15 belle poesie sull’amicizia che vi commuoveranno

Le migliori poesie sull'amicizia

La poesia ha la capacità di esprimere, tramite immagini e figure retoriche, quello che normalmente facciamo molta fatica a comunicare. Trova le parole giuste, suscita le emozioni che sappiamo di avere ma che a volte non riusciamo a tirare fuori, ci conduce verso terreni inesplorati. Oggi vogliamo accompagnarvi dentro a uno di questi temi così importanti eppure così difficili da concettualizzare, tramite cinque belle poesie sull’amicizia.

Per fortuna, sono molti i poeti che hanno affrontato questo argomento. Certo, l’amore ha spesso più risalto, e le liriche che parlano di sentimenti forti trovano anche più facilmente spazio nelle varie raccolte. Però quello dell’amicizia non è affatto un rapporto trascurato.

Abbiamo selezionato quindi cinque grandi autori e cinque poesie da loro composte nel corso degli anni. Ci sembra che fotografino bene i vari aspetti dell’amicizia, gli slanci e i dolori ad essa connessi. Eccole, con anche alcune note sui vari poeti.

 

1. Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita

La poesie da cui abbiamo deciso di cominciare il nostro viaggio è quella più famosa. E però anche quella di più dubbia attribuzione.

Flavio Insinna

L’avrete forse sentita recitare di recente, durante i funerali di Fabrizio Frizzi. In quell’occasione il collega Flavio Insinna ha letto infatti questi versi, attribuendoli a Jorge Luis Borges, il celebre poeta e scrittore argentino.

Un’attribuzione probabilmente errata, perché non si trova traccia di questo poema nella produzione dell’autore. Anche perché pare scritto da una mano ben diversa da quella del narratore sudamericano. Quei versi, comunque, pur nella loro semplicità hanno scosso l’animo di molti, e quindi ci pare giusto riproporveli.

Amicizia, attribuita a Jorge Luis Borges

Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita,
non ho risposte per i tuoi dubbi o timori,
però posso ascoltarli e dividerli con te.
Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro,
però quando serve starò vicino a te.
Non posso evitarti di precipitare,
solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga e non cada.
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei,
però gioisco sinceramente quando ti vedo felice.
Non giudico le decisioni che prendi nella vita,
mi limito ad appoggiarti, a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi.
Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti,
però posso offrirti lo spazio necessario per crescere.
Non posso evitare la tua sofferenza,
quando qualche pena ti tocca il cuore,
però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere,
solamente posso volerti come sei ed essere tuo amico.
In questo giorno pensavo a qualcuno che mi fosse amico,
in quel momento sei apparso tu…
Non sei né sopra né sotto né in mezzo,
non sei né in testa né alla fine della lista.
Non sei né il numero uno né il numero finale e tanto meno ho la pretesa
di essere io il primo, il secondo o il terzo della tua lista.
Basta che tu mi voglia come amico.
Poi ho capito che siamo veramente amici.
Ho fatto quello che farebbe qualsiasi amico: ho pregato e ho ringraziato Dio per te.
Grazie per essermi amico.

 

2. È tutto così semplice nei rapporti fra la gente?

Passiamo ora a una poesia di attribuzione certa. Autrice è Wisława Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996 di cui abbiamo riportato, in passato, altri versi.

Il suo stile è all’apparenza molto semplice e colloquiale, ma nasconde un lavoro più profondo fatto sulle immagini e sulle metafore. Così è anche questa poesia, intitolata Domande poste a me stessa, in cui si affronta il tema dell’amicizia.

Wisława Szymborska, premio Nobel nel 1996Anzi, più in generale l’argomento è quello dei rapporti umani, come abbiamo cercato di sottolineare pure nel titolo di questo paragrafo. Perché il rapporto tra amici non è poi dissimile da tutti gli altri, compreso quello tra gli innamorati.

Domande poste a me stessa di Wisława Szymborska

Qual è il contenuto del sorriso
e d’una stretta di mano?
Nel dare il benvenuto
non sei mai lontana
come a volte è lontano
l’uomo dall’uomo
quando dà un giudizio ostile
a prima vista?
Ogni umana sorte
apri come un libro
cercando emozione
non nei suoi caratteri,
non nell’edizione?
Con certezza tutto,
afferri della gente?
Risposta evasiva la tua,
insincera,
uno scherzo da niente-
i danni li hai calcolati?
Irrealizzate amicizie,
mondi ghiacciati.
Sai che l’amicizia va
concreata come l’amore?
C’è chi non ha retto il passo
in questa dura fatica.
E negli errori degli amici
non c’era colpa tua?
C’è chi si è lamentato e consigliato.
Quante le lacrime versate
prima che tu portassi aiuto?
Corresponsabile
della felicità di millenni-
forse ti è sfuggito
il singolo minuto
la lacrima, la smorfia sul viso?
Non scansi mai
l’altrui fatica?
Il bicchiere era sul tavolo
e nessuno lo ha notato,
finché non è caduto
per un gesto distratto.
Ma è tutto così semplice
nei rapporti fra la gente?

 

3. La nostra amicizia era piena di curve

Cecilia Casanova negli anni giovaniliCecilia Casanova non è una poetessa particolarmente nota nel nostro paese. Nata in Cile nel 1926, ha fatto parte della cosiddetta Generazione del ’50, che comprendeva anche una serie di innovatori come Jorge Teillier, Enrique Lafourcade e Enrique Lihn.

In breve ha cominciato a farsi conoscere in patria per le sue poesie brevi ma piene di significato. È stata proprio per questo definita l’Emily Dickinson cilena, un appellativo che pare aver sempre apprezzato.

La poesia che vi proponiamo qui di seguito conferma le cose che abbiamo scritto, perché affronta il complesso tema dell’amicizia in pochi versi. Versi però molto significativi.

Né lui né io di Cecilia Casanova

Né lui
né io
ci siamo resi conto
che la nostra amicizia era piena
di curve.
Raddrizzarla
sarebbe stato sacrilegio.

 

4. Il ricordo di un amico

Mentre l’amore, almeno quello carnale, è un argomento che generalmente non si trova nelle poesie dei religiosi, il tema dell’amicizia non riguarda solo i laici. La quarta poesia del nostro elenco, infatti, deriva dalla produzione di un sacerdote, David Maria Turoldo.

David Maria TuroldoNato in Friuli nel 1916 da una famiglia molto numerosa, già a 13 anni fu accolto nell’Ordine dei Servi di Maria, a cui sarebbe appartenuto anche da adulto. Arrivò a Milano nel 1940, e qui si laureò anche in filosofia.

Le sue prime raccolte di liriche uscirono tra la fine degli anni ’40 e i primi anni ’50, anche presso editori prestigiosi. Ad esempio, Gli occhi miei lo vedranno fu edita da Mondadori nella collana Lo specchio diretta da Giuseppe Ungaretti.

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Iniziò però proprio in quel periodo ad avere alcuni scontri con l’autorità, sia ecclesiastica che civile, che non seppe riconoscere subito le sue intuizioni filosofiche e umanitarie. Così ebbe una seconda parte della vita abbastanza ritirata, anche se fu molto attivo nella produzione di poesie e di saggi teologici.

Il ricordo di un amico di David Maria Turoldo

Penso che nessun’altra cosa ci conforti tanto,
quanto il ricordo di un amico,
la gioia della sua confidenza
o l’immenso sollievo di esserti tu confidato a lui
con assoluta tranquillità:
appunto perché amico.
Conforta il desiderio di rivederlo se lontano,
di evocarlo per sentirlo vicino,
quasi per udire la sua voce
e continuare colloqui mai finiti.

 

5. E un adolescente disse: parlaci dell’amicizia

Probabilmente non conoscevate tutti i poeti che abbiamo citato in questa nostra presentazione. L’ultimo, però, se vi intendete un po’ di letteratura non può esservi ignoto. Si tratta infatti di Kahlil Gibran, scrittore al centro, da decenni, di una grande fortuna letteraria.

Kahlil Gibran

Nato in Libano nel 1883, si trasferì ancora piuttosto giovane negli Stati Uniti, paese di cui prese la cittadinanza. Iniziò a lavorare prima come disegnatore1, poi come scrittore in arabo. Si convertì all’uso della lingua inglese solo con gli anni.

Questa sua caratteristica di costituire, in un certo senso, un ponte tra due culture diversissime fu la sua fortuna. Con Il profeta e con molte altre sue opere riuscì infatti a far conoscere la cultura – e ancora di più l’atteggiamento e il senso della vita – orientale agli americani. E in breve le sue opere varcarono i confini della sola America.

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Già in vita ebbe infatti un notevole successo pure in Europa, tanto che sbarcò sul continente anche per alcune conferenze. Un successo che è continuato anche ben oltre la sua morte, avvenuta nel 1931: le sue opere sono ormai da vari decenni dei veri e propri long-seller.

Sull’amicizia di Kahlil Gibran

E un adolescente disse: Parlaci dell’Amicizia.
E lui rispose dicendo:
Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
È il campo che seminate con amore e mietete con riconoscenza.
È la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché, affamati, vi rifugiate in lui e lo ricercate per la vostra pace.
Quando l’amico vi confida il suo pensiero, non negategli la vostra approvazione,
né abbiate paura di contraddirlo.
E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore:
Nell’amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa nasce in silenzio e
viene condiviso con inesprimibile gioia.
Quando vi separate dall’amico non rattristatevi:
La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate,
come allo scalatore la montagna è più chiara della pianura.
E non vi sia nell’amicizia altro scopo che l’approfondimento dello spirito.
Poiché l’amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero non è amore,
ma una rete lanciata in avanti e che afferra solo ciò che è vano.
E il meglio di voi sia per l’amico vostro.
Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca anche la piena.
Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E condividete i piaceri sorridendo nella dolcezza dell’amicizia.
Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova il suo mattino e si ristora.

 

Altre 10 poesie sull’amicizia, oltre alle 5 già segnalate

Può darsi che cinque sole poesie non vi bastino. Per questo motivo, qui di seguito abbiamo raccolto altre dieci liriche di autori famosi. Eccole.

 

Lo splendore dell’amicizia di Ralph Waldo Emerson

Lo splendore dell’amicizia
non è la mano tesa né il sorriso gentile
né la gioia della compagnia:
è l’ispirazione spirituale quando
scopriamo che qualcuno crede in noi
ed è disposto a fidarsi di noi.

Non nascondere il segreto del tuo cuore di Rabrindranath Tagore

Non nascondere
il segreto del tuo cuore,
amico mio!
Dillo a me, solo a me,
in confidenza.
Tu che sorridi così gentilmente,
dimmelo piano,
il mio cuore lo ascolterà,
non le mie orecchie.
La notte è profonda,
la casa silenziosa,
i nidi degli uccelli
tacciono nel sonno.
Rivelami tra le lacrime esitanti,
tra sorrisi tremanti,
tra dolore e dolce vergogna,
il segreto del tuo cuore.

 

Amico, portati via quello che vuoi di Pablo Neruda

Amico, portati via quello che vuoi,
affonda il tuo sguardo negli angoli,
e se vuoi ti darò tutta l’anima
coi suoi bianchi viali e le sue canzoni.

Il Sonetto 104 di William Shakespeare

Per me, amico mio, non sarai mai vecchio,
qual eri la prima volta che incontrai il tuo sguardo,
tal oggi appare la tua bellezza; tre gelidi inverni
hanno scosso dagli alberi l’orgoglio di tre estati,
tre leggiadre primavere avvizzite in gialli autunni
ho visto nel susseguir delle stagioni,
tre fragranti Aprili arsero nel fuoco di tre Giugni
da quando ti vidi in fiore, giovane come ora.
Ma la bellezza è come l’ombra sulla meridiana
che furtiva avanza senza mostrarne il passo;
così la tua freschezza, che a me par sempre ferma,
ha un movimento che l’occhio mio non percepisce:
se temi questo, sappi, posterità in ascolto:
pria del tuo avvento già era morta l’estate di bellezza.

 

È tanto bello quando si è amici di Gyo Fujikawa

È tanto bello quando si è amici,
giocare insieme,
sentirsi felici.
Col mio amico è bello parlare
aver mille segreti da raccontare
e ridere insieme ridere assai
i motivi per ridere non mancano mai.
Certo, a volte può capitare
di ritrovarsi a litigare
e in quei momenti dirsi: Addio,
tu non sei più amico mio!
Presto però lo vai ad abbracciare
senza di lui non sai proprio stare.
E ancor per mano contenti e felici
camminano insieme i veri amici.

Se io potrò impedire a un Cuore di spezzarsi di Emily Dickinson

Se io potrò impedire a un Cuore di spezzarsi
Non avrò vissuto invano
Se potrò alleviare il Dolore di una Vita
O lenire una Pena
O aiutare un Pettirosso caduto
A rientrare nel suo nido
Non avrò vissuto invano.

 

Filastrocca dell’amicizia di Gianni Rodari

Dice un proverbio dei tempi andati
“Meglio soli che male accompagnati”.
Io ne so uno più bello assai:
“In compagnia lontano vai”.
Dice un proverbio, chissà perché:
“Chi fa da solo fa per tre”.
Da questo orecchio io non ci sento:
“Chi ha cento amici fa per cento!”.
Dice un proverbio ormai da cambiare:
“Chi sta solo non può sbagliare!”.
Questo, io dico, è una bugia:
“Se siamo tanti si fa allegria!”.

Amore e amicizia di Emily Brontë

Amore è come una rosacanina,
amicizia è un agrifoglio.
È bruno l’agrifoglio quando la rosa è in boccio
ma chi dei due verdeggerà più a lungo?

La rosa selvaggia è dolce in primavera,
i suoi fiori profumano l’estate,
ma aspetta che l’inverno ricompaia
e chi loderà la bellezza del rovo?

Sdegna la fatua corona di rose
e vestiti di lucido agrifoglio,
perché Dicembre che sfiora la tua fronte
ti lasci ancora una verde ghirlanda.

 

Da me cenerai bene di Catullo

Se dio vorrà, uno di questi giorni,
mio Fabullo, da me cenerai bene:
ma con te porta una cena abbondante
e squisita, una ragazza in fiore,
vino, sale e tutta la tua allegria.
Solo così, ripeto, amico mio,
cenerai bene, perché il tuo Catullo
ha la borsa piena di ragnatele.
In cambio avrai un affetto sincero
e tutto ciò che è bello e raffinato:
ti darò un profumo che la mia donna
ha avuto in dono da Venere e Amore.
Quando l’odorerai, prega gli dei,
Fabullo mio, di farti tutto naso.

L’amico che dorme di Cesare Pavese

Che diremo stanotte all’amico che dorme?
La parola più tenue ci sale alle labbra
dalla pena più atroce. Guarderemo l’amico,
le sue inutili labbra che non dicono nulla,
parleremo sommesso.
La notte avrà il volto
dell’antico dolore che riemerge ogni sera
impassibile e vivo. Il remoto silenzio
soffrirà come un’anima, muto, nel buio.
Parleremo alla notte che fiata sommessa.
Udiremo gli istanti stillare nel buio
al di là delle cose, nell’ansia dell’alba,
che verrà d’improvviso incidendo le cose
contro il morto silenzio. L’inutile luce
svelerà il volto assorto del giorno. Gli istanti
taceranno. E le cose parleranno sommesso.

 

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Un estratto della poesia sull'amicizia di Kahlil Gibran

 

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Note e approfondimenti

  • 1 Se volete qualche altra informazione su quella prima attività di Gibran, ecco qui una mostra recentemente dedicata ai suoi disegni.

 

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