
Se c’è una scuola del fumetto che sembra non risentire mai di crisi di vendite, quella è – escluso il mondo giapponese che fa storia a sé – la scuola franco-belga: i volumi di Asterix, che continuano a uscire a ritmo sostenuto, hanno tirature da più di 2 milioni di copie solo in Francia, più quasi altre tre milioni di copie destinate al mercato estero. In generale però tutti gli albi a fumetti francofoni hanno tirature che in Italia farebbero invidia anche ai più affermati romanzieri.
Il successo francese
Un successo che però non è storia recente: da decenni l’editoria e il pubblico francofoni hanno compreso il valore del fumetto, sia di quello d’avventura che di quello umoristico, e hanno saputo valorizzarlo, promuovendolo in edicola ma anche in libreria come un prodotto per i più piccoli ma anche per gli adulti.
Ma quali sono i personaggi più importanti e famosi del fumetto francese e belga? Date le dimensioni e la storia di quel mercato, la lista dovrebbe essere lunga e impegnativa: noi abbiamo scelto, per ora, i cinque che ci sembrano imprescindibili per tracciare una breve storia della bande dessinée, ma altri elenchi arriveranno in seguito per approfondire ancora meglio la questione.
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Indice
1. Tintin
Il reporter giramondo
Charles De Gaulle, il generale che guidò la Resistenza francese e che fondò la Quinta Repubblica, divenendone il primo Presidente, amava dire che il suo unico rivale internazionale era Tintin, a mostrare quanto popolare fosse il personaggio a fumetti col quale, cronologicamente, apriamo la nostra cinquina.
Creato dal belga Hergé (nome d’arte di Georges Remi) nel 1929 sulle pagine di Le Petit Vingtième, supplemento per ragazzi del quotidiano Le Vingtième Siècle, Tintin è un giovane reporter che gira per il mondo alla ricerca di notizie e misteri da risolvere, accompagnato dal suo cane Milù e, da un certo punto in poi, anche dal collerico capitano Haddock e dallo scienziato Trifone Girasole.
Le accuse di collaborazionismo
Ispirato a vari personaggi storici e non che erano entrati nell’immaginario di Hergé (tra i quali suo fratello Paul per l’aspetto fisico e il giovane scout giramondo Palle Huld per l’abbigliamento e le esperienze di vita), il personaggio uscì fino alla fine della Seconda guerra mondiale su giornali di estrema destra, cosa che nel dopoguerra costò a Hergé anche accuse di collaborazionismo.
Ma la fama del personaggio crebbe imperterrita e per far fronte alla sempre maggior domanda di sue avventure il fumettista belga creò un vero e proprio studio in cui trovarono spazio futuri maestri delle bandes dessinées come Edgar Pierre Jacobs (creatore di Blake e Mortimer), Bob de Moor (Barelli) e altri.
La serie è stata interrotta con la morte di Hergé, il quale non voleva fosse continuata da altri autori, e col ventiquattresimo volume, Tintin e l’Alph-art, pubblicato postumo nel 1986.
In ogni caso le ristampe continuano a vendere moltissimo in tutto il mondo e solo qualche anno fa Steven Spielberg (con la coproduzione di Peter Jackson) ha portato al cinema un adattamento in motion capture delle avventure del ragazzo col ciuffo: Le avventure di Tintin – Il segreto dell’Unicorno.
2. Lucky Luke
Il cowboy che spara più veloce della propria ombra
Se Tintin – col suo successo e con la sua “linea chiara” – è stato l’antesignano del grande fumetto franco-belga, c’è da dire che il vero e proprio boom della bande dessinée avvenne nel dopoguerra, con una più capillare diffusione dell’istruzione di massa e, soprattutto, con la nascita di riviste espressamente dedicate all’intrattenimento dei ragazzi.
Il primo personaggio che dopo la fine della Seconda guerra mondiale seppe guadagnarsi i favori del pubblico fu probabilmente Lucky Luke, parodia del genere western che in quegli anni, in Belgio e in Francia come in Italia, imperversava grazie all’importazione di film dagli Stati Uniti (e non è un caso che proprio in quel periodo nel nostro paese nascesse Tex).
L’esordio nel 1946
Creato dal belga Morris – alias Maurice de Bevere – fece la sua prima comparsa sull’almanacco di Spirou del dicembre 1946 nella storia Arizona 1880, disegnato con un tratto molto tondeggiante e a suo modo ingenuo e basato su una comicità quasi da cartone animato.
Il grande balzo in avanti, però, la serie lo fece attorno alla metà del decennio successivo, quando Morris decise di non scriversi più i testi da solo ma di chiamare ad aiutarlo René Goscinny, alla sua prima vera prova da fumettista.
Il post-Goscinny
Il fumetto crebbe di qualità e popolarità e questo portò la Dupuis prima e la Dargaud poi a pubblicare anche quattro nuovi titoli all’anno.
Con l’inattesa e precoce scomparsa di Goscinny nel 1977 arrivò per Lucky Luke qualche anno di pausa, dal quale Morris uscì offrendo l’incarico di sceneggiatore a vari diversi autori (in particolare Xavier Fauche e Jean Léturgie) che si alternarono per tutti gli anni Ottanta e Novanta.
Nel 2001 scomparve poi anche Morris, lasciando però tra le sue volontà il desiderio che la serie fosse continuata da altri: così il cowboy che spara più veloce della propria ombra è tornato, a partire dal 2004, con nuove storie disegnate da Achdé e scritte prima da Laurent Gerra e poi, in coppia, addirittura da Daniel Pennac e Tonino Benacquista.
Spin-off, sia fumettistici che a cartoni animati, sono stati poi dedicati ad alcuni celebri comprimari di Lucky Luke come i fratelli Dalton e il cane Ran-tan-plan.
3. I Puffi
Le creature blu dal Belgio
Se Tintin e Lucky Luke hanno avuto un periodo di grandissima popolarità ma sono forse meno noti ai bambini del giorno d’oggi, lo stesso non può dirsi dei Puffi, personaggi che grazie alle numerose serie a cartoni animati e ai recenti film hollywoodiani continuano anzi ad essere tra i personaggi più conosciuti ed apprezzati dai bambini italiani.
Creati nel 1958 da Peyo (al secolo Pierre Culliford, fumettista belga) come comprimari della serie John & Solfami che veniva pubblicata su Le Journal de Spirou, i piccoli esserini blu prendono il nome da un’esperienza personale di Peyo, che, chiedendo a un amico di passargli la saliera e non sovvenendogli il nome dell’oggetto, aveva infatti detto «Passe-moi le… schtroumpf», ovvero «Passami il… puffo».
I personaggi
Nascosti in un villaggio ben organizzato all’interno della foresta in un’Europa medievale e vagamente fantasy, i Puffi sono guidati dal Grande Puffo e devono resistere agli attacchi di Gargamella, un perfido mago che ha bisogno di bollirli per creare la pietra filosofale, e della sua gatta Birba.
Il successo dei personaggi fu talmente grande e immediato che nel giro di un anno erano già protagonisti di storie autonome, presto raccolte in albo e tradotte in tutto il mondo.
Negli anni ’80, poi, la serie a cartoni animati prodotta in addirittura nove stagioni da Hanna & Barbera ne aumentò il successo planetario, a cui contribuirono anche numerosi parchi tematici che furono creati in Francia e in Belgio, i giocattoli, le canzoni che accompagnavano i cartoni ed altro ancora.
Peyo è scomparso prematuramente nel 1992, dopo la pubblicazione di sedici volumi di storie, ma la sua opera – creata con la collaborazione, spesso non accreditata, dello sceneggiatore Yvan Delporte – è proseguita grazie al lavoro soprattutto di Thierry Culliford, figlio di Peyo, per la sceneggiatura e di Alain Maury, Pascal Garray e Jeroen De Coninck per i disegni.
4. Asterix
I galli che hanno conquistato il mondo
Finora abbiamo elencato i fumetti sulla base della loro data di nascita o, meglio, della loro prima apparizione su carta; ma se avessimo dovuto ordinare la nostra lista usando come criterio quello delle vendite, sicuramente al primo posto ci sarebbe stato Asterix.
Il piccolo guerriero gallo, ormai più che sessantenne, da decenni domina infatti incontrastato non solo le classifiche sui fumetti più venduti oltralpe, ma anche quelle in generale dei libri, con tirature degne di Harry Potter.
Creato nel 1959 dal già citato René Goscinny e da Albert Uderzo per comparire sul primo numero della nuova rivista Pilote, è diventato un vero e proprio fenomeno di costume già alla metà degli anni Sessanta, inizialmente soprattutto in Francia e in Germania – dove, seppure lo si possa leggere come una metafora della resistenza francese all’invasione tedesca, è incredibilmente popolare – e poi di riflesso in tutti i paesi europei, ivi compresa l’Italia.
Goscinny autore completo
Con la già citata scomparsa di Goscinny nel 1977, Uderzo ha cominciato – a partire da Asterix e il grande fossato – a scriversi da solo le storie, fino a che proprio non ha deciso di andare in pensione e lasciare il personaggio a due nuovi autori, Jean-Yves Ferri per i testi e Didier Conrad per i disegni, che hanno esordito con Asterix e i Pitti.
Nel frattempo, il personaggio è stato fatto oggetto di merchandising di tutti i tipi, oltre che di varie trasposizioni cinematografiche sia a cartoni animati (all’inizio ad opera degli stessi Goscinny ed Uderzo) che in pellicole live action, arrivate anche nei nostri cinema con alterni risultati.
Infine, sono entrati nell’immaginario collettivo anche molti comprimari di Asterix: dai coprotagonisti Obelix, Idefix e Panoramix, fino a vari personaggi secondari ai quali abbiamo dedicato un articolo anche noi qualche tempo fa.
5. Blueberry
Il cowboy col volto di Jean-Paul Belmondo
Per l’ultima voce della nostra cinquina c’erano in ballo vari nomi: si poteva dedicare un paragrafo a Spirou e Fantasio, personaggi passati per le mani di vari autori e storici all’interno del panorama fumettistico francofono; si poteva parlare di Titeuf, il più grande successo degli ultimi anni anche se scritto e disegnato in realtà da un autore svizzero; si poteva, infine, dedicare un po’ di spazio a Blake e Mortimer, personaggi protagonisti di storie di ottima qualità.
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Alla fine, invece, abbiamo optato per Blueberry, che certamente merita di stare in questa cinquina e ci consente di aprire una finestra sul fumetto realistico francese e su uno dei suoi maggiori interpreti, quel Moebius che all’epoca di questa serie si firmava come Gir (dal suo vero nome, Jean Giraud).
Un western innovativo
Scritto dal belga Jean-Michel Charlier, Blueberry è un fumetto western piuttosto classico per gli standard ai quali siamo abituati oggi, ma molto innovativo nel 1963, quando vide la luce su Pilote.
Il protagonista è infatti Michael Donovan, figlio di un ricco e razzista contadino del sud che però, accusato ingiustamente di omicidio, viene tratto in salvo proprio da un afroamericano e decide di dedicare la vita a lottare contro le varie discriminazioni, sia contro i neri che contro i nativi.
Modellato fisicamente sulla figura, all’epoca estremamente popolare, di Jean-Paul Belmondo, le sue avventure sono state pubblicate con grande regolarità fino a metà anni ’70, dopodiché le apparizioni si sono in parte diradate a causa anche degli altri impegni dei suoi creatori.
Morto Charlier nel 1989, la serie è stata proseguita con Moebius come autore completo fino alla morte dell’artista francese, mentre nel corso del tempo sono nate pure delle serie parallele come il prequel La giovinezza di Blueberry, che continua ad uscire per i testi di François Corteggiani e i disegni di Michel Blanc-Dumont, e Marshal Blueberry.
E voi, quale personaggio del fumetto francese e belga preferite?