
La cucina tipica siciliana ha fatto e continua a far scuola in Italia e nel mondo. La cultura palermitana, nella sua accezione più ampia, è un eccezionale melting-pot di etnie e civiltà storiche che hanno abitato e contaminato l’isola più grande del Mediterraneo. Tale contaminazione è permeata attraverso i secoli, condizionando prepotentemente la tradizione gastronomica del luogo. Basta fare un giro per le vie del centro cittadino per rendersi conto di quanto sia radicato il culto del cibo nella società palermitana.
Oggi Palermo è la quinta città al mondo nella classifica del miglior cibo da strada, questo grazie ad incredibili specialità tipiche apprezzate da turisti di tutto il mondo.
Tra le tante pietanze, cinque in particolare rappresentano al meglio la città: dalle Panelle allo Sfincione, dal Pani câ meusa alle Stigghiola, senza dimenticare le gustosissime Arancine. Ecco quindi cinque deliziosi street food palermitani da assaggiare assolutamente durante una visita del capoluogo.
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Indice
Panelle e crocchè
L’incubo dei dietisti, il sogno dei ghiotti
C’è poco da dire, in cucina esistono alcune accoppiate geniali assolutamente vincenti. I bambini ne vanno letteralmente matti e non è affatto complicato comprendere il motivo: Panelle e crocchè sono il primo street food da gustare a Palermo. Le panelle sono frittelle a base di farina di ceci, le crocchè non sono altro che i cazzilli napoletani, ovvero crocchette di patate aromatizzate con menta.
Davvero eccezionali nel gusto, sono la principale causa di sovrappeso e obesità infantile tra i piccoli palermitani. Non si può proprio dire che si tratti di un alimento salubre, tuttavia resistervi risulta impossibile anche a dietisti ed appassionati di fitness.
Gli arabi hanno il merito di aver “inventato” le panelle, sperimentando ricette con la farina di ceci già nel IX secolo. Le crocchè invece sono una pietanza condivisa con i cugini partenopei; è probabile quindi che le loro origini possano essere ricondotte al periodo delle dominazioni spagnole in Campania e Sicilia.
Il trittico delle meraviglie è il seguente: pane, panelle e crocchè. Secondo la tradizione infatti vanno condite con sale e limone ed accompagnate dalla classica mafalda con cimino (seme di sesamo).
Sono uno spuntino tipico che va acquistato e consumato in strada. I luoghi più apprezzati in cui poter mangiare panelle e crocchè sono la friggitoria ambulante di “U zù Toto” vicino la Caserma Cascino, e da “Ni Franco u vastiddaro”, ristorante tipico di Piazza Marina dove viene servita una golosa variante con l’aggiunta di melanzane fritte chiamata “Triplo”.
U Pani câ meusa
Milza e polmone, dagli ebrei ai giorni nostri
Se Palermo è stata inserita nella classifica delle città da visitare in Italia, il merito è anche della sua incredibile tradizione culinaria. Tra le tante gustose pietanze, una in particolare detiene un posto speciale nel cuore (e nello stomaco) dei palermitani: U Pani câ meusa.
Non sei un vero palermitano se non ami questo piatto.
Questa è una pietanza esclusiva della città: una pagnotta morbida imbottita di milza e polmone di vitello bolliti e poi soffritti nella sugna.
Il pane con la milza nasce nel Medioevo, quando gli ebrei venivano ricompensati con le viscere degli animali per il lavoro di macellazione della carne da loro svolto. Essi erano soliti cibarsi di tali viscere o rivenderle all’interno del pane per poterne ricavare denaro.
Secondo la tradizione può essere servito “maritatu”, ovvero accompagnato con ricotta o scaglie di caciocavallo, oppure “schettu”, semplicemente condito con limone e pepe.
Riconosciuto dai palermitani come il vero re della milza, il “mìevusaro” più apprezzato è Rocky Basile, ambulante storico che lavora nella zona della Vucciria, antico mercato rionale. Altri luoghi in cui poter gustare tale specialità sono l’Antica Focacceria San Francesco, da Piddu Messina nel corso Alberto Amedeo e da Nino u ballerino in corso Finocchiaro Aprile.
U’ Sfincione
La pizza palermitana
La pizza tipica palermitana è lo Sfincione: caratterizzata da un impasto soffice, condito da una salsa a base di pomodoro, acciughe, origano, cipolla e caciocavallo. Il suo nome deriva dal latino spongia, per l’appunto “spugna”.
Tipica scena palermitana: “U Sfinciunaru”, a bordo della classica “lapina” (motoveicolo a tre ruote), che attira l’attenzione dei passanti gridando ad alta voce la frase: «Scairsu r’uogghiu e chin’i pruvulazzu». Ecco, questo è esattamente il modo in cui viene venduto lo sfincione.
La frase “abbanniata” (gridata) allude alla qualità del cibo: se la pasta fosse eccessivamente carica d’olio, risulterebbe poco morbida e quindi meno appetibile.
Il riferimento al “pruvulazzo” (polvere) invece indica la consistenza adatta del composto di salsa utilizzato per condire la soffice pasta: tale composto sarebbe carico di polvere per via delle presunte scarse condizioni igieniche dei luoghi in cui viene preparato lo sfincione. Anche questo è un piatto povero originariamente consumato dai ceti bassi della popolazione.
Come il pane con la milza, lo sfincione è un piatto esclusivo del territorio palermitano. Viene preparato nelle pizzerie, nelle gastronomie e nei panifici. Il migliore sfincione della città si dice sia quello preparato nel rinomato Panificio Graziano a Sferracavallo.
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I’ Stigghiola
Budella greche
Potranno sembrare un alimento disgustoso, in realta le “stigghiola” sono quanto di più raffinato un vero palermitano possa desiderare. Si tratta di budella di agnello lavate in acqua e sale ed infilzate ad uno spiedino, condite con prezzemolo ed occasionalmente cipolla. Vengono preparate sulla brace dagli “stigghiolari” nei bordi delle strade.
Pare siano state introdotte nella dieta alimentare palermitana dai greci. A confermare questa tesi vi sarebbe la presenza di piatti simili alle stigghiola nella cultura culinaria ellenica, come ad esempio i Kokoretsi.
Per il palermitano mangiare le stigghiola è un rito: attorno alla brace dello stigghiolaro si riuniscono giovani e anziani, donne e bambini. In genere si accompagnano con una bottiglia di birra fresca.
Di stigghiolari eccezionali ce ne sono davvero tanti; i migliori si trovano di fronte al mercato ittico, in piazza Kalsa, in viale Regione sotto il ponte vicino ai Pagliarelli ed in via Ernesto Basile Alta, nella corsia che scende verso il centro (zona università).
Le Arancine
Lo street food siciliano per eccellenza
Cosa sono le arancine? Semplicemente il migliore degli street food palermitani. Piccole sfere di riso e ragù di carne e piselli, avvolti da una croccante panatura… Da leccarsi i baffi! Esistono numerosissime varianti ma sono due le classiche intramontabili: l’arancina al ragù e l’arancina al burro.
Le origini dell’arancine sono particolarmente discusse ed oggi è impossibile risalire con esattezza al luogo e periodo d’origine. Ad ogni modo è probabile che siano nate durante l’alto Medioevo, per via della presenza di zafferano, aroma spesso utilizzato dagli arabi.
Secondo la tradizione, ogni palermitano è socialmente obbligato a “sbutriàrsi” (abbuffarsi) di arancine in occasione della festa di Santa Lucia (il 13 dicembre). Oltre che sulle origini, si discute anche sul genere del sostantivo: femminile per i palermitani, maschile per i catanesi.
Secondo il parere dei cittadini tre sono i luoghi in cui è possibile mangiare le migliori arancine: da Oscar, in via Mariano Migliaccio, al Bar Alba in Piazza San Giovanni Bosco e da Scatassa in Via Ammiraglio Rizzo.