
L’Italia è il paese delle regioni, dei localismi, dei dialetti. E non lo è solo a livello popolare, ma anche alto, anche nella cultura che conta. Così, ogni scrittore è chiamato in un certo senso a fare i conti con la sua terra, con la storia di quei luoghi, con le parlate e le espressioni dialettali. E anche, perché no, con gli scrittori che prima di lui hanno calcato quelle strade ed usato quella specifica lingua. Così è stato, tra i tanti, anche per Luigi Pirandello, che in un certo senso ha dovuto confrontarsi con un grande scrittore siciliano solo poco più vecchio di lui, Giovanni Verga. Lo dimostrano in un certo senso anche la novella Ciàula scopre la Luna e il suo riassunto, che trovate qui di seguito.
Abbiamo infatti deciso di analizzare una delle più belle storie dello scrittore siciliano, che pare quasi scritta per rispondere a una delle più famose di Verga, Rosso Malpelo. Una risposta che ne riprende l’ambientazione e alcuni temi, ma che differisce – e di molto – per il tono generale. D’altra parte, Pirandello non era certo un verista. Scopriamo perché.
Indice
1. La trama
Prima di tutto presentiamo la trama, il riassunto di questa novella. All’inizio ci si trova in una cava di zolfo siciliana, al momento, verso sera, della fine del turno di lavoro. Ci viene presentato il sorvegliante, Cacciagallina, che vorrebbe costringere i minatori a tornare al lavoro per raccogliere altre rocce, addirittura impugnando una rivoltella.
Zi’ Scarda
I più forti tra gli uomini non gli danno ascolto, ben conoscendo l’incapacità di Cacciagallina di farsi rispettare. L’unico che gli dà corda, e che si lascia strattonare, è il vecchio Zi’ Scarda, un minatore che dovrebbe da tempo essere a riposo. Se continua a lavorare è perché il figlio è morto proprio in miniera e gli ha lasciato dei nipoti da mantenere.
Zi’ Scarda, quindi, non esita a tornare indietro a lavorare e porta con sé il suo “caruso“, il suo aiutate. Questi è Ciàula, un uomo magro di più di trent’anni, ma con la mente d’un bambino. Aiuta Zi’ Scarda caricandosi di continuo le pietre in spalla e portandole fuori dalla cava. In cambio Zi’ Scarda gli offre ospitalità a casa sua.
La paura di Ciàula
Ciàula non ha paura di lavorare nella miniera: si trova a suo agio tra i cunicoli bui e nulla lo spaventa. L’unica cosa che riesce a incutergli paura è la notte: quando morì il figlio di Zi’ Scarda per lo scoppio di una mina, infatti, si nascose nella cava e quando uscì a tentoni trovò solo la notte buia. Questo gli diede una profonda angoscia.
Per questo, Ciàula ha ora paura di lavorare oltre una certa ora. Quando Zi’ Scarda gli prepara il sacco di pietre da portare fuori, all’aperto, sente quindi un grande timore, che si somma alla stanchezza della giornata lavorativa. Teme, come l’altra volta, di trovarsi nel buio profondo della notte.
Le cose però vanno diversamente. Quando risale, tra mille tentennamenti, scorge una luce, quella della Luna. E davanti alla Luna Ciàula si ritrova inebetito, estasiato, come quasi davanti ad una dea, tanto da commuoversi e piangere.
[wpzon keywords=”pirandello novelle” sindex=”Books” sort=”relevancerank” listing=”3″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]
2. Quando fu scritta e dove comparve
La novella fu scritta da Pirandello nel 1907, nel periodo in cui lo scrittore stava sfondando finalmente presso il pubblico (anche se non ancora presso la critica). Appena quattro anni prima era infatti uscito Il fu Mattia Pascal, il suo primo romanzo di successo.
La novella fu poi pubblicata, nel 1912, sul Corriere della Sera, dove spesso Pirandello trovava ospitalità. Infine, fu inserita anche tra le Novelle per un anno, la raccolta dei brevi racconti composti dallo scrittore.
[wpzon keywords=”pirandello novelle” sindex=”KindleStore” sort=”relevancerank” listing=”3″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]
3. Il confronto con Verga
Come dicevamo in apertura, la novella ha un’ambientazione che già alla sua uscita non suonava nuova al pubblico italiano. Pochi anni prima – e per la precisione nel 1878 – un altro scrittore siciliano, Giovanni Verga, aveva ambientato un racconto in una cava siciliana, mostrando le misere condizioni di vita dei lavoratori.
La novella in questione era Rosso Malpelo, pubblicata all’interno di Vita dei campi. Ci sono però delle importanti differenze che è bene rimarcare. Una la approfondiremo nel paragrafo successivo e riguarda la corrente letteraria: se Verga, con quella storia, aderiva al verismo, in Pirandello del verismo si scorge il linguaggio, ma non i temi.
Soprattutto, però, la grande differenza sta nel personaggio principale. Ciàula, anzi, pare modellato per essere l’esatto opposto di Rosso. Rosso era un ragazzo che si sentiva, per colpa della vita, già adulto; Ciàula, al contrario, è un adulto con la mente da bambino.
Rosso era duro, incattivito; Ciàula è ingenuo e docile. Rosso sfruttava Ranocchio, che in un certo senso era il suo unico amico; Ciàula viene messo al lavoro da Zi’ Scarda, che gli dà però anche ospitalità. E opposto è ovviamente anche il finale: Rosso moriva nelle gallerie, Ciàula lo salutiamo mentre è felice sotto la Luna, all’aperto.
[wpzon keywords=”luigi pirandello” sindex=”Books” sort=”relevancerank” listing=”3″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]
4. Il decadentismo di fondo
Dicevamo, però, che Ciàula scopre la Luna è una novella non più verista ma decadente. Cerchiamo di approfondire meglio questo punto. Il verismo era quella corrente letteraria che cercava di rappresentare in maniera oggettiva la vita di tutte le classi, anche quelle più umili, rappresentandone la vita e la parlata.
Alcuni di questi elementi, certamente, si ritrovano anche nella novella di Pirandello. Sono però i temi di fondo a differire. Il verismo predilige infatti la denuncia sociale: la storia ha il compito quasi di sostituire una fotografia, o un’indagine giornalistica, riguardante le condizioni di vita di alcune persone.
La paura di Ciàula
Non è questo, però, lo scopo di Pirandello. Si sofferma molto poco, infatti, sulla condizione di Ciàula o di Zi’ Scarda, preferendo raccontarci la vita interiore di Ciàula stesso. Che è piccola, infantile, ma presente; e soprattutto ha in sé qualcosa di magico.
Nel suo cammino lungo la scala, verso l’uscita della cava, leggiamo i suoi sentimenti; la sua paura irrazionale, la sua ansia. E poi, una volta giunto all’aperto, la sua meraviglia. Ci troviamo qui in un mondo interiore quasi fatato, pienamente decadente, in cui ci si rende conto che lo sguardo oggettivo non può rendere giustizia di quello che sta accadendo.
I simboli
Inoltre, sono presenti forti richiami simbolici che legano la novella ad altre esperienze, perlopiù poetiche, proprie del movimento decadente. La cava, interrata e scura ma per Ciàula rassicurante, rappresenta in un certo senso il ventre materno, che non si vorrebbe mai abbandonare.
Nella cava, come nel nido familiare, c’è dell’oscurità, ci sono molti cunicoli pericolosi, ma il mondo esterno incute ancora più paura, perché il nero della notte angoscia, visto che si espande su una landa molto più ampia. A meno che, appunto, non ci sia la Luna, un barlume di speranza.
D’altra parte, nell’esperienza di Ciàula non si può non leggere un richiamo al Mito della caverna di Platone. Come lo schiavo liberato che esce dalla caverna per trovare la verità, così Ciàula rimane estasiato dalla bellezza della Luna, che non aveva mai veramente guardato.
L’uscita dalla caverna è quindi un cammino di scoperta, che angoscia ma che porta verso la verità. Forse non quella della ragione che intendeva Platone, forse una verità più istintiva ed irrazionale, ma pur sempre una verità profonda.
[wpzon keywords=”luigi pirandello” sindex=”KindleStore” sort=”relevancerank” listing=”3″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]
5. I richiami biografici
La storia di Ciàula, però, ha anche un risvolto nella biografia di Pirandello. Lui, proveniente da una agiata famiglia siciliana, non si trovò ovviamente mai a lavorare in miniera, ma conosceva comunque molto bene quell’ambiente.
Il padre di Luigi, Stefano, possedeva infatti una cava di zolfo1 da cui traeva il sostentamento della famiglia. Nel 1886, a 19 anni, Luigi aiutò per qualche tempo il padre nella gestione della miniera, prima di recarsi all’università, e così venne a contatto con quel mondo e ne conobbe i ritmi lavorativi.
Quella cava fu a lungo la primaria fonte di reddito dei Pirandello, ma fu anche la causa della loro rovina. Nel 1903, pochi anni prima della scrittura di Ciàula scopre la Luna, un allagamento e una frana nella miniera di zolfo mandarono in rovina la famiglia, costringendo Luigi a guadagnarsi da vivere con l’insegnamento e la scrittura.
In un certo senso, quindi, fu anche il dramma della cava a spingere Pirandello a scrivere quella novella. Inoltre c’è da dire che in quegli stessi anni la vita di Luigi era sconvolta anche dalla sempre più evidente malattia mentale della moglie; e nel personaggio di Ciàula, forse, si scorge proprio quella regressione quasi infantile.
Note e approfondimenti