
L’intimità è una di quelle cose che nascono in genere da sole, in mille modi diversi, ma che è difficile creare artificialmente. O almeno così siamo soliti pensare. In realtà, gli studiosi si sono dati molto da fare, negli anni, per capire le interazioni sociali. E per identificare i modi in cui decidiamo di legarci a una persona piuttosto che ad un’altra. Ebbene, uno dei risultati che sembrano aver trovato è che esistono delle domande da fare a un amico che permettono davvero di superare l’imbarazzo, le paure e la naturale ritrosia, e creare invece un solido legame.
Lo studio di Arthur Aron
Lo studio a cui stiamo facendo riferimento è quello condotto verso la fine degli anni ’90 dallo psicologo Arthur Aron. In un interessante resoconto [1], lo studioso americano ha presentato i risultati di un’ampia ricerca. Risultati a loro modo entusiasmanti.
Il test, di cui parleremo tra poco, fu infatti proposto a coppie di persone che non si conoscevano. Dopo meno di un’ora quasi tutti i partecipanti si sono scoperti intimamente legati all’estraneo che avevano di fronte. E un paio di coppie hanno finito addirittura per sposarsi.
Ma in cosa consisteva questo test? Era molto semplice. Le due persone venivano poste l’una di fronte all’altra, con in mano una lista di 36 domande da rivolgersi. I tempi erano abbastanza stretti. La durata dell’incontro non doveva superare infatti i 45 minuti, quindi in media ognuno aveva circa 30 secondi per rispondere ad ognuna delle sue 36 domande.
Alla fine, inoltre, bisognava dedicare 4 minuti a stare fermi in silenzio a guardarsi negli occhi. Una cosa che molti hanno definito indispensabile per la buona riuscita dell’esperimento.
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Anche i quesiti, comunque, avevano un peso non indifferente. I primi servivano a rompere il ghiaccio. Poi, man mano che si proseguiva, arrivavano quelle che molti riterrebbero domande imbarazzanti da fare a un amico, figuriamoci ad un estraneo.
Alcune erano più personali e intime, altre più generiche. Certe originali, altre più banali. Alcune divertenti, alcune tristi. Insomma, il campionario di possibili domande da fare a un amico era molto ampio. Tra quei 36 quesiti, ne abbiamo scelti cinque che ci sembrano più significativi. Provateli e vedete se raggiungono davvero lo scopo.
Indice
1. Sentirsi grati
Entrare nella sfera dei valori personali
Le domande del test di Arthur Aron e dei suoi collaboratori sono divise in tre gruppi. Come detto, le prime 12 servivano soprattutto a rompere il ghiaccio, a far entrare in sintonia i due interlocutori. C’era, comunque, anche qui qualcosa di interessante. Qualcosa che andava a scavare su questioni abbastanza intime e personali.
Per darvi solo qualche esempio, la lista si apriva così: «Chi vorresti avere come ospite a cena, se potessi scegliere tra tutte le persone al mondo?». Alla due, poi: «Ti piacerebbe essere famoso? Per che cosa?» E alla tre: «Ti capita mai di provare quello che devi dire prima di fare una telefonata? Perché?»
Niente di trascendentale, né niente di cui vergognarsi. Ma si passava dalle passioni facili da confessare a qualcosa di comunque più personale, che pochi conoscevano.
Per quali cose della tua vita ti senti più fortunato/grato?
Poi, alla domanda numero 9, arrivava il testo che trovate qui sopra. «Per quali cose della tua vita ti senti più fortunato/grato?» Qua entriamo nella sfera dei valori, che è sempre molto intima.
Certo, una sfera ancora positiva: non si chiede di raccontare disgrazie, ma cose belle. Eppure pur sempre qualcosa di privato. Si inizia, insomma, a fare sul serio, un po’ alla volta. Ed è un buon punto da cui partire anche per noi.
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2. Sogni irrealizzati
E perché sono ancora nel cassetto?
Passiamo alle domande del secondo gruppo. Qui ce ne sono parecchie di interessanti, perché effettivamente si comincia a trattare anche temi delicati. Si chiede conto dell’amicizia e dell’amore, si raccontano dettagli personali, sia belli che brutti. Ma a tutto questo ci si arriva, anche in questo caso, un po’ per volta.
Ad aprire la sezione è la domanda seguente: «Se potessi vedere in una sfera di cristallo la verità su te stesso, la tua vita, il futuro o qualsiasi altra cosa, che cosa vorresti sapere?». Si entra nel campo dei desideri, quelli a cui però può darsi che l’interlocutore non abbia neppure mai pensato.
Chi di noi pensa alle sfere di cristallo? Nessuno. Eppure una domanda di questo genere ci mette a confronto con noi stessi e con la nostra curiosità. E, soprattutto, con la direzione verso cui va la nostra voglia di conoscenza.
C’è qualcosa che sogni di fare da tanto tempo? Perché non l’hai fatto?
Ma è soprattutto la seconda domanda del secondo gruppo a interessarci. La trovate qui sopra e riguarda i sogni. Fate attenzione, però, perché è molto meno semplice di quanto possa sembrare. In primo luogo vi chiede qual è il vostro sogno nel cassetto, e fin qui è qualcosa di piuttosto consueto.
Ma poi, a bruciapelo, vi chiede anche di chiarire perché quel sogno non è mai stato realizzato. Vi chiede di fare i conti con voi stessi e, diciamolo pure, con i vostri fallimenti, e di raccontarli alla persona che avete di fronte. Senza dubbio una delle più particolari domande da fare a un amico.
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3. Brutti ricordi
A metà del guado
Le domande 17 e 18, ovvero la quinta e la sesta del secondo gruppo, tirano in ballo i ricordi. Si comincia con qualcosa di positivo: «Qual è il tuo ricordo più caro?» Ognuno risponde, condividendo qualcosa che probabilmente, giunti a quel punto, aveva già voglia di condividere. Qualcosa a cui aveva già fatto forse riferimento anche nelle domande precedenti.
Poi però arriva anche la domanda 18, quella che trovate in grassetto qui sotto: «Qual è il tuo ricordo peggiore?» Perché non c’è mai il positivo senza il negativo, la gioia senza la tristezza. E dopo aver raccontato la prima, arriva il momento di narrare anche la seconda. Anche se è difficile e faticoso.
Qual è il tuo ricordo peggiore?
Qui siamo esattamente a metà del ciclo delle trentasei domande. Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo voluto mettere questa domanda alla posizione numero 3 su 5, cioè a metà. Il clima che si sta instaurando non è più quello dell’inizio.
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Si sono dette cose che non si dicono tanto facilmente, e un senso di intimità si è già in parte formato. Insomma, le domande da fare a un amico ci stanno portando a conoscere davvero meglio chi abbiamo di fronte. E ad aprirci a nostra volta.
4. Se morissi tra un anno
Sei soddisfatto della tua vita?
Rimaniamo per un’altra domanda sul gruppo di mezzo. E affrontiamo uno di quei quesiti che non solo permette all’altro di capirci, ma anche a noi stessi di valutare la nostra vita.
La domanda, in grassetto, la trovate qui sotto tra qualche riga, ma per comodità ve la riportiamo subito: «Se tu sapessi che entro un anno improvvisamente morirai, cambieresti qualcosa del modo in cui stai vivendo? Perché?»
Si tratta di una di quelle domande che ti mettono con le spalle al muro. Non tanto perché ci spaventi la possibilità di morire a breve – è un’eventualità in questo caso solo ipotetica, e lo sappiamo bene – quanto perché davanti a una questione del genere non possiamo certo trincerarci dietro a frasi di circostanza.
La morte ci accomuna tutti. E la morte, come dicevano gli esistenzialisti, è il momento in cui facciamo i conti con noi stessi.
Se tu sapessi che entro un anno improvvisamente morirai, cambieresti qualcosa del modo in cui stai vivendo? Perché?
E allora, com’è la vita che stiamo vivendo? Ci soddisfa? In cosa la cambieremmo? E, soprattutto, ci va di dirlo a chi abbiamo di fronte, a questo amico che conosciamo ancora poco? Ci va di mettere a nudo le nostre debolezze e insoddisfazioni?
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5. L’incendio in casa
Cosa conta davvero?
L’ultima delle domande da fare a un amico la traiamo dal terzo gruppo, quello finale. Sono domande, queste, in cui si rimettono da parte le confessioni intime e ci si sposta nuovamente sui valori. Ma questa volta l’analisi è più profonda, dopo essere passati attraverso le confidenze della seconda parte.
La domanda che abbiamo scelto è la trentaquattresima, la terzultima. Chiede all’interlocutore di immaginare una situazione particolare e poi fare una scelta. La situazione è un incendio in casa.
Mettendo da parte persone e animali, a cui ovviamente vanno i nostri primi pensieri, cosa ci dispiacerebbe di più perdere? Per cosa torneremmo in casa, in un ultimo disperato tentativo di salvare il salvabile?
La tua casa prende fuoco, con dentro tutto quello che possiedi. Dopo aver salvato le persone che ami e gli animali, hai il tempo per fare un’ultima corsa dentro e portare via un solo oggetto. Quale sarebbe? Perché?
Qui ognuno deve trovare una cosa, ma soprattutto spiegare perché quella cosa dovrebbe avere la priorità rispetto alle altre. Cosa può essere? Un libro, ad esempio? E perché proprio quel libro? Che valore affettivo ha per voi? Oppure un album di fotografie? E che fotografie ci sono dentro? Perché proprio quell’album invece di un altro?
Oppure siete dei contabili e la prima cosa che andate a salvare è la cartellina con le vostre dichiarazioni dei redditi? Insomma, la scelta può dir molto di voi. E farvi conoscere ancora più profondamente dagli altri.
Note e approfondimenti
[1] Lo potete consultare qui. ↑