
Certo, i film sanno far sognare, sanno far dimenticare i problemi della vita quotidiana, sanno incantare e meravigliare. Esistono però anche film che fanno piangere, che hanno anche il potere di rattristarci e quello, catartico, di indurci a lacrime fragorose.
Lo sa bene chi, come il sottoscritto, è abbastanza vecchio da ricordare come fu andare a vedere Titanic al cinema, una pellicola che inondava non solo lo schermo, ma anche i pavimenti della sala (ma, appunto, di lacrime).
Che siano storie d’amore tristissime o commoventi vicissitudini di animali, il cinema ci ha d’altronde da sempre abituati ai cosiddetti film strappalacrime. Pensate, negli anni ’40 e ’50, a pellicole per ragazzi come Bambi o Zanna gialla. Ma anche a melodrammi epici ed indimenticabili come Lo specchio della vita.
I drammi bellici
In tempi più recenti – anche se il genere alterna momenti di particolare fortuna ad altri in cui viene messo completamente da parte – lo stesso compito è stato assolto da pellicole a sfondo bellico. Pensiamo a film come Schindler’s List, La vita è bella o Il bambino con il pigiama a righe. Oppure, al limite, da film d’amore fortemente drammatici come quelli tratti dai libri di Nicholas Sparks.
Ma, mettendo da parte scelte troppo scontate, quali sono i cinque film che fanno piangere anche i cuori di ghiaccio? Ecco i nostri suggerimenti.
Indice
1. Love Story
Cosa serve per creare un grande film strappalacrime? Prima di tutto dei personaggi credibili, in cui lo spettatore possa in qualche modo immedesimarsi o per i quali possa comunque fare il tifo. Anche perché, se non c’è immedesimazione, non è possibile commuoversi per le sfortune altrui.
Questa è stata la ricetta seguita anche da Erich Segal e Arthur Hiller, rispettivamente sceneggiatore e regista di Love Story. Il film uscì in tutte le sale prima americane e poi mondiali nel 1970, diventando rapidamente di culto e venendo baciato da uno straordinario successo.
Il più famoso tra i film che fanno piangere
Al centro della trama ci sono infatti due ragazzi molto diversi tra loro. Da un lato Oliver, rampollo di buona famiglia che studia ad Harvard. Dall’altro, Jennifer, studentessa di musica squattrinata ma dal carattere volitivo. I due si incontrano e si innamorano, decidendo di sposarsi nonostante l’avversione della famiglia di lui e le precarie condizioni economiche.
Un sogno d’amore che riesce con molte fatiche a realizzarsi, ma che va incontro a un muro proprio nel momento in cui le cose sembrano mettersi per il verso giusto. Quando i due decidono di avere un figlio, infatti, a Jennifer viene diagnosticata una leucemia fulminante.
Alla protagonista femminile, Ali MacGraw, andò invece meno bene. La sua carriera era in grande ascesa, perché con Love Story arrivò al secondo Golden Globe in due anni. Quel successo però fu l’ultimo della sua carriera.
Dopo aver lasciato il marito, il capo della Paramount, si sposò con Steve McQueen, col quale recitò anche in Getaway! Il matrimonio però non fu felice, e i problemi col marito la tennero lontana dal set per tutti gli anni ’70 [1]. Quando provò a ritornare sulle scene aveva ormai più di 40 anni e il suo volto se lo ricordavano in pochi.
2. Fiori d’acciaio
Una storia di donne forti
Spostiamoci dai primi anni ’70 alla fine degli anni ’80, e da una storia d’amore ad una di amicizia.
Fiori d’acciaio venne diretto nel 1989 da Herbert Ross [2] a partire da un dramma teatrale parzialmente autobiografico di Robert Harling. Nonostante fosse scritto e diretto da uomini, narrava del conflittuale rapporto tra un gruppo di donne di diversa età e carattere provenienti dalla Louisiana.
Anche il titolo della pellicola – che in lingua originale è Steel Magnolias, ovvero “Magnolie d’acciaio” – è non a caso un’espressione tipica degli stati del sud. Un’espressione che serve ad indicare le donne forti di quelle terre, dove le magnolie sono di casa.
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Il film segue così le vicende di un gruppo di amiche che si ritrovano nel salone di bellezza di Truvy, tra contrasti e pettegolezzi. Una di esse, malata di diabete, decide comunque di rimanere incinta e provare ad avere un figlio, scelta che purtroppo pagherà con la vita.
Su tutte dominava Julia Roberts, poco più di ventenne e al primo ruolo veramente importante. Fu proprio lei a conquistare l’unico Golden Globe della pellicola, ma portò a casa anche una candidatura agli Oscar [3]. Accanto a lei, comunque, impressionarono positivamente anche Sally Field, Olympia Dukakis, Shirley MacLaine, Daryl Hannah e Dolly Parton.
3. Papà, ho trovato un amico
Papà, ho trovato un amico (My Girl in lingua originale) non è uno di quei film di cui avete sentito sicuramente parlare, e infatti da questo punto di vista un po’ sfigura nel nostro elenco. Nonostante la scarsa fortuna che ha trovato in Italia, è però una pellicola che non può lasciarvi indifferenti. E davanti alla quale è ben difficile trattenere le lacrime.
Diretta nel 1991 da Howard Zieff, vanta nel cast attori allora di prima fascia come Dan Aykroyd e Jamie Lee Curtis. La parte del leone, però, la fanno due bambini, Anna Chlumsky e un Macaulay Culkin. Quest’ultimo tra l’altro reduce dal successo, appena un anno prima, di Mamma, ho perso l’aereo.
Quando muore Macaulay Culkin
Protagonista della pellicola è la piccola Vera, orfana di madre, figlia di un impresario delle pompe funebri e con una nonna affetta da demenza senile. Davanti a tali problemi, trova rifugio solo in una strana forma di ipocondria e nel suo migliore amico, il coetaneo Thomas.
Riguardo ai piccoli attori, come sapete la carriera di Culkin, dopo quei successi, si è arenata. Anna Chlumsky, invece, ha recitato in un sequel intitolato Il mio primo bacio. Poi ha vivacchiato, comparendo per anni qua e là in piccoli ruoli. Recentemente, però, è tornata a far parlare di sé diventando una delle protagoniste della serie Veep.
4. Philadelphia
Dopo storie familiari e d’amore, tocchiamo con gli ultimi due punti della nostra lista anche altre due situazioni purtroppo luttuose e foriere di pianti a dirotto. Ovvero i problemi legati al riconoscimento sociale (e alle malattie) e i dispiaceri dovuti alla morte di un animale domestico.
Partiamo da Philadelphia, pellicola del 1993 diretta da Jonathan Demme, regista specializzato in film controcorrente anche se molto diversi tra loro. Basti pensare che nel suo curriculum figurano sia Qualcosa di travolgente che Il silenzio degli innocenti [4].
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Philadelphia ha avuto l’innegabile merito di aver affrontato il tema dell’AIDS e dell’omosessualità in una prospettiva per l’epoca completamente nuova. Non per nulla, può essere considerato il primo film mainstream ad aver parlato in maniera chiara e drammatica di omofobia [5].
Parliamo di AIDS e omofobia
Ambientato, come il titolo lascia intuire, nella popolosa Philadelphia, il film è sceneggiato dall’attivista gay Ron Nyswaner. Racconta la vicenda di Andy Beckett (magistralmente interpretato da Tom Hanks [6]), un avvocato di successo che viene però licenziato dal proprio studio a causa dell’AIDS.
Questi decide, di conseguenza, di fare causa ai suoi vecchi datori di lavoro e riesce a trovare l’aiuto di un collega, Joe Miller (Denzel Washington). Questi in realtà non è esente da pregiudizi, ma imparerà a voler bene ad Andy e alla sua battaglia nel corso della causa. Purtroppo la pellicola, che pure si conclude con la vittoria giudiziaria di Andy e Joe, ha un finale inevitabilmente tragico.
5. Io & Marley
Concludiamo con una pellicola più recente, Io & Marley, datata 2008.
Di fronte a film che parlano di morte dei loro protagonisti, come tutte le pellicole che abbiamo presentato finora, alcuni possono trovare poco consono che abbiamo deciso di inserire anche un film incentrato, almeno nel finale, sulla dipartita di un animale.
È innegabile però che certi animali domestici – e i cani sono tra questi – possano in molti casi entrare a fare veramente parte di una famiglia. Il più delle volte, anzi, ne diventano un elemento essenziale. Non deve quindi stupire che il lutto che la loro scomparsa provoca sia comparabile a quello che si prova per la morte di un parente o un amico.
Quando gli animali domestici sono parte della famiglia
La pellicola, diretta da David Frankel a partire da un libro autobiografico di John Grogan, racconta la storia di una giovane coppia. I due, interpretati da Owen Wilson e Jennifer Aniston, si trasferiscono in Florida e decidono di adottare un cucciolo di labrador retriever. L’intento è fare pratica di genitorialità.
Complice il successo della pellicola, nel 2011 è uscito – solo per l’home video – anche un midquel [7] intitolato Io & Marley 2 – Il terribile. Sia il regista che gli interpreti, però, sono diversi e il risultato è molto più scadente.
Note e approfondimenti
[1] Qui il resoconto di un’intervista rilasciata recentemente a Oprah Winfrey riguardo alle sue storie d’amore e ai suoi matrimoni. ↑
[2] Regista anche di Funny Lady e Footloose. ↑
[3] Nella carriera sarebbero poi arrivate altre tre nomination: per Pretty Woman, per Erin Brockovich (convertita poi nella statuetta) e per I segreti di Osage County. ↑
[4] Purtroppo il regista si è spento nel 2017, a 73 anni d’età, per un cancro all’esofago. Il suo ultimo film è Dove eravamo rimasti, con Meryl Streep. ↑
[5] La sua importanza è riconosciuta tutt’oggi da decine di articoli e osservatori, come ad esempio questo. Ciononostante, ci sono pure voci, oggi come allora, che lo giudicano troppo stereotipato. ↑
[6] Per questo film vinse il primo dei suoi due Oscar (l’altro arrivò l’anno dopo con Forrest Gump). ↑
[7] Nel gergo cinematografico un midquel è un sequel non ambientato però successivamente al primo film, ma nel mezzo di esso. In pratica, vi si raccontano fatti che nel film originale erano stati tralasciati ma che avvengono durante gli accadimenti già narrati. ↑
Aggiungerei alla Lista ” Ode to my father” film sudcoreano , e ” Taare Zameen Par ” ( Stelle sulla terra) film indiano