Cinque famosi quadri del futurismo

Stati d'animo serie I. Gli addii, capolavoro di Umberto Boccioni

Il Novecento è stato indubbiamente il secolo delle avanguardie. Nei suoi primi decenni, infatti, fiorirono numerosissime correnti artistiche e culturali, capaci di rinnovare un panorama che forse negli ultimi anni del secolo precedente era divenuto un po’ asfittico nel suo autocompiacimento. Avanguardie che nascevano in varie parti della vecchia Europa e, per una volta, anche in Italia, che dopo secoli di anonimato tornava ad essere al centro della scena artistica e culturale.

Tecnologia, velocità, elettricità

Sicuramente l’avanguardia di maggior successo, sia all’interno dei nostri confini che all’esterno, fu il futurismo. Questa corrente fu fondata da Filippo Tommaso Marinetti nel febbraio 1909 tramite la pubblicazione di un Manifesto su alcuni giornali italiani e sul parigino Le Figaro.

E fu presentata come un movimento che si proponeva di esaltare i progressi della scienza, la velocità della tecnologia, il rombo dei motori, la luce dell’elettricità, cioè insomma tutte quelle novità che nel giro di pochi decenni avevano sconvolto e stavano ancora sconvolgendo la vita degli uomini del tempo.


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Appena un anno dopo, nel febbraio 1910, compariva anche il Manifesto dei pittori futuristi, firmato da Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino Severini e Luigi Russolo.

Nel giro di pochi anni questi ed altri artisti sfornarono una serie di capolavori che, per quanto limitati numericamente e nel tempo, lasciarono un segno profondo nell’evoluzione dell’arte europea.

Opere che influenzarono le successive incarnazioni del cubismo e delle altre avanguardie. Ma quali sono i più famosi quadri futuristi? Ecco le nostre scelte.

 

1. Umberto Boccioni – La città che sale

Il primo quadro veramente futurista

Probabilmente il più talentuoso tra i pittori futuristi fu Umberto Boccioni, che purtroppo scomparve giovanissimo ma che comunque, con una manciata di opere, merita di essere annoverato tra i più grandi del Novecento.

Nato nel 1882 a Reggio Calabria da una famiglia romagnola che era però costretta continuamente a spostarsi per l’Italia – il padre era usciere di prefettura –, Boccioni iniziò ad interessarsi alla pittura solo nei primi anni del Novecento, dopo le scuole superiori, durante una lunga permanenza a Roma.

La città che sale, uno dei primi quadri futuristi di Umberto Boccioni

Lì conobbe Gino Severini e con lui divenne allievo di Giacomo Balla, formando un trio che sarebbe stato alla base del futurismo italiano.

L’adesione con “Rissa in galleria”

Si trasferì quindi prima a Parigi e poi in Russia, dove studiò i pittori locali, fino a quando. Nel 1907, infine, si stabilì a Milano, città che trovava “meno provinciale” delle altre e pronta ad accogliere il suo desiderio di ricerca e novità.

Proprio lì conobbe Marinetti e riallacciò i rapporti con gli altri pittori che con lui, tre anni dopo, avrebbero firmato il Manifesto della pittura futurista. Nel 1910 iniziò a dipingere secondo quanto richiesto dalla nuova avanguardia, guadagnando subito consensi con Rissa in galleria e Dinamismo di un giocatore di calcio.

Fu però soprattutto La città che sale, realizzato tra il 1910 e il 1911, ad aprire la nuova stagione dell’avanguardia italiana.

Alto due metri per tre metri di larghezza, il quadro è oggi esposto al MoMA di New York, mentre il suo bozzetto è conservato alla Pinacoteca di Brera di Milano.

Vi viene rappresenta la visuale di Milano che Boccioni aveva dalla sua finestra, in cui si vede la città che, grazie ai cantieri, si espande e sale in altezza mentre in primo piano cavalli e uomini portano in scena un elemento fortemente dinamico e difficile da controllare.

 

2. Umberto Boccioni – Stati d’animo serie I. Gli addii

Il treno e la morte

Gli anni tra il 1910 e il 1915 furono immensamente proficui per la carriera di Boccioni. L’adesione al futurismo gli diede un panorama stilistico in cui innestare le sue ansie dinamiche e il suo tentativo di raccontare un mondo che stava cambiando, tentativo già evidente nei lavori antecedenti all’incontro con Marinetti.

Anni ancora più straordinari se si tiene conto che in quella manciata di mesi seppe lasciare un’eredità importante anche nella scultura, con ad esempio l’importantissima Forme uniche della continuità nello spazio, oggi celebrata pure nelle nostre monete da 20 centesimi di euro.

Stati d'animo serie I. Gli addii, capolavoro di Umberto Boccioni

Dal punto di vista pittorico, il suo capolavoro fu forse Stati d’animo serie I. Gli addii, un quadro anch’esso conservato al MoMA di New York in cui il treno – un vero e proprio feticcio per i futuristi di allora, e non solo per loro – diventava lo spunto per raccontare sensazioni di estraniamento, di malinconia profonda, quasi di vertigine nostalgica.

L’esperienza della guerra

Boccioni, purtroppo, non ebbe il tempo di evolvere ulteriormente la sua arte. Come tutti i futuristi era un acceso interventista e quando, proprio cento anni fa, l’Italia decise di entrare nella Prima guerra mondiale lui si arruolò subito volontario, credendo che solo la guerra potesse essere «l’igiene del mondo».

Già nelle lettere che scriveva poche settimane dopo essere arrivato al fronte raccontava però una realtà molto diversa da quella che si era immaginato. D’altro canto il destino gli stava riservando una sorpresa molto più amara.

Nell’agosto del 1916, mentre era a Chievo, frazione di Verona, impegnato in banali operazioni di retroguardia, cadde dal proprio cavallo che si era imbizzarrito alla vista di un autocarro.

Fu quasi una crudele vendetta della natura che si spaventava davanti alla modernità che tanto aveva esaltato Boccioni e i futuristi. Morì così a 33 anni quello che probabilmente era il più grande artista italiano della sua generazione.

 

3. Carlo Carrà – I funerali dell’anarchico Galli

Dal futurismo alla metafisca

A Milano già dai primi anni del Novecento si trovava invece Carlo Carrà. Piemontese, classe 1881, proveniva da un’umile famiglia di artigiani ma nella città meneghina aveva avuto occasione di frequentare la Scuola superiore d’Arte applicata all’Industria del Castello Sforzesco.

Da lì era passato all’Accademia di Brera, al divisionismo e alla conoscenza degli altri fautori del futurismo, a cui avrebbe aderito fin da subito. Si mise a rappresentare stazioni ferroviarie, scene milanesi e manifestazioni politiche, sia anarchiche che interventiste.

Al MoMA di New York

Proprio una di queste manifestazioni fu il soggetto del suo primo quadro importante, I funerali dell’anarchico Galli, realizzato nel 1911 e anch’esso oggi conservato al MoMA di New York.

Lo spunto per il dipinto derivava addirittura dal 1904, quando Carrà si era trovato per puro caso invischiato nel corteo funebre dell’anarchico Antonio Galli, che era stato ucciso a Milano durante lo sciopero generale.

I funerali dell'anarchico Galli di Carlo Carrà

Quella scena gli rimase così impressa che, sette anni dopo, seppe ricrearla su tela. Mostrandone il dinamismo e il costante senso di un’energia frenata ma pronta ad esplodere. La stagione futurista di Carrà sarebbe terminata comunque di lì a breve.

Già nel 1915, conosciuto l’orrore della guerra, avrebbe virato – complice l’incontro con de Chirico e De Pisis – verso la pittura metafisica.

 

4. Giacomo Balla – Dinamismo di un cane al guinzaglio

Il movimento secondo il più maturo dei futuristi

Tra tutti i pittori futuristi della prima ora, Giacomo Balla era sicuramente il più maturo e quello con la carriera più prestigiosa alle spalle. Gli altri, da Boccioni a Carrà, da Severini a Depero, erano sostanzialmente dei ragazzini alle prime armi, i cui quadri pre-futuristi si contavano sulle dita di una mano.

Balla no: nato a Torino nel 1871, già a metà degli anni ’90 si trovava a Roma ed era considerato uno dei più importanti pittori divisionisti, con tanto di allievi al seguito.

Dinamismo di un cane al guinzaglio, celebre quadro di Giacomo Balla

Al momento del lancio del futurismo aderì al nuovo movimento con entusiasmo, ma inizialmente non ne fu l’elemento trainante. Fu anzi solo dopo la morte di Boccioni, nel ’16, che prese sulle sue spalle la guida della corrente, spingendola verso quello che i critici hanno definito il “secondo futurismo”, meno anarchico e più fascista.

L’imitazione della fotografia

Già nel 1912, comunque, Balla aveva dato un contributo decisivo alla ricerca pittorica futurista con Dinamismo di un cane al guinzaglio, un quadro oggi conservato alla Albright-Knox Art Gallery di Buffalo, negli Stati Uniti.

In quest’opera il pittore torinese cercava – imitando in parte la fotografia – di identificare uno stilema, un codice che potesse permettere di comunicare visivamente, in una tela statica, l’idea del movimento.

La soluzione qui adottata è quella di sovrapporre le diverse posizioni delle zampe e della coda del cane, del guinzaglio e dei piedi della padrona, in modo da suggerire il rapido spostamento dell’uno nell’altro.

Il risultato fu una tela di generale realismo che potremmo definire quasi fotografico, almeno per i tempi. Un quadro che fa il paio con la Ragazza che corre sul balcone sempre di Balla, in cui un meccanismo simile viene applicato appunto a una persona che corre, immortalata tramite quasi una serie di fotogrammi in sequenza.

 

5. Luigi Russolo – Dinamismo di un’automobile

La potenza della velocità

Concludiamo con il quadro di un pittore che di solito non viene citato tra i soliti grandi futuristi (che furono, in realtà, una manciata di persone), ma che a ben guardare non può nemmeno essere definito un pittore tout court: Luigi Russolo.

Nato a Portogruaro, in provincia di Venezia, nel 1885, Russolo divenne infatti famoso sì all’interno del futurismo, ma non per quanto riguarda la pittura quanto piuttosto per il contributo dato nell’ambito musicale.

Dinamismo di un'automobile del pittore e musicista Luigi Russolo

Nel 1913 mise infatti la sua firma su L’arte dei rumori, manifesto musicale del futurismo in cui si esaltavano lo scontro tra suoni dissonanti, la bellezza del rumore e il disgusto per l’armonia classica.

Non a caso, egli fu l’inventore dell’intonarumori, curioso strumento musicale che ebbe una relativa fortuna negli anni ’20, e di una serie di altri apparecchi con cui tenne spettacoli anche a Parigi.

A Parigi

Dal punto di vista pittorico, Russolo realizzò molti quadri. Uno dei primi, e quello destinato a maggior fortuna, fu Dinamismo di un’automobile, oggi conservato al Museo Nazionale d’Arte Moderna presso il Centro Pompidou di Parigi.


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Il quadro celebra uno dei tanti miti di quei primi ruggenti anni del futurismo, l’auto, vista quasi come un cuneo che riesce non solo a fendere l’aria, ma anche a piegare lo spazio-tempo, che – impossibilitato a resisterle – si deforma al suo passaggio.

 

E voi, quale quadro futurista preferite?

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