
La bicicletta è diventata sempre più, ai giorni nostri, un mezzo economico e rapido per spostarsi. Semplice da parcheggiare, occupa molto meno posto di un’automobile, non consuma carburante e, quindi, non causa inquinamento. Evita lo stress del traffico e ci mantiene in forma.
In quest’articolo ripercorriamo alcune curiosità sulla bicicletta. Vedremo quando è nata la prima vera due ruote. Scoprirete che c’è chi pedala intenzionalmente in modo distinto e di gusto. Leggerete qualche aforisma. Infine, troverete qualche indicazione sulle caratteristiche personali del ciclista utili sul lavoro e su cosa siano le autostrade per ciclisti.
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Indice
La prima bicicletta fu inventata nell’Ottocento
Da Leonardo da Vinci ai giorni nostri
I primi tentativi di progettazione di una bicicletta risalgono all’estro poliedrico di Leonardo da Vinci. In un suo disegno del 1490, contenuto nel Codice Atlantico, si trova la rappresentazione stilizzata di una struttura con due ruote, non troppo lontana dalla bicicletta così come funziona oggi. Tuttavia, è grazie all’inventiva del barone Karl Friedrich von Drais che nel 1817 si ha il primo prototipo utilizzabile di bici (chiamata Draisine o cavallo da passatempo).
Guidata grazie ad un semplice sterzo, sprovvista di freni e pedali, la velocità si otteneva e regolava usando i piedi. Fu, tuttavia, grazie a un maniscalco scozzese, Kirkpatrick MacMillan, che finalmente il primo mezzo moderno, munito di pedali, utilizzabile, pur con vari limiti, e definibile come bicicletta, nacque nel 1839. Da quel momento in poi il veicolo a due ruote ha subito nel tempo progressivi miglioramenti: sistema di pedalata rotatorio, ruote sempre più conformi al moto e comode, provviste di camere d’aria, trasmissione del movimento a catena, freni più sicuri.
Una bici per ogni esigenza
Lo sviluppo di questo mezzo è stato così grande che ai giorni nostri, ormai, la varietà di biciclette è diventata molto ampia: classica, sportiva, pieghevole, cargo, reclinata, a pedalata assistita, vintage. Per ogni gusto ed esigenza ce n’è una, dunque, ma soprattutto la bicicletta, un mezzo in apparenza così semplice, ne ha fatta di strada negli ultimi due secoli!
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Anche pedalare con eleganza si può
Sulla sella con stile
Chi ha detto che pedalare è sinonimo di poco elegante o raffinato? Ormai in città, specie se di grande dimensione e con molto traffico, la bicicletta è sempre più usata per muoversi: perché non fare di necessità virtù? Pedalare con stile, con un abbigliamento curato e bello (non in tuta in lycra da ciclista) e su biciclette personalizzate in modo da renderle e sentirle proprie, in grado di rispecchiare un pizzico della nostra soggettività e considerabili alla stregua di oggetti di cui essere orgogliosi e da mostrare, si può.
Il movimento Cycle chic è nato in Danimarca nel giugno 2007 grazie all’iniziativa di Mikael Colville Andersen che iniziò a postare scatti di biciclette sul blog omonimo, cui si aggiunsero in seguito quelli di altri fotografi appassionati di bicicletta. Un movimento che ha esattamente come motivo fondante il duplice scopo di far vedere che è bello, elegante e aggraziato andare in bicicletta e di invogliare più persone possibili ad adottarla come mezzo di spostamento abituale.
La capitale italiana del Cycle chic è Milano
Il Cycle chic si è poi rapidamente diffuso in tutta Europa nei contesti urbani come simbolo di tale cultura e filosofia di vita, da propagandare il più possibile con l’esempio e con il raccontarlo sulle pagine di blog, pagine di social network e siti. Il movimento è diffuso anche in Italia, tramite il network Italian Cycle Chic e Milano è la città più dinamica in tal senso.
Aforismi sulla bicicletta
Da Ivan Basso ad Albert Einstein
Molti pensatori, personaggi famosi e professionisti delle due ruote hanno espresso riflessioni brillanti e piene di saggezza sulla bicicletta e sul suo utilizzo. L’ex ciclista su strada, ora dirigente sportivo, Davide Cassani ha detto: «[La bicicletta] ti fa stare bene, ti dà la possibilità di sentire, di parlare, di vedere il mondo da un’altra angolazione. La bicicletta ti fa tornare indietro nel tempo. Ti fa tornare ragazzo», paragonando quindi l’andare in bicicletta a un elisir di giovinezza, in primo luogo mentale.
Il giornalista Didier Tronchet ha, inoltre, affermato: «Nessuna delle nostre piccole sofferenze quotidiane resiste a un buon colpo di pedale. Tristezza, attacchi di malinconia… inforchiamo la bicicletta e fin dalle prime pedalate abbiamo l’impressione che un velo si squarci». Una sana pedalata diventa così un modo per ritrovare il contatto profondo con se stessi e cacciare via le afflizioni dell’animo.
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Il campione Ivan Basso ha osservato: «La bicicletta insegna cos’è la fatica, cosa significa salire e scendere – non solo dalle montagne, ma anche nelle fortune e nei dispiaceri – insegna a vivere. Il ciclismo è un lungo viaggio alla ricerca di se stessi». Un pensiero che dice molto di quanto sia importante e formativo per la vita lo sport che si è scelto di praticare.
Chiudiamo, infine, anche se ce ne sarebbero molti altri, con il grande fisico Albert Einstein al quale dobbiamo l’aforisma: «La vita è come andare in bicicletta: se vuoi stare in equilibrio, devi muoverti». Un invito ad agire senza scoraggiarsi quando c’è bisogno di far fronte alle piccole e grandi circostanze della vita, perché solo così troviamo soluzioni che ci portano all’equilibrio.
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Ciclisti e soft skills
Ricercati dalle aziende
Vi sono aziende che amano assumere ciclisti per l’abbondante ventaglio delle loro soft skills, ovvero di quelle caratteristiche personali (sono dette infatti anche people skills) connaturate con noi che usiamo d’abitudine nella nostra vita quotidiana e che, quindi, portiamo anche sul luogo di lavoro. Come, ad esempio, tra le molte, la capacità di gestire il tempo, la capacità di collaborazione e la flessibilità.
Chi usa abitualmente la bicicletta, infatti, acquisisce un senso del tempo più acuto ed è perciò portato a sprecarne meno, a organizzarlo saggiamente e a essere puntuale. Il ciclista si riconosce parte di un gruppo e ciò aiuta in tutti quei posti di lavoro in cui l’attività di squadra, fortemente basata sull’interazione, la reciprocità e la comunicazione, è fondamentale per la buona riuscita di compiti e operazioni.
Pianifica e fa fronte agli imprevisti
È capace sia di pianificare (basti pensare alla scelta degli itinerari, alla stima dei tempi di percorrenza) che di far fronte a eventi improvvisi (condizioni meteorologiche avverse arrivate inaspettatamente, forature, guasti di parti meccaniche) e questa caratteristica, questo suo essere flessibile, aiuta a superare con successo le difficoltà e i problemi che si presentano quotidianamente negli uffici o nei reparti.
Esistono autostrade per le biciclette
Dritti alla meta
In molti paesi europei le piste ciclabili e le corsie riservate al transito delle due ruote sono una realtà diffusa e consolidata, creata appositamente per agevolare la vita dei ciclisti. In alcuni, poi, come la Danimarca, il Regno Unito, la Svezia e la Germania già da anni si lavora a progettare e realizzare vere e proprie “autostrade” ciclabili. Il termine “autostrade” può sembrare strano, ma proprio come per le auto, le autostrade per ciclisti, oltre a consentire di pedalare a velocità elevata, sono soggette a cura e manutenzione costanti e presentano caratteristiche specifiche.
Larghe più di una normale ciclabile, sono il più possibile rettilinee. Durante l’inverno la neve viene rimossa e il ghiaccio eliminato con idonei mezzi. Non sono ricavate da strade percorse da auto ma sono destinate esclusivamente a ciclisti. Un esempio particolarmente interessante di autostrada lo possiamo ritrovare in Germania. All’inizio di quest’anno è stato avviato il progetto per costruirne una larga 5 metri e lunga 60 chilometri distesi tra Dortmund e Duisburg.
L’attenzione all’ecologia
Un percorso interurbano in pianura, sostanzialmente lineare e senza incroci. Certo 60 chilometri tutti in bici sono tanti, ma di sicuro rappresentano un modo di collegare le grandi città in modo intelligente (i tedeschi amano moltissimo andare in bicicletta), ecologico e lungimirante.
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