
Yeats scriveva: «In dreams begin responsibilities». Chi ha una mente che scoppia di fantasia e immaginazione, ha anche delle responsabilità da portare avanti. Certo è che i grandi nomi del passato e del presente che ancora sono indimenticabili hanno avuto dalla loro parte una buona dose di immaginazione, per riuscire a vedere al di là del pensiero comune.
Toccare il fondo e poi risalire
Ma pure la fantasia, la curiosità e la ricerca continua di novità possono inciampare nel fallimento. Anche i migliori prima di arrivare sulla vetta hanno toccato il fondo. La paura di fallire: e chi non ce l’ha? Soprattutto in un’epoca come questa, incerta, burrascosa e ostile. Anche i più giovani, che ancora devono aprire le ali e spiccare il volo, hanno una gran paura di cadere e di non farcela.
Sarà che andiamo tutti talmente di fretta che ci stufiamo subito se non realizziamo con poco i nostri sogni. In un mondo di curricula, palcoscenici facili, competizione aggressiva, raccomandati e burocrazia astrusa, gli ostacoli sembrano dei fallimenti definitivi e i fallimenti appaiono come delle vergogne insormontabili.
Ma chi ha una determinazione di ferro e sa come imparare dai fallimenti ha mille porte aperte davanti a sé. Chi lo dice? Gli esempi di questi cinque big che un tempo hanno toccato il fondo.
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Indice
J.K. Rowling
I libri rifiutati da tutti
Lei, J.K. Rowling, la grandissima, la mamma del maghetto che ci ha fatto sognare e di altri meravigliosi libri usciti dopo il successo della saga di Harry Potter. Ha dato vita ad una delle storie più amate e conosciute di sempre, e che ancora incanta e fa emozionare. Chi non ha mai sentito parlare di Harry, Ron ed Hermione? Insomma, è una grande soddisfazione poter colpire la fantasia e il cuore di milioni di persone con le proprie parole.
Nel 2008 la Rowling fu chiamata a tenere un discorso di incoraggiamento per i laureandi di Harvard e scelse di focalizzare la sua attenzione proprio su un argomento particolare: il fallimento. Da quel discorso è stato poi tratto il libro Very Good Lives che l’autrice ha pubblicato da poco. Ma perché mai una donna come la Rowling dovrebbe parlare di fallimento? Perché lei è la fallita per eccellenza. O meglio, lo era.
Disoccupata, povera e madre
Cresciuta in una famiglia dove la creatività non era vista di buon occhio, si è ritrovata da giovane adulta con un matrimonio imploso e andato alla deriva, disoccupata, povera e madre single. Il suo romanzo più famoso? Inizialmente rifiutato e scartato dalle case editrici. Anche ora, dopo il successo avuto con Harry Potter, parla della miriade di rifiuti e porte in faccia ricevuti per i libri scritti sotto pseudonimo.
Un vero talento sorto da una situazione disperata e travagliata. La sua “ricetta”? Ci piacerebbe pensare allo zampino di un pizzico di magia, ma la realtà supera in bellezza l’irreale: la Rowling non ha mai smesso di credere in se stessa e di immaginare un futuro migliore.
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Albert Einstein
Uno studente tutt’altro che prodigioso
«Chi non ha mai commesso un errore, non ha mai provato nulla di nuovo». La frase è proprio di Einstein, un altro uomo grandioso che nella vita, prima del successo, ha sentito duramente il sapore del fallimento: non fu in grado di parlare fino all’età di 4 anni e, secondo i suoi insegnanti, non era un granché. Eppure, chiamarlo “fisico” oggi sarebbe fin troppo poco rispetto alla grandezza della sua figura.
Nel 1905, ricordato come annus mirabilis (non per nulla!), pubblicò tre articoli che avrebbero rivoluzionato per sempre la fisica: dimostrò la validità del concetto di quanto di Planck, fornì una valutazione quantitativa del moto browniano e l’ipotesi di aleatorietà dello stesso, espose la teoria della relatività ristretta, che precedette di circa un decennio quella della relatività generale.
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Premio Nobel ma anche personaggio molto popolare
Nobel per la fisica, genio indiscusso, guadagnò una fama insolita per uno scienziato, al punto che in molte culture popolari il suo nome divenne ben presto sinonimo di intelligenza e di grande ingegno. La sua immagine rimane tutt’oggi una delle più conosciute del pianeta, senza dubbio anche per la genuinità, la bontà e la spontaneità di Albert: un fisico-filosofo. «Impegnatevi cercando di creare non il successo, ma il valore in quello che fate»: sua anche questa frase.
In balia di una famiglia povera che dovette trasferirsi spesso durante la sua infanzia, bocciato all’esame di ingresso al Politecnico di Zurigo, unico dei diplomati in matematica e fisica all’università a non ricevere un posto come assistente, padre giovanissimo di una bimba che sarebbe morta dopo solo un anno di scarlattina e di Eduard, costantemente malato e sballottato tra ospedali psichiatrici. Per Albert, nonostante le difficoltà, il successo arrivò comunque e lo ha portato ad essere uno dei personaggi ricordati con immenso affetto e rispetto.
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Walt Disney
Licenziato perché privo d’immaginazione
Walt Disney è senza dubbio il papà dei più bei sogni fatti da bambini. Uno dei principali cineasti del XX secolo, riconosciuto come il capostipite dei film d’animazione e creatore del primo e più famoso parco a tema: Disneyland. Dalla sua fantasia e dal suo fiuto per gli affari sono nati Topolino, Biancaneve, Peter Pan, Dumbo, Bambi e ad oggi la Walt Disney Company ancora regala capolavori ed emozioni.
In gioventù fu addirittura licenziato da un giornale con la seguente motivazione: «Mancanza di immaginazione e senza buone idee» (più tardi, ormai milionario, comprò lo stesso giornale). E fallì diverse attività prima di ottenere il successo con il suo primo capolavoro, Biancaneve e i sette nani.
Il fallimento nel 1923
Nel 1922 lanciò la Laugh-O-Gram Films, che produsse dei cortometraggi animati ispirati alle fiabe popolari e alle storie per bambini. I corti furono ben accolti, ma i costi superarono le entrate. Dopo aver creato il cortometraggio animato Alice’s Wonderland, lo studio dichiarò così fallimento nel luglio 1923.
Si dice che Walt sia partito per la California con soli 40 dollari in tasca, utili a malapena a comprare un biglietto per il treno. Sono note inoltre le sue frequenti depressioni proprio a causa dei costanti debiti contratti per la continua necessità di rinnovarsi e di ricorrere a nuove tecniche d’animazione.
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Abraham Lincoln
Uno dei politici più sconfitti di tutti i tempi
Considerato il liberatore degli schiavi afroamericani, nonché uno dei più importanti presidenti degli Stati Uniti d’America, Abraham Lincoln rappresenta l’icona dello spirito americano e della democrazia, e il suo volto è raffigurato non a caso sulle diffusissime banconote da 5 dollari.
Ma il suo immortale successo è arrivato solo dopo una lunga ed estenuante serie di fallimenti: dovendo provvedere alla sua famiglia sfrattata di casa cominciò a lavorare giovane, ma quando decise di mettersi in affari sul serio, fallì (1831). In seguito decise di candidarsi ma perse le elezioni (1832). Non solo: nello stesso anno perse anche il lavoro.
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Prestiti, fallimenti e morte
Dopo queste batoste, decise di perseverare rimettendosi in affari e per aprire la sua attività chiese un prestito: nel 1833 fallì ancora e fino al 1850 dovette lavorare soprattutto per pagare i debiti contratti. Nel 1835 si fidanzò, ma la sua compagna morì.
Nonostante i fallimenti iniziali, decise comunque di ritornare a concentrarsi sulla carriera politica, infilando una serie incredibile di sconfitte elettorali: 1840, 1843, 1848, 1849, 1854, 1856, 1858. E dopo questo elenco di sconfitte a tutti i livelli (elezioni locali, primarie del partito, elezioni regionali) finalmente nel 1860 vinse, addirittura come Presidente degli USA!
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Steve Jobs
Povertà e voglia di ricominciare
Uno dei big dell’ultimo mezzo secolo, Steve Jobs, ha segnato la storia dell’informatica, della tecnologia e del nostro rapporto con i computer e i cellulari. «Stay hungry, stay foolish», una delle frasi più famose e riutilizzate al mondo, appartiene ad un uomo che per raggiungere la fortuna e il successo è prima stato molte volte “baciato” dalla sfortuna.
Alla nascita, non è stato riconosciuto dai suoi genitori naturali ed è stato adottato. Per risparmiare durante l’università e per non pesare sulla sua famiglia adottiva, lasciò la camera del dormitorio e si fece ospitare da amici; iniziò a raccogliere bottiglie di Coca-Cola vuote, per restituirle ai venditori e avere in cambio cinque centesimi di cauzione; arrivò perfino a farsi 10 km a piedi per raggiungere il tempio Hare Krishna dove, la domenica, si mangiava gratis.
Una compagnia aperta in un garage e vendendo un furgoncino
Nel 1976 ha fondato la Apple Computer. Sede della società: il garage di casa Jobs, mentre per finanziarsi decise di vendere il suo furgone Volkswagen. Nel 1985, per degli attriti interni, Jobs fu costretto a fare le valigie e venne licenziato dall’azienda che lui stesso aveva fondato.
«Essere licenziato da Apple – raccontò in seguito – fu la cosa migliore che potesse capitarmi». Non mollò: fondò la NeXT e la Pixar. Il resto è storia.
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Quando cadi, ritenta di nuovo! “Non è mai troppo tardi per essere quello che vuoi essere”.