23 canzoni dello Zecchino d’Oro famose e belle

Barbara Ferigo canta Quarantaquattro gatti, una delle canzoni dello Zecchino d'Oro famose e belle

Poche trasmissioni televisive italiane – anzi, forse nessuna – possono vantare la storia dello Zecchino d’Oro. Il festival della canzone del bambino fu infatti lanciato nel 1959, grazie ad un’idea di Cino Tortorella, il celebre Mago Zurlì, che ne fu anche il presentatore per quasi cinquant’anni. E in questi decenni ha accompagnato la storia d’Italia, facendo crescere milioni di bambini. Davanti a così tanti brani, però, sorge una domanda: quali sono le canzoni dello Zecchino d’Oro famose e belle che meritano di essere ricordate?

Visto che le edizioni svoltesi fin qui sono ormai sessanta e che ogni anno sono stati presentati svariati pezzi, sceglierne solo alcuni non è infatti un’impresa semplice. E però è un’impresa che si deve pur fare, soprattutto quando si ha per casa qualche bambino che vuole una bella canzoncina adatta a lui.

Cino Tortorella alias il Mago Zurlì allo Zecchino d'Oro

In quel caso, non gli si può infatti dare l’elenco di un migliaio di pezzi e dire: «To’, cercali su YouTube». Bisogna, invece, essere in grado di fornirgli subito una manciata di titoli, per fargli almeno imparare le canzoni fondamentali.

Noi ci siamo quindi lanciati nel tentativo di effettuare una selezione. E nel farlo abbiamo provato a basarci sia sulla qualità, sia anche sul successo che quei brani hanno ottenuto nel breve e nel lungo periodo. Perché, come vedremo, alcune canzoni hanno guadagnato smalto addirittura nel corso degli anni.

Qui di seguito, quindi, troverete i pezzi che bene o male convinsero subito l’Italia, ma che soprattutto vengono cantati ancora oggi nelle varie scuole primarie della nostra penisola. Così che il vostro famoso bambino in cerca di un canto abbia materiale utile anche per la sua esperienza scolastica.

Di quei brani vi racconteremo, brevemente, anche la storia, raccordandola a quella dei principali animatori di quella storica manifestazione, ovvero lo stesso Tortorella, la storica maestra Mariele Ventre e il Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna.

Vi forniremo, inoltre, il testo delle prime cinque tra quelle canzoni, rimandandovi pure ai video per poterle riascoltare nel caso in cui non le ricordaste più. E ora procediamo.

 

1. Quarantaquattro gatti (1968)

Come detto, lo Zecchino d’Oro prese avvio nel 1959. Dopo un paio di edizioni a Milano, cambiò sede e si spostò rapidamente a Bologna. E cominciò, contemporaneamente, a diventare estremamente popolare non solo tra i bambini, ma anche tra gli adulti.

In breve
Il brano era cantato da Barbara Ferigo, di 4 anni
Autore era il maestro Giuseppe Casarini
Potete ascoltarla qui

Sul finire degli ani ’60 la trasmissione visse il suo momento di massima popolarità. I brani più famosi venivano regolarmente incisi su disco e qualche volta entravano addirittura in classifica. Nel 1966 papa Paolo VI volle addirittura ricevere in udienza i bambini che partecipavano alla manifestazione, dando il suo placet all’iniziativa [1].

Dal 1969, d’altra parte, il programma cominciò ad essere trasmesso non solo in Italia, ma addirittura in Eurovisione, per soddisfare le tante richieste che venivano dall’estero. Non a caso in quell’anno gli ascolti furono stimati attorno ai 150 milioni di spettatori.

Un successo che si doveva, prima di tutto, alla bellezza dei brani in gara. E proprio dodici mesi prima era stata incisa una delle canzoni più celebri di tutta la storia dello Zecchino d’Oro, Quarantaquattro gatti.

In fila per 6 col resto di 2

A cantare quel pezzo era stata Barbara Ferigo, una bambina di quattro anni e mezzo proveniente da Gorizia. Il brano era invece scritto dal maestro Giuseppe Casarini, che dopo una gioventù sulla riviera romagnola e anche all’estero si era adattato all’insegnamento [2].

La bambina, emozionata, riuscì ad eseguire molto bene la canzone in TV, anche se si racconta che durante le registrazioni del disco interruppe più volte il brano per chiedere alla maestra Mariele quando si sposasse, visto che voleva regalarle un lampadario come dono di nozze.

Barbara Ferigo canta Quarantaquattro gatti, una delle canzoni dello Zecchino d'Oro belle e famose
Il testo entrò subito, come la musica, nell’immaginario degli italiani della fine degli anni ’60. Anche perché era insolitamente contestatario: al centro c’erano dei gatti, ma erano gatti che, compatti, chiedevano diritti.

La canzone si dimostrò insomma pienamente al passo coi tempi, visto che proprio in quel ’68 in tutto il mondo stava scoppiando la cosiddetta “contestazione” e c’era molti studenti e operai che «marciavano compatti».

Il testo

Nella cantina di un palazzone
tutti i gattini senza padrone
organizzarono una riunione
per precisare la situazione.
 
Quarantaquattro gatti,
in fila per sei col resto di due,
si unirono compatti,
in fila per sei col resto di due,
coi baffi allineati,
in fila per sei col resto di due,
le code attorcigliate,
in fila per sei col resto di due.
 
Sei per sette quarantadue,
più due quarantaquattro!
 
Loro chiedevano a tutti i bambini,
che sono amici di tutti i gattini,
un pasto al giorno e all’occasione,
poter dormire sulle poltrone!
 
Quarantaquattro gatti,
in fila per sei col resto di due,
si unirono compatti,
in fila per sei col resto di due,
coi baffi allineati,
in fila per sei col resto di due,
le code attorcigliate,
in fila per sei col resto di due.
 
Sei per sette quarantadue,
più due quarantaquattro!
 
Naturalmente tutti i bambini
tutte le code potevan tirare
ogni momento e a loro piacere,
con tutti quanti giocherellare.
 
Quarantaquattro gatti,
in fila per sei col resto di due,
si unirono compatti,
in fila per sei col resto di due,
coi baffi allineati,
in fila per sei col resto di due,
le code attorcigliate,
in fila per sei col resto di due.
 
Sei per sette quarantadue,
più due quarantaquattro!
 
Quando alla fine della riunione
fu definita la situazione
andò in giardino tutto il plotone
di quei gattini senza padrone.
 
Quarantaquattro gatti,
in fila per sei col resto di due,
marciarono compatti,
in fila per sei col resto di due,
coi baffi allineati,
in fila per sei col resto di due,
le code dritte dritte,
in fila per sei col resto di due.
 
Quarantaquattro gatti,
in fila per sei col resto di due,
marciarono compatti,
in fila per sei col resto di due,
coi baffi allineati,
in fila per sei col resto di due,
le code attrorcigliate,
in fila per sei col resto di due,
col resto di due.

 

2. Volevo un gatto nero (1969)

Spostiamoci avanti di un solo anno e andiamo a questo fantomatico 1969, il punto più alto della storia dello Zecchino d’Oro per quanto riguarda gli ascolti. Quell’anno si svolse l’undicesima edizione della manifestazione, e il tema centrale fu la luna.

In breve
Il brano era cantato da Vincenza Pastorelli, di 4 anni
Autori erano Franco Maresca, Armando Soricillo e Mario Pagano
Potete ascoltarla qui

In quegli stessi mesi, il 20 luglio, gli astronauti americani erano infatti riusciti a mettere piede sul nostro satellite, entusiasmando anche il pubblico italiano. Le canzoni dei bambini non poterono quindi non citare quell’evento. In concorso infatti c’erano brani come La luna è matta e L’omino della luna.

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Il concorso fu però vinto da un altro pezzo, Tippy, il coniglietto hippy, anch’esso legato fin dal titolo al gusto dei tempi. Autori della canzone erano Sauro Stelletti e Augusto Martelli, mentre il piccolo esecutore era stato Paolo Lanzini.

Una canzone a sorpresa

Nelle settimane successive alla messa in onda dello show, però, fu un altro pezzo a rimanere impresso nella mente degli spettatori. Si trattava di Volevo un gatto nero [3], scritto da Franco Maresca per il testo e da Armando Soricillo e Mario Pagano (sotto lo pseudonimo di Framario) per la musica.

La canzone era stata interpretata dalla piccola Vincenza Pastorelli, bimba di quattro anni e mezzo e proveniente da Lecce. Una cantante di cui si sono perse per molti anni le tracce, come spesso avviene con gli ex protagonisti dello Zecchino d’Oro, ma che è tornata sui giornali qualche anno fa, suo malgrado.

Vincenza Pastorelli, interprete di Volevo un gatto nero
Nel 2007 infatti la donna, ormai più che quarantenne, fu arrestata in Puglia per aver gestito un giro di prostituzione [4]. Una fine ingloriosa per chi era stata un vero e proprio idolo dei bambini.

La sua canzone, comunque, spopolò non solo in Italia, ma anche all’estero. Ed ebbe un particolare successo in Giappone, dove vendette milioni e milioni di copie ed è ancora oggi popolarissima.

Il testo

Un coccodrillo vero,
un vero alligatore
ti ho detto che l’avevo
e l’avrei dato e te.
Ma i patti erano chiari:
il coccodrillo a te
e tu dovevi dare
un gatto nero a me.
 
Volevo un gatto nero, nero, nero,
mi hai dato un gatto bianco
ed io non ci sto più.
Volevo un gatto nero, nero, nero,
siccome sei un bugiardo
con te non gioco più.
 
Non era una giraffa
di plastica o di stoffa:
ma una in carne ed ossa
e l’avrei data e te.
Ma i patti erano chiari:
una giraffa a te
e tu dovevi dare
un gatto nero a me.
 
Volevo un gatto nero, nero, nero,
mi hai dato un gatto bianco
ed io non ci sto più.
Volevo un gatto nero, nero, nero,
siccome sei un bugiardo
con te non gioco più.
 
Un elefante indiano
con tutto il baldacchino:
l’avevo nel giardino
e l’avrei dato e te.
Ma i patti erano chiari:
un elefante a te
e tu dovevi dare
un gatto nero a me.
 
Volevo un gatto nero, nero, nero,
mi hai dato un gatto bianco
ed io non ci sto più.
Volevo un gatto nero, nero, nero,
siccome sei un bugiardo
con te non gioco più.
 
I patti erano chiari:
l’intero zoo per te
e tu dovevi dare
un gatto nero a me.
 
Volevo un gatto nero, nero, nero,
invece è un gatto bianco
quello che hai dato a me.
Volevo un gatto nero,
ma insomma nero o bianco
il gatto me lo tengo
e non do niente a te.

 

3. Il caffè della Peppina (1971)

Rimaniamo in quel periodo d’oro a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 con Il caffè della Peppina, brano vincitore della tredicesima edizione [5]. Una canzone che è entrata nell’immaginario e che viene spessissimo eseguita anche alle scuole elementari, ma che ebbe un’origine strana.

In breve
Il brano era cantato da Simonetta Gruppioni e Marina D’Amici
Autori erano Tony Martucci e Alberto Anelli
Potete ascoltarla qui

Quell’edizione del concorso fu infatti segnata dalle polemiche, cosa inusuale in una manifestazione dal carattere principalmente giocoso. La colpa, però, non fu dei cantanti o dei loro genitori, quanto della politica.

Lo Zecchino d’Oro fu infatti portato in Parlamento da un’interrogazione, che sosteneva che la trasmissione alimentasse il divismo infantile. La cosa si concluse in nulla di fatto, ma gli organizzatori dello show cercarono di dare poca corda alle polemiche e vararono alcune modifiche al regolamento.

Ad esempio, per evitare che le attenzioni si concentrassero troppo sul singolo esecutore si misero in scena diversi cori. Oltre a quello dell’Antoniano, infatti, fu creato anche un coro delle regioni e un altro gruppo formato da ex partecipanti degli anni precedenti.

L’origine di un testo stranissimo

Ad ogni modo, trionfò Il caffè della Peppina, canzone eseguita da Simonetta Gruppioni e Marina D’Amici. La prima aveva 5 anni, la seconda 4, ma, come le due protagoniste hanno confermato anche di recente [6], il caffè da quel momento in poi ha segnato le loro vite, visto che entrambe hanno lavorato a lungo in un bar.

Il brano era invece firmato da Tony Martucci e Alberto Anelli. E stupiva, oltre che per la musica, soprattutto per il testo estremamente fantasioso, anche se non semplicissimo da memorizzare.

Il Mago Zurlì e Mariele Ventre assieme a Simonetta Gruppioni e Marina D'Amici, esecutrici de Il caffè della Peppina
C’è da dire che quelle parole, però, non erano una completa invenzione degli autori. Si ispiravano infatti a una filastrocca popolare che raccontava, tramite metafore, la povertà del dopoguerra.

In quel tempo, infatti, il caffè era un lusso e se ne preparavano dei surrogati con ingredienti anomali (anche se non certo con cipolle e marmellata). L’effetto di una bevanda del genere, di solito, era comunque lassativo, e pertanto era meglio non berlo “alla mattina”, perché c’era il rischio di non poter andare al lavoro a causa dei dolori di stomaco.

Il testo

Il caffè della Peppina
non si beve alla mattina
né col latte, né col tè
ma perché, perché, perché…
 
La Peppina fa il caffè,
fa il caffè con la cioccolata
poi ci mette la marmellata,
mezzo chilo di cipolle,
quattro o cinque caramelle,
sette ali di farfalle
e poi dice: «Che caffè!»
 
Il caffè della Peppina
non si beve alla mattina
né col latte, né col tè
ma perché, perché, perché…
 
La Peppina fa il caffè,
fa il caffè col rosmarino,
mette qualche formaggino,
una zampa di tacchino,
una penna di pulcino,
cinque sacchi di farina
e poi dice: «Che caffè!»…
 
Il caffè della Peppina
non si beve alla mattina
né col latte, né col tè
ma perché, perché, perché…
 
La Peppina fa il caffè,
fa il caffè con pepe e sale,
l’aglio no, perché fa male,
l’acqua sì, ma col petrolio,
insalata, aceto e olio,
quando prova col tritolo
salta in aria col caffè…
 
Il caffè della Peppina
non si beve alla mattina
né col latte, né col tè
ma perché, perché, perché…
 
Il caffè della Peppina
non si beve alla mattina
né col latte, né col tè
ma perché, perché, perché…!

 

4. Il coccodrillo come fa? (1993)

Facciamo ora un bel balzo in avanti. Perché per trovare canzoni dello Zecchino d’Oro molto popolari non occorre per forza andare a rivangare i ricordi di quaranta o cinquant’anni fa: basta concentrarsi anche sui successi degli anni ’90 e ’00.

In breve
Il brano era cantato da Carlo Andrea Masciadri e Gabriele Patriarca
Autori erano Oscar Avogadro e Pino Massara
Potete ascoltarla qui

In particolare, il quarto brano della nostra lista proviene dalla trentaseiesima edizione, quella del 1993. Un’edizione caratterizzata da una certa apertura al mondo. Vi partecipavano, infatti, concorrenti da tutto il mondo e perfino uno proveniente addirittura dalla Nuova Zelanda.

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Sempre per restare in tema, durante la trasmissione si parlò molto anche dei problemi del terzo mondo. Non a caso, fu lanciata una sottoscrizione per raccogliere offerte a favore dei meninos de rua, i bambini di strada delle favelas brasiliane.

A dominare sul palco, però, fu una canzone che si inseriva nella consueta tradizione dello Zecchino, e anzi addirittura nella tradizione delle filastrocche per bambini: Il coccodrillo come fa? [7].

La carriera di Gabriele Patriarca

La canzone era interpretata da Carlo Andrea Masciadri e Gabriele Patriarca. Il primo aveva già 8 anni e mezzo e proveniva da Legnano, in provincia di Milano; il secondo ne aveva invece solo 5 ed era di Roma.

Al contrario di quanto avviene di solito, quest’ultimo non è scomparso dalle scene dopo la sua partecipazione al Festival. Nonostante non abbia oggi ancora trent’anni, Gabriele Patriarca è anzi ormai una presenza fissa del piccolo schermo. Da bambino, ad esempio, ha partecipato anche al Festival Disney e a Bravo bravissimo.

Carlo Andrea Masciadri e Gabriele Patriarca presentati da Cino Tortorella durante la 36ª edizione dello Zecchino d'Oro

Poi ha avviato una fortunata carriera come doppiatore, lavorando a Il gladiatore, ai film di Harry Potter, a Robots, al film de I Simpson, a Kick-Ass, a Monsters University, a Zootropolis e a tante altre pellicole. Ha inoltre recitato in fiction come Il maresciallo Rocca e La dottoressa Giò.

Insieme a Masciadri, Patriarca cantava un brano scritto da Oscar Avogadro per il testo e Pino Massara per la musica. Un brano che passava in rassegna vari animali e il loro verso, come si impara a fare da bambini, ma che si concludeva con l’interrogativo sul verso del coccodrillo.

Il testo

(Parlato)
Oggi tutti insieme
cercheremo di imparare
come fanno per parlare
fra di loro gli animali.
Come fa il cane? Bau!
Il gatto? Miao!
L’asinello? Hi! ho!
La mucca? Muuu!
La rana? Cra!
La pecora? Beee!
E il coccodrillo?…
E il coccodrillo?…
 
(Cantato)
Il coccodrillo come fa
non c’è nessuno che lo sa.
Si dice mangi troppo,
non metta mai il cappotto,
che con i denti punga,
che molto spesso pianga,
però quando è tranquillo
come fa ‘sto coccodrillo…
 
Il coccodrillo come fa
non c’è nessuno che lo sa.
Si arrabbia ma non strilla,
sorseggia camomilla
e mezzo addormentato se ne va.
 
Guardo sui giornali,
non c’è scritto niente:
sembra che il problema
non importi alla gente.
Ma se per caso al mondo
c’è qualcuno che lo sa,
la mia domanda è ancora questa qua…
 
Il coccodrillo come fa
non c’è nessuno che lo sa.
Si dice mangi troppo,
non metta mai il cappotto,
che con i denti punga,
che molto spesso pianga,
però quando è tranquillo
come fa ‘sto coccodrillo…
 
Il coccodrillo come fa
non c’è nessuno che lo sa.
Si arrabbia ma non strilla,
sorseggia camomilla
e mezzo addormentato se ne va.
 
(Parlato)
Adesso ripetiamo
se vogliamo ricordare
come fanno per parlare
fra di loro gli animali.
Come fa il cane? Bau!
E il gatto? Miao!
L’asinello? Hi! ho!
La mucca? Muuu!
La rana? Cra!
La pecora? Beee!
E il coccodrillo?…
E il coccodrillo?…
 
(Cantato)
Il coccodrillo come fa
non c’è nessuno che lo sa.
Si dice mangi troppo,
non metta mai il cappotto,
che con i denti punga,
che molto spesso pianga,
però quando è tranquillo
come fa ‘sto coccodrillo…
 
Il coccodrillo come fa
non c’è nessuno che lo sa.
Si arrabbia ma non strilla,
sorseggia camomilla
e mezzo addormentato se ne va.
 
(Parlato)
Avete capito come fa il coccodrillo?
 
(Cantato)
Lui mezzo addormentato se ne va!

 

5. Le tagliatelle di nonna Pina (2003)

Chiudiamo la prima parte dell’articolo con una canzone relativamente recente, visto che è stata presentata nell’edizione numero 46 dello Zecchino d’Oro, nel 2003. Si tratta di Le tagliatelle di nonna Pina, che ha acquisito molta notorietà anche grazie al fatto che è stata a lungo usata all’interno della trasmissione La prova del cuoco di Antonella Clerici.

In breve
Il brano era cantato da Ottavia Dorrucci, di 5 anni
Autore era il maestro Gian Marco Gualandi
Potete ascoltarla qui

Quell’edizione, però, non era affatto partita con i migliori auspici. Il 12 novembre 2003, appena 6 giorni prima dell’inizio della manifestazione, l’esercito italiano impegnato in Iraq fu colpito infatti dal primo degli attentati di Nāṣiriya, in cui persero la vita 28 persone, 19 delle quali italiane.

Il lutto conseguente fece pensare ad un rinvio o a un taglio del programma dal palinsesto. Dopo qualche giorno di incertezza, si decise invece di portare lo Zecchino d’Oro addirittura in prima serata, in modo da fornire un messaggio di pace.

Quell’edizione vide infatti anche la partecipazione dell’Unicef, con il Presidente del Comitato italiano, Giovanni Micali, che assegnò al Coro dell’Antoniano il titolo di Godwill Ambassador. Tutto questo portò, tra l’altro, un boom di ascolti alla trasmissione, condotta in quell’anno da Cino Tortorella assieme a Heather Parisi e Topo Gigio.

Un successo inatteso

Le tagliatelle di nonna Pina [8] si aggiudicò il primo posto, con una certa sorpresa del suo stesso autore. La canzone infatti era stata scritta da Gian Marco Gualandi già da qualche anno, e il compositore aveva provato più volte a proporla. Fino a quel momento gli era però stata sempre rifiutata.

Quando fu ammessa finalmente al concorso, nel 2003, Gualandi non nutriva quindi grandi speranze di vittoria. L’esecuzione della piccola Ottavia Dorrucci – veronese di 5 anni – riuscì però a regalare al brano il primo posto.

Ottavia Dorrucci durante l'esecuzione di Le tagliatelle di Nonna Pina, una delle canzoni più famose dello Zecchino d'Oro
Dalla sua la canzone aveva un testo come al solito fantasioso, ma anche un buon ritmo, molto adatto anche per gli show televisivi. Non è un caso che da allora sia stata usata in svariate trasmissioni e in contesti anche molto diversi.

Del brano, ad esempio, furono realizzate suonerie per cellulare e addirittura una versione dance da lanciare nelle discoteche. Una cosa decisamente inedita per le canzoni dello Zecchino d’Oro, ma che non è detto non possa ripetersi in futuro.

Il testo

La sveglia sta suonando
ma fatela tacere
perché di andare a scuola
proprio voglia non ne ho.
Alzarsi così presto
non è poi salutare.
Ragazzi, prima o poi mi ammalerò.
 
Invece oltre la scuola
cento cose devo far:
inglese, pallavolo e perfino latin-dance
e a fine settimana
non ne posso proprio più,
mi serve una ricarica per tirarmi su.
 
Ma un sistema rapido, infallibile e geniale
fortunatamente io ce l’ho.
Se me lo chiedete per favore
il segreto io vi svelerò
Ma sì, ma dai! E diccelo anche a noi…
 
Sono le tagliatelle di nonna Pina,
un pieno di energia, effetto vitamina.
Mangiate calde col ragù – col ragù! –
ti fanno il pieno per sei giorni ed anche più.
 
Perché le tagliatelle di nonna Pina
son molto più efficaci di ogni medicina,
sensazionali a pranzo, a cena e credi a me,
son buone anche al mattino al posto del caffè!
Yeah!
 
La situazione è grave
ed anche i miei amici
son tutti un po’ stressati
per il troppo lavorar.
Il tempo pieno a scuola
non lo vogliamo fare,
vogliamo star con mamma e papà
 
Ma intanto mi hanno iscritto
anche a un corso di kung-fu,
sfruttando l’ora buca fra chitarra e ciclo-cross.
È veramente troppo,
io non ce la faccio più.
Mi serve una ricarica per tirarmi su.
 
Ma un sistema rapido, infallibile e geniale
fortunatamente io ce l’ho.
Se me lo chiedete per favore
il segreto io vi svelerò
Ma sì, ma dai! E diccelo anche a noi…
 
Sono le tagliatelle di nonna Pina,
un pieno di energia, effetto vitamina.
Mangiate calde col ragù – col ragù! –
ti fanno il pieno per sei giorni ed anche più.
 
Perché le tagliatelle di nonna Pina
son molto più efficaci di ogni medicina,
sensazionali a pranzo, a cena e credi a me,
son buone anche al mattino al posto del caffè!
 
Viva le tagliatelle di nonna Pina,
un pieno di energia, effetto vitamina.
Sensazionali a pranzo, a cena e credi a me,
son buone anche al mattino al posto del caffè.
E allora forza, dai! Ma che problema c’è?
Ci pensa nonna Pina a toglierti lo stress!
Yeah!

 

Altre 18 canzoni dello Zecchino d’Oro, oltre alle 5 già segnalate

Se amate davvero molto le canzoni dello Zecchino d’Oro, le cinque che vi abbiamo segnalato finora non possono certo bastarvi. Ecco dunque altri 18 brani presentati negli anni all’interno della trasmissione che sono anche molto famosi.

Fammi crescere i denti davanti (1962) [video]

Non lo faccio più (1963) [video]

Il pulcino ballerino (1964) [video]

Popoff (1967) [video]

Per un ditino nel telefono (1967) [video]

Il torero Camomillo (1968) [video]

Il valzer del moscerino (1968) [video]

La sveglia birichina (1973) [video]

Ciribiricoccola (1974) [video]

Cocco e Drilli (1974) [video]

Il katalicammello (1997) [video]

Il cuoco pasticcione (2000) [video]

Il topo con gli occhiali (2001) [video]

Il gatto puzzolone (2004) [video]

Prendi un’emozione (2015) [video]

Quel bulletto del carciofo (2016) [video]

L’asinello Nunù (2017) [video]

Ninna nanna di sua maestà (2017) [video]

 

E voi, quale canzone dello Zecchino d’Oro preferite?

Ecco cinque canzoni dello Zecchino d'Oro famose e belle: vota la tua preferita.

 

Note e approfondimenti

[1] D’altronde, il tutto si svolgeva sotto il patrocinio dell’Antoniano, istituzione legata al convento dei frati minori di Sant’Antonio a Bologna. La stessa maestra Mariele era una parrocchiana con, però, solide basi musicali, visto che si era anche diplomata al Conservatorio. Il saluto del papa può essere oggi letto per intero qui.
[2] A questo link trovate una gustosa intervista di qualche anno fa, in cui il maestro raccontava anche la genesi della canzone. Il brano invece potete ascoltarlo qui.
[3] Potete riascoltare quella canzone tramite questo video.
[4] Qui la notizia sui giornali dell’epoca.
[5] La canzone può essere ascoltata qui.
[6] Ad esempio tramite questa intervista del 2010. La Gruppioni, tra l’altro, nel 2013 ha pure partecipato allo show televisivo The Money Drop assieme alla nipote Carlotta Gruppioni, tornando quindi in TV dopo molti anni.
[7] La canzone può essere ascoltata qui.
[8] Qui trovate il brano.

 

Segnala altre canzoni dello Zecchino d’Oro famose e belle nei commenti.

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