Cinque film che potrebbero essere sogni

Robert De Niro in C'era una volta in America, nella scena in cui siamo portati a pensare che il film sia tutto un sogno

A volte può rivelarsi frustrante: c’è una sequenza di un film che ci appassiona e ci domandiamo come andrà a finire. La tensione cresce a ogni secondo, mentre il protagonista sembra non avere alcuna via di scampo e infine… scopriamo che il tutto era solo un sogno. Si tratta comunque, alla fin fine, solo di una manciata di minuti.

Teorie che coinvolgono un intero film

Che cosa dire allora quando un intero film potrebbe rivelarsi solo una fantasia di uno dei protagonisti e non essere mai accaduto nella realtà? Vi abbiamo già parlato in un precedente articolo di alcune originali teorie ideate dai fan relative ad alcuni celebri lungometraggi. E talvolta queste teorie si spingono se possibile ancora oltre, arrivando a concepire una intera pellicola e gli eventi da essa descritti come nulla più che il prodotto dell’immaginazione di una singola persona. Pellicole quali quelle di cui ora vi parleremo.

Anche stavolta non daremo alcun tipo di giudizio, limitandoci a esporre tali teorie e le loro basi e lasciando a voi il commento finale.


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Grease

«La brillantina perde lo smalto»

Grease è un film del 1978 diretto da Randal Kleiser, adattamento di un celebre musical del 1971.

Gli studenti Danny Zuko (John Travolta) e Sandy Ollson (Olivia Newton-John) si incontrano e innamorano durante una estate prima di lasciarsi. Poco tempo dopo, però, i due si ritrovano a frequentare lo stesso liceo e, pur tra alcune difficoltà causate dalle bande giovanili cui appartengono, al ballo di fine anno si dichiarano amore eterno e volano via in cielo su una auto sportiva.

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Dove sarebbe dunque il problema? Proprio in questo eccessivo happy ending, con tanto di tocco sovrannaturale. E nel fatto che, nel testo della canzone Summer Nights che rievoca i loro primi incontri amorosi, Danny dichiari di aver conosciuto Sandy salvandole la vita, in quanto stava per affogare.

Una teoria affermerebbe dunque che Sandy sia in realtà davvero annegata in quella fatale estate e tutti gli eventi descritti nel film siano nulla più che un suo sogno indotto da coma. E la scena finale non sancisce il trionfo della storia d’amore con Danny, bensì il fatto che la vita di Sandy sia finita e lei stia volando in Paradiso. Che dire se non che, a volte, l’immaginazione di alcuni fan è davvero ammirevole?

 

C’era una volta in America

«Sono andato a letto presto… per una vita intera»

C’era una volta in America (Once Upon a Time in America) è un film del 1984 diretto da Sergio Leone.

La pellicola segue la vita del gangster Noodles (Robert De Niro), dalle prime imprese criminali compiute da adolescente insieme all’amico Maximilian Bercovicz (James Woods), fino alla vecchiaia quando, solo e stanco, una misteriosa lettera lo costringe a uscire dal suo esilio per risolvere un ultimo mistero.

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Una delle prime scene tuttavia vede Noodles recarsi in una fumeria d’oppio, in quanto sconvolto dalla morte dei componenti della sua banda, Maximilian incluso. L’ultima scena del film invece fa una transizione dal vecchio al giovane Noodles, il quale è ancora nella stessa fumeria d’oppio e sorride soddisfatto.

Secondo alcuni, questo significherebbe che tutto ciò che è accaduto durante la vecchiaia di Noodles sia solo una allucinazione indotta dalla droga, annullando tuttavia in questo modo buona parte del processo di cambiamento del personaggio.

 

Una pazza giornata di vacanza

«L’amico immaginario»

Una pazza giornata di vacanza (Ferris Bueller’s Day Off) è un film del 1986 diretto da John Hughes.

Ferris Bueller (Matthew Broderick) e il suo amico Cameron Frye (Alan Ruck) si fingono malati per marinare la scuola e concedersi un lungo giorno di vacanza visitando i luoghi più significativi della loro città, Chicago. Alcuni drammatici eventi tuttavia porteranno i due protagonisti a maturare e prendersi delle responsabilità.


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Ferris Bueller, durante il film, infrange spesso la quarta parete rivolgendosi direttamente al pubblico e rappresenta a tutti gli effetti l’opposto del personaggio di Cameron, timido e rispettoso delle regole.

Questo, unito al fatto che sia materialmente impossibile visitare mezza Chicago in poco più di metà giornata (come invece i due protagonisti riescono a fare), ha portato alcuni a teorizzare che il personaggio di Ferris non esista e sia solo un prodotto dell’immaginazione di Cameron Frye, il quale proietta su Ferris le caratteristiche che lui non ha al fine di risolvere un complesso edipico col padre. In realtà dunque l’intera gita per Chicago avrebbe avuto luogo solo nella mente di Cameron mentre si trova davvero a letto malato.

 

Titanic

«Non sto volando, Jack»

Titanic è un film del 1997 diretto da James Cameron.

Per salvare la sua famiglia da un tracollo finanziario, la giovane Rose (Kate Winslet) è costretta a fidanzarsi col ricco Caledon Hockley (Billy Zane). Preda della tristezza e della depressione, durante il viaggio inaugurale del Titanic medita di suicidarsi, ma un artista scapestrato di nome Jack Dawson (Leonardo DiCaprio) la convince a non gettare via la sua vita. Tra i due nasce una romantica storia d’amore, destinata però a sfociare in tragedia.

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Una teoria su questo film ricorda molto da vicino quella appena descritta su Ferris Bueller: Rose in realtà non riesce a uscire dalla depressione, che la porta a creare nella sua mente il personaggio di Jack per trarre da lui la forza di sopravvivere. Jack, l’esatto opposto di Caledon, è l’uomo ideale di Rose (un artista, gentile, rispettoso, esuberante), e perciò non è mai esistito, né il suo nome compare tra i registri dei passeggeri del Titanic o esistono foto di lui.

Un personaggio dei sogni, utile solo a dare la forza

Durante il film Jack interagisce più volte con altri personaggi, ma questo viene spiegato dal fatto che Rose stia raccontando questa storia nel presente e per lei Jack è sempre esistito in quei giorni. Quando però la nave affonda e Rose finalmente desidera davvero sopravvivere con le sue sole forze, Jack non le è più utile e “muore”.

Insomma, migliaia di persone in questi anni avrebbero pianto per qualcuno che non è mai esistito: devastante, se ci pensate.

 

Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo

«Non sono gli anni, amore, sono le allucinazioni»

Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull) è un film del 2008 diretto da Steven Spielberg, quarto capitolo di una celebre saga cinematografica ideata da George Lucas, che tornerà sul grande schermo nel 2019.

Un Indiana Jones (Harrison Ford) ormai segnato negli anni, ma ancora desideroso di avventure, si ritrova a dover affrontare degli agenti sovietici capeggiati da Irina Spalko (Cate Blanchett), la quale è alla ricerca di presunti manufatti alieni che conducono in Perù e a un tempio Maya che funge da crocevia dimensionale. Ad aiutare Jones in questa impresa sono la sua vecchia fiamma Marion Ravenwood (Karen Allen) e suo figlio Mutt (Shia LaBeouf), che conosce per la prima volta.

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All’inizio del film, Jones, per sfuggire ad alcuni agenti al servizio di Irina Spalko, si ritrova in un sito dove sta per essere condotto un test nucleare e per salvarsi si rifugia all’interno di un frigorifero con rivestimento in piombo. Incredibilmente, e in maniera scientificamente poco plausibile, l’archeologo si salva e non riceve una dose letale di radiazioni.

Questo ha portato alcuni fan alla seguente speculazione: Indiana Jones in realtà non è affatto sopravvissuto all’esplosione e tutti gli eventi successivi, compreso l’incontro con suo figlio, non sono nient’altro che una fantasia causata da avvelenamento da radiazioni poco prima della sua morte. Questo a meno che anche il prossimo film non sia anch’esso un sogno!

 

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