Cinque cose che non sapete sui marsupiali australiani

Alla scoperta dei canguri e degli altri marsupiali australiani

L’Australia è famosa per molte cose. Ha spiagge, uno stile di vita che sembra essere meraviglioso, un clima perfetto (almeno sulla costa) e, cosa che le nostre lettrici non disdegneranno, bei ragazzi. Attira come una calamita i giovani lavoratori mezzo mondo, che là sembrano trovare opportunità di carriera ormai precluse nei paesi più “vecchi”. E ha anche un suo fascino selvaggio.

Fino a qualche anno fa, infatti, parlare dell’Australia non ci evocava fusti in tavola da surf, quanto piuttosto alcuni particolari animali che, dalle nostre parti, non si vedono né esistono. Animali selvaggi e intriganti senza essere particolarmente pericolosi, come ad esempio i marsupiali. Che, da sempre, sono uno dei simboli di questo paese e dell’intero continente a cui appartiene.


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Ora, un primo mito da sfatare è che i marsupiali siano originari dell’Australia. Nonostante ne siano diventati il simbolo, questi animali infatti provengono dal Sud America, e ce ne sono anche di nativi delle zone degli Stati Uniti. Oggi, però, il 70% dei marsupiali esistenti nel pianeta vive in Oceania, in buona parte perché altrove sono andati incontro all’estinzione mentre qui la mano dell’uomo è stata meno pesante.

Di miti da sfatare e di cose da sapere, però, ce ne sono anche molte altre. Ecco le cinque a nostro modo di vedere più importanti.

 

1. Il ritrovamento del potoroo

Una strana storia che coinvolge il Principe Filippo di Edimburgo

Forse non lo sapete, ma il potoroo di Gilbert – che vedete nella foto qui a fianco – è il più raro marsupiale del mondo. Talmente raro che per 120 anni gli scienziati sono stati convinti che fosse estinto. Fino al 1994, quando si verificò una sensazionale scoperta. Nella Riserva Naturale di Two Peoples Bay, nell’Australia Occidentale, furono ritrovati infatti 40 esemplari di queste creature, comunemente chiamate anche canguri ratti.

Le dinamiche di questa scoperta sono a loro modo curiose. Il responsabile, almeno indirettamente, è stato infatti il Principe Filippo, il marito di Elisabetta II del Regno Unito.

Il rarissimo potoroo

Lui ha avviato infatti una grande campagna per proteggere quell’area dai progetti di urbanizzazione che erano stati avanzati, perché secondo lui (e secondo vari naturalisti) avrebbero minacciato l’uccello del bush chiassoso, un particolare esemplare che vive solo in quella riserva. Questa sua campagna ha portato sia alla conservazione di questo uccello, sia alla scoperta dei marsupiali.

La cosa più curiosa, però, è anche l’uccello del bush chiassioso è stato anch’esso a lungo ritenuto estinto. Alcuni esemplari sono stati ritrovati solo nel 1961, portando a una campagna per la tutela della specie e il ripopolamento. Ora si spera di riuscire a fare lo stesso anche con il potoroo di Gilbert.

 

2. Come i vombati marcano il loro territorio

Le feci più particolari del mondo

Lo sappiamo bene: gli animali marcano il territorio. Cani e gatti lo fanno continuamente, lasciando la loro urina nei dintorni di casa, in modo che il loro odore sia ben percepibile sia a loro stessi, sia ad altri animali che si dovessero avvicinare.

Ma ci sono specie che non si accontentano dell’urina. Tra queste c’è quella dei vombati, quadrupedi marsupiali australiani piuttosto tozzi e muscolosi ma anche molto intelligenti. Con anche, purtroppo, un senso dell’igiene un po’ particolare.

Un esemplare di vombato, forte e intelligente marsupiale australiano

I vombati infatti marcano il territorio con le feci. Ne lasciano delle vere e proprie pile attorno a tutto il loro territorio, spesso in posizioni ben visibili come le rocce, i tronchi o i funghi, con buona pace di chi avrebbe voglia di mangiarli. Ma non fanno solo questo. Visto che le feci normalmente tendono, per così dire, a rotolare via, l’evoluzione ha dotato i vombati della capacità di defecare non a forma sferica, come gli altri animali, ma producendo dei cubetti.

Il muco che lega il tutto

Inoltre le feci escono dal loro intestino con una sorta di muco attorno, che serve a legare tra loro i vari pezzi, in modo che stiano impilati, solidi e riconoscibili.

Insomma, gli escrementi dei vombati sono forse tra i più particolari della Terra, e l’industria del turismo australiana non si è certo fatta sfuggire l’occasione di sfruttare questa caratteristica. Esiste infatti una fabbrica di souvenir che ha deciso di produrre carta ricavata dalle feci di vombato. Un prodotto che sembra vendere anche piuttosto bene.

 

3. Il verso del koala

Il fascino selvaggio dei marsupiali più teneri

Il koala è sicuramente uno degli animali che ispirano più tenerezza presso il grande pubblico. Siamo abituati a vederlo, tramite i documentari, sugli alberi di eucalipto, intento a masticarne le foglie, pacioso e pigro. Ed in effetti la realtà non è troppo differente dall’apparenza. A causa del suo metabolismo lentissimo, il koala dorme per 18 o 19 ore al giorno e raramente scende dal suo albero. Basti pensare che la maggior parte del tempo da sveglio lo passa a masticare le sue foglie.

Non tutti sanno, però, che il koala maschio emette anche un grugnito molto particolare e che poco sembra in linea col personaggio. I naturalisti lo descrivono come qualcosa di simile al suono di una vecchia motocicletta quando viene avviata.

Il koala sa farsi amare

E non è certo un bel rumore: per fare un esempio, le registrazioni di questo grugnito sono state usate per Jurassic Park e messe in bocca al Tyrannosaurus Rex. La funzione di questo particolare suono ha quindi incuriosito gli scienziati.


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L’equipe del ricercatore Bill Ellis ha quindi dotato di ricevitori GPS un gruppo di koala, per cercare di capire le reazioni degli animali ai grugniti dei loro simili. Se si fossero allontanati avrebbero capito che il grugnito serviva per marcare il territorio, se si fossero avvicinati che era una sorta di richiamo e così via.

In realtà si è così scoperto che il grugnito non è rivolto agli altri maschi, ma alle femmine. Che sembrano attirate istintivamente da questo strano suono. Potere del fascino animale.

 

4. L’ordine di sviluppo degli organi dei marsupiali

Quando i polmoni non sono così importanti

Come sapete, ciò che contraddistingue i marsupiali è appunto il marsupio, la tasca entro cui i neonati cominciano ad arrampicarsi dopo un paio di settimane di gestazione. È un sistema molto diverso sia da quello comune a tutti gli altri animali, e le conseguenze in realtà non si fermano solo a qualche carattere estetico. Perché lo sviluppo dei marsupiali è, a causa di questo, diverso da quello degli altri mammiferi.

L’ordine in cui si sviluppano i nostri organi (ma anche quelli degli anfibi, dei rettili, dei pesci e degli uccelli) è sempre lo stesso: prima quelli interni, poi gli arti. Così, quando guardiamo gli embrioni trasformarsi in feti tramite le ecografie, notiamo prima lo stomaco, i polmoni e così via, quantomeno abbozzati, e solo dopo le braccia, le mani, i piedi.

Per i marsupiali invece avviene esattamente il contrario. Per loro sono gli arti la prima cosa a comparire. E questo per ragioni evolutive, proprio perché i neonati devono essere in grado di arrampicarsi all’interno del marsupio il prima possibile.

D’altronde, i piccoli marsupiali riescono a sopperire piuttosto bene al fatto di non avere gli organi interni subito pronti al loro posto. Ad esempio, sono gli unici mammiferi che sono in grado di respirare – almeno nei primi giorni – tramite la pelle. Poi, man mano che crescono, i polmoni prendono il loro posto e la loro funzione, soppiantando l’altro sistema. Ma per qualche tempo è letteralmente la loro pelle a respirare.

 

5. I canguri adottivi

Madri che si scambiano i cuccioli

Concludiamo con una nota particolare, legata alla maternità. Da sempre i marsupiali australiani ci danno l’impressione di animali in cui il rapporto tra madre e figlio è particolarmente stretto. Più stretto di così, anzi, non potrebbe essere, visto che le madri incubano e portano con loro il figlio in una parte del corpo creata appositamente a questo scopo.

E non è un caso che anche tra noi umani i marsupi (ovviamente fatti di tessuto e cinghie) per bambini siano considerati uno dei modi più interessanti per mantenere saldo il legame tra genitori e prole.

Alla scoperta dei canguri e degli altri marsupiali australiani

Per questo motivo, i ricercatori del Wilsons Promontory National Park – un bel parco naturale non distante da Melbourne – sono rimasti stupiti quando hanno visto due canguri scambiarsi la prole. E, si badi bene, non litigarsela o rubarsela: scambiarsela, come se fosse una cosa naturale. Un comportamento del genere era già stato osservato in cattività, ma mai allo stato brado.

In situazioni di panico

Il fatto più importante è che questo scambio è diventato definitivo, visto che le due madri hanno cominciato a guardare ai figli “adottivi” come se fossero loro. Altre ricerche, usando dei test genetici, hanno evidenziato altri casi simili, non numerosissimi ma comunque presenti.

L’ipotesi degli scienziati è che i canguri, in situazioni di panico (ad esempio quando ritengono di essere in pericolo davanti a un predatore), non riescano più a riconoscere i propri piccoli. In ogni caso, questo prova che anche in natura non è solo il sangue a rendere madri e figli.

 

E voi, quale marsupiale australiano preferite?

Ecco cinque cose da sapere sui marsupiali australiani: vota la tua preferita.

 

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