Cinque epici ribelli della mitologia greca

Cinque ribelli della mitologia greca

Ripassavo, assieme a mia figlia, le culture politeiste con particolare riguardo (mio) all’Olimpo degli dei greci. La maestra li aveva definiti “capricciosi”, io aggiungerei anche un po’ sadici. Alla base di tutto una grandissima invidia, un’invidia alla rovescia perché parte da chi ha di più, anzi, ha tutto visto che si tratta di divinità immortali, verso chi ha di meno, cioè gli uomini. E allora vai di sfide, punizioni, divieti e inganni con conseguenti catastrofi umane, perché seppure nel tempo senza tempo del mito, l’uomo ha sempre cercato di agire e difendere il suo anelito alla libertà.

La mitologia greca, perciò, è zeppa di miti sulla disobbedienza. A un’imposizione oppure a un divieto fermo e perentorio dettato dalla divinità, segue una reazione uguale e contraria da parte di un personaggio che, in questo modo, diventa l’exemplum di qualcosa, di un valore, di una lotta per cui è valsa la pena contravvenire a quella regola. Tanto che a diventare mito è colui che ha disobbedito ed è stato punito.

 

1. Prometeo

La disobbedienza che porta al progresso

Etimologicamente è colui che sa prima le cose, quindi non può che essere astuto e piuttosto pericoloso. L’intelligenza positiva di Prometeo lo rende un benefattore dell’umanità a scapito degli dei: egli ruba un elemento preziosissimo a Zeus per donarlo agli uomini, il fuoco.

Quella semplice scintilla, illuminerà il destino degli umani e sarà l’inizio del progresso, della scienza, delle arti e dell’emancipazione per l’uomo che riesce così ad appropriarsi di qualcosa che era stata, fino a quel momento, in mano al padre degli dei.

L’immagine dell’intelligenza e del coraggio associate al fuoco e poi punite per il troppo ardore di conoscenza sarà ripresa da Dante nel canto XXVI dell’Inferno: Ulisse e Diomede procederanno come due lingue di fuoco svettanti. Prometeo, alla fine, pagò molto caro il suo gesto di generosità, fu inchiodato sul Caucaso dove un avvoltoio gli divorava il fegato che, inesorabilmente, ricresceva.

La sua storia è raccontata in decine di opere, tra cui si segnalano le tragedie di Eschilo e il dramma Prometeo liberato di Shelley.

 

2. Orfeo

Tutto per amore

Orfeo perde l’amata Euridice e, sceso nell’Ade, grazie all’incanto del suo canto, riesce a convincere Persefone (moglie di Ade) a concedergli di riportare Euridice nel mondo dei vivi. A un’unica condizione: Orfeo non deve mai voltarsi a guardarla.

Ormai ce l’ha quasi fatta, il viaggio di ritorno si sta compiendo, ma la voglia di rivederla è più forte del divieto posto da Persefone. Orfeo si volta e perde Euridice che svanisce per sempre, uccisa due volte.

Me lo sono sempre immaginato, lo scatto repentino di Orfeo che non ce la fa e si gira. Quel gesto non è la conseguenza di una sciocca curiosità da sedare; Orfeo disobbedisce e si volta per quel bisogno di certezza, di vedere con gli occhi quello che si dovrebbe conoscere col cuore.

Il mito di Orfeo è raccontato nelle Metamorfosi di Ovidio, me viene citato anche nel Simposio di Platone e in varie opere e melodrammi, tra cui si segnala quella di Gluck.

 

3. Giasone

La disobbedienza alla legge dell’amore

Più famosa di lui fu la moglie Medea che, da Euripide in poi, non ha mai smesso di essere rappresentata a teatro, anche oggi.

Giasone è il campione della disobbedienza perché tradisce la legge dell’amore, la fedeltà coniugale, la dignità della moglie. E, nel giro di poco, diventa egli stesso vittima di colei che era stata tradita. Medea è una maga, ma è soprattutto una moglie che raccoglie tutte le sue forze e decide di non perdonare e vendicarsi brutalmente.

Basterebbe già questo ad essere intimoriti, ma lei è anche dotata di poteri magici e furbizia: il risultato sarà crudeltà e atrocità. Medea non risparmierà nessuno nella sua folle decisione, nemmeno i figli avuti con Giasone.

Oltre che in Medea, le vicende di Giasone sono raccontate principalmente nelle Argonautiche di Apollonio Rodio.

 

4. Tantalo

Rubare dal banchetto degli dei

Tantalo è un contrappasso dantesco ante litteram. Tantalo è il ricco re della Lidia, viene spesso invitato al banchetto degli dei e, un giorno, decide di rubare nettare e ambrosia per venderlo (alcune versioni del mito dicono regalarlo) agli uomini a cui mancava sempre qualcosa.

La punizione, molto dantesca, a cui andò incontro fu trovarsi nell’Ade immerso fino al mento senza potere bere e avere sul capo un albero ricco di frutti che non poteva raggiungere.

Il mito è raccontato nella Teogonia di Esiodo e nella terza Olimpica di Pindaro.

 

5. Cassandra

Negarsi agli dei

In molti miti greci, sottrarsi all’amore o al desiderio di una divinità condanna a guai eterni. Cassandra era la più bella tra le figlie di Priamo ed Ecuba e di lei si innamorò Apollo. Il dio, per averla, le chiese cosa volesse in dono, Cassandra rispose il dono della profezia.

Apollo la accontentò; la ragazza, tuttavia, si negò e venne punita. La nemesi del dio fu di lasciarle la preveggenza, ma di non essere creduta. Nessuno la ascoltò nemmeno quando, interpretando un sogno di Ecuba, predisse l’incendio di Troia. Ancora oggi, sentirsi dire «sei una Cassandra» non è propriamente un complimento.

La sua storia è citata in numerose opere classiche, tra cui spiccano ovviamente le omeriche Iliade e Odissea e Le troiane di Euripide.

 

E voi, quale ribelle della mitologia greca preferite?

Ecco cinque importanti ribelli della mitologia greca: vota il tuo preferito.

 

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2 COMMENTI

  1. Segnalo Aracne…Una donna della Frigia, descritta come “superba” perchè diceva di essere molto brava a tessere la tela. Ma, in effetti ERA molto brava. Talmente brava che quando Giunone la sfidò ad una gara (Come pretendeva questa donna qualunque di dirsi più brava di una Dea!) perfino l’IO narrante del mito, non riesce a dire che fosse Giunone la vincente. Non ci fu un miglior risultato (fa capire ancora l’IO narrante)…ma Aracne fu punita comunque per il continuare ad affermare di non essere inferiore alla dea.
    Eppure, il mondo oggi ci spinge ad affermarci, a non negarci per pura “obbedienza”. Forse non sempre coloro che sono definiti “dei” devono per forza esser superiori. Ammiro, il coraggio di Aracne di affermarsi!

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