Cinque frasi su amore e odio di importanti filosofi

Cinque frasi su amore e odio di importanti filosofi

Amore e odio sono spesso stati considerati due facce della stessa medaglia: già Empedocle, nel V secolo avanti Cristo, dava questi nomi alle due forze che dominavano il mondo e che si alternavano in un ciclo continuo; ma, nel corso del tempo, molti altri filosofi e pensatori hanno ripreso in mano il concetto, sottolineando questo insito e ambiguo legame, non ultimo Sigmund Freud, che ad Eros e Thanatos legò l’ultima parte della sua riflessione.

In linea di massima, molti sembrano concordare che non ci sia modo di avere l’uno senza l’altro, che l’amore implichi l’odio e che viceversa l’odio non possa esistere senza l’amore; altri, però, cercano un approccio più originale, magari esaltando l’odio come motore del mondo (e in fondo, rifacendoci ancora agli antichi, già Eraclito sosteneva che la guerra era la madre di tutte le cose, mentre la pace era sinonimo di morte).


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In ogni caso, molti sono i filosofi che si sono cimentati nella questione, a volte prendendola di striscio, altre volte affrontandola di petto. Vediamo i cinque che hanno scritto e pronunciato le frasi forse più memorabili sull’argomento.

 

I vizi e le virtù dell’amato e dell’odiato

Benedetto Varchi, umanista fiorentino del Cinquecento

Benedetto Varchi, umanista fiorentinoQuella di Benedetto Varchi è una figura forse poco nota, ma importantissima, del Rinascimento fiorentino e italiano. Nato nel capoluogo toscano nel 1503, studiò da notaio ma presto abbandonò quel mestiere per dedicarsi a ben altre passioni: fine umanista, si interessò fin da subito di linguistica e di testi antichi, anche se le sue passioni repubblicane lo portarono presto lontano da Firenze, costringendolo a vagare per varie città del nord Italia.


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Stabilitosi a Padova, iniziò ad età già piuttosto matura a interessarsi di filosofia, studiando soprattutto Aristotele, che in quegli anni era oggetto di un grande recupero ad opera dell’università patavina; tradusse molti testi del grande pensatore dal greco al volgare, e tenne anche lezioni sulla logica e sull’etica aristoteliche. Infine ritornò a Firenze, dove affiancò agli studi filosofici anche una poderosa opera di definizione delle regole della lingua volgare fiorentina, tessendone le lodi e confrontandola sotto vari aspetti col greco, di cui era un grande esperto.

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Coloro che amano, non solamente scusano i vizi nelle cose amate, ma li chiamano virtù; similmente coloro che odiano, non solo giudicano le virtù essere minori di quello che sono nelle cose odiate, ma le ruputano vizi, chiamando, verbi grazia, uno che sia liberale, prodigo, o scialacquatore, e uno ben parlante, gracchia o cicalone.

 

L’amore assomiglia all’odio

François de La Rochefoucauld, filosofo francese del Seicento

Il filosofo francese François de La RochefoucauldPersonaggio molto curioso – e legato a doppio filo alla storia della Francia del Seicento – fu anche François de La Rochefoucauld, un filosofo e scrittore con un particolare talento per gli aforismi, che ancora oggi vengono letti e stampati con successo. Nato a Parigi nel 1613 da una famiglia nobile, si interessò per molto tempo di politica, partecipando alla fronda parlamentare contro sia il cardinale Richelieu, sia il suo successore Mazzarino.

Per questa sua attività politica fu incarcerato e costretto all’esilio per qualche tempo, cosa che lo portò alla decisione di disinteressarsi della politica e occuparsi, piuttosto, di letteratura e filosofia, cominciando a frequentare i più importanti salotti della Parigi del tempo. Fu molto amico di Madame de La Fayette, l’inventrice del romanzo moderno, e dopo i cinquant’anni cominciò a pubblicare varie summe del suo pensiero, come le Riflessioni o sentenze e massime morali, libro più volte ampliato che contiene oltre 500 insegnamenti morali e riflessioni sul comportamento umano, tra cui anche quella che segue sull’amore e sull’odio.

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L’amore, se lo si giudica dalla maggior parte dei suoi effetti, assomiglia più all’odio che all’amicizia.

 

Meglio odiare che piagnucolare e gemere

La frase di Ralph Waldo Emerson, filosofo e poeta americano dell’Ottocento

Ralph Waldo Emerson, aforista e filosofo che si espresse spesso sul rapporto tra amore e odioPer quanto sia stato a lungo sottovalutato e lo si sia riscoperto solo in epoca relativamente recente, Ralph Waldo Emerson è sicuramente una delle figure-cardine della cultura americana dell’Ottocento, capace di influenzare il pensiero e l’opera di una miriade di autori grazie a uno stile profondo ma anche aforistico che aveva facile presa sul pubblico del tempo. Molte delle sue frasi sono diventate celebri, come ad esempio quella sulla rabbia e la felicità che abbiamo già citato altrove nel nostro sito, ma proprio all’amore e all’odio rivolse particolari attenzioni, anche a causa della sua formazione e del passato come ministro della Chiesa Unitaria, lavoro poi abbandonato perché lo costringeva, «in una epoca di gravi problemi attuali, a dover pensare solo ad adorare i cadaveri dei nostri antenati, con riti assurdi, come somministrare la Comunione».

Dal punto di vista personale si sposò una prima volta a 26 anni con la giovane Ellen Louisa Tucker, che morì però di tubercolosi due anni più tardi; a 32 anni quindi si risposò con Lydia Jackson, che fu sua compagna durante la grande attività di pubblicista e filosofo che portò alla definizione dei principi cardine del Trascendentalismo e anche alla scrittura di molte poesie, che ebbero un notevole successo già all’epoca e per le quali Emerson è oggi forse più famoso che non come filosofo.

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La dottrina dell’odio deve essere predicata, come contrapposizione alla dottrina dell’amore, quando questa piagnucola e geme.

 

Come sconfiggere l’odio

Mahatma Gandhi, leader spirituale e politico indiano del Novecento

Il Mahatma GandhiA Gandhi, nel nostro sito, abbiamo già dedicato un’ampia analisi, concentrandoci sulle sue frasi più famose e usandole per raccontare almeno in parte la sua filosofia di vita e i successi – difficili, sudati ma importantissimi – della sua attività politica. L’amore e l’odio furono costantemente al centro della sua riflessione, visti come due nemici che si annullano a vicenda e che anzi traggono forza l’uno dall’assenza dell’altro.


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D’altronde, amore e odio erano per lui realtà quotidiane: indiano, sperimentò sulla propria pelle l’esclusione razziale quando si dovette trasferire per lavoro in Sudafrica – allora ancora colonia britannica – tra la fine dell’Ottocento e lo scoppio della Prima guerra mondiale, ma anche in India conobbe le diverse forme di opposizione al dominio inglese, che spesso optavano per la via della lotta violenta contro gli stranieri. Gandhi, dal canto suo, elaborò invece la celebre dottrina della non-violenza, poi usata – almeno da un certo momento in poi – con successo proprio in Sudafrica anche da un suo ammiratore come Nelson Mandela; una dottrina che chiedeva di rispondere all’odio con l’amore, alla forza con la pace, al sopruso con un’opposizione ferma ma non-violenta.

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L’odio può essere sconfitto soltanto con l’amore. Rispondendo all’odio con l’odio non si fa altro che accrescere la grandezza e la profondità dell’odio stesso.

 

L’odio riscalda il cuore

Umberto Eco, filosofo italiano contemporaneo

Umberto EcoUmberto Eco non ha bisogno di particolari presentazioni: probabilmente il filosofo italiano vivente più celebre e letto al mondo, nel corso degli anni ha avuto successo anche come scrittore, a partire dal bestseller Il nome della rosa, che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo e ha lanciato addirittura un nuovo genere letterario come il giallo medievale. Oltre ai saggi filosofici e ai romanzi, però, una cospicua parte della produzione di Eco è stata dedicata a scritti a metà via tra l’erudizione e l’umorismo, tra il paradosso e l’analisi di costume: il più celebre esempio è costituito dal Diario minimo, in cui trovavano spazio la Fenomenologia di Mike Bongiorno e l’Elogio di Franti.


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In questi microsaggi, spesso volutamente estremi e paradossali, Eco in realtà mescolava cultura popolare e fine analisi filosofica, riferimenti alla TV o al cinema di massa e alta letteratura. Così si poteva, come anche nella frase che riportiamo qui di seguito, elogiare l’odio come sentimento di unione civile, mostrando – in realtà molto più seriamente di quanto possa sembrare – che le comunità moderne non si basano su un accordo o un sentimento di fratellanza, ma sull’avversione verso un nemico comune.

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Ora il senso dell’identità si fonda sull’odio, sull’odio per chi non è identico. Bisogna coltivare l’odio come passione civile. Il nemico è l’amico dei popoli. Ci vuole sempre qualcuno da odiare per sentirsi giustificati nella propria miseria. L’odio è la vera passione primordiale. È l’amore che è una situazione anomala. Per questo Cristo è stato ucciso: parlava contro natura. Non si ama qualcuno per tutta la vita, da questa speranza impossibile nascono adulterio, matricidio, tradimento dell’amico… Invece si può odiare qualcuno per tutta la vita. Purché sia sempre là a rinfocolare il nostro odio. L’odio riscalda il cuore.

 

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