
Negli anni, in Occidente e soprattutto qui in Italia, è nato un vero e proprio culto per il Giappone, piccolo paese magnifico e lontano, millenario, che nell’immaginario comune è divenuto vero e proprio paradiso terrestre. In realtà le cose non stanno così: il Giappone è lungi dall’essere il paese dei sogni, lo stato perfetto, la terra promessa in cui tutto è bello, tutto è nobile, tutto è antico.
Il Giappone è un paese con seri problemi, chiuso fino al razzismo, vittima della malavita organizzata (la famigerata yakuza), della competitività, del bullismo e del consumismo estremo. Ma è anche una nazione bellissima, tecnologica, di grandi lavoratori (forse troppo), in cui si respira cultura e misticismo. Un posto diverso, lontano, di cui non sempre comprendiamo usi e costumi.
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Non è facile capire il Giappone, è impossibile farlo durante le nostre brevi vacanze o attraverso i film, i cartoni animati (anime) e i fumetti (manga) con cui ci hanno e ci continuano a bombardare da decenni. E forse ormai del Giappone si parla più per sentito dire, senza averne ben chiara la complessità e la grandezza storica, i pregi e i difetti di questo paese che, nel bene e nel male, è unico. Per questo ecco a voi cinque aspetti curiosi ed originali della cultura giapponese che forse non conoscete.
Indice
Raffreddore e mascherine
Contro i germi
Sicuramente avrete notato, guardando film e cartoni animati o leggendo fumetti giapponesi, che spesso i nipponici vengono rappresentati con una mascherina sulla bocca, una di quelle che utilizzano medici o infermieri. Comunemente si pensa che quello sia un modo come un altro per proteggere le vie respiratorie dallo smog nelle grandi metropoli inquinate – come Tokyo – e per evitare attacchi allergici dovuti a polveri o pollini.
Niente di più falso: le mascherine vengono utilizzate dai giapponesi quando sono raffreddati o influenzati perché è assolutamente sconveniente starnutire, avere il naso che cola o soffiarsi il naso in pubblico. Inoltre le mascherine riducono la possibilità di contagio da virus e batteri e preservano la salute pubblica. Solo agli stranieri viene consentito di soffiarsi il naso in pubblico, ammesso che dopo averlo fatto si scusino profondamente. Farlo non è certo proibito ma equivarrebbe, per noi, a espletare i nostri bisogni per strada, in pubblico.
Il bagno
Un rito anche spirituale
Sempre nei soliti film, nei soliti cartoni animati o sulle pagine dei soliti fumetti avrete visto un sacco di volte i giapponesi praticare uno strano rito durante il bagno. Un rituale tipico del Sol Levante, da mettere in atto sia in casa che nei numerosi bagni pubblici (furoya) o alle terme (onsen, dove si fa il bagno rigorosamente nudi), usanza antichissima che può anche coinvolgere amici e parenti (divisi per sesso). Il rito del bagno, in Giappone, viene chiamato ofuro e non viene fatto solo per lavarsi ma per purificare corpo e spirito, per rilassarsi o socializzare con amici e colleghi.
Prima dell’ofuro vero e proprio c’è una fase preparatoria che consiste nello sedersi su uno sgabello e lavarsi accuratamente corpo e capelli con il sapone per poi risciacquare tutto con un secchio di acqua calda. Solo a quel punto ci si può immergere nella vasca piena d’acqua calda e rimanere lì in ammollo senza usare il sapone. La prima fase è importantissima, praticamente ci si lava prima di immergersi nel bagno vero e proprio in modo tale da non sporcare l’acqua… perché in quella stessa vasca poi si immergeranno gli altri membri della famiglia o gli amici. Tra l’altro, nelle abitazioni private, gli ospiti sono invitati a fare il bagno per primi, in modo tale da godersi l’acqua più calda.
Quasi sempre il bagno, in Giappone, viene fatto prima di cena, dopo una giornata di faticoso lavoro o di studio.
Bere, mangiare, sudareBuona e cattiva educazione a tavola
Quel che per noi è sconveniente, spesso per i giapponesi è dimostrazione di rispetto o di gradimento, soprattutto a tavola. Ad esempio per i nipponici è sconveniente mangiare per strada ma non lo è affatto portare cibo e consumarlo in metropolitana. Per questo le stazioni o i vagoni sono sempre intrisi di odori mangerecci, per lo più di pesce.
Se da noi poi fare rumori mentre si è a tavola è da maleducati, per i giapponesi è normalissimo mangiare certi cibi con la bocca aperta ed è segno di gradimento bere rumorosamente il brodo portando direttamente la ciotola alle labbra. Eh sì, perché i giapponesi quando mangiano non avvicinano la bocca al piatto ma il piatto alla bocca.
Anche bere e ubriacarsi, in determinati momenti, è cosa buona e giusta dal loro punto di vista. Bere fino a star male e poi vomitare è segno di sacrificio: il bevitore, pur di stare in compagnia dei propri amici o colleghi nel segno della convivialità, arriva a star male e quindi si sacrifica per il gruppo. Tanto meno si regge l’alcol, tanto più il sacrificio è grande e questo vale sia per le donne che per gli uomini. Se vomitare per l’alcol è quindi ben visto, sputare per terra è comunemente accettato. Infine, persino sudare è segno di sacrificio e impegno: più si suda più vuol dire che l’impegno messo nell’espletare i propri compiti è grande.
Tanto lavoro e competitività: le ferie forzate
Lo stacanovismo e i suicidi
In Giappone si lavora tanto. Questo perché lavorare molto per la propria azienda o per la propria nazione è sinonimo di sacrificio. Ma il vero motivo per cui spesso si fanno straordinari e si rimane a lavorare fino a tardi (in Giappone si lavora anche per sedici o diciotto ore al giorno) è che i giapponesi sono lenti: per loro portare a termine il proprio compito nel migliore dei modi è importantissimo, quindi lavorare velocemente è deleterio. Il problema è che le ore di straordinario, in Giappone, non vengono retribuite.
La società giapponese è altamente competitiva e lo è sin dai tempi della scuola: essere tra i migliori a scuola è importante per poter entrare nelle università più prestigiose e ottenere poi un lavoro prestigioso. Fallire ai test scolastici è motivo di disonore, vuol dire non aver fatto il proprio dovere al meglio. Per tutti questi motivi i giapponesi sono tra i popoli più stressati al mondo: gli studenti tendono ad occupare gran parte delle loro giornate tra scuola, studio e attività extrascolastiche mentre i lavoratori preferiscono non andare in ferie per non gravare sulle spalle di chi non ci va.
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Le vittime di affaticamento e il numero di suicidi dovuti allo stress e allo stacanovismo (e al bullismo, sia nelle scuole che in ufficio) è diventato così alto da spingere il governo giapponese a rendere obbligatori cinque giorni di ferie l’anno. Il Giappone è quindi l’unico paese dove le ferie sono forzate.
Non è un paese per l’inglese, ma è un paese di persone educate
Il problema della lingua
Nonostante sia una potenza economica, nonostante sia una delle nazioni più tecnologiche al mondo, in Giappone si parla poco l’inglese. O meglio, si parla negli uffici statali e sul posto di lavoro, ma è poco diffuso tra la popolazione nonostante le ore scolastiche di inglese siano circa otto a settimana. Questo perché il Giappone resta una nazione culturalmente molto chiusa che non mai ha vissuto il fenomeno dell’immigrazione di massa.
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I giapponesi tendono a “giapponesizzare” l’inglese e hanno seri problemi nella pronuncia. Il bello è che questo non limita i rapporti tra giapponesi e turisti: la proverbiale gentilezza e disponibilità nipponica, unita all’universale linguaggio dei segni, risolverà qualsiasi problema di comunicazione. Un giapponese infatti non lascerà mai inascoltata una richiesta di aiuto e si prodigherà per risolvere il problema che ci affligge. Il bello è che non lo fanno solo per buon cuore ma soprattutto per educazione. Lo stesso motivo per cui un giapponese si prodigherà in grandi inchini dopo averci aiutato e in lunghi ringraziamenti se ad essere aiutato sarà lui.