Anastasia Romanov: vita, morte, libri e film sull’ultima Romanov

Anastasia Romanov da bambina

Da praticamente un secolo, il mito di Anastasia Romanov continua a vivere in tutto il mondo. La figlia dello zar Nicola II morì infatti nel 1918, a seguito della guerra civile scoppiata dopo la Rivoluzione d’Ottobre; ma da allora molti hanno continuato a sperare che la principessa si fosse salvata.

Oggi ripercorreremo con voi la vera storia di Anastasia e le leggende che sono sorte negli anni attorno alla sua figura. Infine, vi suggeriremo anche qualche film e qualche libro che vi permetteranno di conoscere più in profondità le storie attorno all’ultima dei Romanov. Procediamo.

 

1. La vera storia

Anastasija Nikolaevna Romanova, meglio nota in Occidente come Anastasia Romanov, nacque a Peterhof, reggia dello zar, il 18 giugno 1901. Era la quarta figlia dell’imperatore Nicola II e di sua moglie Alessandra. Aveva tre sorelle maggiori – Olga, Tatiana e Maria – e un fratello minore, Aleksej, che sarebbe nato poi nel 1904.

Alla sua nascita non fu accolta, per la verità, con grande gioia dalla famiglia imperiale. Da tempo infatti si aspettava un erede maschio per il trono e quando arrivò la quarta femmina consecutiva le speranze dello zar e della zarina sembrarono completamente deluse. Le cose si risollevarono, però, tre anni dopo quando nacque l’agognato maschio.

Anastasia Romanov con la famiglia imperiale di Nicola II
Anastasia divenne quindi la piccola femmina di casa e per questo motivo fu particolarmente vezzeggiata. Non si può dire però che fosse viziata: le figlie dello zar venivano infatti abituate a una certa disciplina, con camere spartane, sveglie mattutine molto precoci e diversi lavori da svolgere durante la giornata.

Ad ogni modo, dall’età degli 8 anni Anastasia, come le sorelle, era stata avviata anche all’istruzione privata coi suoi istitutori. Non si rivelò mai una studentessa brillante, più che altro perché era ben poco interessata allo studio. Manifestava però una fervida immaginazione e un certo gusto per lo scherzo.

La forte personalità

Già da bambina, infatti, riuscì a farsi notare all’interno della corte imperiale. La servitù spesso la descriveva come la più sagace tra le sorelle e quella dalla personalità più forte. Nei giochi sapeva farsi rispettare – a volte anche con le botte – e non mancava di tanto in tanto di tirare qualche scherzo maligno alle sorelle o alle serve.

Questi tratti andarono poi smussandosi con la crescita, anche se Anastasia rimase sempre la più burlona delle sorelle e forse non la più aggraziata, per via di una corporatura robusta e, da un certo punto di vista, anche della somiglianza fisica col padre.

Anastasia Romanov da bambina
Come tutte le sorelle e il fratello, era però piuttosto cagionevole di salute e viveva lontana dalla mondanità. Una condizione di semi-isolamento che andò peggiorando negli anni della Prima guerra mondiale, anche per l’influenza che il monaco Rasputin esercitava in quegli anni sulla corte.

A proposito di quest’ultimo, a San Pietroburgo e a Mosca si vociferava che l’uomo avesse delle relazioni con la zarina o con le figlie. Non c’era ovviamente nulla di vero, anche se le stesse domestiche dello zar erano inquietate da questo monaco che girava liberamente per il palazzo, accedendo anche alle camere dei ragazzi.

La rivoluzione e la morte

Tutto, nella vita di Anastasia, proseguì piuttosto bene fino a quando in Russia non scoppiarono prima la Grande Guerra e poi la Rivoluzione d’ottobre. Durante il conflitto Anastasia, che era appena un’adolescente, continuò inizialmente a studiare, assistendo di tanto in tanto i feriti.

Anastasia Romanov con le sorelle

Era troppo giovane per fare da infermiera – compito che invece era stato assunto dalle due sorelle più grandi – ma in compenso tenne compagnia ai soldati feriti con letture e visite agli ospedali. Purtroppo per lei, però, la guerra andò sempre peggio e la popolarità della famiglia reale, che già da tempo era traballante, crollò rapidamente.

Nel 1917 arrivarono due rivoluzioni, la prima a febbraio e la seconda ad ottobre. La famiglia reale venne presto arrestata, per impedire che scappasse all’estero e organizzasse delle forze controrivoluzionarie. D’altra parte, i bolscevichi presero il potere ma dovettero fronteggiare anche una vera e propria guerra civile.

 
La famiglia imperiale venne così detenuta per qualche tempo in diverse residenze, anche separando i genitori dai figli. Alla fine si ritrovarono tutti a Ekaterinburg, in Siberia, dove nel luglio 1918 vennero fucilati dai bolscevichi, su ordine della Commissione Esecutiva Centrale guidata da Lenin.

La scelta era motivata dal fatto che i “bianchi”, cioè le truppe controrivoluzionarie, si stavano avvicinando proprio al luogo di detenzione e i bolscevichi ritenevano che lo zar fosse una figura troppo carismatica per farlo cadere nelle mani dei loro avversari. Allo stesso modo, i suoi eredi dovevano essere eliminati per gli stessi motivi.

 

2. La leggenda

Inizialmente i bolscevichi decisero di non diffondere la notizia della morte della famiglia reale, preoccupati dalle ripercussioni che la notizia avrebbe potuto avere sulla popolazione. Gli stessi cadaveri vennero rapidamente occultati, sepolti perlopiù in un bosco lì vicino, anche se un paio di corpi vennero bruciati alla buona nel tragitto.

Nonostante la notizia della morte fosse segreta, ben presto iniziarono a girare per tutta la Russia voci della morte dello zar e dei suoi figli, voci che ad un certo punto non potevano più essere negate, anche perché lo zar non si trovava. Gli stessi bolscevichi ammisero allora che Nicola II era stato ucciso durante un tentativo di fuga, senza però menzionare i figli.

Nel giro di poco tempo, così, in giro per l’Europa iniziarono a comparire giovani donne che sostenevano di essere Anastasia. Non si sa perché proprio lei fu la preferita dalle mitomani o dalle falsarie del tempo: forse perché era la più giovane e quella, quindi, coi lineamenti meno noti e maggiormente in evoluzione.

In ogni caso si sparse in vari paesi – e soprattutto in Francia e Germania – la leggenda che almeno la più giovane dei Romanov si fosse salvata e rifugiata sotto falso nome in Europa. Per qualche tempo anche alcuni esuli russi si diedero quindi alla ricerca della presunta superstite, senza però particolare fortuna.

Le certezze

Oggi però si sa con assoluta certezza che Anastasia Romanov morì proprio il 17 luglio 1918 assieme ai suoi genitori, alle sue sorelle e al suo fratello più piccolo. Ci sono voluti però molti anni per avere le prove definitive della morte della ragazza.

Dopo la caduta dell’URSS, infatti, furono effettuati diversi scavi che permisero di recuperare i corpi di buona parte della famiglia imperiale. Mancavano, però, i cadaveri di Alessio e di una delle sorelle, tanto che questo alimentò ulteriormente il mito di una Anastasia sopravvissuta.

In realtà nel 2007 sono stati ritrovati, poco distanti dai primi, altri due corpi. Le analisi del DNA hanno provato che anche questi appartenevano alla famiglia dello zar, togliendo quindi ogni dubbio sulla eventuale sopravvivenza di Anastasia.

 

3. Le donne che si sono spacciate per lei

Vediamo allora chi furono le donne che sostennero, almeno per qualche tempo, di essere Anastasia e di cui si sono a lungo occupati diversi giornali.

Anna Anderson

La più famosa di queste millantatrici fu la donna nota come Anna Anderson, il cui vero nome era probabilmente Franziska Schanzkowski. Nata nel 1896, comparve sulla scena nel 1920, quando fu ricoverata a Berlino in un ospedale psichiatrico dopo un tentativo di suicidio.

Proprio mentre era ricoverata, un’altra paziente iniziò a sostenere che si trattasse di Tatiana Romanov, forse suggestionata dalle leggende che giravano già allora. Anna Anderson disse invece di essere Anastasia e la voce cominciò presto a girare anche al di fuori dell’ospedale.

Anastasia Romanov e Anna Anderson
La donna fu poi dimessa e si trasferì qualche tempo dopo negli Stati Uniti proprio col nome di Anna Anderson, sposandosi e andando a vivere a Charlottesville, in Virginia. Finì poi anche negli anni successivi in manicomio e morì infine nel 1984.

Successive analisi del DNA e ricerche storiche hanno escluso che potesse essere una Romanov e l’hanno piuttosto identificata in una donna polacca che lavorava come operaia in Germania e che era già stata ricoverata, anche prima del 1920, in un ospedale psichiatrico di Berlino. Ovvero proprio Franziska Schanzkowski.

Eugenia Smith

Dopo Anna Anderson, la donna più famosa a sostenere di essere Anastasia è stata Eugenia Smith, cittadina jugoslava naturalizzata americana. Divenne famosa nel 1963, quando riuscì ad essere intervistata dalla rivista Life visto che sosteneva di essere l’erede dello zar.

La donna aveva scritto proprio in quell’anno una autobiografia, La granduchessa Anastasija Nikolaevna Romanova. In quel libro raccontava, con una certa fantasia, la sua fuga dalla Russia e l’arrivo negli Stati Uniti negli anni ’20, dove aveva poi preso la cittadinanza.

Eugenia Smith
In realtà già Life sottopose la signora all’analisi di un paio di antropologi e di un grafologo che espressero un parere sfavorevole, affermando che a loro avviso la Smith non era Anastasia. Successive ricerche effettuate sugli archivi hanno poi scoperto la reale identità della donna.

La Smith era nata infatti nel 1899 nell’Impero Austro-Ungarico; era poi arrivata negli Stati Uniti nel 1922 con passaporto jugoslavo. Si era infine stabilita a Chicago e aveva svolto diversi lavori prima di spacciarsi per Anastasia. In vita non accettò mai di sottoporsi a un esame del DNA.

Nadezhda Vasilyeva

L’ultima “finta Anastasia” che guadagnò una certa fama sui media è stata Nadezhda Vasilyeva. Questa donna, apparentemente russa, fu bloccata nel 1920 in Siberia mentre cercava di scappare in Cina. Ad arrestarla furono le autorità bolsceviche che la misero subito in carcere.

Negli anni successivi fu imprigionata in diversi luoghi, tra cui anche Mosca e Leningrado, prima di finire in un gulag. Nel 1934 fu poi spostata a Kazan. Il mito della sua identità fu alimentato da lei stessa: dal carcere infatti scrisse una serie di lettere indirizzate a re Giorgio V del Regno Unito.

Nadezhda Vasilyeva
Re Giorgio era infatti cugino di Anastasia e la donna gli scrisse sia in francese che in tedesco dicendo di essere la principessa e chiedendo aiuto. Non poté portare però nessuna prova a supporto della sua tesi e ad un certo punto cambiò anche versione, affermando di essere figlia di un mercante di Riga.

La donna fu poi a lungo ricoverata in manicomio ed è morta nel 1971.

 

4. I film

Alla vicenda di Anastasia e al mito della sua sopravvivenza sono stati dedicati, negli anni, numerosi film, alcuni anche di buon successo.

Rasputin e l'imperatrice

La prima pellicola sull’argomento risale addirittura al 1928, all’epoca del muto. Furono i tedeschi a dedicare alla questione un film dal significativo titolo di La falsa Anastasia, per la regia di Arthur Bergen.

Il primo titolo di un certo peso però arrivò nel 1932, anche se era un film che toccava la questione un po’ di striscio: si trattava di Rasputin e l’imperatrice, realizzato negli Stati Uniti per la regia dell’esule polacco Richard Boleslavsky (Il logo di Amazonqui).

 
Fu però dopo la Seconda guerra mondiale che le pellicole cominciarono a fioccare. E arrivarono anche produzioni di grande successo che contribuirono a cementare nell’immaginario la storia di Anastasia.

Il film con Ingrid Bergman

Di sicuro, il film più celebre in questo senso fu Anastasia, del 1956 (Il logo di Amazonqui). Diretto da Anatole Litvak, affidava a Ingrid Bergman il ruolo di una giovane senza memoria, Anna, che veniva istruita da un generale a fingersi Anastasia pur di ingannare i parenti e poter così prendere in mano l’eredità dei Romanov.

L’operazione riusciva, suscitando perfino in Anna il dubbio di essere davvero l’Anastasia sopravvissuta. Alla fine però la ragazza e il generale finivano per innamorarsi e lei preferiva rinunciare all’eredità pur di inseguire la sua storia d’amore. Per questa interpretazione la Bergman vinse un Oscar e un Golden Globe, convincendo tutti i critici.

I film e le serie successive

Il film AnastasiaPoi sono arrivati tanti altri film, per la verità non di grandissimo valore. Nel 1986, inoltre, il mito è stato rinverdito da una miniserie TV americana, Anastasia – L’ultima dei Romanov.

L’ultimo importante tassello di quest’operazione è stato il film a cartoni animati Anastasia del 1997, prodotto dalla Fox e diretto da Don Bluth e Gary Goldman. La storia era molto simile a quella del film con Ingrid Bergman, mentre a dare la voce al personaggio di Anastasia era in questo caso Meg Ryan.

 
Quella produzione incassò quasi 140 milioni di dollari e ottenne due candidature agli Oscar, anche se presentava alcune rilevanti incongruenze storiche; basti pensare che l’antagonista principale era quel Rasputin che, nella realtà storica, era morto ben prima della Rivoluzione d’ottobre.

 

5. I libri

Se volete approfondire la storia di Anastasia, in commercio esistono inoltre numerosi libri sull’argomento, anche se spesso molto fantasiosi. Come si è capito, attorno alle vicende della principessa russa molti hanno ricamato storie di tutti i tipi nel corso degli anni.

Un’introduzione generale all’argomento può essere La storia dei Romanov di Jean Des Cars (acquistabile Il logo di Amazonqui), mentre un saggio specifico sulla strage di Ekaterinburg è Ekaterinburg: The Last Days of the Romanovs, che però è solo in inglese (Il logo di Amazonqui).

Se invece preferite una versione più romanzata, potete orientarvi verso Il mio nome era Anastasia di Ariel Lawhon, piuttosto recente e di buon successo.

 

E voi, quale aspetto della vita e della leggenda di Anastasia Romanov preferite?

Ecco cinque cose da sapere su Anastasia Romanov: vota la tua preferita.

 

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