Cinque tra i migliori album usciti nel 2014

I migliori album del 2014 secondo Cinque cose belle

Ci risiamo: è passato ormai un anno da quando, nel dicembre 2013, abbiamo per la prima volta tirato le somme su tutte le cose migliori che erano uscite nel corso di quell’anno, con la rubrica che chiamammo “i 5 del 2013”. Allora eleggemmo, nel nostro piccolo, i cinque libri, i cinque film, i cinque fumetti, i cinque videogiochi, le cinque app, le cinque serie tv e i cinque eventi sportivi più memorabili del 2013.

Abbiamo tenuto fuori dalla lista qui sopra l’articolo sui migliori dischi del 2013, perché proprio degli album musicali vogliamo parlarvi oggi, spostando questa volta l’attenzione su quanto uscito in questo 2014 che si avvia alla conclusione. L’anno scorso la nostra classifica era stata dominata da nomi piuttosto noti: oltre al mito vivente David Bowie, avevamo in classifica una serie di artisti mainstream come Justin Timberlake e i Daft Punk, a cui si erano aggiunti gruppi più particolari, ma ormai popolarissimi, come i The National e i Sigur Rós.

Un anno per rimescolare le carte

Quest’anno ci sembra di poter dire che la situazione è parzialmente diversa. Nei cinque nomi che abbiamo scelto non mancano, infatti, alcuni mostri sacri del passato che quest’anno hanno lanciato dischi particolarmente convincenti, ma ci sono anche nomi nuovi o comunque meno noti al grande pubblico. Questo è stato, mi pare, un anno tutto da scoprire; un anno in cui – in continuità con quello passato ma forse qui in maniera più netta – gli artisti migliori hanno cercato in un certo senso di rimescolare le carte, di intraprendere strade nuove, di esplorare dove gli anni ’10, musicalmente parlando, ci stanno portando.

Ecco, quindi, la nostra lista. Selezionare solo cinque album è stata, come al solito, un’impresa difficile. Tra i tagliati dell’ultimo minuto mi sembra doveroso citare Sun Kil Moon e The War on Drugs, il primo un cantante folk poco noto da noi che però ha registrato un grande disco e il secondo un gruppo forse più famoso, ma ancora ampiamente da scoprire. Per il resto, ecco i cinque migliori album del 2014 secondo la nostra modesta opinione, elencati in base alla loro data di uscita nei negozi.

 

Beck – Morning Phase

Il seguito ideale di Sea Change

La copertina del bell'album di Beck, Morning PhaseGià a fine febbraio, finiti definitivamente i bagordi delle feste tra dicembre ’13 e gennaio ’14, l’industria discografica ha cominciato a sfornare i pezzi da novanta che teneva in serbo per l’anno. Ad aprire le danze, il 21 di quel mese, è stato un evergreen come Beck, che ha presentato il suo ultimo lavoro, Morning Phase, apprezzato così tanto dalla critica da essere attualmente in corsa in ben cinque categorie ai prossimi Grammy Awards.

Pensato come una sorta di seguito ideale a Sea Change, il bellissimo album del 2002 caratterizzato da una vena particolarmente intimista e malinconica, Morning Phase cerca di recuperare le atmosfere di allora, virate però nella chiave di un più generale ottimismo. D’altronde, sono passati dodici anni e Beck è passato attraverso varie fasi, sia musicali che di vita; dodici anni in cui gli album non sono stati in realtà moltissimi (Modern Guilt, il precedente, è datato addirittura 2008), ma grande è stata la produzione di Beck, tanto è vero che i suoi collaboratori parlavano già nel 2012 di una mole di canzoni già composte talmente grande da poter riempire almeno quattro dischi.

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Alla fine il primo lavoro a vedere la luce è stato appunto Morning Phase, preceduto circa un mese prima dell’uscita dal singolo Blue Moon e, a inizio febbraio, da Walking Light; un disco in cui Beck sembra aver ritrovato una grande ispirazione, riuscendo ad infilare in ogni canzone una vena autentica di amore, malinconia, tristezza e calore, emozioni che si ritrovano spesso tutte assieme.

 

St. Vincent – St. Vincent

Il disco della maturità di Annie Clark

St. Vincent con il suo disco eponimoFebbraio non è stato però solo il mese di Beck. A una manciata di giorni di distanza dall’uscita del suo disco, infatti, un altro album molto importante è arrivato sugli scaffali – per la verità ormai sempre più virtuali – dei negozi: St. Vincent, lavoro di Annie Clark, cantautrice americana che da tempo si firma proprio col nome d’arte di St. Vincent.

Esponente di spicco dell’art rock statunitense, la trentaduenne artista di Tulsa vanta un passato nei Polyphonic Spree e al fianco di Sufjan Stevens, prima di iniziare, attorno al 2006, una propria carriera solista che l’ha vista incontrare i favori della critica già col primo album, Marry Me, e quelli del pubblico col secondo, ActorSt. Vincent, però, ha qualcosa in più rispetto ai già più che buoni lavori precedenti: anticipato dal singolo Birth in Reverse, il disco è – per la stessa definizione della Clark – un album di festa che si può suonare a un funerale, tante sono le emozioni diverse che cavalca e sa suscitare. Portando alle estreme conseguenze lo stile già messo in piedi nei lavori precedenti, St. Vincent confeziona così un album quasi perfetto, in cui il rumore si sposa con l’introspezione, il trionfo con la sconfitta, la melodia con la pulsione.

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Che questo sia stato un anno magico per la Clark non lo si capisce comunque solo dal suo disco, ma anche dalle collaborazione a cui ha dato vita: proprio in queste settimane si sta esibendo dal vivo in un mini-tour statunitense insieme ai Black Keys, ma ha messo la sua firma anche in alcune canzoni degli Swans contenute nell’album To Be Kind, di cui avremo modo di parlare ancora in questa cinquina.

 

Damon Albarn – Everyday Robots

L’esordio da solista di un veterano

Everyday Robots di Damon Albarn, uno dei migliori album del 2014Fa un po’ impressione dirlo, dopo la carriera fantastica ed entusiasmante che ha avuto con i Blur e i Gorillaz, ma Everyday Robots, il terzo disco che abbiamo inserito nella nostra cinquina, è l’album di debutto come solista di Damon Albarn. Un album che è andato molto bene nelle classifiche soprattutto britanniche e da cui sono stati finora estratti ben cinque singoli: Everyday Robots, Lonely Press PlayHollow PondsMr TemboHeavy Seas of Love.

Come abbiamo scritto per Beck, anche Damon Albarn non può fare a meno di misurarsi col proprio passato; anche se nel suo caso si tratta dell’esordio senza una band più o meno assortita alle spalle, la sua impronta è sempre stata determinante in tutti i dischi a cui ha lavorato in quasi venticinque anni di carriera. E se un parallelo con la sua storia si vuole cercarlo, lo si può imbastire forse con Modern Life Is Rubbish, il secondo lavoro dei Blur, in cui di sicuro ben diverse erano le sonorità (là si trattava di britpop alla massima potenza, qui di un sound che potremmo definire folktronica o qualcosa del genere), ma il cui tema è in fondo una versione più giovanile e grezza di Everyday Robots. Al centro del disco di quest’anno, infatti, c’è il confronto tra la modernità e la natura, tra la nostra dipendenza nei confronti della tecnologia e la solitudine a cui ci stiamo in un certo senso condannando.

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Un disco introspettivo, forse davvero il più personale dell’intera produzione di Albarn, che – senza concedersi facili scorciatoie e risultando forse meno coinvolgente ai primi ascolti di quanto non faccia sulla media distanza – cerca di esplorare l’animo umano, avvalendosi anche della proficua collaborazione di Brian Eno e di Natasha Khan, meglio nota come Bat for Lashes.

 

Swans – To Be Kind

Il ritorno dei maestri del rock sperimentale

L'ultimo lavoro degli Swans, To Be KindDei veterani e dei mostri sacri, anche se decisamente meno noti di quelli che abbiamo presentato finora, sono anche gli Swans, gruppo nato nei primi anni ’80 nella zona di New York ed evolutosi, in trent’anni di carriera, nel capofila del rock sperimentale americano, un rock capace di abbracciare di volta in volta il post-punk, il gothic, il folk, di fondare l’industrial e di ritornare più volte su se stesso, sempre rinnovato e sempre innovativo.

E To Be Kind è certamente uno dei migliori lavori di Michael Gira e compagni, non solo per la sua qualità intrinseca, che è indubbiamente molto alta, ma anche nel confronto con la carriera del gruppo: solo due anni fa, infatti, era uscito The Sheer, un mastodontico album doppio della durata di due ore che la critica aveva giustamente etichettato come il capolavoro della band. Il fatto è che ad un capolavoro raramente segue un miracolo: le possibilità che The Sheer costituisse quindi il “canto del cigno” (e scusate il gioco di parole col nome della band) di Gira e compagni erano quindi altissime; eppure il miracolo è riuscito e To Be Kind è forse addirittura migliore di The Sheer, pur giocando esattamente sullo stesso campo, con un doppio disco da altre due ore di durata.

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Come ha scritto qualcuno, To Be Kind è la prova che gli Swans continuano a fissare l’abisso, ma anche che l’abisso non ricambia più lo sguardo su di loro: perché è un album coerente, senza compromessi, non autoindulgente, e che dimostra che il rock sperimentale ha ancora molte interessanti strade da esplorare.

 

Caribou – Our Love

Elettronica, R&B e hip hop

Our Love dei CaribouConcludiamo con un album uscito solo lo scorso ottobre e cresciuto notevolmente, almeno nella nostra opinione, ascolto dopo ascolto nello spazio degli ultimi due mesi: Our Love di Caribou, artista canadese il cui vero nome è Dan Snaith e che ha iniziato a farsi conoscere, lentamente ma gradualmente, nel corso degli ultimi anni.

Il disco è uno strano miscuglio di generi diversi, come diverso è l’esito di ogni canzone: ad una naturale base di elettronica, Snaith ha infatti aggiunto pesanti influenze provenienti dal mondo dell’R&B e dell’hip hop, costruendo canzoni che riescono ad essere allo stesso tempo ballabili e piene di ritmo ma anche originali, a tratti quasi sperimentali, scritte con intelligenza. Anche i testi si sono fatti un po’ più profondi, da un lato a causa del successo del precedente lavoro, Swim, che ha portato Snaith – a suo stesso dire – a cercare di costruire un album non solo per se stesso ma anche per il suo pubblico, dall’altro per la naturale maturazione personale, per la nascita di una figlia, per il tentativo di parlare di ciò che è realmente importante nella vita.

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Il disco è stato anticipato, in estate, dal primo singolo Can’t Do Without You, inizialmente reso disponibile gratuitamente sul web; ad agosto è poi uscita la canzone Our Love, della quale ad ottobre è stato rilasciato anche un video.

 

Segnala altri grandi album usciti nel 2014.

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