
Paragonata alle incombenze che torturano noi esseri umani per tutta la giornata, la vita degli animali può sembrare piuttosto semplice: dormono, si procurano il cibo, si accoppiano. Non scrivono libri, non producono film, non ascoltano musica, non fanno i turisti; eppure la loro vita – che si basa sempre e comunque sui tre elementi che citavamo prima – continua ad affascinarci, tanto è vero che guardiamo documentari, compriamo riviste, visitiamo zoo o parchi faunistici.
Un po’ è il fascino del selvaggio, dello scoprire come fanno i leoni o le gazzelle a sopravvivere in un mondo sostanzialmente ostile; un po’ è anche la bellezza della natura, che sa essere spietata e incredibilmente esigente nei confronti di chi ci voglia davvero vivere dentro. Qualunque sia il motivo, la vita degli animali non addomesticati è per noi sempre un mistero da esplorare.
Come fanno l’amore gli animali
E all’interno di quelle tre cose di cui parlavamo all’inizio – dormire, mangiare e riprodursi – è forse proprio quest’ultimo ambito quello meno esplorato. Perché sappiamo ormai benissimo come fanno i leoni a cacciare o i gufi a dormire, ma, a volte anche per una sorta di senso del pudore (come se vedere animali che si sbranano fosse più piacevole), poco sappiamo di come fanno l’amore.
Abbiamo per questo raccolto una serie di fotografie che ci mostrano come fanno sesso alcuni animali, scegliendo quelle più curiose, o inedite, o in cui gli animali risultano particolarmente espressivi e sembrano quasi ricordare l’uomo: vediamole assieme, accompagnandole con adeguate spiegazioni e ricordandovi che potete cliccare su ogni immagine per ingrandirla.
Indice
1. Ippopotami
Il tozzo ma veloce colosso africano
Gli ippopotami sono comunemente considerati degli animali tozzi, grossi, all’apparenza pigri e ben poco agili, e verrebbe anzi da pensare che sia impossibile, per bestie di quella stazza, riuscire a fare sesso. E invece, come spesso accade in natura, l’apparenza inganna.
Nonostante pesino tra la tonnellata e mezzo e le tre tonnellate e siano lunghi all’incirca tre metri e mezzo per un’altezza di appena uno e mezzo al garrese, questi animali sono infatti estremamente agili: se la necessità lo impone possono correre anche a una velocità di 30 chilometri all’ora, e sono capaci pure di arrampicarsi lungo percorsi impervi e su sponde molto ripide.
L’ippopotamo ha infatti una struttura fisica tutta particolare, che deriva da secoli di evoluzione ma non per questo lo rende un animale meno potente o veloce di altri: gli studi più recenti hanno stabilito che la sua origine sia da ricercare più tra le balene che non tra gli animali che erano stati per secoli considerati i suoi antenati, come i cinghiali o i ruminanti.
La sua natura è infatti quella di essere un animale strettamente legato all’acqua, e la sua conformazione fisica è fatta apposta per aiutarlo a nuotare ma anche ad emergere in fretta al bisogno.
L’ippopotamo dominante
Diffuso in tutta l’Africa subsahariana – anche se in densità notevolmente inferiori rispetto a un tempo, a causa della presenza dell’uomo – e in parte lungo il Nilo, l’ippopotamo vive in gruppi di ampiezza che varia a seconda che si trovino lungo un fiume o un lago.
In ogni caso vi è sempre un maschio dominante, che marca il territorio con gli escrementi, e al quale gli altri maschi devono sottomettersi, pena un combattimento a forza di corse l’uno contro l’altro e di canini piantati nella carne.
2. Leoni
Il maschio alfa e il suo comportamento
Ben più noto è invece lo stile di vita dei leoni, che da sempre rappresentano una delle specie più importanti e simboliche della cultura di ogni paese.
Dominatori della savana, animali al vertice della catena alimentare, rappresentati in film, libri, quadri e perfino graffiti rupestri, sono da sempre animali su cui si concentrano le attenzioni degli studiosi e dei documentaristi, quindi molto già si sa delle loro caratteristiche e della loro vita sociale.
Quello che magari può essere poco conosciuto sono proprio le pratiche di accoppiamento: com’è noto i leoni vivono perlopiù in branchi in cui è presente un unico maschio adulto, il maschio alfa, che si accoppia con tutte le leonesse del branco, tra loro imparentate.
Non c’è una stagione specifica per l’accoppiamento, ma in generale il maschio tende a copulare il più possibile – compatibilmente con le necessità di alimentazione – perché il suo periodo al vertice di un branco è molto limitato e c’è un’alta mortalità infantile tra i cuccioli.
Il destino dei cuccioli
Il pene del maschio, come in altre specie animali, è dotato di spine inclinate, che tengono forte la presa durante l’accoppiamento.
Questo porta ovviamente a lesioni alla leonessa, che sono molto comuni. In ogni caso gli accoppiamenti possono essere anche molto lunghi, visto che, quando la femmina è in calore, lei e il maschio possono restare appartati anche per diverso tempo, accoppiandosi dalle venti alle quaranta volte al giorno e trascurando anche l’alimentazione.
Una volta partorito, la leonessa si dedica ai suoi cuccioli, proteggendoli dai predatori e a volte anche dallo stesso maschio dominante; i cuccioli rimangono nel branco fino a quando non sono in grado di minacciare la posizione di comando del padre, momento in cui vengono espulsi e cominciano a cercare un’altra famiglia in cui attaccare un maschio alfa in declino, per poi potersi accaparrare le sue femmine.
Spesso, infine, il nuovo leone che diventa capobranco uccide i cuccioli già presenti, perché la femmina ritorna fertile e ricettiva solo in seguito alla morte o alla maturazione dei suoi figli.
3. Pinguini
Coppie monogame e paritarie
Quella dei pinguini è un’altra specie che solo recentemente ha cominciato ad attirare in maniera consistente l’attenzione degli animalisti e dei semplici curiosi, che hanno imparato a conoscerne almeno in parte gli usi tramite anche pellicole cinematografiche di successo come La marcia dei pinguini, mentre cartoni animati come Happy Feet, Surf’s Up e Madagascar hanno contribuito a renderli più familiari e simpatici al grande pubblico.
I pinguini sono però in realtà uccelli che hanno perduto, con l’evoluzione, la capacità di volare e si sono trasformati in nuotatori provetti, una capacità a cui il loro corpo collabora attivamente, permettendo apnee anche di trenta minuti e sfruttando le piccole ali che ormai funzionano pienamente come pinne.
Dal punto di vista dell’accoppiamento e del nucleo familiare, i pinguini vivono generalmente in colonie, alternando i periodi di vita in comunità a quelli passati in mare a pescare.
Qui, a marzo, con l’arrivo dell’inverno polare, iniziano a nidificare, in maniera a volte anche rudimentale, e ad interagire coi loro simili, tramite un campionario molto ampio di espressioni sia facciali che sonore.
A chi tocca accudire le uova
In quest’ambiente formano delle coppie che rimangono monogame per una stagione, anche se il numero di accoppiamenti varia notevolmente a seconda delle diverse tipologie di pinguini.
In ogni caso – tranne che per il pinguino imperatore – sia il maschio che la femmina hanno il compito di accudire l’uovo o le uova, e per questo si alternano anche nell’andare a pesca, rimanendo sempre a custodirli da altri predatori e perfino da altri pinguini femmina a cui sono state rubate o distrutte le uova e che tentano di rifarsi con quelle di altre coppie.
4. Rane
Un maschio appeso alla schiena
Forse non maestose come gli ippopotami o i leoni, né caratteristiche come i pinguini, anche le rane però meritano di essere incluse nella nostra cinquina, non solo per la bella foto che vedete qui di fianco ma anche per le caratteristiche del loro accoppiamento.
Intanto, prima di tutto, bisogna sottolineare che esistono decine e decine di diversi tipi di rana, ognuna delle quali si comporta in maniera lievemente diversa, depone un differente quantitativo di uova e segue un iter che può presentare qualche differenza nell’accoppiamento. In generale, però, possiamo delineare alcune pratiche più o meno comuni, e di queste parleremo.
Le rane si accoppiano tra la primavera e l’inizio dell’estate tramite modalità ascellare: in pratica, quando il maschio sente che la stagione si sta avvicinando cerca forsennatamente una femmina, e quando la trova le si appende alla schiena, tenendola appunto per le ascelle grazie ad avambracci particolarmente gonfi e a una sorta di callo che cresce in corrispondenza delle dita e permette al maschio di tenersi bene aggrappato.
Il rischio, infatti, è che più maschi si concentrino sulla stessa femmina, e i secondi e terzi arrivati cerchino di scalzare il primo, che deve quindi mantenere con la forza il proprio posto.
La forza e la resistenza della femmina
Se da un lato questa foga porta a volte la femmina – che pure è più possente del maschio – a cedere sotto il peso di tutte quelle rane appese al suo dorso, dall’altro funge anche da strumento di selezione naturale, facendo sì che solo i più forti riescano effettivamente ad accoppiarsi.
L’accoppiamento comunque non avviene per forza subito, dato che la femmina può portarsi sulle spalle il maschio anche per giorni, prima di entrare in ovulazione.
Infine, una volta fecondata la femmina deposita migliaia di uova, di solito in grossi ammassi sul fondo dell’acqua.
5. Tartarughe
Talmente aggressive da far male
Molto variabile, infine, è anche il discorso per quanto riguarda le tartarughe, l’ultimo animale che abbiamo deciso di includere nella nostra cinquina, in quanto varie sono le specie che vengono fatte rientrare all’interno di questa categoria e diversi sono, almeno in parte, gli atteggiamenti.
In linea generale possiamo dire che l’accoppiamento delle tartarughe è molto particolare e, a suo modo, aggressivo. A primavera, dopo il risveglio dal letargo, il maschio cerca infatti uno o più femmine con cui accoppiarsi, arrivando anche a lottare – a volte fino anche quasi alla morte – con altri maschi che si trovassero lì attorno, in modo da assicurarsi esclusivamente la femmina.
Questa aggressività, d’altronde, è tratto caratteristico anche del rapporto che si sviluppa tra la tartaruga maschio e la tartaruga femmina.
Come ben sanno pure gli allevatori, è consigliabile affiancare ad un esemplare maschio almeno tre esemplari femmine, in modo che la focosità del primo venga ripartita su più tartarughe, dato che tale focosità ha a volte anche gravi conseguenze fisiche, lasciando ferite di vario tipo e spossando l’animale che è costretto a subirla. Inoltre, il cozzo tra i vari gusci rende questi accoppiamenti anche estremamente rumorosi.
Conservare il seme e seppellire le uova
In ogni caso, similmente ad animali di altre specie, la femmina è in grado di mantenere dentro di sé lo sperma del maschio anche per quattro o cinque anni dopo l’accoppiamento, ritardando in tale modo la fecondazione.
Una volta che le uova sono fecondate, la femmina scava delle piccole buche nel terreno, all’interno delle quali di fatto seppellisce le proprie uova. I nuovi nati emergono dopo un periodo che varia da alcune settimane fino anche a nove mesi, e in ogni caso il numero di nuove tartarughe generate è sempre piuttosto basso a confronto di altre specie animali.
E voi, quale foto di animali che fanno sesso preferite?
siete bravissimi, mi chiamo chiara salvini, sono su facebook con la faccia da quadro, e ho un blog che condivido con altri che si chiama ” nel delirio…” come il mio libro mai pubblicato, dove parlo della mia storia di malata mentale e anche la guarigione, per come si pjuò…ciao…siete belli comeil vostro blog? Naturalmente io sono bellissima, ho 72 anni e sono nonna felice, ciao