
Non diremo che non esistono più le mezze stagioni, perché settembre è stato globalmente più mite (anche se ovviamente con le dovute proporzioni a livello di temperature) di luglio e agosto; però già si sente la gente pronta ad organizzarsi per Halloween, al quale seguiranno subito i preparativi per il Natale.
L’inverno alle porte
L’inverno è insomma molto più alle porte di quanto non lascino pensare queste temperature più primaverili che autunnali, e a noi piace portarci avanti. Per questo oggi vi proponiamo cinque belle poesie sulla neve, che da un lato ci preparano ai tempi che ci aspettano, ma dall’altro ci parlano anche di un periodo dell’anima che va ben oltre gli eventi atmosferici.
La neve è, infatti, da sempre uno dei simboli letterari più potenti, usato dai poeti, dai narratori, dai cineasti, perché pura e fredda allo stesso tempo, distaccata e allo stesso tempo innocente (anche se potenzialmente mortale). Come l’hanno gestita i più grandi poeti del nostro tempo? Ecco cinque esempi.
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Indice
1. Emily Dickinson – Il cielo è basso
«Un fiocco di neve vagabondo»
Come vedremo, i poeti che hanno parlato con maggior facilità della neve sono stati quelli che preferivano un linguaggio semplice, una vicinanza con la natura, una sequela di immagini elementari eppure cariche di significato.
Un identikit del genere si sposa benissimo con la poetica di Emily Dickinson, grande autrice americana del XIX secolo che seppe dedicare alla natura alcuni dei suoi versi più riusciti.
Come probabilmente sapete, la sua vita fu segnata da pochissimi eventi significativi e lei stessa scelse di isolarsi dal mondo per trent’anni, chiudendosi nella sua stanza a comporre poesie. Eppure i suoi versi sono ricchi di vita, e di quella vita che emerge da chi conosce davvero le dinamiche del mondo.
Il cielo è basso, le nuvole a mezz’aria,
un fiocco di neve vagabondo
fra scavalcare una tettoia o una viottola
non sa decidersi.
Un vento meschino tutto il giorno si lagna
di come qualcuno l’ha trattato;
la natura, come noi, si lascia talvolta sorprendere
senza il suo diadema.
2. Ada Negri – La danza della neve
«Indifferente il mondo tace»
Attenta alla natura fu anche un’altra poetessa, per certi altri versi molto distante dall’estetica di Emily Dickinson, cioè l’italiana Ada Negri.
Vissuta in un’epoca di grandi sconvolgimenti sociali e politici, si fece portatrice anche con i suoi scritti prima degli ideali socialisti, poi di quelli mussoliniani, del quale seguì la parabola dal PSI al fascismo.
Ma soprattutto nelle sue prime liriche, quelle scritte ancora quand’era semplicemente una maestra di umili origini, la Negri riusciva a mescolare influenze “scapigliate” a versi che ricordavano quelli di Walt Whitman, per il parallelo costante tra l’anima e la natura.
Sui campi e sulle strade
silenziosa e lieve
volteggiando, la neve
cade.Danza la falda bianca
nell’ampio ciel scherzosa,
Poi sul terren si posa
stanca.In mille immote forme
sui tetti e sui camini,
sui cippi e sui giardini
dorme.Tutto d’intorno è pace;
chiuso in oblio profondo,
indifferente il mondo
tace.
3. Umberto Saba – Neve
«Coprici ancora, all’infinito»
Attaccato alle piccole cose e alla loro rappresentazione in versi fu anche Umberto Saba, poeta che ha saputo rappresentare tutta la sua vita e la sua storia personale tramite liriche semplici e umili.
Il suo Canzoniere, non a caso, è quasi un diario, un romanzo autobiografico che raccoglie tutta la sua esperienza terrena, dalla giovinezza alla vecchiaia.
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La sua attenzione alle importanti banalità della vita emerge anche da questa poesia, in cui lo sguardo sulla neve segue il suo posarsi sul paesaggio consueto della Trieste in cui Saba passò, a fasi alterne, gran parte della sua esistenza.
Neve che turbini in alto e avvolgi
le cose di un tacito manto.
Neve che cadi dall’alto e noi copri
coprici ancora, all’infinito: imbianca
la città con le case, con le chiese,
il porto con le navi,
le distese dei prati…
4. Antonia Pozzi – Inverno
«Ma il ghiaccio inazzurra i sentieri»
La vicenda umana di Antonia Pozzi è poco nota, ma tristemente interessante. Nata a Milano nel 1912 da una importante famiglia lombarda, già a ventun anni visse il primo dramma psicologico quando il padre fece tramontare il suo sogno d’amore col suo ex professore di latino e greco.
La cupezza e una certa ipersensibilità non l’abbandonarono fino al 1938 quando, appena ventiseienne, si tolse la vita coi barbiturici.
Non aveva, in quel momento, ancora pubblicato alcuna poesia, ma i suoi quaderni erano pieni di liriche profonde, in cui il crepuscolarismo virava verso l’ermetismo, con una rara potenza espressiva.
In lei la natura – spesso quella vista dalla villa di campagna, in provincia di Lecco – diventava un manifesto dell’animo tormentato.
Fili neri di pioppi
fili neri di nubi
sul cielo rosso
e questa prima erba
libera dalla neve
chiara
che fa pensare alla primavera
e guardare
se ad una svolta
nascono le primule.
Ma il ghiaccio inazzurra i sentieri
la nebbia addormenta i fossati
un lento pallore devasta
i dolori del cielo.
Scende la notte
nessun fiore è nato
è inverno anima
è inverno.
5. Gianni Rodari – La neve
«Che invenzione la neve di lana e di cotone»
Le poesie e le favole di Gianni Rodari le abbiamo citate già più volte nel nostro sito, perché sono esempi di come ci si possa rivolgere contemporaneamente ai bambini e agli adulti, parlando di cose che sembrano semplici ma lo sono solo fino a un certo punto.
L’amore per l’inventiva, per i più piccoli e per il loro senso di stupore emerge in ogni suo scritto, e soprattutto nelle poesie, che cercano di mettere in musica le scoperte tipiche della fantasia.
Che bella neve,
che invenzione la neve di lana e di cotone…
Non bagna i guanti né le mani senza guanti,
né i piedi senza scarpe,
né i nasi senza sciarpe,
né le teste senza cappello,
né i cappelli senza ombrello,
né le stufe senza carbone,
questa bellissima invenzione,
la neve di lana e di cotone.
E voi, quale poesia sulla neve preferite?
Sarà perchè ricorda la mia giovinezza,le mie sensazioni mi fanno privilegiare in questo caso ADA NEGRI.
Da un dilettante allo sbaraglio
LA PRIMA NEVE
L’azzurro cielo pian piano svanisce
sconfitto da un grigio manto incombente
eppure un magico momento nasce,
dolce armonia tra natura e mente.
Lontano lassù già il monte s’appanna
sottile nebbia sospesa nell’aria,
poi scende un velo, che più non inganna
emozione…di un attimo che inebria.
Subito sboccia un momento di pace
quasi fosse l’attesa di un ritorno,
odo silenzio ….c’è un mondo che tace
nel biancore che si diffonde intorno.
Svaniscono i profili all’aorizzonte,
alzo lo sguardo per guardare il cielo,
bianchi fiocchi accarezzano la fronte
e già la neve si distende a velo.
Tra suoni soavi,silenti e ovattati
si diffonde un infinito candore
che volando si disperde nei prati
e ancor suscita immenso stupore.
Tutto intorno è profondissima quiete
il niveo mantello è soffice e lieve.
Scorrono i ricordi di storie liete….
lentamente…cade la prima neve.