Analisi del periodo: le regole, gli schemi, gli esercizi

I segreti dell'analisi del periodo

La grammatica italiana non è semplice. Un po’ perché a volte viene trascurata nello studio, a volte per la complessità della nostra lingua, può anzi risultare particolarmente ostica agli studenti. E questo vale per l’analisi logica e grammaticale, ma anche per la cosiddetta analisi del periodo, che può sembrare a prima vista un ostacolo insormontabile.

Eppure, bisogna essere in grado di farla piuttosto bene se si vuole capire il funzionamento della nostra lingua, e ancora di più se si vuole passare da una lingua all’altra tramite la traduzione. Solo capendo cosa sono principali e subordinate, relative e concessive, ci si può davvero orientare. Qui di seguito vi spieghiamo come.

 

1. Che cos’è l’analisi del periodo (e cos’è un periodo)

Prima di tutto cerchiamo di definire cosa sia l’analisi del periodo e, di conseguenza, cosa sia un periodo. Un periodo è una frase complessa, una frase cioè formata da più frasi semplici (o proposizioni) tra loro legate. Ad esempio, ecco un periodo: «Marco mi ha riferito che ieri ha letto sul giornale una notizia interessante: un uomo è stato ucciso».

Come è abbastanza evidente, il periodo sopra riportato è formato da tre frasi semplici: «Marco mi ha riferito», «Che ieri ha letto sul giornale una notizia interessante» e «Un uomo è stato ucciso». Una frase semplice o proposizione è formata da un unico predicato, sia esso verbale o nominale. Un periodo invece può presentare più predicati.

L’analisi del periodo è dunque quella particolare analisi che individua le proposizioni che compongono un periodo, studiandole ed identificando la funzione di ognuna. Davanti ad un periodo bisognerà quindi capire quali siano le frasi che lo compongono e a quale tipologia appartengano.

   

 

2. I vari tipi di periodo e di proposizioni

Per praticità, i periodi vengono di solito raggruppati in tre tipologie: i periodi semplici, quelli complessi e quelli composti. Prima di vederli rapidamente uno ad uno, cerchiamo però di definire anche i principali tipi di proposizioni.

In generale, le proposizioni si dividono in principali, coordinate e subordinate. Le prime sono quelle frasi che si reggono da sole, che hanno cioè un significato autonomo. Per riconoscerle, basta estrapolarle dal periodo: potrebbero stare “in piedi” anche senza tutto il resto? Se sì, sono delle principali.

Facciamo subito un esempio. Nel periodo «Giovanni ha scelto che cosa vuole fare nella vita», la principale è «Giovanni ha scelto», perché è una frase che avrebbe un senso anche se isolata dal periodo. «Che cosa vuole fare nella vita», al contrario, non potrebbe reggersi senza la prima parte.

Le proposizioni coordinate sono quelle che si legano alla principale mantenendo però la stessa natura della principale; sono introdotte da una congiunzione o da un segno di punteggiatura. Esempio: «Francesco ha chiamato [principale] e Chiara ha risposto [coordinata]».

Infine, le subordinate – di cui parleremo più diffusamente più avanti – sono quelle proposizioni che dipendono da un’altra proposizione (dalla principale o da una ulteriore subordinata). Esempio: «Matteo ha chiamato [principale] perché voleva sapere i compiti per casa [subordinata]».

I vari tipi di periodo

Ora che sappiamo come si chiamano le proposizioni, torniamo al periodo. In base alla presenza di principali, coordinate e subordinate si identificano, infatti, diversi tipi di periodo: come già anticipato, quello semplice, quello complesso e quello composto.

Un periodo semplice è composto da un’unica frase. Ad esempio: «Oggi mi sento bene». Oppure: «Ora sto riposando». Oppure ancora: «Marco ha comprato un libro». Come vedete, in tutti questi esempi c’è un solo predicato e quindi un’unica frase, che funge da principale.

Un periodo complesso, invece, è formato da una proposizione principale a cui si legano una o più subordinate. Ad esempio: «L’interrogazione non è andata bene perché non avevo studiato abbastanza».

Un periodo composto, infine, presenta più proposizioni principali con l’aggiunta di subordinate. Ad esempio: «Ho chiamato Marco e gli ho chiesto perché non avesse ancora scritto l’articolo che gli avevo chiesto di preparare». Qui abbiamo due principali («Ho chiamato Marco» e «E gli ho chiesto», tra loro coordinate), più due subordinate.

   

 

3. I vari tipi di proposizioni subordinate

Ora che abbiamo capito cosa sono le subordinate, cerchiamo di identificarle nel dettaglio, visto che sono proprio queste frasi quelle che di solito danno maggiori difficoltà agli studenti. Per facilità d’uso, ecco un elenco delle principali proposizioni subordinate, con i relativi esempi.

Subordinata soggettiva: è una proposizione subordinata che funge da soggetto della proposizione principale. Ad esempio: «È bene che tu faccia i compiti». In questo caso «Che tu faccia i compiti» funge da soggetto del predicato «è bene».

Subordinata oggettiva: qui la subordinata funge da complemento oggetto. Esempio: «Ti ho detto che non si può andare avanti così». «Che non si può andare avanti così» ha la funzione di complemento oggetto di «ti ho detto».

Subordinata finale: indica lo scopo dell’azione indicata nella principale. Risponde infatti alla domanda: “A quale scopo?” Ad esempio: «Ti ho chiamato [a quale scopo?] perché volevo sentirti».

Subordinata relativa: è una proposizione introdotta da un pronome relativo per fungere da attributo. Ad esempio: «Ho scelto te, che sei bravo coi numeri».

Subordinata temporale: informa sul momento in cui viene svolta un’azione e risponde alla domanda “Quando?” o “Per quanto tempo?”. Ad esempio: «Devi andartene prima che parta l’ultimo treno».

Subordinata causale: indica la causa dell’azione nella principale e risponde alla domanda “Per quale motivo?”. Esempio: «Non ti parlo perché ti sei comportato male».

Subordinata concessiva: è una subordinata che esprime qualcosa in contrasto con quanto espresso nella principale. È introdotta in genere da congiunzioni come “malgrado”, “nonostante”, “sebbene”, “benché”, “anche se”. Esempio: «Nonostante sia molto stanco, verrò alla tua festa».

Subordinata consecutiva: esprime una conseguenza rispetto a quanto espresso nella principale. Spesso è introdotta da congiunzioni come “tanto che”, “così che”. Esempio: «Ho faticato così tanto che adesso vorrei solo dormire».

Subordinata modale: ha la funzione di sostituire il complemento di modo ed è quindi introdotta da locuzioni come “come”, “come se” o “nel modo in cui”. Esempio: «Ho cantato come se non avessi alcuna paura».

Subordinata condizionale: indica la condizione da cui dipende l’avverarsi di ciò che si afferma nella principale. Viene in genere introdotta da “se”, “purché”, “qualora”, “a condizione che” e così via. Esempio: «Mi sentirò meglio se mi farai un bel complimento».

Subordinata comparativa: funge da complemento di paragone in rapporto alla principale. Esempio: «Sei molto più simpatico di quanto mi avessero detto».

Subordinata avversativa: è una subordinata che esprime qualcosa che è in contrapposizione con quanto sostenuto nella reggente. Ad esempio: «Tu mi hai tradito, mentre io ti sono rimasta sempre fedele».

Subordinata strumentale: indica il mezzo con il quale si realizza l’azione della reggente. È in genere introdotta da locuzioni come “a furia di”, “a forza di”. Esempio: «A furia di studiare, le cose si imparano».

Subordinata interrogativa indiretta: è una subordinata che esprime una domanda indiretta e quindi è introdotta da pronomi, aggettivi, congiunzioni o avverbi interrogativi. Esempio: «Vorrei sapere chi ha rubato la marmellata».

   

 

4. Come procedere con l’analisi del periodo

Ora che abbiamo chiarito i punti fondamentali, vediamo anche di dare qualche dritta su come bisogna procedere quando ci si trova davanti ad un periodo piuttosto complesso. È bene infatti avere fin da subito chiara in mente la scaletta delle operazioni da compiere.

La prima cosa da fare è individuare i predicati verbali. Se ci sono tre diversi predicati, significa che il periodo è composto da tre proposizioni; se i predicati sono due, da due, e così via. Una volta individuati i predicati, quindi, sarà facile dividere tra loro le proposizioni, tenendo presente che gli elementi di collegamento fanno parte delle proposizioni introdotte.

La seconda operazione consiste nell’individuare quale, tra queste proposizioni, è la principale. Si tratta di una proposizione, come abbiamo detto, che non è introdotta da nessun connettivo (né espresso né implicito, come virgole o altri segni di punteggiatura) e che ha senso anche da sola.

A quel punto, si può passare a studiare le altre proposizioni, individuando le coordinate e le subordinate. Per queste ultime, cercate di memorizzare lo schema che vi abbiamo illustrato nel punto precedente, che vi aiuterà e semplificherà le cose nella stragrande maggioranza dei casi.

 

5. Alcuni esempi ed esercizi

Vediamo ora, per concludere, di mettere alla prova quello che abbiamo acquisito finora. Qui di seguito vi proporremo due ulteriori esempi di analisi e poi dieci diverse frasi su cui dovrete cercare voi in prima persona di effettuare l’analisi del periodo.

Partiamo dagli esempi. Il primo è il seguente: «Quando mio padre, che lavora fuori città, rientrerà a casa potrò finalmente uscire e recarmi in piazza per vedere le mie amiche». Come detto, procediamo individuando prima di tutto i predicati: “lavora”, “rientrerà”, “potrò uscire”, “(potrò) recarmi”, “vedere”. Sono cinque, e quindi cinque sono anche le proposizioni.

La principale, cioè l’unica frase che potrebbe reggersi anche da sola, è evidentemente “Potrò finalmente uscire”. “E recarmi in piazza” è, invece, una coordinata; tutte le altre sono subordinate. In particolare “Quando mio padre rientrerà a casa” è una subordinata temporale.

“Che lavora fuori città”, invece, è una relativa (subordinata di 2° grado, perché dipende da un’altra subordinata), mentre “per vedere le mie amiche” è una subordinata finale.

Il secondo esempio

Ecco un altro esempio: «Il ciclista decise che, nonostante piovesse e facesse freddo, sarebbe stato utile allenarsi ad abbassare il proprio record». I predicati sono “decise”, “piovesse”, “facesse freddo”, “sarebbe stato utile”, “allenarsi”, “abbassare”.

La principale è “Il ciclista decise”. “Che sarebbe stato utile” è una subordinata oggettiva, “nonostante piovesse” è invece una concessiva e “facesse freddo” è una coordinata alla concessiva. “Allenarsi” è infine una subordinata soggettiva, mentre “ad abbassare il proprio record” è una subordinata finale.

Gli esercizi

Ecco, allora, come promesso, una serie di frasi che vi invitiamo invece ad analizzare per conto vostro:

1) Nonostante avessero preso il biglietto, le persone in coda al supermercato si spinsero a lungo, facendo cadere un anziano signore per terra e costringendo le guardie giurate, che erano in servizio all’entrata, ad intervenire.

2) Quando finalmente atterrarono, i passeggeri scesero in fretta dall’aereo e quasi baciarono la terra, benché avessero tutti una certa età: non erano mai stati così felici di camminare sul suolo perché avevano a lungo temuto di non arrivare sani e salvi a destinazione.

3) Arrivato al mare, andrò subito in spiaggia a prenotare l’ombrellone e il lettino; così inizierò a rilassarmi e di sicuro nel giro di qualche giorno non penserò più al lavoro, che invece negli ultimi tempi mi ha stressato parecchio.

4) Sebbene avessero ricevuto delle rassicurazioni sulla facilità della prova, gli studenti rimasero sorpresi quando si trovarono davanti il test, che era quasi elementare considerato che si erano esercitati a lungo su quella tipologia di esercizi.

5) Ho chiesto la parola perché voglio spiegare il mio punto di vista, dato che finora non ne ho avuta l’occasione.

6) Nutro una grande fiducia nelle vostre capacità ma temo che forse non abbiate capito di che cosa stiamo parlando.

7) Sarebbe un’ottima idea dipingere la camera da letto di blu, ma temiamo che Francesco potrebbe non apprezzare l’idea a causa di quello che gli è accaduto nella sua vecchia casa.

8) Dopo averlo ascoltato a lungo, decise di chiedergli che cosa intendesse dire quando aveva usato l’espressione “a malincuore”.

9) Rimango sempre stupefatto che persone come voi possano credere a nefandezze di questo tipo, che tra l’altro sono state messe in giro da persone così infide da non meritare tutta questa attenzione.

10) Gli ho posto una domanda semplice ma lui non sapeva nemmeno quale fosse la capitale di un paese in cui per la verità ha viaggiato un paio di volte.

   

 

E voi, quale aspetto dell’analisi del periodo preferite?

Ecco cinque cose sapere per l'analisi del periodo: vota la tua preferita.

 

Segnala altre cose da sapere sull’analisi del periodo nei commenti.

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