Cinque famosi assolo di chitarra elettrica

I migliori assolo di chitarra elettrica

Da sempre, la chitarra elettrica è il simbolo del rock’n’roll: ogni ragazzino che ha sognato di diventare una star ha immaginato di farlo muovendo il plettro sulle corde, così come chiunque abbia studiato qualche accordo ha sempre invidiato i divi dello strumento, i Jimi Hendrix, Eric Clapton, Jimmy Page, Brian May, the Edge, John Petrucci o chiunque altro, a seconda della sua epoca, è riuscito a lasciare a bocca aperta gli spettatori di un concerto per la velocità delle sue dita, l’intensità dei suoi assolo, l’efficacia della sua ritmica.

Se il frontman, insomma, è la faccia di una rock band, il chitarrista ne è l’anima, il cuore. E le doti di un chitarrista emergono principalmente durante l’assolo, il momento in cui il cantante gli cede la scena, la band smette di lavorare per una melodia condivisa e si sottomette al lancinante suono della chitarra.

Ma quali sono allora i più memorabili e famosi assolo di chitarra elettrica, quelli che hanno segnato la storia del rock? Ecco le nostre cinque scelte.

 

1. Jimi Hendrix – All Along the Watchtower

La versione blues rock di un classico di Bob Dylan

Se di chitarra vogliamo parlare, non possiamo non includere in cinquina quello che è quasi unanimemente considerato il re dello strumento, Jimi Hendrix, colui il quale ha saputo, nello spazio di pochi mesi, renderlo la chiave del rock moderno, fondendo generi che sembravano inconciliabili tra loro e che in certi casi erano ancora di là da venire, come il blues, l’hard rock, la psichedelia, il funky, il rhythm and blues.

Divenuto famoso nel 1967, a 25 anni d’età, grazie a una clamorosa esibizione assieme ai suoi The Jimi Hendrix Experience al Festival di Monterey conclusasi addirittura bruciando la chitarra, il chitarrista di Seattle sarebbe scomparso prematuramente appena tre anni più tardi, distrutto dalla sua stessa fama e dall’abuso di alcool, droghe e tranquillanti.

All Along the Watchtower nella versione di Jimi Hendrix

In quei tre brevi anni diede alle stampe tre album di studio – tutti coi Jimi Hendrix Experience – in cui forse soprattutto nell’ultimo emersero i suoi assolo più memorabili.

Electric Ladyland uscì nel settembre del 1968, con una tracklist che presentava degli instant classics come Voodoo Chile, Voodoo Child (Slight Return), Gypsy Eyes e soprattutto All Along the Watchtower, scritta da Bob Dylan per John Wesley Harding e pubblicata per la prima volta proprio quello stesso anno.

Hendrix modificò la tonalità del pezzo, abbassandola di un semitono, e cambiò lievemente il giro di accordi, rallentandolo e suonandolo in chiave psichedelica, facendolo entrare nella leggenda come nessun altro dopo di lui – nonostante il brano sia stato reinterpretato anche dagli U2, Patti Smith, Neil Young e altri – sarebbe riuscito a fare.

 

2. Jimmy Page – Stairway to Heaven

La più famosa canzone dei Led Zeppelin (e forse della storia del rock)

Si dice che praticamente ogni chitarrista abbia imparato a suonare sulle note di Stairway to Heaven; non so se sia vero, ma è invece accertato che lo spartito della canzone dei Led Zeppelin sia il più venduto della storia della musica moderna, tanto è vero che diverse leggende metropolitane raccontano di cartelli appesi nei negozi di strumenti musicali che vietano agli avventori di provare quell’arpeggio sulle chitarre in vendita.

D’altronde il brano – scritto da Jimmy Page e Robert Plant per il loro quarto album, Led Zeppelin IV, uscito nel 1971 – è una delle canzoni più celebri della storia del rock e il suo assolo iniziale forse in assoluto il più famoso “attacco” di una canzone.

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Suonato da una chitarra folk accompagnata da un flauto, lascia poi il posto prima alla voce di Plant, che canta versi oscuri che nel corso degli anni hanno dato luogo a decine di interpretazioni in contrasto tra loro, e infine – nell’assolo conclusivo – a una chitarra elettrica, una Fender Telecaster del 1959 donata a Jimmy Page da Jeff Beck, un altro britannico che alla storia della chitarra nella musica rock ha dato dei contributi notevoli.

Led Zeppelin IV, l'album che conteneva Stairway to Heaven

All’epoca dell’uscita di questo brano gli Zeppelin erano all’apice della loro carriera: il loro secondo e terzo album erano giunti entrambi in vetta alle classifiche americana e britannica, destino che – con qualche piccolissima eccezione – si sarebbe ripetuto con ogni loro nuovo album fino al 1979.

In assoluto, Led Zeppelin IV fu però il loro lavoro di maggior successo, con circa 30 milioni di copie vendute nel mondo; oltre a Stairway to Heaven, al suo interno c’erano quelle che sarebbero diventate altre pietre miliari della band, come Black Dog, Rock and Roll e The Battle of Evermore, che con Stairway costituivano lo strepitoso lato A del vinile.

 

3. Eddie Van Halen – Eruption

Musica che proviene da un altro pianeta

Facciamo ora un balzo in avanti di qualche anno, avvicinandoci alla fine degli anni Settanta, quando il rock psichedelico sembrava ormai tramontato in favore di sonorità nuove, più disturbanti e anarchiche, più di protesta che di fuga.

Erano gli anni, d’altronde, del punk, e anche chi non era considerato un esponente dello stile dominante veniva comunque influenzato dal nuovo clima, aperto agli eccessi non più onirici, ma effettivi e provocatori.

Il disco d'esordio dei Van Halen

Fu in questo clima che nel 1978 uscì il disco d’esordio di una nuova band, i Van Halen, formata da due fratelli olandesi – Eddie Van Halen alla chitarra e Alex Van Halen alla batteria – più due ottimi musicisti californiani come il bassista Michael Anthony e soprattutto il frontman David Lee Roth.

Ma a sentire Van Halen a quei tempi si rimaneva letteralmente esterrefatti non tanto per le capacità del cantante, quanto per i suoni inediti che uscivano dal giradischi: non a caso, Michael McCready, il chitarrista dei Pearl Jam che a quel tempo aveva appena 12 anni, riguardo alla seconda traccia ebbe a dire che quel brano «sounded like it came from another planet», «suonava come se venisse da un altro pianeta».

Quel secondo brano era Eruption, un minuto e 42 secondi di semplice assolo di Eddie Van Halen, un assolo talmente esagerato, ruvido, duro e senza senso per i canoni di allora da diventare epico e da imprimersi per sempre nella memoria dei fan della band.

 

4. David Gilmour – Comfortably Numb

L’annebbiata malinconia dei Pink Floyd

I Pink Floyd a fine anni ’70 erano un gruppo passato attraverso mille vicissitudini e mille cambiamenti di stile.

Partita come una band di rock progressive fortemente influenzata dalla psichedelia, avevano perso per strada il loro primo leader, Syd Barrett, avevano pubblicato quello che sarebbe diventato uno dei dischi di maggior successo della storia (The Dark Side of the Moon) e avevano vissuto una sempre maggior tensione al loro interno.

The Wall dei Pink Floyd

Celebri sarebbero divenuti, infatti, i contrasti tra il bassista Roger Waters, che voleva dare ai testi un’impronta più legata alla politica e alla situazione sociale, e il chitarrista David Gilmour, entrato nella band ai tempi dell’addio di Barrett.

Proprio la presa delle redini del gruppo da parte di Waters portò all’idea di sviluppare una vera opera rock, ancora più organica dei lavori progressive realizzati fino ad allora; un disco in cui si faceva più forte e preponderante il suono della chitarra, con influenze hard rock ma soprattutto con l’intento di creare un album che fosse una vera opera d’arte.

Nacque così The Wall, un doppio disco destinato ad entrare nella leggenda, che tramite il fittizio personaggio di Pink, raccontava la difficoltà di Waters di relazionarsi col pubblico, con la critica e in un certo senso anche col mondo circostante, costruendo un “muro” psicologico attorno a sé.

Comfortably Numb, una delle canzoni più belle e più amate dell’album, racconta a due voci una sorta di collasso di Pink, in cui il cantante – “comodamente intorpidito”, come dice il titolo – ricorda la propria infanzia, mentre la chitarra di David Gilmour fa il resto.

 

5. Slash – November Rain

Il lungo assolo capace di sovvertire le regole delle radio e delle classifiche

Chiudiamo saltando a pié pari gli anni Ottanta, che pure sono stati un decennio di importanti assolo chitarristici, per arrivare al 1991, anno della pubblicazione di Use Your Illusion I, terzo album di quei Guns N’ Roses in cui la chitarra solista era affidata alle sapienti mani di Slash, al secolo Saul Hudson, uno dei più grandi chitarristi della storia del rock.

La band di Axl Rose in quel momento era considerata la capofila di quell’hard rock che si era evoluto nell’hair metal, e i due Use Your Illusion non facevano altro che confermare questa teoria.

Use Your Illusion I dei Guns N' Roses

Gli album vendendo infatti milioni di copie, ma contemporaneamente mescolavano brani duri a più romantiche ballate come Don’t Cry, Knockin’ on Heaven’s Door e la stessa November Rain, ballate che strizzavano l’occhio ad un pubblico più vasto di quello che solitamente ascoltava l’hard rock.

Quest’ultima canzone costituì un caso più unico che raro: Rose ci lavorava sopra, al pianoforte, da circa una decina d’anni, quasi incapace di concluderla, ma alla fine ne venne fuori un brano di quasi nove minuti, completamente estraneo ai canoni radiofonici e di durata dei video trasmessi dall’allora imperante MTV.

Ciononostante, la canzone balzò in vetta alle classifiche, trainata dal piano di Rose, dall’arrangiamento orchestrale ma soprattutto dai due lunghissimi assolo di Slash, i più lunghi di sempre in una canzone da top ten.

 

E voi, quale assolo di chitarra elettrica preferite?

Ecco cinque memorabili assolo di chitarra elettrica: vota il tuo preferito.

 

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