Francesca Raviola

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Sono un’accumulatrice seriale di cose inventate. Mi sono cari quei momenti della giornata in cui posso dimenticarmi di appartenere al mondo materiale e lasciare che quello che ho in testa prenda il sopravvento. Quando mi sono resa conto di pensare molto più velocemente di quanto riuscissi a parlare, ho capito che scrivere non era soltanto qualcosa che mi piaceva fare. Scrivere per me è una necessità, perché mi obbliga a rallentare, a capire quello che sto pensando. Mi esprimo molto meglio attraverso la parola scritta di quanto riuscirò mai a fare a voce. Un altro efficacissimo metodo di espressione, per me, è la danza. Dentro di me sento il bisogno di ballare come se fosse una pulsione primordiale, un riflesso incondizionato come quello che ti fa prendere una boccata d’aria dopo un minuto di apnea. La ricerca della bellezza è parte della mia routine quotidiana, perché le cose belle fanno stare bene, e io voglio stare bene. Non mi piace distinguere tra cultura alta e bassa, non mi piace dividere tutto in categorie e sottocategorie, non mi piacciono le definizioni troppo strette: mi piace mescolare e mi piace quando una cosa ti colpisce semplicemente perché è così. A volte le spiegazioni rovinano tutto.