
La morte di una persona cara è un momento dolorosissimo, in cui si prova qualcosa che non si riesce a esprimere. In certi casi ci viene in soccorso la musica, con alcune straordinarie canzoni sulla morte.
I brani musicali, infatti, hanno il potere a volte di redimere dal dolore e altre di renderlo più profondo e lancinante.
Trovare alcuni pezzi sulla morte non è quindi affatto difficile (se volete un’altra lista fatta di canzoni meno note al pubblico italiano recuperatevi quella di Alta fedeltà1).
Più complesso è sceglierne solo tredici, privilegiando, come ci siamo riproposti, quelli commoventi. Abbiamo deciso di orientarci su alcuni classici, che non siamo riusciti a lasciare fuori dalla nostra lista. Ma abbiamo aggiunto anche qualche piccola sorpresa qua e là.
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Indice
1. Elton John – Candle in the Wind
Da Goodbye Yellow Brick Road (1973)
Oggi, dopo il funerale in mondovisione di Lady Diana e il lutto generalizzato che ne conseguì, Candle in the Wind è una scelta quasi banale per aprire una lista come questa. Il brano è diventato infatti la “canzone da funerale” per eccellenza, o almeno del funerale di quelle persone che se ne sono “andate troppo presto”.
Un disco in cui era contenuta anche Funeral for a Friend/Love Lies Bleeding, altra canzone funeraria, ma molto meno pop. E che avrebbe avuto un tale successo da far entrare la figura di Elton John nell’Olimpo delle grandi star della musica mondiale.
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Il testo, scritto da Bernie Taupin, esaltava la fragilità di Marilyn Monroe – o, meglio, Norma Jean – davanti alle pressioni dello star system hollywoodiano. Ma ne sottolineava anche il contrasto con un giovane fan (lo stesso Taupin, o, in maniera traslata, Elton John) che la vedeva e la ammirava sul grande schermo.
2. Blue Öyster Cult – (Don’t Fear) The Reaper
Da Agents of Fortune (1976)
Aveva un bel dire, sul finire degli anni ’70, Donald Roeser (meglio noto col nome d’arte di Buck Dharma) a sostenere che la sua canzone (Don’t Fear) The Reaper non parlava di suicidio. In realtà, a leggere oggi il testo, il pensiero corre ad una autoeliminazione di coppia alla Romeo e Giulietta, che non a caso vengono più volte citati.
D’altronde, già il titolo – che in italiano suona come “(Non temere) La mietitrice” – lasciava spazio a ben pochi dubbi. Dubbi presto risolti da versi come «40,000 men and women everyday… Like Romeo and Juliet / 40,000 men and women everyday… Redefine happiness / Another 40,000 coming everyday… We can be like they are / Come on baby… don’t fear the reaper».
Tra l’altro, tutta la registrazione è accompagnata dal suono di un campanaccio o cowbell, una particolare percussione che ricorda nella forma il campanaccio delle mucche. Una scelta non comune che è stata anche soggetto, qualche anno fa, di una celebre gag del Saturday Night Live scritta e interpretata da Will Ferrell.
3. Queen – The Show Must Go On
Da Innuendo (1991)
Freddie Mercury è morto il 24 novembre 1991 di AIDS, mantenendo segreta la sua malattia fino a poche ore prima del decesso. Ciononostante, nove mesi prima era uscito sul mercato discografico l’album Innuendo dei Queen, che si chiudeva con la traccia The Show Must Go On.
Una traccia rilasciata poi come singolo di lancio del Greatest Hits II il 14 ottobre dello stesso anno, appena sei settimane prima della scomparsa del cantante.
La canzone fu registrata nel 1990, quando la malattia del frontman era già in stadio avanzato e il cantante faceva fatica a reggersi in piedi. Ad ogni modo, volle comunque inciderla, nonostante fosse vocalmente molto impegnativa, riuscendo nell’impresa.
Il video promozionale che fu rilasciato, su volontà di Mercury, solo dopo la sua morte non presentava immagini recenti del cantante ma era costruito unendo vario materiale d’archivio.
4. Eric Clapton – Tears in Heaven
da Rush (1992)
Il 20 marzo 1991, a New York, precipitando dal cinquantatreesimo piano di un grattacielo, muore Conor Clapton, figlio di Eric Clapton e Lory Del Santo. La causa del volo è una finestra lasciata aperta da una domestica.
È una tragedia immane, di cui parlano per giorni i quotidiani di tutto il mondo. Una tragedia che si abbatte sull’unico figlio di Clapton, che comunque già da tempo non viveva più con la showgirl italiana.
Un blues lento, intimo, che si apre col celebre verso «Would you know my name if I saw you in heaven?». Un brano che non cita il figlio ma che tratta di paradiso e di sopportazione del dolore e della necessità di andare avanti.
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Il brano vincerà poi tre Grammy Awards (canzone dell’anno, miglior incisione e miglior performance maschile).
5. Death Cab for Cutie – I Will Follow You Into the Dark
Da Plans (2005)
Non sempre per parlare di morte e di speranza bisogna aver perduto qualcuno di caro o un mito a cui ci si è ispirati. Lo dimostrano la già citata (Don’t Fear) The Reaper e la canzone con cui chiudiamo questa prima parte della lista, I Will Follow You Into the Dark.
Il brano appartiene ai Death Cab for Cutie ma è stato scritto e interpretato dal solo Ben Gibbard, leader e frontman del gruppo.
Nell’attesa, Gibbard si mise quindi a strimpellare I Will Follow You Into the Dark a microfono aperto. Ne venne una versione che piacque così tanto, riascoltata a posteriori, da decidere di includerla così com’era (con solo pochi ritocchi di equalizzazione).
Da lì in poi il brano è stato spesso utilizzato in film e telefilm, quasi sempre a sottolineare situazioni di lutto (ad esempio in Scrubs o Grey’s Anatomy).
Altre 8 canzoni sulla morte, oltre alle 5 già segnalate
Di canzoni sulla morte ne sono state scritte tante. Alcune si concentrano sul dolore, altre sulla sorte che c’è dietro a una dipartita; alcune sono più crude, altre più romantiche. Giusto per darvi un saggio di tutte le diverse facce di questo genere, vi presentiamo qui di seguito altri otto brani che vale la pena di ascoltare.
Metallica – Fade to Black
Partiamo da Fade to Black, celebre brano datato 1984 dei Metallica. Primo singolo estratto da Ride the Lightning, presenta un celebre assolo di chitarra che è entrato nella storia del rock anni ’80.
Il tema della canzone è il suicidio, esplicitato molto chiaramente anche da James Hetfield sia nelle parole del brano, sia in successive interviste. «I have lost the will to live – diceva all’inizio –, simply nothing more to give. There is nothing more for me, need the end to set me free».
Nick Cave & P.J. Harvey – Henry Lee
Piuttosto oscura è anche Henry Lee, canzone di Nick Cave incisa nel 1996 assieme a P.J. Harvey e ai Bad Seeds. Contenuta nel bellissimo album Murder Ballads, la canzone in realtà non era una creazione originale di Cave, visto che era un adattamento di Young Hunting, brano tradizionale scozzese.
La storia raccontata nella canzone era quella di Henry Lee, un ragazzo che veniva ucciso dalla sua compagna quando lui le annunciava l’intenzione di lasciarla per un’altra donna. Il corpo veniva poi gettato in un profondo pozzo, tra gli ululati del vento.
Bob Dylan – Knockin’ on Heaven’s Door
Knockin’ on Heaven’s Door è un classico che non ha bisogno di molte spiegazioni. Scritta da Bob Dylan, la canzone fu creata per la colonna sonora di Pat Garrett e Billy Kid, film di Sam Peckinpah in cui Dylan aveva anche una particina.
Il testo raccontava proprio di un uomo del west che sta per morire e sente, quasi, di bussare alle porte del Paradiso. Semplice ed immediato, il pezzo ottenne un enorme successo già nella versione di Dylan, ma venne poi reinciso da diversi altri artisti, tra cui i Guns N’ Roses, che con esso raggiunsero la hit parade nel 1992.
Ben Folds Five – Brick
Brick è una canzone di Ben Folds incisa nel 1997 assieme alla band in cui il pianista suonava allora, i Ben Folds Five. Contenuta nell’album Whatever and Ever Amen, la canzone ha un tono molto triste e depresso che però a lungo i fan hanno tentato di decifrare.
Come ha poi chiarito lo stesso Folds nel corso di alcune interviste successive, l’ispirazione del testo arrivava da un aborto che la fidanzata di Folds aveva avuto quando i due ragazzi erano al liceo. La canzone è ancora oggi una delle più famose della produzione del cantante statunitense.
The Smiths – There Is a Light That Never Goes Out
There Is a Light That Never Goes Out è considerata una delle canzoni più importanti degli Smiths e dell’alternative rock degli anni ’80. Scritta dal chitarrista Johnny Marr per la musica e da Morrissey per il testo, nel 2014 è stata scelta dalla rivista NME come la dodicesima più grande canzone di sempre.
Il tema è quello di un amore disperato. Lungo le strofe, infatti, il protagonista chiede a un interlocutore di essere portato fuori, in giro, dove c’è vita, affermando però nel ritornello di sperare di morire assieme a questo interlocutore, travolto da un bus a due piani o da un TIR.
The Beatles – Let It Be
Let It Be è stata, per certi versi, la canzone d’addio dei Beatles, rilasciata proprio nel momento in cui i membri della band annunciavano la fine della loro storia insieme. Già questo basterebbe a renderla una canzone sulla morte (quantomeno di un gruppo), ma c’è anche dell’altro.
Scritto e cantato da Paul McCartney, il brano ha un tono quasi religioso, anche per il suo citare “Mother Mary” che molti hanno interpretato come un riferimento alla Vergine Maria. In realtà, il testo nacque da un sogno che Paul fece nel 1968, sogno in cui incontrava sua madre, morta di tumore quando lui aveva solo 14 anni.
The Shangri-Las – Leader of the Pack
Nel 1964 le classifiche americane furono colpite da Leader of the Pack, pezzo delle Shangri-Las che salì fino alla posizione numero 1. Ad aiutarlo era il talento delle ragazze della band e il buon ritmo pop che anticipava alcune sonorità moderne. Anche il testo, però, aveva un certo ruolo.
Nella canzone, la protagonista raccontava alle amiche di un nuovo ragazzo con cui aveva cominciato ad uscire, il leader di un gruppo di motociclisti. Quando però i genitori le imponevano di lasciarlo, il ragazzo scappava via in moto, infuriato, e finiva per morire in un incidente.
Puffy Daddy, Faith Evans & 112 – I’ll Be Missing You
Nel 1997 la scena rap americana fu sconvolta dalla morte di Notorious B.I.G., allora solo ventiquattrenne eppure uno dei più influenti rapper del periodo, oltre che uno dei più dotati. Quella morte – avvenuta in una sparatoria a Los Angeles – colpì, tra gli altri, anche Puff Daddy, che decise di dedicare all’artista una canzone.
Il brano che ne uscì fu I’ll Be Missing You, eseguito assieme a Faith Evans e ai 112 e fortemente basato su una campionatura di Every Breathe You Take dei Police. A fine anno il pezzo vinse anche un Grammy per la miglior performance rap.
E voi, quale canzone sulla morte preferite?