Cinque famose canzoni in spagnolo

Una tipica banda cubana che suona ai bordi della strada

La musica contemporanea ha, sicuramente, una propria lingua principale – cioè l’inglese –, che deve essere usata da chiunque aspiri ad un successo internazionale. Ciò non toglie, però, che anche le altre lingue continuino ad essere utilizzate su base locale. Basti pensare all’italiano, che, nonostante non possa raggiungere i fasti del tempo dell’opera lirica, continua ad essere usata e valorizzata anche da cantautori impegnati.

Certo è, però, che queste lingue locali il più delle volte rimangono strette entro i confini nazionali, facendo fatica ad espandersi. Con alcune eccezioni.

Abbiamo dedicato, poco tempo fa, un articolo alle più famose canzoni francesi, mostrando come – soprattutto nel periodo d’oro dell’immediato dopoguerra – la musica transalpina potesse diffondersi in tutto il mondo, in certi casi senza bisogno di traduzioni.

Ma il francese non è l’unica lingua che vanta esempi di successo internazionale. Un’altra è lo spagnolo, che, complice l’immenso mercato formato da chi parla questo idioma, ha da questo punto di vista una tradizione importante.

Se poi aggiungete il fatto che l’americano sia sempre più influenzato dallo spagnolo dell’America centrale e meridionale – dando vita a quello che viene definito spanglish –, il quadro si fa ancora più rilevante.


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Quali sono, però, le più famose canzoni in spagnolo? Ne abbiamo scelte cinque, andando a pescare tra i classici intramontabili.

 

1. José Martí e Joseíto Fernández – Guantanamera

Il canto tradizionale cubano

La più antica (e forse più famosa) canzone della nostra cinquina è Guantanamera, il classico cubano. Un brano talmente antico che è difficile identificarne gli autori. Il testo è un adattamento di una poesia di José Martí, pubblicata per la prima volta nel 1878 all’interno della raccolta Versos sencillos.

Martí, poeta cubano, è venerato come eroe nazionale per la sua lotta, condotta sul finire dell’Ottocento, per l’indipendenza di Cuba dalla Spagna.

L’adattamento originale fu probabilmente quello di Julián Orbón, che nel 1949 riscrisse il testo sulla base della musica. Quando la canzone si diffuse negli Stati Uniti ad opera di Pete Seeger, però, venne accreditata a Héctor Angulo, un musicista cubano che era stato allievo dello stesso Orbón e che aveva collaborato col cantante folk statunitense.

Certo è invece il nome dell’autore della musica, se non altro perché la magistratura cubana si è espressa in merito: si tratta di Joseíto Fernández, personaggio radiofonico degli anni ’30.

Il brano mescola poesia e amore, riferendosi a una bella contadina di Guantánamo, zona di Cuba oggi diventata famosa per questioni molto meno leggere.

È stata poi incisa da decine di diversi autori. Tra questi, bisogna citare Joan Baez, il Buena Vista Social Club, Celia Cruz, José Feliciano, Julio Iglesias, i Los Lobos, Tito Puente e gli italiani Jimmy Fontana e Zucchero.

 

2. Consuelo Velázquez – Bésame mucho

Dalla passione messicana ai Beatles

Si stima che la canzone in spagnolo maggiormente incisa nella storia della musica non sia Guantanamera, ma l’altrettanto celebre Bésame mucho.

La canzone fu scritta nel 1940 in Messico da Consuelo Velázquez, una giovane compositrice che non aveva ancora compiuto 24 anni e che, secondo la leggenda, non aveva ancora dato il primo bacio, nonostante nel testo della canzone ne chiedesse molti. Fu poi subito incisa dal tenore Emilio Tuero ed esportata in America, dove Nat “King” Cole ne registrò una traduzione.

L’originale in spagnolo, con la carica passionale che solo la lingua di Cervantes sapeva trasmettere, è però rimasta la versione preferita dai cantanti. In molti, infatti, hanno reinciso il pezzo nel corso degli anni.

Tra i tanti ricordiamo Pedro Infante, Sammy Davis jr., Plácido Domingo, José Carreras, Luis Miguel, Frank Sinatra, Diana Krall e i nostri Mina, Nilla Pizzi e Andrea Bocelli.

Da segnalare, infine, che i Beatles eseguirono una loro versione del brano alla prima audizione che fecero alla Decca, nel 1962, quando però furono rifiutati. La risuonarono negli studi EMI qualche mese dopo, e questa versione fu poi pubblicata negli anni ’90 nella raccolta Anthology 1.

 

3. Carlos Eleta Almarán – Historia de un amor

Un disperato canto d’amore

Rimaniamo nell’area centroamericana con Historia de un amor, un brano che fu scritto nel 1956 dal panamense Carlos Eleta Almarán.

Lo spunto della canzone – uno struggente lamento d’amore – fu dato al compositore dalla morte della moglie del fratello. Per celebrare l’amore che era stato così intenso in quella coppia di suoi congiunti, Almarán scrisse così Historia de un amor, che fu immediatamente inserita nella colonna sonora del film messicano con lo stesso titolo.

Anche in questo caso, molti artisti internazionali hanno reinciso la canzone nel corso degli anni. Tra quelli più celebri ci sono Lucho Gatica, Julio Iglesias, Pedro Infante, Luis Miguel e Dalida. Sul versante italiano, da segnalare le versioni di Nicola Di Bari, Iva Zanicchi, Il Volo e Laura Pausini.

Ma il successo non si limita solo agli anni passati: nel 2015 ha avuto un notevole riscontro internazionale la cover realizzata da Il Divo. Presenti, infine, anche una versione in cinese e una in arabo (quest’ultima cantata da libanese Mohammed Jamal).

 

4. Ritchie Valens – La bamba

La tragica storia del giorno in cui la musica morì

La musica spagnola ha un suo ritmo molto particolare, ben diverso da quelli del Nord America. Se, nell’era del jazz, il tango e la salsa potevano in qualche modo trovare dei punti di contatto con la musica che veniva propagata dalle radio statunitensi, l’avvento del rock ha segnato in un certo senso una rottura tra i due mondi.

Almeno apparentemente. Perché in realtà di musicisti che hanno cercato di creare nuove forme di fusione ce ne sono stati tanti. Concludiamo infatti la nostra cinquina con due artisti di questo tipo, statunitensi ma di origini centroamericane.


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Il primo è Ritchie Valens, una leggenda del rock delle origini. A renderlo celebre, infatti, è stato l’apporto decisivo che ha dato alla musica americana negli anni ’50 ma anche la sua tragica fine. Come forse saprete, Valens morì infatti ad appena 17 anni d’età, pochi mesi dopo essere diventato una star a livello nazionale.

L’aereo su cui viaggiava assieme ai colleghi Buddy Holly e Big Bopper, infatti, si schiantò all’improvviso, probabilmente per l’inesperienza del pilota. Quell’evento fu ribattezzato The Day the Music Died.

Poco prima Valens aveva inciso La bamba, un brano popolare messicano che lui aveva riarrangiato in chiave rock.

La canzone era stata scelta solo come lato B di un singolo, perché il produttore pensava che un pezzo cantato in spagnolo non avrebbe avuto alcun successo, ma divenne il più celebre della discografia di Valens. Non a caso, il film biografico che gli fu dedicato nel 1987 (e di cui vedete una scena qui di seguito) fu proprio intitolato La bamba.

 

5. Tito Puente – Oye como va

Quando la musica latina la si fa negli States

L’altro artista statunitense di nascita ma latino per cultura musicale è Tito Puente, autore di Oyo como va. Nato a New York nel 1923 e lì scomparso nel 2000, era un percussionista jazz e mambo che in carriera scrisse moltissimi pezzi di grande valore, in cui la componente strumentale era predominante rispetto a quella parlata.

I più grandi successi li ottenne negli anni ’50, passando dal mambo al cha cha cha e poi virando, nel decennio successivo, verso la salsa e la bossa nova.

Oye como va fu scritta nel 1963, ma il vero successo internazionale lo incontrò a partire dal 1970. In quell’anno, infatti, il messicano Carlos Santana ne arrangiò una versione che introduceva sonorità rock e la incise nel secondo album del suo gruppo, lo splendido Abraxas.

Il testo è in realtà molto breve e la canzone è quasi totalmente strumentale: «Oyo como va / mi ritmo / bueno pa’ gozar / mulata», recitano infatti, a ripetizione, le liriche.

 

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