Cinque film sui vampiri che hanno segnato l’immaginario collettivo

Tom Cruise e Brad Pitt in Intervista col vampiro, un film che ha ridefinito l'immagine dei succhiasangue al cinema

Tra le varie mode che si sono succedute nel corso degli anni al cinema, quella dei vampiri è stata tra le più remunerative, reiterate e fortunate. Tutto merito – spesso – di indovinate campagne pubblicitarie o della fiorente narrativa horror che non ha mai smesso di raccontare storie di neo-Dracula e simili.

Non-morti al cinema

Vampiri al cinema, per anni, ha significato grandi e facili guadagni. Questa figura, col tempo, si è anzi evoluta divenendo figlia del proprio tempo, ma non sempre questa evoluzione è stata anche qualitativa. Nonostante ciò la figura del non-morto non ha mai smesso di esercitare il proprio fascino. Elegante, aristocratica e romantica o giovanile e mondana che fosse, intere generazioni ne sono state succubi sia che venisse rappresentata su carta, sia che venisse proiettata su uno schermo cinematografico.

Spesso metafora dei nostri tempi, altre volte semplice sex symbol modaiolo, il vampiro attraversa la storia dell’industria cinematografica e da decenni ci accompagna di sala in sala, di locandina in locandina. Per questo vi propongo cinque tra i film di vampiri che più hanno segnato l’immaginario cinematografico fino al giorno d’oggi.

 

Nosferatu il vampiro

L’aristocratico

Era i 1922 quando Friedrich Wilhelm Murnau, uno dei simboli del cinema espressionista tedesco, girò questa sua versione del noto romanzo gotico di Bram Stoker, Dracula. Un film muto e in bianco e nero che si lascia ricordare per le importanti trovate stilistiche che caratterizzano regia e fotografia. Ma anche, soprattutto, perché propone una visione del vampiro in linea con l’immaginario comune dell’epoca.


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Il giovane agente immobiliare Hutter viene inviato in Transilvania per avviare una compravendita con il Conte Orlok. Questi infatti intende acquistare una casa a Wisborg. Orlok è però un Nosferatu, vampiro che si nutre di sangue e dorme lontano dalla luce del sole in bare piene di terra. Le intenzioni di Orlok sono sinistre e oscure. Il mostro vuole infatti trasferirsi in Germania alla ricerca di nuove vittime. Una di queste sarà la giovane Ellen, vicina di casa di Hutter, nella cui casa il Conte si è stabilito. Intanto a Wisborg è arrivata anche la peste, che Nosferatu ha portato con sé dai Carpazi.

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Nosferatu il vampiro è un film solo liberamente ispirato al Dracula di Bram Stoker. Per problemi di diritti Murnau fu infatti costretto a cambiare nomi ai personaggi e stravolgere la storia originale.

Il suo resta comunque il primo serio tentativo di portare sul grande schermo la figura del vampiro nella sua mitica essenza di mostro sanguinario travestito da aristocratico. La figura di Orlok però è funerea e mostruosa e poco avrà a che fare con le future evoluzioni del personaggio Dracula nei film a lui dedicati, caratterizzate da quell’eleganza aristocratica divenuta poi leggenda.

 

Ragazzi perduti

Una gang di creature della notte in motocicletta

Nel corso dei decenni la figura del vampiro è rimasta ancorata alla tradizione inaugurata da Murnau e che si è poi radicata nel volto del Conte Dracula, prima interpretato da Bela Lugosi e poi da Christopher Lee. Eppure, negli anni ’80 il vampiro subisce un restyling per permettergli di sopravvivere ai tempi che, ormai, sono cambiati. Tra i film che permettono questa metamorfosi stilistica c’è sicuramente Ragazzi perduti.

Omicidi e persone scomparse

Santa Carla è una piccola cittadina della California tristemente nota per l’altissimo numero di omicidi e persone scomparse. Nessuno sa il motivo, nessuno indaga a tal proposito. Ma la verità è che a Santa Carla ci sono i vampiri. Cioè dei poco di buono motorizzati capitanati da Max che devastano, rubano e succhiano il sangue degli ignari cittadini.

Con loro saranno costretti a scontrarsi i fratelli Emerson. Michael e Sam sono appena arrivati in città con la madre neo-divorziata e vivono a casa dello strambo nonno. Subito le cose si fanno strane per i due. Michael conosce la misteriosa Stella e Sam viene avvicinato da due ragazzini della sua età un po’ particolari, i fratelli Ranocchi.

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Ragazzi perduti, diretto da Joel Schumacher, è un film del 1987 che segna un netto cambiamento della figura del vampiro al cinema. Questi perde infatti le sue caratteristiche più romanzate e si allontana da quell’immagine aristocratica e centro-europea, divenendo figlia del proprio tempo. I vampiri, in questo film, sono violenti, volgari e arroganti ragazzi della generazione X, senza punti di riferimento e obiettivi che in una sorta di nuova società tribale riscoprono la loro identità perduta.

Max e gli altri sono ribelli che nel rifuggire l’omologazione si omologano nel loro circolo privato e selettivo di balordi vampiri. Eppure questa è solo la superficie. La figura del vampiro in questo caso non è solo metafora di una nuova generazione senza identità ma anche metafora del controllo che essa subisce, succube di una società borghese soffocante e autoritaria, conservatrice di stampo reaganiano.

 

Dracula di Bram Stoker

Il vampiro romantico

Negli anni ’90 la figura del vampiro cambia ulteriormente e si fa molto più sfaccettata. Prendendo anche strade inaspettate come l’introspezione psicologica. Il più rappresentativo tra i film di questo tipo e di quegli anni è Dracula di Bram Stoker, di Francis Ford Coppola.

1462: Vlad Ţepeş soprannominato Dracula, cavaliere del sacro ordine dragone e principe transilvano, parte per difendere l’Europa dai turchi. Al suo ritorno dalla guerra però scopre che la sua sposa Elisabeta si è suicidata, ingannata sulla morte dell’amato dai turchi. Essendo cristiana, ed essendo il suicidio peccato mortale, Elisabeta viene quindi condannata all’inferno. Questo scatena le ire di Vlad che in nome della cristianità aveva combattuto e che, folle di dolore, rinnega Dio e la chiesa.

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1897: l’avvocato Jonathan Harker viene inviato in Transilvania per gestire una compravendita con il conte Dracula, che intende acquistare una serie di case a Londra. Harker non sa però che Dracula è un vampiro. Viene così da lui imprigionato nel suo costello e assiste impotente alla partenza del mostro per Londra. Scopo di Dracula è incontrare la fidanzata dell’uomo, Mina, in cui ha riconosciuto il volto del suo antico amore perduto più di quattrocento anni prima e che intende trasformare nella sua immortale compagna.


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Il Dracula di Coppola, a dispetto del titolo, non segue fedelmente il romanzo di Stoker, e questo al di là dei meri risvolti della trama. Quest’opera affronta infatti la più famosa delle opere gotiche in chiave romantica… e intendo “romantica” nell’accezione comune del termine.

La fusione tra gotico e melò

Parliamo infatti di un film in cui il gotico si fonde e confonde col melò. In cui la componente sentimentale risalta rendendo il principe delle tenebre non solo un mostro senz’anima ma anche la vittima di un fato beffardo che lo ha portato a sacrificare la propria umanità per amore.

Vittima e carnefice, assassino e aristocratico dolce e romantico, questo Dracula si rivela finalmente più complesso di tutti i suoi predecessori. Rimane loro erede ma, allo stesso tempo, precursore del vampiro che verrà. Un personaggio psicologicamente sfaccettato, che non rinnega il mostro che è ma che, allo stesso tempo, non è riuscito a liberarsi del più umano tra i sentimenti: l’amore.

 

Intervista col vampiro

Quando il mostro riflette su se stesso

La scoperta di un vampiro psicologicamente complesso era già avvenuta attorno agli anni ’70 nel romanzo della scrittrice Anne Rice, Intervista col vampiro. Un libro che era il primo di una lunga serie di grande successo comunemente chiamata Cronache dei vampiri. Nel 1994 il regista Neil Jordan porta il famoso romanzo al cinema nel film omonimo con Tom Cruise e Brad Pitt, presentando al grande pubblico, per la prima volta, un vampiro che riflette su se stesso, sulla sua condizione e su quel che rappresenta. Cioè sul proprio ruolo nel mondo.

L’incontro con Lestat

Nel 1791, in Louisiana, il piccolo proprietario terriero Louis ha perso ogni gioia di vivere in seguito alla morte di moglie e figlio. Incontra allora il vampiro Lestat, che lo trasforma in un non-morto e lo rende suo compagno di vita. Louis però sembra non riuscire ad accettare la nuova condizione di mostro assassino.

Durante i secoli, accompagnando il suo creatore in compagnia della vampira bambina Claudia, non smetterà mai di ricercare l’umanità perduta e di interrogarsi sul senso di un’esistenza di cui non comprende lo scopo. Per questo motivo viaggerà tra il nuovo e il vecchio continente. Così incontrerà il vampiro francese Armand, che sembrerà avere tutte le risposte e, arrivato nel 1993, deciderà di rivelare tutta la verità ad un giovane giornalista di San Francisco, Daniel Malloy.

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Il vampiro Louis, protagonista del film, non riesce ad accettare la propria nuova natura di mostro. Un predatore che non riesce a predare. Un uomo non più uomo, vittima del senso di colpa, della propria condizione ignota, della maledizione che per lui rappresenta rinnegare la vita come l’aveva sempre intesa fino alla fine. Nonostante l’odio e il dolore lo avessero più volte spinto a rinunciarvi.

Louis è quindi un vampiro che non vuole rinunciare alla propria umanità, che riflette su se stesso e sul senso filosofico dell’essere vampiro. Al contrario del suo creatore Lestat che non cerca risposte, non desidera uno scopo e vive la sua non-esistenza come fosse un gioco aristocratico, quasi avesse accettato il proprio ruolo di mostro e vedesse nel vampiro un nuovo apice evolutivo.

 

Twilight

La svolta glamour

Durante gli anni ’90 il vampiro è quindi divenuto un personaggio più sfaccettato attraverso l’approfondimento del proprio lato umano. Non più semplice mostro assassino ma uomo divenuto mostruoso, non più semplice macchina di morte ma personaggio complesso che, pur non rinnegando il proprio lato mostruoso, riflette su se stesso. Ma è negli anni 2000 che il vampiro subisce la metamorfosi cinematografica più di successo, adattandosi ai tempi e divenendone figlio. Sono i tempi di Twilight e del vampiro glamour.


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Bella Swan si è trasferita da poco da Phoenix a Forks, piccola cittadina in cui vive il padre, e ovviamente non ne è molto felice. I ragazzi del paese l’hanno accolta a braccia aperte, ma il passaggio dalla città alla provincia è stato traumatico e la ragazza si sente un pesce fuor d’acqua. Nonostante ciò la sua attenzione viene attratta dalla famiglia Cullen. E in particolare da Edward, ragazzo che la affascina con la sua aria misteriosa.

I due cominciano a frequentarsi e subito sembra nascere l’amore, ostacolato però dalla reale natura del ragazzo. Edward infatti è un vampiro appartenente ad una famiglia di vampiri vegetariani, che non si nutrono di sangue umano. Bella si inserisce completamente nel clan Cullen, da cui viene accettata istantaneamente. Ma non è facile mandare avanti una relazione sentimentale tra un’umana e un vampiro e il pericolo, nell’universo dei succhiasangue, è sempre dietro l’angolo.

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Quella che vorrebbe essere una metafora sul sesso, sull’astinenza e sulla diversità si rivela, in realtà, un tipico film di formazione adolescenziale. In Twilight, film del 2008 di Catherine Hardwicke tratto dal romanzo omonimo di Stephenie Meyer, viene infatti raccontato il percorso di un’adolescente nella più difficile delle fasi della crescita ma anche la classica storia d’amore impossibile alla Romeo e Giulietta, privata però di qualsiasi tragicità. Il vampiro quindi acquisisce ancora una volta connotati romantici ma, in questa occasione, rinuncia al proprio lato mostruoso per rincorrere un’umanità che in realtà non gli appartiene più.

Per gli adolescenti degli anni Duemila

Il vampiro, in Twilight, non è un mostro ma è affascinante e “alla moda”, misterioso e in linea con l’immaginario adolescenziale anni 2000. Un essere travagliato ma che rifugge l’oscurità che dovrebbe essere il suo habitat naturale. Edward è in linea con i personaggi televisivi tanto cari alle teenager. È ben vestito, è sberluccicante ma, al tempo stesso, è privo di spessore, vuoto, uno specchietto per le allodole.

È il chiaro riflesso di una generazione di plastica. Il vampiro, quindi, finisce per rinnegare le proprie origini e diventare il prodotto del consumismo, che smercia buoni sentimenti un tanto al chilo. Ma che mostra anche, nel profondo, un contatto con la tradizione che non potrà mai essere perduto.

 

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