
Il Natale, per molti, è la festa più bella dell’anno. Al di là di quanto si possa essere d’accordo o meno con questa affermazione, il Natale è e resta una festa importante, affascinante, che coinvolge più o meno tutto il mondo e più o meno tutti alla stessa maniera. Qui in Italia addirittura più che in qualunque altro posto, a causa forse della vicinanza con lo Stato Pontificio.
Religione a parte, il Natale è la festa dei pacchi dono, di Babbo Natale, degli alberi addobbati e delle luci, dei mercatini ma anche dei film e delle canzoni. Forse il periodo in cui dovremmo essere tutti più buoni, quello dei riavvicinamenti e degli auguri. Insomma, un caleidoscopio di emozioni, usi e costumi, colori e sapori. Suoni. Questo coinvolge quasi tutti, al di là delle credenze. In fondo anche chi odia il Natale non può fare a meno di venirne coinvolto.
Leggi anche: Cinque regali fai da te per Natale facili da realizzare
A volte però questo periodo dell’anno viene molto vissuto e poco compreso. Cosa vuol dire Natale? Che cos’è? Da dove e quando nasce? Proprio per dare una risposta ad alcune di queste domande, in questi giorni a ridosso delle feste, vi propongo cinque curiosità e cinque cose che forse non sapete sul Natale.
Indice
1. Il significato religioso del Natale?
La nascita di Gesù e le tradizioni pagane
Il Natale è una festività cristiana che festeggia la nascita di Gesù Cristo. La parola Natale, infatti, deriva dal latino natalis, derivato a sua volta dalla parola natus (“nato”), ed è stata utilizzata per la prima volta nel latino cristiano per intendere diem natālem Chiristi, il “giorno di nascita di Cristo”. Ovviamente Gesù non è nato il 25 dicembre: si tratta di una data di comodo per gran parte delle Chiese Cristiane d’Occidente.
Al contrario il Natale viene festeggiato il 6 gennaio dalle Chiese Ortodosse Orientali e il 7 gennaio da quelle slave. In fondo nessuno sa se e quando Gesù sia nato esattamente. Nella Bibbia (unico testo di riferimento) non vengono date indicazioni precise.
Il Natale quindi è e resta un periodo simbolico: le festività natalizia coincidono con e vanno a sostituire altre festività pagane come il Dies natalis solis invicti (la festa dedicata alla nascita del Sole, divinità in seguito sostituita da Cristo stesso) o i Saturnali romani.
Il Natale, in qualità di festa liturgica, nasce attorno al 336 d.C. O almeno è a quegli anni che risale la sua prima documentazione scritta: il Chronographus, redatto intorno alla metà del IV secolo dal letterato romano Furio Dionisio Filocalo.
2. L’albero di Natale
Un simbolo pagano dalle origini antichissime
L’albero di Natale è un simbolo dalle origini antichissime. Gli antichi egizi usavano costruire piccole piramidi fatte di legno in onore del Dio del Sole, usanza che ispirò e fu in seguito presa in prestito dalle genti nord europee.
Infatti sin dal XV secolo divenne uso e costume in Estonia decorare gli alberi con frutti invernali per il giorno di Natale, usanza che poi passò in Lettonia e in Germania. Sull’albero così agghindato potevano comparire anche frutti, fiori di carta colorati, dolci di zucchero e alloro.
Probabilmente però, in questi paesi del nord, il simbolico albero (denominato Albero del Paradiso) veniva allestito ancor prima del Medioevo: ad essere utilizzato era l’albero di abete, sacro al divino Odino della mitologia norrena per la sua caratteristica di pianta sempreverde.
I vichinghi credevano che l’abete rosso avesse poteri magici e usavano portare a casa e decorare pezzi di questo albero per propiziare l’arrivo della primavera.
Leggi anche: Cinque celebri canti di Natale
Per i cristiani l’albero ha sempre avuto un significato simbolico: sinonimo di vita, linfa vitale, natura, simbolo di conoscenza. Non a caso erano proprio due gli alberi sacri nel Paradiso Terrestre.
Ma con l’avvento del cristianesimo l’albero acquisì un significato nuovo, più legato al risorgere: quello della bella stagione ma anche della rinascita di Cristo dalla croce… fatta di legno anch’essa.
3. Babbo Natale
Da Santa Claus alla Coca-Cola
Il Babbo Natale moderno è una figura di fantasia derivante da quella realmente esistita di Santa Claus, ovvero San Nicola, vescovo di Myra, considerato protettore dei bambini. Il termine Santa Claus deriva dall’olandese Sinterklaas, nome del santo in tale lingua.
In un certo senso però il mito di Santa Claus va a sostituire (almeno nel Nord Europa) quello folkloristico che vedeva il Dio Odino dispensatore di regali per i bambini che avessero lasciato, nelle loro scarpe, cibo atto a sfamare il suo cavallo Sleipnir durante la grande battuta di caccia che si teneva proprio nel periodo del solstizio invernale.
Coll’insinuarsi della religione cristiana, quindi, il Dio del nord fu sostituito dal santo di Myra che, cavalcando il suo destriero (per alcuni un semplice asinello), portava regali ai bambini buoni.
Secondo altri però questo compito veniva assolto non dal santo in persona bensì da un demone da lui sconfitto che, costretto a fare ammenda, si infilava nelle case degli ignari abitanti attraverso il camino.
In alcuni paesi del Nord Europa la figura di Santa Claus si è uniformata al folklore locale, divenendo il Julbock (o “capretta di Yule”) o il più recente Tomte, figura mitologica svedese e norvegese. In ogni caso si tratta di creature mitiche pagane dispensatrici di doni durante il periodo natalizio.
Il Babbo Natale contemporaneo, quello che iconoclasticamente conosciamo tutti, è però un’invenzione americana: nato dalla penna di Clement C. Moore nel 1822, fu preso poi in prestito dalla Coca-Cola che durante gli anni ’30 lo utilizzò per la sua campagna pubblicitaria natalizia vestendolo con gli ormai classici colori bianco e rosso.
4. Le ghirlande, il vischio e l’agrifoglio
Le “piante” natalizie
L’uso di attaccare ghirlande natalizie è per lo più americano o nord europeo e con la religione non ha nulla a che fare. Potremmo anzi definirlo un costume pagano in quanto le ghirlande, anticamente, venivano attaccate sulle porte di casa come atto propiziatorio per l’inizio dell’inverno, quasi un modo per sconfiggere l’oscurità e aspettare il rifiorire della natura.
Qui da noi, in Italia, l’uso non ha mai attecchito, probabilmente per la forte impronta religiosa che da noi il Natale mantiene e perché, in un certo sento, per noi le ghirlande di fiori richiamano la morte.
Anche quella del vischio e del relativo bacio sotto di esso è un uso e costume angloamericano. Il vischio è una pianta che, da sempre, è stata ritenuta di buon augurio. Per alcune culture (come quella celtica) era addirittura dotata di enormi poteri ed era ritenuta sacra.
Leggi anche: Cinque gustose ricette di dolci di Natale
Germanico invece è l’uso e costume di baciarsi sotto una pianta di vischio, forse legato al fatto che il vischio simboleggia fertilità, ma non sembra ci sia una comprovata ragione che giustifichi tale usanza.
Infine l’agrifoglio, quella pianta dalle foglie bianche e frutti rossi, veniva offerto a Saturno durante i saturnali perché sacro al Dio; fu poi presa in prestito dal cristianesimo e utilizzata come decorazione economica.
5. I doni
Uno scambio simbolico che è divenuto consumistico
L’usanza di scambiarsi doni il giorno di Natale sembrerebbe derivare anch’essa dal tradizionale scambio di doni durante i Saturnali romani, che si svolgevano tra il 17 e il 23 dicembre.
In questo periodo dedicato al Dio Saturno gli antichi romani si scambiava piccoli regali (denominati strenne) e imbandivano grandi banchetti (come, al giorno d’oggi, si imbandiscono i cenoni natalizi). I doni, però, al tempo venivano scambiati anche con l’arrivo del nuovo anno e sembra che entrambe le tradizioni siano confluite nell’attuale.
Al giorno d’oggi quello dei doni è divenuto però più un rito consumistico che lo scambio disinteressato di regali.
Si è perso il valore simbolico di questa tradizione, quello che spinge i bambini a svegliarsi desiderosi di aprire i loro pacchi o di attendere che scocchi la mezzanotte del 24 dicembre. E forse si è perso anche quello degli adulti, di una dimostrazione di affetto e amore.
E voi, quale curiosità natalizia preferite?