Cinque consigli (e commenti) per creare un blog di successo

I consigli che nessuno vi dà per far funzionare il vostro blog

Sono passati quasi due anni dalla nascita di Cinque cose belle, un sito che nel suo piccolo si è ritagliato una sua fetta e un suo pubblico all’interno del frastagliato – e a volte incoerente – panorama “internettiano” italiano. Un sito che ha permesso al sottoscritto di imparare molte cose poco note del web design e molte strategie che non sempre vengono indicate per aumentare i propri accessi.

E visto che molti hanno un blog personale e vorrebbero vederselo visitato da più di poche decine di persone a settimana, penso possa essere utile condividere alcuni consigli che di solito non si danno mai ma che sono in realtà molto utili. Eccoli.

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Trovare un settore inesplorato

Come far incontrare le proprie passioni e le richieste del mercato

Trovare il settore giusto per il proprio blogPartiamo dalle basi, o, meglio, dalle premesse: perché il successo di un blog o di un sito web in generale si basa anche sulla capacità di selezionare il proprio ruolo all’interno di quel panorama amplissimo che è la rete non solo italiana, ma mondiale. Cioè, di trovare un settore che non è ancora stato esplorato – ma per il quale c’è un mercato – e di andare a colmare quella lacuna.

Due esempi

Facciamo un paio di esempi molto semplici, per capirci. Il primo: mettiamo che voi siate dei cinefili incalliti e abbiate il sogno di aprire un blog in cui si parla di cinema. Ebbene, sapete quanti siti, in italiano e in inglese, parlano già di cinema? Pensate che Google farà emergere il vostro sito rispetto a concorrenti del calibro di MyMovies, ComingSoon, Film.it e tutti i quotidiani online che dedicano apposite sezioni all’argomento? O che un navigante che non vi conosca possa preferire il vostro sito a quelli curati dai più stimati professionisti del settore?

No, un blog che parli semplicemente di cinema avrà, per quanto lavoriate bene, sempre e solo un’utenza di pochi amici che già vi conoscevano prima che vi avventuraste sul web: è tempo perso, perché la concorrenza è troppo alta.

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Secondo esempio: mettiamo che siate invece appassionati di un regista del cinema muto, ad esempio Giovanni Pastrone, e che vogliate dedicare a lui i vostri articoli. In questo caso, probabilmente, una volta strutturato il sito non incontrerete grandi rivali, perché il nome del regista di Cabiria è oggi quasi dimenticato, ma allo stesso tempo non avrete visitatori, perché Pastrone sarà cercato sì e no al massimo una decina di volte al giorno dagli internauti italiani. Insomma, avere un’idea originale non basta, perché se si è troppo originali si rischia di non essere proprio visti; bisogna, invece, trovare un punto di incontro tra un tema che possa essere interessante e allo stesso tempo che non sia già inflazionato dal web.

Puntare alla nicchia

Riuscire nell’impresa, ormai, non è affatto facile: i siti in questi anni sono proliferati come funghi, e partire adesso vuol dire cominciare con un handicap non indifferente. Ciononostante, grazie agli smartphone il web è in crescita e di spazio, se lo si sa trovare, ce n’è ancora. Certo, bisogna saper rimodellare le proprie idee: se un blog sul cinema, ad esempio, è un’impresa persa in partenza, si può cercare di circoscrivere meglio i propri interessi, ad esempio proponendo un blog di anticipazioni cinematografiche, o dedicato al cinema asiatico, o con recensioni strutturate secondo un modello originale (videorecensioni, ad esempio); insomma, a volte basta restringere il proprio campo di indagine per trovare una nicchia che può essere profittevole.

 

Mettersi nella prospettiva di un visitatore

Come evitare errori banali nell’impostazione

Mettersi nei panni del visitatoreUna volta deciso il tema, in genere, si inizia ad impostare la grafica del proprio sito. Se lavorate su una piattaforma che vi offre spazio gratuito non potete più di tanto modificare il codice o i temi preimpostati, ma se avete un vostro dominio e sborsate qualche soldo per il server potete scegliere il tema che volete (i migliori sono a pagamento, ma non costano molto) e personalizzarlo. L’importante, però, è riuscire a staccarsi da quello che si sta facendo e mettersi nella prospettiva di un visitatore.

Anche in questo caso, il discorso risulterà più chiaro con un esempio. Come ricorderanno i nostri lettori più affezionati, la prima versione di Cinque cose belle aveva, graficamente, dei pregi e dei difetti; il principale difetto grafico è che gli articoli erano scritti praticamente senza andare mai a caporiga, con un font molto piccolo che affaticava la vista. Appena un visitatore apriva una nostra pagina si trovava così davanti un blocco di testo dall’aria molto impegnativa, e non sempre, nella fretta con cui ci relazioniamo oggi col web, era disposto ad affrontarlo.


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Per mesi il sito è stato impostato in questo modo, perché, lavorandoci giorno per giorno, non riuscivo a rendermi conto dell’impressione che dava all’esterno. E l’impressione, nel web, conta. Quando – grazie al consiglio di un amico, che, vedendolo da fuori, era più obiettivo nel giudizio – ho capito che era giunto il momento di dividere gli articoli in paragrafi, corredandoli di maggiori immagini e, a volte, di titoletti, le statistiche sono migliorate nettamente per quanto riguarda i tempi di lettura e la persistenza degli utenti, segno che effettivamente quella era la chiave per migliorare.

Alla stessa filosofia dovete richiamarvi ogni volta che decidete un particolare dell’impostazione del vostro sito: «Come sarà percepito dall’esterno?». O, meglio ancora: «Se io fossi un visitatore che arriva per la prima volta su questa pagina, come la vedrei?». Per aiutarvi nell’impresa, provate a fare una capatina sui siti che più amate, appuntandovi su un foglio quelli che vi sembrano essere i punti salienti dell’impostazione grafica: in questo modo avrete un termine di paragone costante per il vostro lavoro.

 

Lo strumento migliore è Google

Da AdWords alla semplice SERP

Sfruttare Google per capire su cosa orientarsiUna volta deciso l’argomento e data una sommaria impostazione al proprio blog, bisogna cominciare a riempirlo al più presto di contenuti. Questo è il punto centrale, il vero fulcro del proprio lavoro: anche la miglior grafica non può far nulla per un sito povero di contenuti, mentre un blog ben scritto può sopravvivere benissimo anche di fronte a una impostazione grafica scadente. Insomma, la cosa più importante è quello che scrivete. Ma, in questo caso, di cosa scrivere, quanto scrivere e come scrivere?

Prima di tutto, le ricerche sembrano dirci che un articolo lungo rende meglio, sui motori di ricerca, di uno breve; per questo motivo è buona cosa cercare un argomento che si possa sviscerare abbastanza approfonditamente, almeno per un migliaio di parole. Poi è fondamentale, fondamentale scrivere in un italiano corretto e leggibile: niente mina più la credibilità di un sito di una prosa piena di errori e inciampi. Per questo ogni articolo va letto e riletto prima di essere pubblicato.

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Ma, ancora, di cosa parlare? Sul web esistono decine di strumenti a pagamento che vi promettono di aiutarvi a trovare le parole chiave più adatte, le nicchie di mercato in cui inserirvi, le keywords che dovete cavalcare per avere successo. Molti di questi strumenti sono effettivamente efficaci – quelli di Moz sono molto apprezzati, ma anche il più economico SwissMadeMarketing funziona molto bene – ma se siete alle prime armi possono risultare troppo onerosi. E allora bisogna un po’ arrangiarsi e imparare ad usare Google, che molte indicazioni ce le dà già gratuitamente.

Keyword e concorrenza

In primo luogo, c’è uno strumento, il KeywordPlanner di AdWords, che vi consente di visualizzare indicativamente quante volte una carta parola o un certo gruppo di parole viene ricercato in un mese su Google, e di trovare chiavi di ricerca simili a quella che avete inserito.

Ma se volete farvi un’idea anche della concorrenza basta andare sulla pagina principale di Google: qui, mentre digitate, vi compariranno i suggerimenti con le chiavi di ricerca più usate, e una volta avviata la query avrete, nella pagina dei risultati, una chiara immagine dei vostri concorrenti. Il vostro obiettivo per essere letti è infatti quello di far arrivare il vostro sito nella prima pagina delle SERP, cioè dei risultati della ricerca, e quindi dovete superare chi ci sta ora. Se lì trovate solo dei mastodonti come Wikipedia, Repubblica o siti molto famosi, forse conviene cercare una keyword diversa; ma se ci trovate dei blog magari senza un loro dominio, siti che finiscono lì nonostante parlino d’altro o forum, potete cercare di centrare il vostro obiettivo.

 

Tenere traccia di come vanno le proprie pagine

L’utilità di un foglio di calcolo ben fatto

Tenere traccia dei progressi delle pagineTanti utili consigli su come si tiene un blog li trovate già in decine di siti, e non serve qui ripeterli. Come detto, vorrei darvi dei consigli che di solito non vengono presi in considerazione, perché forse meno appariscenti, ma che fanno realmente la differenza. Uno di questi è quello di tenere costantemente traccia dei vostri articoli e di come e quanto “funzionano”.

Quello che vi suggerisco è di creare un foglio di calcolo in Excel o in Google Docs, in cui nella prima colonna va scritto il titolo del proprio articolo, nella seconda il link e poi via via tutto quello che può servire per identificarlo (parola chiave per il quale è stato ottimizzato, data di prima pubblicazione, eventuale data di revisione, tag, titoli, link interni ed esterni, autore, numero di commenti e così via), oltre al numero di accessi mensili che riceve tramite motori di ricerca e social network e le entrate per i click sui banner di AdSense (dati che si possono ricavare da Google Analytics o da qualsiasi altro strumento simile).

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Questo metodo può risultare molto utile per vari scopi: in primo luogo, vi permette di identificare subito cosa funziona e cosa no, ma anche quali pagine vi aiutano a guadagnare di più o sono più lette; inoltre, potete prendere spunto dalle pagine che vanno meglio per scrivere nuovi articoli che approfondiscano temi simili, o che siano strutturati allo stesso modo; infine, potete monitorare anche le pagine nel corso dei mesi, per vedere se una particolare modifica porta a dei cambiamenti nel numero di accessi o nei tempi di permanenza. Insomma, un foglio di calcolo è utilissimo per capire a colpo d’occhio come va il sito e cosa si può fare per migliorarlo.

 

Revisionare periodicamente ciò che si è fatto

E ripostarlo sui social network

Prendersi il tempo per revisionare periodicamente i propri contenutiSe avete deciso di seguire il consiglio che vi ho dato nel punto precedente, avrete sempre sott’occhio l’efficenza delle vostre pagine web, e capirete quali vanno riviste, ammodernate, risistemate, e quali invece rendono al meglio già così come sono. La regola che uso io è quella di rivedere, ad almeno sei mesi di distanza dalla prima pubblicazione, pian piano tutte le pagine che ho realizzato, al ritmo di una al giorno, partendo da quelle che funzionano meglio ma poi arrivando anche a quelle più sfortunate, per controllare che tutto sia ancora in ordine e fare in modo che quelle pagine diventino il veicolo per esplorare altri articoli del sito, oltre che per cercare di renderle più redditizie con la pubblicità.

Ovviamente, questa costante revisione dei contenuti deve accompagnarsi anche a una costante ri-promozione degli stessi sui social. Ogni volta che finite un articolo già adesso, probabilmente, andate a condividere il link su Facebook, Twitter, Google Plus e tutti gli altri social network che utilizzate; ebbene, è buona norma anche ri-condividere link a queste pagine a distanza di tempo (magari accompagnandole con un testo di presentazione diverso rispetto alla prima volta), anche perché non è affatto raro che facciano meglio che non all’esordio.

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