Cinque eccezionali autori della Generazione perduta

Ernest Hemingway al tavolo da lavoro

Denominazione romantica e malinconica, quella della Generazione perduta è stata coniata da Ernest Hemingway e compare per la prima volta nel suo primo romanzo, Fiesta, pubblicato nel 1926. Ne fa parte un gruppo di scrittori, poeti, saggisti e artisti in generale che hanno raggiunto la maggiore età ai tempi della Grande guerra, finendo di conseguenza a combattere al fronte.

L’origine del nome

In un’altra lettera, Hemingway spiega come in realtà il termine gli sia stato suggerito da Gertrude Stein, anzi, più precisamente dal meccanico che le custodiva l’automobile. Del resto, tra un motore rotto e un giovane partecipante di guerra non vi è apparentemente nulla in comune, ma in realtà entrambi subiscono un incidente che impedisce loro di tornare ad essere come prima. Chi vive il dramma della guerra in prima persona, infatti, difficilmente riesce a dimenticarlo.

Basti pensare a Francis Scott Fitzgerald: la sua breve permanenza sul campo di battaglia viene poi sostituita dalle innumerevoli feste a cui partecipa, anche se fa ripetere quella macabra esperienza a quasi tutti i suoi personaggi. Gli altri autori appartenenti a questa sfortunata generazione possono vantare di un legame particolare, che li spinge ad essere simili nella scelta di affrontare alcune stesse tematiche. Scopriamo perciò qualcosa in più su di essi e sulla loro produzione.


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Ezra Pound

Un amore spropositato per l’Italia

Ezra Pound negli ultimi anni della sua vitaPoeta, saggista e traduttore, Ezra Pound nacque nel 1885 a Hailey, negli Stati Uniti, ma nutriva una forte passione per il Bel Paese. Iniziò infatti ad intraprendere dei viaggi sin da adolescente insieme ad una prozia e sempre molto presto manifestò il suo desiderio di diventare un poeta. La sua formazione avvenne in diversi istituti, dove conobbe altri futuri poeti e si appassionò alla filologia romanza e all’antica letteratura provenzale.

Quando aveva poco più di vent’anni lasciò gli Stati Uniti per stabilirsi in Europa: fu proprio a Venezia che trasse la maggiore ispirazione per scrivere e pubblicare la sua prima raccolta di poesie, intitolata A lume spento. Si spostò poi a Londra, dove collaborò con altri grandi artisti dell’epoca, come Joyce o Eliot. Durante la guerra nacque invece il suo interesse per gli autori giapponesi, di cui divenne traduttore.

E la carità più profonda
si trova fra chi ha infranto
le regole

La sua opera principale è Canti, che cominciò a pubblicare a partire dal 1917 e che racchiude poesie che affrontano temi come la nostalgia per l’arte del passato. Parallelamente alla composizione letteraria, Ezra Pound si avvicinò al fascismo italiano, elogiando Mussolini e insistendo per incontrarlo e proporgli le proprie soluzioni economiche. Questo suo attaccamento al regime gli costò una pena da scontare nel suo paese d’origine ma, quando gli venne diagnosticata la schizofrenia, poté tornare in Italia, dove morì a Venezia nel 1972.

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T.S. Eliot

Premio Nobel di modernismo e immagine

Thomas Stearns Eliot, il teorico del modernismoData la sua naturalizzazione inglese, è quasi strano credere che Thomas Stearns Eliot sia nato negli Stati Uniti. Invece il poeta, critico, saggista e drammaturgo era originario di Saint Louis e sempre in America ricevette una prima educazione alla celebre università di Harvard. Lì apprese molto sulla letteratura europea, cosa che lo spinse a cambiare continente e a completare gli studi in altre prestigiose facoltà come Oxford e la Sorbona.

Le sue maggiori opere vennero pubblicate tra gli anni Venti e Trenta in uno stile chiaramente modernista. Al centro della sua poetica compaiono quindi le immagini, che non danno suggerimenti logici diretti, ma piuttosto emotivi. Quelli furono inoltre gli anni in cui divenne un suddito britannico: nel 1927 entrò infatti ufficialmente a far parte di una nazione con cui si identificava in materia politica, letteraria e religiosa.

Il grande poeta, nello scrivere se stesso, scrive il suo tempo.

La Terra desolata e la raccolta Quattro quartetti sono probabilmente i suoi due capolavori, che si distinguono per i toni pessimistici del primo e più spirituali per quanto riguarda il secondo. Del resto in Eliot, come negli altri autori di questa generazione, permase sempre lo stato di shock successivo alla guerra. Per questo motivo abbracciò i temi malinconici della solitudine dell’artista, dell’alienazione e, più in generale, della profonda crisi della cultura occidentale.

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Henry Miller

L’oscenità degli argomenti tabù

Il romanziere americano Henry MillerDiversamente da Ezra Pound e da T.S. Eliot, che erano entrambi molto affascinati dall’atmosfera europea, Henry Miller visse prevalentemente negli Stati Uniti, eccetto per un periodo trascorso a Parigi. Nacque a New York nel 1891 da due immigrati tedeschi e si distinse sin dalla giovane età per il carattere impulsivo: anziché utilizzare i soldi ricevuti dal padre per pagarsi gli studi universitari, fece la fuitina con una donna molto più matura di lui.


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Inizialmente non si dedicò alla scrittura: si spostò in lungo e in largo per gli Stati Uniti, svolgendo anche professioni molto umili, finché non ritornò a casa ed aiutò il padre a portare avanti l’attività nella sartoria di famiglia. Il primo avvicinamento alla letteratura avvenne negli anni Venti, incoraggiato dalla seconda moglie. Fu proprio nel 1924, infatti, che Miller pubblicò a proprie spese Mezzotints, una raccolta comprendente una quindicina di testi.

Confusione è parola inventata per indicare un ordine che non si capisce.

A fare davvero scalpore furono però Tropico del Cancro (1933), Primavera nera (1936) e Tropico del Capricorno (1938). Queste opere, che raccontano con dovizia di particolari delle sue esperienze sessuali, furono in un primo momento censurate. Tuttavia riuscirono poi a circolare comunque nella sua nazione, anche se clandestinamente. Molti autori lo difesero, ma i riconoscimenti arrivarono più tardi, quando vari scrittori della Beat Generation presero spunto dal suo stile.

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John Dos Passos

Tra collettivismo e riflessioni pessimistiche

John Dos PassosCome Henry Miller, John Roderigo Dos Passos si dedicò per breve tempo alla pittura, anche se spiccò naturalmente come scrittore. Nato a Chicago nel 1896, visse una situazione familiare piuttosto instabile e difficile durante i primi anni della sua vita, dal momento che nacque da una relazione clandestina: sua madre era l’amante di un ricco avvocato, che la sposò, riconoscendo la paternità dell’autore, solo quando divorziò dalla prima moglie.

Dopo il college, Dos Passos iniziò la carriera per diventare architetto, anche se quasi immediatamente decise di mandare tutto all’aria, riconoscendo la propria passione per la scrittura e per il giornalismo. Durante la Prima guerra mondiale dovette tuttavia mettere da parte il sogno di pubblicare delle opere per prestare servizio presso la Croce Rossa prima e nel corpo sanitario statunitense poi.

La guerra è un maledetto nonsenso – un vasto cancro alimentato dalle bugie e dalla cattiveria auto compiacente da parte di coloro che non devono combattere.

Il tema della guerra viene da lui affrontato nel romanzo I tre soldati (1921), in cui il protagonista, John Andrews, decide di partire per il fronte proprio per ritrovare se stesso e una ragione per cui vivere, anche se poi si rende conto della drammaticità della vita militare. Altra opera cupa, pessimista e profondamente incentrata sul collettivismo è Manhattan Transfer (1925), che racconta in modo toccante come ognuno di noi possa diventare vittima di un ritmo di vita tanto frenetico come quello della città di New York.

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Ernest Hemingway

Uno degli scrittori per eccellenza del XX secolo

Ernest Hemingway a pescaOltre che il “padre” della Generazione Perduta, Ernest Hemingway è passato alla storia per essere uno degli autori migliori su cui il Novecento potesse contare. Nacque nel 1899 ad Oak Park, un sobborgo di Chicago, e dimostrò sin dall’inizio la sua indole piuttosto ribelle. A rendersi conto della sua dote letteraria furono due insegnanti. I genitori avevano invece per lui grandi progetti, ma Hemingway deluse le loro aspettative rifiutandosi di intraprendere gli studi universitari.

Si recò infatti a Kansas City, dove iniziò a lavorare per un quotidiano locale, dando inizio alla sua carriera di giornalista. Questa professione gli permise di combinare la passione per la scrittura con quella per l’avventura: quelli erano gli anni dei grandi conflitti mondiali, di conseguenza Hemingway viaggiò parecchio. Importanti furono il suo servizio di corrispondente di guerra negli anni Quaranta e i vari soggiorni a Parigi, grazie ai quali conobbe personalità di rilievo come Fitzgerald, Dos Passos e Sartre.

Se tu non mi ami, non importa, sono in grado di amare per tutti e due.

Prima di pubblicare romanzi veri e propri, si cimentò nella stesura di molti racconti. Alcuni dei suoi libri più famosi sono Fiesta (1926), Addio alle armi (1929), Per chi suona la campana (1940) e Il vecchio e il mare (1953), vincitore sia del Premio Pulitzer che del Premio Bancarella. Lo stile innovativo e i toni forti e schietti gli permisero di aggiudicarsi niente meno che il Premio Nobel per la letteratura nel 1954.

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