio alcuni musei anche molto interessanti, che si possono visitare se avanza un po’ di tempo nello sviluppo della giornata. Vi è la Galleria Palatina, che ospita opere di Raffaello, Tiziano, Giorgione e altri. Ci sono gli appartamenti monumentali, che permettono di visitare quattordici sale degli appartamenti reali e sei dell’Appartamento degli Arazzi. Da menzionare anche la Galleria d’Arte Moderna, con una bella collezione dei macchiaioli. Infine i musei “tecnici” degli argenti, del costume, delle porcellane e delle carrozze.

 

Piazzale Michelangelo

La più maestosa veduta cittadina

Siamo arrivati al termine del nostro veloce giro del capoluogo toscano. Abbiamo visto molte cose e visitato molti palazzi e probabilmente si è già fatta sera. La degna conclusione, ci sembra, può essere quella di offrire uno sguardo panoramico sul centro cittadino, in modo quasi da ritrovare dall’alto i vari monumenti che si sono ammirati durante la perlustrazione.

I punti più panoramici e belli della città ci sembrano essere due. Il primo è il Forte Belvedere che si trova nel punto più alto della collina di Boboli, di cui abbiamo appena parlato. Il secondo è piazzale Michelangelo. Per quanto riguarda il Forte, bisogna dire che la vecchia fortezza realizzata alla fine del ‘600 e riutilizzata nel dopoguerra come sede di mostre e punto panoramico è stato teatro negli ultimi anni di due incidenti mortali (un ragazzo romano e una donna fiorentina). Incidenti che ne hanno comportato a lungo la chiusura al pubblico.


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Su piazzale Michelangelo, ultima tappa del nostro tour consigliato, spendiamo invece qualche parola in più. Il piazzale fu realizzato nel 1869 durante la breve parentesi di Firenze capitale d’Italia. Durante questo periodo vari luoghi della città – e tra questi la riva sinistra dell’Arno – furono riqualificati ed edificati.

Opera di Giuseppe Poggi

Il disegno era dell’architetto Giuseppe Poggi, il principale responsabile della riorganizzazione urbanistica di quegli anni. Egli aveva collocato il piazzale a terminare il Viale dei Colli, una strada alberata di otto chilometri che si snoda lungo la collina di San Miniato.

Sulla piazza, che fu dedicata al grande artista fiorentino, furono poi collocate alcune riproduzioni delle più famose opere di Michelangelo, come il David e le allegorie delle Cappelle Medicee, tutte realizzate in bronzo invece che in marmo. Il panorama si affaccia sull’Arno e sul Ponte Vecchio, su Piazza del Duomo e Palazzo Vecchio. Ma anche sullo stesso Forte Belvedere poco distante in linea d’aria, sulla Basilica di Santa Croce, sul Museo del Bargello e sul campanile della Badia Fiorentina.

 

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