Tutti noi poniamo continuamente domande ai motori di ricerca, in particolare a Google. Eppure negli ultimi anni sono nati dei motori alternativi che non solo rispondono ai nostri quesiti, ma promettono anche di devolvere i proventi in beneficenza. Come Ekoru, che vuole salvare gli oceani.
Il sito è stato lanciato a gennaio ma ha già obiettivi ambiziosi. I creatori sono due coniugi, l’ingegnere australiano Ati Bakush e sua moglie Allison, esperta invece di marketing. I due hanno recentemente lasciato l’Australia e si sono stabiliti a Kuala Lumpur, in Malesia.
In Asia si sono accorti di come gli oceani siano sempre più inquinati, anche per via di come vengono smaltiti i rifiuti nei paesi in via di sviluppo. E hanno deciso di intervenire. Così hanno creato questo motore di ricerca che, tolti i costi, devolve tutti i proventi a Big Blue Ocean Cleanup e Operation Posidonia, due organizzazioni ambientaliste.
Queste ultime, in collaborazione anche con alcune università australiane, si pongono l’obiettivo, tra le altre cose, di ripopolare la flora oceanica, sempre più danneggiata. L’obiettivo è non chiedere donazioni, che arrivano sempre a singhiozzo, ma sfruttare le abitudini delle persone (e la pubblicità) a fin di bene.
Tra l’altro, per essere coerenti col loro progetto, i tipo di Ekoru hanno anche deciso di migliorare il codice del motore di ricerca in modo che sia meno “dispersivo” dal punto di vista energetico e di essere ospitati da server alimentati ad idro-elettricità.