Cinque cose sui nomi delle dita dei piedi e delle mani che non conoscete

Conoscete i nomi delle dita dei piedi? Scopriteli con noi (assieme a qualche curiosità pure sulle mani)

I nomi delle dita delle mani li conosciamo tutti, ma quali sono i nomi delle dita dei piedi? La risposta non è semplice; o meglio: lo è ma, al tempo stesso, non lo è. È semplice perché, di fatto, i nomi delle dita dei piedi non esistono (tranne per l’alluce); non lo è perché secondo alcuni le dita dei piedi i nomi ce l’hanno eccome, e a volte sarebbero gli stessi nomi delle dita della mano: insomma, l’alluce non è un privilegiato! Ma andiamo con ordine.

 

1. I nomi delle dita delle mani

Perché si chiamano come si chiamano?

Da dove derivano i nomi delle dita delle maniQuesta è semplice: pollice, indice, medio, anulare e mignolo. Il nome “pollice” potrebbe derivare dal latino polleo (sono forte, potente) e sta a indicare il fatto che è il dito più forte della mano. Ma potrebbe anche derivare da prometto, perché stringendo con il pollice la mano di chi contrae una promessa si stabilisce un patto (e da questo deriva il termine “pollicitazione”).

Il pollice opponibile è quello che distingue i primati – e noi umani – dagli altri animali: essendo ruotato di 90 gradi permette tutta una serie di attività che agli altri animali sono proibite. Sarebbe proprio il pollice opponibile che ci ha portati a essere quello che siamo oggi.

I molti nomi del dito medio

L’indice, come dice il nome stesso, indica. E non dobbiamo aggiungere altro. Il medio è quello che sta in mezzo ed è la più lunga di tutte le dita: non è un caso che in francese si chiami le majeur, cioè il maggiore, e in inglese sia long finger, vale a dire dito lungo. È il dito su cui si fa più forza nell’afferrare le cose.

Il dito medio alzato, come ben sappiamo, è un comune gesto volgare, le cui origini affondano nella letteratura greca: in tal senso si parla anche di digitus impudicus o digitus infamis.

L’anulare è il dito più debole della mano ed è il dito a cui si mette l’anello di fidanzamento e la fede nuziale: ed ecco spiegato il nome.

Infine il mignolo, il cui nome deriva dal latino, è il dito piccino della mano, l’ultimo (che poi, a voler essere pignoli, a me sembra che sia il pollice a essere più piccolo…). Alla base del mignolo, sul palmo della mano, c’è un rilievo carnoso che ha un nome particolare, “ipotenar”, ed è composto da tre dei quattro muscoli che controllano il mignolo stesso.

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2. I nomi delle dita dei piedi

Ufficialmente le dita dei piedi non hanno un nome proprio, ma di fatto le cose non stanno così

Conoscete i nomi delle dita dei piedi? Scopriteli con noi (assieme a qualche curiosità pure sulle mani)Ecco, qui le cose si fanno difficili. Ufficialmente le dita dei piedi non hanno nome, tranne il primo, l’alluce (comunemente chiamato ditone), che ricorda il pollice. Nei trattati di anatomia, le dita del piede si chiamano primo, secondo, terzo, quarto e quinto dito.

Alcune tradizioni che si rifanno soprattutto alla saggezza orientale, però, danno un nome proprio alle dita dei piedi. Abbiamo quindi:
• alluce, il primo dito: e questo lo sappiamo tutti;
• illice, il secondo dito, detto anche melluce: corrisponde all’indice della mano;
• trillice o terzo dito: è l’omologo del dito medio;
• pondolo (o anche pondulo): è il quarto dito, corrispondente all’anulare della mano;
• minolo: chiaro calco del termine mignolo, è anche detto mellino o quinto dito.

Tra l’altro, notiamo che, a seconda della lunghezza delle dita, abbiamo tre tipi di piede: egizio (l’alluce è più lungo dell’illice o secondo dito); greco (al contrario: il secondo dito è più lungo del ditone) e romano (parità tra primo e secondo dito).

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3. Alluce valgo e pollice del suonatore d’arpa

Quando una malattia sembra un nome proprio

Illustrazione di un piede gigante dalle antiche "Cronache di Norimberga"Come tutte le parti del corpo, anche le dita delle mani e quelle dei piedi sono soggette a malattie e sindromi. Per quel che riguarda le dita del piede è famoso (e diffuso soprattutto tra le donne adulte) l’alluce valgo, vale a dire una deformazione dovuta soprattutto alle scarpe da tennis strette che non lasciano respirare il piede e fanno accavallare l’alluce e il secondo dito.

C’è anche l’Hallux rigidus, o alluce rigido, e si ha quando il ditone del piede ha movimenti limitati.

Passando al pollice segnaliamo alcune sindromi tipiche di particolari mestieri o giochi, dovute alla continua sollecitazione di questo dito: rientrano tra queste il pollice del giocatore di bowling e quello del suonatore d’arpa.

 

4. I nomi delle dita delle zampe di cani e gatti

Come la mettiamo con i piedi di Fido e Micio?

Le zampe di cani e gattiPer quel che riguarda le dita dei piedi dei cani, i veterinari parlando di primo dito, secondo dito e via dicendo.

Il quinto dito è lo sperone o dito accessorio: in alcune razze (come, per esempio, nei Cani da montagna dei Pirenei e nei Cani da pastore di Beauce – i Beauceron) lo sperone posteriore fa parte dello standard di razza tipo, mentre in altre razze è considerato un difetto genetico.

A volte lo sperone posteriore può essere doppio e può essere articolato con l’osso o meno. Dal punto di vista pratico, lo sperone dei cani, di fatto, si aggancia da tutte le parti e si spezza e se non viene tagliato periodicamente si arrotola su se stesso fino a bucare il polpastrello.

I gatti non hanno sperone, di norma, anche se ogni tanto può capitare che qualche micione lo sfoderi. D’altro canto, alcuni gatti hanno dita sovrannumerarie: sono i gatti polidattili (celebri quelli di Hemingway). La polidattilia non è esclusiva dei gatti e può riguardare anche gli esseri umani (anche Hannibal Lecter è polidattilo!)

 

5. Le dita del piede, una poesia di Carver

Poteva forse mancare una poesia dedicata alle dita del piede?

Forse si ricorderà una scena del film La stanza del figlio: Giovanni (Nanni Moretti) e Paola (Laura Morante) sono a letto e parlano del più e del meno e a un certo punto Giovanni legge alcuni versi di una poesia che parla proprio delle dita del piede.

Autore della poesia è Raymond Carver e la poesia ha per titolo Le dita del piede (da Il nuovo sentiero per la cascata, traduzione di Riccardo Duranti, Minimum Fax, Roma 2001). Ecco il testo.

Questo piede non mi dà altro
che guai. Il tallone,
l’arco, la caviglia… v’assicuro
che mi fa male quando cammino. Ma
sono soprattutto queste dita
che mi preoccupano. Queste
“articolazioni terminali” come sono
altrimenti note. Com’è vero!
Per loro non c’è più il piacere
di tuffarsi a capofitto
in un bagno caldo o
in un calzino di cashmere. Calzini di cashmere
o niente calzini, pantofole, scarpe o cerotti
Ace, ormai è tutto uguale
per queste stupide dita.
Hanno perfino un aspetto assente
e depresso, come se
qualcuno le avesse imbottite
di torazina. Se ne stanno lì rannicchiate,
mute e attonite… oggetti
scialbi e senza vita. Ma che diavolo succede?
Che razza di dita sono queste
che non gliene frega più niente di niente?
Ma sono ancora le mie
dita? Si sono forse scordate
i vecchi tempi, che cosa voleva dire
esser vive allora? Sempre in prima
fila, sempre le prime a scendere sulla pista da ballo
appena attaccava la musica.
Le prime a saltellare.
E adesso, guardatele. Anzi, no.
Non vorrete certo guardarle,
‘ste lumache. È solo a prezzo di dolore
e con difficoltà che riescono a rievocare
i tempi d’una volta, i tempi d’oro.
Forse, quel che vogliono in realtà
è tagliare tutti i collegamenti
con la vita di una volta, ricominciare,
darsi alla clandestinità, vivere da sole
in una casa di riposo principesca
da qualche parte della valle di Yakima.
Eppure c’era un tempo
che si tendevano
per il desiderio,
che veramente bastava la minima provocazione
per farle inarcare
di piacere.
Sfiorare con la mano
una gonna di seta, per esempio.
Una bella voce, un tocco
sulla nuca, addirittura
uno sguardo di sfuggita. Qualsiasi cosa!
Il rumore di occhielli
sganciati, di corsetti
sbottonati, di vestiti lasciati cadere
sul parquet freddo.

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