Cinque fantastici libri di Alan Bennett

Un ritratto di Alan Bennett, uno dei più prolifici autori britannici

Uno dei grandi misteri della letteratura contemporanea, per quanto mi riguarda, è il fatto che Alan Bennett non sia enormemente famoso in Italia. Non che non gli venga riconosciuta – se non altro in termini di distribuzione e case editrici – la sua posizione di prestigio fra gli autori internazionali, ma Bennett mantiene nel nostro paese un seguito piuttosto di nicchia. Incontrare un altro avido lettore è sempre una sorpresa deliziosa e inaspettata, un po’ come scoprire che è venerdì quando si pensava che fosse solo mercoledì.

Non tutti i libri di Alan Bennett sono stati tradotti in italiano e, se si escludono alcuni nobili ma non troppo riusciti tentativi, le sue opere teatrali non sono state rappresentate spesso nella nostra lingua. Questa, per il pubblico italiano, è una perdita di non poco conto. Certo, è improbabile che si arrivi a considerare Bennett un riferimento letterario come avviene in Inghilterra, ma se la bibliografia ufficiale in italiano non fosse lunga la metà di quella originale sarebbe già un ottimo inizio.

Storie normali, ma sotto la lente di ingrandimento

Bennett è uno degli autori contemporanei più prolifici, il che è ironico, se si pensa che, prima di trovare il coraggio di dedicarsi interamente alla scrittura, questo riservatissimo ultraottantenne ha aspettato ben oltre i trent’anni d’età, convinto di non avere niente di interessante da dire. Nei suoi diari, che da qualche anno vengono pubblicati a tranche, Bennett racconta il suo esordio timido e titubante e la convinzione che la sua vita fosse troppo insignificante per meritare di essere raccontata.

La forza della scrittura di Bennett sta proprio in questo: il suo è un universo di dettagli, di vite poco eccitanti, di piccolo-borghesi di provincia che raramente sono eccezionali, nel bene e nel male, e che più spesso sono mediocri e proprio per questo a volte mostruosi. Questo microscopico mondo, Bennett lo mette sotto una lente di ingrandimento spietata e lo analizza con precisione entomologica, rilevando i più feroci conflitti dell’animo umano sul fondo di un piattino da tè. Se non conoscete questo autore, seguite il consiglio che io ho seguito qualche anno fa e prendete in mano uno dei suoi libri. Eccone cinque dai quali potete iniziare.

 

Signore e signori

Titolo originale: Talking Heads

"Signore e signori" di Alan BennettSignore e signori è il testo che ha portato Alan Bennett alla fama letteraria e televisiva (grazie anche allo splendido adattamento televisivo per la BBC, trasmesso per la prima volta nel 1987). Se volete scoprire l’essenza del lavoro di Alan Bennett, iniziate da questo libro.

Si tratta di una serie di monologhi, scritti evidentemente per essere recitati. Ogni monologo è attribuito a un personaggio, il cui mondo viene tratteggiato con tutta la miope parzialità e tutti i pregiudizi che ascoltiamo quando qualcuno ci racconta la propria versione dei fatti. Quasi nessuno di questi personaggi è “straordinario” e quelli che lo sono non lo sono certo in positivo, eppure le loro minuscole storie hanno una portata emotiva devastante.


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La moglie del vicario, l’uomo di mezza età che vive ancora con la propria madre, la giovane attrice in cerca della grande occasione non sono personaggi chiassosi: sono quietamente disperati. Li accomuna un ostinato rifiuto di vedere la propria vita per ciò che è, di prendere coscienza delle proprie tragedie anche quando queste sono evidenti a chiunque altro. Ogni personaggio razionalizza le situazioni e i comportamenti più atroci, ignorando a ogni costo i drammi più urgenti e importanti della propria esistenza. Per questi personaggi è possibile provare al tempo stesso un’istintiva antipatia e una pietà infinita.

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La signora nel furgone

Titolo originale: The Lady in the Van

"La signora nel furgone", da cui è stato di recente tratto un filmQuesto testo, nato originariamente come opera teatrale e resoconto romanzato, è stato di recente adattato per il cinema, in un film di Nicholas Hytner con Maggie Smith e Alex Jennings. Si tratta della storia vera di Mary Shepard, un’anziana senzatetto che, negli anni ’70, parcheggiò il furgone nel quale viveva nel cortile di casa di Alan Bennett. Lo scrittore accettò di buon grado di ospitarla temporaneamente nel proprio giardino, insieme alla sua ingombrante abitazione a quattro ruote. La donna vi rimase per quindici anni.

Il libro (così come il film) esplora la relazione insolita che si venne a creare fra Miss Shepard e Alan Bennett. Mary Shepard non deve essere stata un’ospite facile da accogliere: il suo carattere spigoloso, inasprito dal fanatismo religioso e da un approccio creativo alla realtà, scardinavano completamente i meccanismi consueti della generosità. Non ci si poteva sentire “buoni”, ospitando questa donna autoritaria che ambiva a diventare primo ministro, sosteneva di parlare con la Vergine Maria e non chiedeva mai l’elemosina – al massimo impartiva ordini. D’altra parte Bennett non è mai stato un sentimentale, quindi non è poi così strano che questa bizzarra convivenza sia durata più di molti matrimoni.

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Gli studenti di storia

Titolo originale: The History Boys

"Gli studenti di storia", uno dei libri più importanti di BennettAnche questo testo è nato come opera teatrale. Il successo della produzione inglese e poi di quella americana hanno dato l’impulso alla realizzazione di un film, anche questo di Nicholas Hytner, con Richard Griffiths e un gruppo di attori all’epoca giovanissimi, che a partire da quella produzione hanno avviato carriere personali di tutto rispetto (fra i più noti: James Croden, Russell Tovey e Dominic Cooper).

L’azione si svolge in una scuola pubblica inglese negli anni ’80. Otto studenti fra i più dotati dell’istituto frequentano un corso propedeutico per l’ammissione all’università, con la speranza di essere ammessi negli atenei più importanti del paese. A supervisionare il loro studio ci sono tre insegnanti dagli stili completamente diversi. Mrs. Lintott, insegnante di storia, è una femminista della vecchia scuola e ha un approccio solido alla propria materia: i fatti e le loro correlazioni sono alla base del suo insegnamento.


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Anche Irwin è un insegnante di storia, ma il suo approccio è molto più cinico: vuole mettere i ragazzi in condizione di eccellere negli esami di ammissione e pone il risultato al primo posto, ritenendolo anche più importante della conoscenza stessa. Infine c’è Hector, il professore di letteratura, nonché l’insegnante più amato. Il suo approccio alla conoscenza è rinascimentale e totalizzante: il sapere è un valore di per sé e arricchisce di senso l’esistenza. La carriera di Hector viene interrotta bruscamente dall’accusa fondata di aver molestato uno studente.

Il valore della conoscenza

In quest’opera, Bennett ha riversato alcuni dei temi che gli sono più cari e che ha trattato a diverse riprese nei suoi diari: il valore della conoscenza, la contrapposizione fra il sapere utilitaristico e quello fine a se stesso, la scoperta della sessualità vissuta con quell’imbarazzo castrante che si associa spesso al carattere inglese, contrapposta a quella mitologica sfrontatezza giovanile che per Bennett è sempre stata aliena.

Da Gli studenti di storia, infine, è tratta una delle più belle frasi sulla letteratura mai scritte: «I momenti migliori nella lettura sono quelli in cui trovi qualcosa – un pensiero, una sensazione, un modo di guardare le cose – che avevi creduto solo ed esclusivamente tuo. E adesso eccolo lì, messo nero su bianco da qualcun altro, da una persona che tu non hai mai incontrato, qualcuno che magari è morto da molto tempo. Ed è come se una mano si fosse tesa a prendere la tua».

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Nudi e crudi

Titolo originale: The Clothes They Stood Up In

"Nudi e crudi", una sorta di indagine su vite private all'improvviso dei propri possedimentiChe cosa succede quando siamo costretti a separarci da tutte le sovrastrutture materiali della nostra vita? Emerge la nostra natura, l’essenza del nostro carattere, che si svincola dai ruoli imposti dalla società e dall’identificazione fra ciò che siamo e ciò che possediamo. O almeno questa è la teoria, ma Bennett, nonostante le apparenze, non è uomo di teoria, altrimenti non lo si distinguerebbe da Erich Fromm. Bennett è uno scrittore estremamente pratico che non spiega, ma indica.

I temi più profondi, nelle opere di Bennett, non vengono dibattuti e nemmeno analizzati, semplicemente accadono, per mezzo dei personaggi. Gli individui, i caratteri, i difetti, i vizi e le ossessioni, quelli sì vengono analizzati, sezionati, e indagati nel dettaglio con la pazienza puntigliosa del collezionista di lepidotteri. I Ransome sono una coppia alto-borghese che, tornando una sera dall’opera, scopre di avere subito un furto. E non si tratta di un furto qualunque: i misteriosi ladri non si sono limitati a portare via contanti, preziosi e oggetti di antiquariato, ma hanno letteralmente svuotato la casa. Tutto ciò che i Ransome possedevano è sparito. Mobili e tappeti, la cena pronta da riscaldare nel forno, il forno, ma anche il frigorifero e tutto il suo contenuto, tutti gli elettrodomestici, i vestiti, i cosmetici, il sapone, i lampadari e la carta igienica.

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Mentre si indaga sul misterioso crimine, i Ransome devono rinegoziare completamente il loro stile di vita e le dinamiche del loro rapporto cominciano a riassestarsi. Mrs. Ransome coglie al volo un’occasione che non sapeva di aver atteso a lungo: la possibilità di interagire senza costrizioni con chi la circonda, assecondando la sua naturale curiosità. Suo marito, invece, si adatta assai meno bene alla nuova situazione e le sue già evidenti idiosincrasie non fanno che acuirsi. Quando il mistero viene risolto, ovviamente, le cose si complicano ulteriormente.

 

La sovrana lettrice

Titolo originale: The Uncommon Reader

"La sovrana lettrice", il romanzo che ha per protagonista Elisabetta IIQuesta piccola perla è Bennett al massimo della sua leggerezza. L’umorismo di Alan Bennett è come la sua critica sociale: garbato e affilatissimo. Forse è per questo che gli scrittori stranieri preferiti in Italia tendono a essere autori di gialli e thriller: siamo un popolo che predilige le tinte forti. Bennett non è un amante dei chiaroscuri violenti, preferendo concentrarsi sulla resa maniacale delle sfumature.

La protagonista di questo lungo racconto è la regina Elisabetta II, giusto per rendere completo lo stereotipo britannico. Inseguendo gli adorati ma indisciplinati Corgi, Sua Maestà scopre per caso che una biblioteca ambulante è parcheggiata davanti alle cucine di Buckingham Palace. Trovatasi a entrare per richiamare all’ordine i cani, la regina non può esimersi dal prendere in prestito un libro, nonostante una donna nella sua posizione abbia poco tempo da dedicare alla lettura di romanzi.

La passione di Elisabetta II

Il libro non è un granché, ma una volta terminato, la sovrana lo riporta indietro e ne prende in prestito un altro e poi un altro e poi un altro ancora, tuffandosi nei classici come nei contemporanei, nei romanzi impegnati come in quelli leggeri. È così che la regina d’Inghilterra diventa un’avida lettrice e in breve tempo questo nuovo hobby diventa sempre più importante nella sua vita quotidiana, tanto da farle mal sopportare le incombenze del suo ruolo, che la tengono lontana dagli amati libri.

A corte la passione letteraria di Elisabetta non è vista di buon occhio e qualcuno insinua anche che si tratti di un segno di demenza incipiente. Tutta questa passione per i romanzi è disdicevole, scabrosa e vagamente imbarazzante e l’intera corte si adopera per porre fine a questa follia, fino all’inevitabile epilogo.

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