
Il cinema horror, nonostante se ne decreti sempre la morte, è più vivo che mai. Questo perché alla gente piace la sicurezza di spaventi un tanto al chilo al riparo nel proprio salotto o sulla poltrona della sala cinematografica preferita. Paura di consumo, disgusto controllato, violenza sottotraccia. Il cinema dell’orrore contemporaneo deve attecchire la mente o lo stomaco, far sobbalzare il cuore, ma non deve farti mai sentire realmente in pericolo.
In un certo senso però, spaventarsi di fronte ad uno schermo sta diventando sempre più difficile. Grazie alla televisione, a internet, all’informazione incontrollata e a un progressivo estremizzarsi dei limiti di ciò che siamo in grado di sopportare, l’orrore della realtà supera spesso e volentieri quello della fantasia, rendendoci anestetizzati.
Forse è anche per questo che la forma del mockumentary (i finti documentari) e del found footage (i finti video ritrovati) ha avuto incredibile fortuna negli ultimi decenni1. Spacciare qualcosa per reale aumenta la possibilità di turbare lo spettatore. E non è sempre stato il perturbante l’obiettivo primario dell’horror come genere tout court?
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Per questo motivo è da sempre che il cinema horror prova a spacciarsi per reale. Far credere allo spettatore che quanto narrato sia realmente accaduto, con tutta l’atrocità che ne consegue, aumenta la possibilità di far presa sul pubblico, ancor di più durante decadi in cui attingere alle fonti non era poi così facile.
Quanti film dell’orrore hanno utilizzato lo stratagemma del “tratto da fatti realmente accaduti“?
Bisogna ammettere che in molti casi si è trattata di una mezza bugia. Alcuni tra i più grandi cult di genere, effettivamente, hanno attinto dalla realtà per determinare la propria visione fantastica della storia, ma quanti sono i film horror realmente tratti da storie vere? Una manciata.
E di questa manciata ne ho qui selezionati cinque, cinque film horror tratti da storie vere che forse non vi faranno dormire la notte.
Indice
1. Open Water
Open Water è un film horror del 2003 della durata di appena 76 minuti, a bassissimo costo ma dal grande successo (che ha aperto la strada a ben due seguiti).
Narra le avventure di Susan e Daniel, una coppia appassionata di subacquea in vacanza ai Caraibi. Durante una immersione di gruppo, i due verranno erroneamente abbandonati dall’imbarcazione che li trasportava. Avrà così inizio un incubo straziante.
Ci si può perdere in alto mare? A quanto pare sì! Quel che fa veramente più paura in Open Water è l’idea che quanto narrato sia successo davvero.
Una disavventura realmente accaduta
Il film del regista Chris Kentis si basa infatti sulla disavventura capitata nel 1998 ai coniugi Tom ed Eileen Lonergan, sub che durante un’immersione lungo la grande barriera corallina australiana furono abbandonati dalla loro imbarcazione d’appoggio.
I corpi dei due non furono mai ritrovati, quindi quella del film è solo un’ipotesi di quanto possa essere loro accaduto, soli e sperduti in mezzo al mare.
Quel che è certo è che, dopo poco tempo, fu ritrovata una macchinetta digitale nella pancia di uno squalo della zona ed è su questo particolare che il regista/sceneggiatore ha imbastito la propria ricostruzione degli avvenimenti.
Cosa sia davvero successo alla coppia americana non lo sapremo mai, ma ci basta guardare il film per inorridire.
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2. Henry, pioggia di sangue
Henry, pioggia di sangue è un film del 1986 diretto da John McNaughton e interpretato da Michael Rooker. Un attore che forse conoscerete per aver interpretato Yondu in Guardiani della Galassia vol.1 e vol.2.
Girato a basso costo in poche settimane, racconta delle malefatte e degli omicidi perpetuati da Henry e Otis, due sadici balordi, e della malata relazione tra Henry e Becky, cugina di Otis. Il tutto viene narrato dal punto di vista dello psicopatico Henry.
Nonostante a inizio film si precisi che i personaggi di Otis e Becky siano fittizi (per motivi legali), tutti sanno che non è così. Henry, pioggia di sangue è infatti un film basato sulle confessioni di Henry Lee Lucas, per alcuni uno dei più prolifici serial killer della storia, per altri un bugiardo patologico assassino di mezza tacca.
La vera storia di un efferato serial killer
Sporco, violento e splatter, questo b-movie è un cult assoluto non soltanto per il pezzetto di cronaca che racconta, ma per come riesce a far entrare lo spettatore nella mente di un mostro senza artifici e dissimulazioni.
Una riflessione sul male che dà da pensare: i veri mostri sono esseri umani, freak ai margini. Il fatto che una mente tanto perversa sia davvero esistita, al di là della reale natura dei suoi crimini, fa più paura di un qualsiasi mostro immortale armato di machete o di lame alle dita.
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3. The Exorcism of Emily Rose
The Exorcism of Emily Rose è un film del 2005 diretto da Scott Derrickson che segnò il debutto di Jennifer Carpenter (Dexter, Quarantena) nel mondo dell’horror.
Una pellicola troppo spesso considerata sulla falsariga de L’esorcista ma che, in realtà, si approccia al tema delle possessioni in maniera differente. In parte film d’inchiesta, in parte dramma, racconta del processo seguito alla morte di Emily Rose per via di un esorcismo.
Ma era il diavolo o una malattia la fonte del calvario di questa studentessa vittima di terribili visioni e ipotetici eventi sovrannaturali?
Era il diavolo o una malattia?
Il film non prova a dare una risposta. Attraverso l’uso di flashback ci mostra invece una ricostruzione dei fatti per farci poi ascoltare la voce di Padre Moore, autore dell’esorcismo andato male, al processo. Il tutto in una romanzata interpretazione delle vicende che portarono alla morte della tedesca Anneliese Michel nel 1976.
Ritenuta posseduta da più di un demone, per la scienza Anneliese risulta ancora una semplice schizofrenica vittima di credenza pericolose, in un’epoca in cui gli esorcismi erano praticati apertamente dalla Chiesa.
Al di là però della spiegazione scientifica che si può dare ai fatti, The Exorcism of Emily Rose si rivela un film terrificante in virtù della storia vera che racconta. Dubito che altrimenti avrebbe fatto così tanto parlare di sé.
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4. La ragazza della porta accanto
La ragazza della porta accanto è un film del 2007 diretto da Gregory Wilson e tratto dal romanzo omonimo di Jack Ketchum.
Narra le terribili vicende accadute alla sedicenne Megan Loughlin, orfana insieme alla sorella minore Susan e ospite della zia Ruth, da cui viene vessata e torturata in maniera atroce con la complicità dei tre figli e di altri ragazzini del vicinato.
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E il tutto viene raccontato attraverso lo sguardo del sedicenne David, segretamente innamorato della ragazza.
Chi sono i veri mostri?
Film terribile, a tratti insostenibile pur non cedendo mai al lato voyeuristico, The Girl Next Door (questo il titolo originale) fa chiedere agli spettatori, ancora una volta, chi siano i veri mostri. Di certo non quelli della Universal, verrebbe da rispondere.
Se poi pensiamo che quanto narrato è stato liberamente tratto da un fatto di cronaca, non possiamo far altro che inorridire. Il film infatti tratta dell’omicidio della sedicenne Sylvia Likens ad opera di Gertrude Baniszewski e di alcuni bambini del quartiere.
Tante però sono le differenze tra fiction e cronaca. Tra le più evidenti c’è il fatto che Sylvia (insieme a sua sorella Jenny) non era orfana ma figlia di giostrai girovaghi che avevano lasciato le figlie sotto la tutela di Gertrude, con cui la famiglia Likens non aveva alcun tipo di parentela.
C’è però un altro film, molto più aderente alla realtà dei fatti, ispirato a quello che viene definito “il peggior crimine mai commesso nello Stato dell’Indiana”. Si tratta di An American Crime, prodotto nel 2007 e diretto da Tommy O’Haver.
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5. Bagliori nel buio
Bagliori nel buio è un film di fantascienza del 1993 diretto da Robert Lieberman. Ci racconta la storia di Travis Walton, taglialegna scomparso dopo aver visto strani bagliori nel bosco e riapparso poi magicamente e senza memoria.
Cosa gli sarà successo? La sua scomparsa ha qualcosa a che fare con UFO e alieni o è stato solo il trucco di un uomo alla ricerca di notorietà?
La realtà supera la fantascienza?
Bagliori nel buio è un film di fantascienza quindi non dovrebbe essere in questo elenco, penserà qualcuno. Eppure la parte finale del film è tranquillamente considerabile horror per quanto fa paura.
Il film è farcito di mistero e a suo modo terrificante. Ancor di più se pensiamo che è tratto dal libro scritto dal protagonista Travis in seguito alla sua reale scomparsa e riapparizione il 5 novembre del 1975, in Arizona.
Nel libro il taglialegna racconta di come sia stato rapito dagli alieni e portato sulla loro navicella per essere analizzato. Ovviamente le libertà che il film di Lieberman si prende sono tante, ancor più ovvio è quanto sia difficile considerare reale una storia del genere.
Tutto quel che possiamo fare è dare per certo che Travis sia scomparso e riapparso in circostanze misteriose, prendere per vere le parole dell’uomo che le ha vissute o considerarle frutto di un folle o di un mitomane. Fatto sta che a volte la realtà supera la fantascienza.
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Note e approfondimenti