Cinque canzoni tristissime e depresse

Alla scoperta di canzoni tristissime ma belle

La musica, diceva Schopenhauer, è «metafisica in suoni». Ovvero è un’arte che sa andare oltre il piano fisico, sa superare la realtà anche dolorosa della nostra vita e liberarci, per qualche momento, dagli affanni e dalle sofferenze. Non si può non essere d’accordo con questa definizione del grande pensatore tedesco, ma bisogna anche ammettere che la musica non riesce solo a farci dimenticare il male; a volte ce lo fa affrontare, ad esempio quando ci propone delle canzoni tristissime e depresse.

Pensate, ad esempio, a quei momenti in cui l’amore ci dà delle pugnalate al cuore: li abbiamo vissuti tutti, più o meno periodicamente. Ebbene, in quelle fasi la musica ci può sì far distrarre, ma a noi di solito piace rimanere concentrati sulla sofferenza. E la musica, quando ci racconta storie d’amore infelici, ci aiuta a farlo.

In quei casi, la musica diventa sì catartica, ma perché riesce a farci sfogare, a farci fare quel pianto liberatorio che tanto cercavamo. E così avviene anche per tutte le altre situazioni in cui il dolore ci attanaglia: certe canzoni particolarmente tristi e drammatiche ci permettono di affrontare la sofferenza, di viverla fino in fondo.

Oggi vogliamo concentrarci proprio su brani di questo tipo. E, badate bene, non la consideriamo una contraddizione verso la nostra “mission”: anche le canzoni malinconiche e tristi sono, a loro modo, bellissime, in certi casi dei veri e propri capolavori.

Non è un caso che già altre volte abbiamo affrontato temi simili a questo, sia nel campo della musica che della poesia. Oggi però vogliamo provare a mettere in campo una tristezza ancora più pervasiva. Le canzoni che abbiamo scelto, infatti, parlano anche d’amore, ma vanno pure oltre, cercando di mostrare una sofferenza esistenziale completa.

Se, insomma, cercate un brano che vi colpisca come uno schiaffo e che vi permetta di togliervi di dosso il peso che avete sull’anima, qui troverete pezzi di una malinconia veramente totale. Speriamo che vi piacciano.

 

1. Evanescence – My Immortal

Se vogliamo cominciare con una canzone che porta la tristezza al suo livello massimo, ci pare giusto dare il via alla nostra lista con My Immortal [1]. La canzone degli Evanescence è infatti una power ballad che tocca tutte le corde della malinconia e del dolore, parlando di assenza e di mancanza dopo l’addio di una persona.

Su tutto il brano – e in buona parte anche sul video che ne fu tratto – aleggia infatti la presenza della morte. Il testo si rivolge ad una persona che se ne è andata, anche se la sua presenza rimane ancora nell’aria, e a lei si riportano le ferite lasciate.

My Immortal degli Evanescence

La canzone fu scritta da Amy Lee, la cantante della band, Ben Moody, il chitarrista, e David Hodges, il tastierista. Venne pubblicata nell’album d’esordio del gruppo, Fallen, uscito nel 2003, divenendo presto il terzo singolo estratto dopo Bring Me to Life e Going Under.

In questo senso, fu la canzone della conferma. Bring Me to Life era infatti andata benissimo in tutto il mondo, ma Going Under aveva convinto meno. My Immortal riuscì a ritornare in top ten in molti paesi e a consolidare le vendite dell’album, che raggiunse così la quota di 17 milioni di copie vendute.

You still have all of me

La canzone ottenne così una nomination ai Grammy per la miglior performance dell’anno e ricevette il plauso della critica. Anche il video ebbe un ottimo impatto: diretto da David Mould con una fotografia in bianco e nero, fu realizzato a Barcellona, nel Barri Gòtic, nella città vecchia.

Da allora è diventato un classico delle scene di lutto in film e serie TV. Già nel 2003 fu utilizzato all’interno di Daredevil, durante una sequenza che immortalava un funerale. Poi è comparsa in Smallville e perfino in programmi di ballo come So You Think You Can Dance.

These wounds won’t seem to heal, this pain is just too real.
There’s just too much that time cannot erase.
 
When you cried, I’d wipe away all of your tears,
when you’d scream, I’d fight away all of your fears
and I held your hand through all of these years,
but you still have all of me.

 

2. Francesco Guccini – Incontro

Nel nostro elenco troverete anche due canzoni italiane. La scelta non è casuale, per almeno due motivi. In primo luogo, perché noi italiani siamo particolarmente bravi a parlare di sentimenti tragici e dolorosi.

Forse per via della nostra tradizione melodrammatica, o forse per la grande storia della nostra letteratura e della nostra poesia, sembriamo infatti essere perfettamente a nostro agio quando si tratta di mettere in scena il dolore e la sofferenza.

Radici, uno dei capolavori di Guccini

In secondo luogo, abbiamo deciso di inserire un paio di brani nella nostra lingua anche perché non tutti masticano così bene l’inglese, e però in questo caso comprendere fino in fondo il testo della canzone è molto importante.

Il primo brano di questo tipo è un classico di Francesco Guccini, Incontro [2]. Pubblicato per la prima volta nel 1972 all’interno dell’album Radici, il pezzo raccontava con profonda malinconia dell’incontro con una vecchia amica a dieci anni di distanza dal precedente.

Siamo qualcosa che non resta…

Chi conosce la musica di Francesco Guccini, sa bene che le sue canzoni possono passare in un attimo dall’invettiva alla comicità, dalla canzone politica a quella molto intima. In questo caso il pezzo procedeva lento e sornione, raccontando una storia la cui tristezza pervadeva perfino le immagini e le metafore («stoviglie color nostalgia»).

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Molto apprezzata dalla critica e dai fan, negli anni Incontro è diventata una delle canzoni-simbolo della produzione del cantautore emiliano. Vi si ritrovano citazioni letterarie – riferimenti ad Hemingway, a Gozzano, a Husserl – ma anche la capacità di mettere in parole una serie di esperienze che sono molto comuni.

Come in un libro scritto male
lui s’era ucciso per Natale
ma il triste racconto sembrava assorbito dal buio.
Povera amica che narravi
dieci anni in poche frasi
ed io i miei in un solo saluto.

 

3. Radiohead – Creep

A proposito di canzoni depresse, forse non sapete che nel settembre 1992 alla sede della BBC Radio 1, in Gran Bretagna, arrivò in anteprima un nuovo singolo che i discografici volevano lanciare. I DJ della radio ascoltarono il brano e lo mandarono in onda un paio di volte, ma poi decisero di non procedere oltre, perché il pezzo era “troppo deprimente“.

La canzone in questione era il primo singolo in assoluto dei Radiohead, che da lì in poi sarebbero stati protagonisti di un clamoroso successo. Si intitolava Creep [3], e nonostante sia passata molta acqua sotto i ponti e la band di Thom Yorke abbia cambiato notevolmente il proprio stile, è ancora uno dei loro pezzi più famosi.

Creep, storico successo dei Radiohead

Il brano faceva parte dell’album d’esordio, Pablo Honey, uscito pochi mesi dopo il singolo, nel 1993. Raccontava di una ragazza che Yorke aveva conosciuto negli anni dell’università e di cui si era invaghito, senza però trovare il modo di sentirsi alla sua altezza. La canzone parlava infatti di un ragazzo che si sentiva strano ed estraneo rispetto a lei.

Il pezzo – complice la mancata promozione della BBC – non andò all’inizio particolarmente bene, vendendo poche migliaia di copie. La EMI, che produceva l’album, fu infatti costretta abbastanza in fretta a far uscire il secondo singolo, Anyone Can Play Guitar, per cercare di far alzare le vendite.

But I’m a creep

A risollevare le sorti di Creep fu soprattutto il mercato estero. Nelle settimane successive, infatti, varie radio iniziarono a trasmettere la canzone a ciclo continuo: la prima fu un’emittente israeliana, poi arrivarono la Spagna, la Nuova Zelanda e i paesi scandinavi. Quando la canzone sfondò anche negli States, la carriera dei Radiohead era ormai decisa.

Nonostante questo, la band non ha mai amato particolarmente questo singolo. All’inizio, non volevano neppure che fosse pubblicato come brano di traino del disco. Poi, col passare del tempo, smisero di eseguirla dal vivo, lamentandosi anche dei fan che la richiedevano. Negli ultimi anni, comunque, l’hanno suonata di tanto in tanto in qualche concerto.

But I’m a creep, I’m a weirdo.
What the hell am I doing here?
I don’t belong here.

 

4. Calcutta – Cosa mi manchi a fare

Come abbiamo scritto parlando di Incontro di Guccini, le canzoni italiane che abbiamo scelto di inserire nel nostro elenco sono due. Oltre a quella, ne abbiamo selezionata una molto recente, di sicuro meno famosa ed epica ma comunque piuttosto interessante. Si tratta di Cosa mi manchi a fare di Calcutta, giovane cantautore laziale.

Il brano, uscito nel 2015 con l’accompagnamento di un simpatico video [4], ha avuto infatti una certa eco nella scena indie italiana, permettendo al suo autore – al secolo Edoardo D’Erme – di farsi conoscere ad una schiera più ampia di ascoltatori.

Mainstream, l'album di Calcutta in cui è contenuta Cosa mi manchi a fare

Di Cosa mi manchi a fare, infatti, colpisce subito la semplicità della linea melodica ma allo stesso tempo la sua strana e particolare malinconia, accompagnata da parole che sembrano ribadire e rafforzare questi elementi. Al centro del testo c’è una storia d’amore finita, da cui però non si riesce apparentemente ad uscire.

Un atteggiamento così triste e deprimente – ma anche autoironico – che è diventato una delle cifre stilistiche del nuovo ed emergente cantante di Latina.

Il bambino di Torpignattara

Ad aiutare il brano a scalare le classifiche è stato, come detto, anche il simpatico video realizzato sotto la direzione di Francesco Lettieri. Calcutta non vi compare, mentre al centro della scena c’è un bambino un po’ paffuto, di origine cingalese.

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Il ragazzino viene ripreso in varie zone del quartiere di Torpignattara, a Roma, intento anche a cantare la canzone. Il suo atteggiamento è reso ancora più straniante dal fatto che tutte le persone che gli passano accanto sembrano completamente ignorarlo, nonostante il suo comportamento inconsueto.

Ma non mi importa se non mi ami più,
e non mi importa se non mi vuoi bene.
Dovrò soltanto reimparare a camminare,
dovrò soltanto reimparare a camminare,
se non ci sei tu, uh.

 

5. Johnny Cash – Hurt

Concludiamo con la canzone più calma eppure, a nostro modo di vedere, più terribile di tutta la nostra cinquina. Al quinto posto della nostra lista abbiamo infatti messo Hurt, storico pezzo dei Nine Inch Nails, nella versione però di Johnny Cash [5].

Nell’ultima parte della sua vita, il grande artista country ha infatti inciso varie cover, spesso provenienti da generi molto diversi da quello che aveva segnato la sua carriera. In particolare, nel suo ultimo album – American IV: The Man Comes Around – diede alle stampe le sue versioni di brani come Personal Jesus e In My Life.

American IV di Johnny Cash, che contiene anche Hurt

Il pezzo più importante di quel disco prodotto da Rick Rubin era però Hurt, che fu lanciato come singolo, accompagnato da uno straziante video diretto da Mark Romanek. In quella clip un vecchio Cash cantava la canzone mentre scorrevano varie immagini della sua vita, dando al testo un significato molto profondo e toccante.

La canzone narra infatti di un uomo che non è riuscito a combinare nulla di buono nella vita, rendendosi conto di aver lasciato solo dolore a chi gli sta attorno.

I hurt myself today

La versione originale dei Nine Inch Nails era però molto diversa, com’è logico. Quando a Trent Reznor – leader della band e autore della canzone – chiesero se era d’accordo che Cash incidesse una sua cover, il cantante rimase stranito, pensando che non ne sarebbe venuto fuori nulla di buono.

Per sua stessa ammissione, però, dovette ricredersi quando poté ascoltare il prodotto finito e vedere il video che ne era stato tratto. Anzi, la versione di Johnny Cash ebbe un così profondo impatto su Reznor che quest’ultimo arrivò a dire: «Quella canzone non è più mia».

I hurt myself today
to see if I still feel.
I focus on the pain,
the only thing that’s real.
 
The needle tears a hole,
the old familiar sting.
Try to kill it all away
but I remember everything.

 

E voi, quale canzone tristissima preferite?

Ecco cinque canzoni tristissime e depresse: vota la tua preferita.

 

Note e approfondimenti

[1] Il celebre video della canzone, datato 2004, può essere rivisto qui.
[2] Qui potete vedere il cantautore eseguirla in TV nel 1973.
[3] I Radiohead e la loro Creep possono essere riascoltati qui.
[4] Lo potete vedere qui.
[5] Qui potete riammirare il video ufficiale della versione di Johnny Cash.

 

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