Cinque bei nomi per cani femmina

I migliori nomi per cane femmina secondo noi

Ecco i cinque bei nomi per cane femmina che abbiamo scelto: vota il tuo preferito e poi leggi l'articolo per scoprirne le storie.

 
Qual è il migliore nome per un cane femmina? Sbizzarritevi con la fantasia e senza dubbio ne troverete uno adatto. I nomi per i cani, infatti, possono andare anche al di là delle convenzioni per i nomi umani e si possono adattare termini di uso comune facendoli diventare nomi propri.

Se poi non avete alcuna idea, allora vi proponiamo cinque bei nomi per cani femmina tratti da celebri cagnoline della storia: se sceglierete uno di quelli che vi proponiamo, magari potrete raccontare anche la sua storia a chi vi chiede come mai avete chiamato così la vostra cagnolina.


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Liline, la guardia del re di Francia

Un bel nome per una cagnolina di piccola taglia

Liline è un nome perfetto per una cagnolina di piccola taglia (foto di Gvdmoort via Wikimedia Commons)Enrico III, re di Francia, amava profondamente i cani di razza Papillon. A dire il vero, la razza Papillon non esiste, ma è una delle due varietà dell’Epagneul nano contintentale. In ogni caso Enrico III ne andava pazzo e ne aveva tantissimi, spendendo molto per loro. I suoi consiglieri storcevano il naso perché consideravano tutto questo un’inutile frivolezza, ma il re non voleva proprio saperne di stare senza i suoi cani e, in particolare, senza la sua Liline.

La notte tra il 1° e il 2 agosto 1589, mentre era accampato con il suo esercito a Saint Cloud, il re ricevette in udienza Jacques Clément, un frate domenicano. Non appena Liline, che non si separava mai dal re, si trovò dinanzi il frate iniziò ad abbaiare come una forsennata. Sembrava letteralmente impazzita, tanto che venne portata fuori dalla stanza per lasciare in pace Sua Maestà con l’ospite.

Il motivo dell’abbaiare

Purtroppo, Liline aveva tutte le ragioni del mondo per abbaiare: non appena rimasero soli, infatti, il frate tirò fuori un coltello e pugnalò il re allo stomaco. Prima di morire, re Enrico III rimase in agonia per diversi giorni e capì che tutto quell’abbaiare di Liline era un avvertimento per lui. Quando si dice che i cani capiscono molto meglio di noi gli uomini.

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Polly, il terrier di Darwin

Per le femmine dei cani che sono molto espressive

Polly, il terrier di DarwinPolly. Questo era il nome della terrier di Charles Darwin (1809-1882), che dormiva in una cesta vicino alla scrivania del suo umano e che da lui fu resa immortale entrando nell’opera L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali. Lasciamo la parola direttamente a Darwin (i testi sono tradotti da Giovanni Canestrini e Francesco Baroni nel 1878, ecco perché la lingua usata è un po’ desueta).

Scrive Darwin: «Quando si dà ad un mio terriere (e so di altri fatti simili) un pezzo di biscotto nero, e che questa cagna non abbia fame, essa lo straccia e lo fa balzellare, come se fosse un sorcio od altra preda; dappoi vi s’avvoltola sopra a più riprese, proprio come si trattasse di un pezzo di carogna; quasi fa d’uopo dare un gusto immaginario a questa poco appetitosa porzione».


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«E a tale scopo – continua Darwin – il cane opera secondo la sua abitudine, come se il biscotto fosse un animale vivente od avesse l’odore della carogna, quantunque esso sappia meglio di noi che non è l’uno nè l’altra. Ed ho visto questo stesso terriere far egualmente dopo aver ucciso un piccolo uccello od un topo».

La descrizione di Polly e delle sue abitudini

In riferimento al grattarsi nota Darwin: «I cani si grattano con un rapido movimento delle zampe anteriori; e se si scorre sul loro dorso con una canna, tanta è l’abitudine, che non possono a meno di raspare rapidamente in aria o sul terreno in un modo illusorio e ridicolo. Il terriere cui feci poc’anzi allusione, allorchè lo si grattava in questa maniera, esprimea talvolta la propria soddisfazione con un altro movimento abituale, leccando, cioè, in aria, come il facesse sulla mia mano».

Infine, si sofferma sulla disperazione di Polly dopo la morte di suoi cuccioli: «Ultimamente si uccisero a casa mia i piccoli d’una femmina di cane terriero, che io posseggo e che si è sempre mostrata affettuosissima; in questa circostanza fui veramente colpito dal modo con cui essa tentò di soddisfare il suo istintivo amore materno, riportandolo sopra di me: il suo desiderio di leccarmi le mani era passato allo stato di passione insaziabile».

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Jofi, l’assistente di Freud

Se volete che la vostra cagnolina vi aiuti a capire le persone

Sigmund Freud con la sua cagnolina JofiSigmund Freud (1856-1939) amava molto i cani, tanto che quando celebrava il suo compleanno i quadrupedi che erano in casa venivano fatti sedere a tavola con tutto il resto della famiglia e a tutti, umani e non umani, spettava un pezzo di torta. Tra tutti i cani che hanno accompagnato la vita di Freud, una in particolare gli rimase nel cuore. Si tratta di Jofi, una femmina di Chow chow che visse con Freud dal 1930 al 1937.

Il medico era molto legato a lei e la teneva con sé durante le sedute di psicanalisi (agli umani, naturalmente). Tra l’altro, Jofi aveva una dote particolare: sapeva quando era il momento in cui la seduta doveva terminare. Trascorsi i 50 minuti canonici, Jofi si alzava, si stiracchiava e andava verso la porta: insomma, il paziente doveva andarsene! Questo atteggiamento lo ricorda anche Martin, il figlio di Freud: «Quando Jofi sbadigliava e si alzava era segno che l’ora era passata e che la seduta era terminata».

La bellezza della vita di Jofi

In una lettera alla sua allieva Marie Bonaparte, Sigmund Freud ebbe a scrivere: «Le ragioni per cui si può voler bene a un animale come Jofi sono la simpatia aliena da qualsiasi ambivalenza, il senso di una vita semplice e libera dai conflitti, la bellezza di un’esistenza in sé compiuta».

 

Ginny, amica dei gatti

Se amate i felini ma volete una cagnolina

Ginny e i gattiIl 25 agosto 2005 moriva Ginny, una cagnolina incrocio tra schnauzer e siberian husky. Ginny venne solennemente ricordata nel corso dell’esposizione felina di Westchester: sì, una esposizione felina celebrò un cane. Non c’è da meravigliarsi, visto che Ginny nel 1998 era stata premiata come Gatto dell’anno! Ginny, infatti, aveva una passione: quella di salvare i gatti, tanto che alcuni la chiamavano addirittura la “Madre Teresa dei gatti”.

Ginny era stata adottata da un canile di Long Beach, in California. Il suo umano, Philip Gonzalez, se ne era innamorato a prima vista, mai pensando che si sarebbe trovato la casa piena di gatti! Quando Ginny se ne andava in giro, infatti, non perdeva tempo ad annusare le pipì dei suoi simili, ma sembrava quasi cercare i gattini in difficoltà. Li trovava nelle situazioni più disparate, li prendeva in bocca e se li portava a casa.

Troppe bocche da sfamare

Philip Gonzales disse una volta alla stampa: «Ginny aveva semplicemente un dono innato, qualcosa di magico… una specie di sesto senso che le faceva capire quando un felino era in pericolo». Come si può ben immaginare una situazione del genere era alquanto dispendiosa considerato l’alto numero di bocche da sfamare e il normalissimo stipendio di Philip (che di professione faceva il muratore). Stando ad alcuni calcoli, sembra che Ginny abbia messo in salvo un migliaio di gatti…

Le cose cambiarono quando Leonore Fleischer, una scrittrice, raccontò la storia di Ginny in alcuni libri e i diritti d’autore servirono a sfamare la cagnolina e i suoi gatti. Tra l’altro, uno di questi libri venne pubblicato in Italia da Mondadori con il titolo Il cane che salvava i gatti (oggi fuori commercio, ma reperibile sul mercato dell’usato).

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Frida, sindaco di San Francisco

Quando il primo cittadino è un cane

Frida, bel nome per cane femmina ispirato alla "sindaca" di San FranciscoCome è noto, gli appartenenti alla razza chihuahua sono i cani più piccoli del mondo, ma loro non lo sanno. Questi cani piccolissimi e molto belli, infatti, hanno un grande ego (spesso alimentato dai padroni che li stra-viziano): quindi non c’è da meravigliarsi che una minuscola chihuahua sia diventata sindaca di San Francisco.

La cagnolina in questione si chiama Frida e per un giorno è stata primo cittadino della grande città americana. Nella veste di sindaca ha fatto tutto quello che doveva fare: ricevuto coloro che avevano preso appuntamento, incontrato i consiglieri comunali su alcune questioni cittadine, dato udienza ad alcuni impiegati comunali.

In cambio di 5.000 dollari

Ma come è stato possibile tutto questo? Presto detto: per sovvenzionare i rifugi pubblici, la città californiana ha lanciato l’iniziativa di far diventare sindaco quel cane il cui umano avesse sborsato un bel po’ di soldi. Dean Clark, il proprietario di Frida, non si è fatto certo pregare e ha offerto la somma di 5.000 dollari (più o meno 4.500 euro) per far sì che lei diventasse prima cittadina della metropoli.

E così è successo: Frida ha avuto una grande spinta al suo ego, Dean Clark è stato felice e gli animali meno fortunati della città hanno ricevuto una grossa sovvenzione. Tutti contenti, alla fine! Frida diventa pertanto un ottimo nome per una cagnolina, soprattutto se avete in mente grandi cose per lei!

 

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