
Ridere è importante, non lo scopriamo certo noi. L’hanno detto filosofi e cantanti, poeti e, soprattutto, umoristi. Rende più liete le giornate, insegna a dare il giusto peso alle cose, riesce a far passare la tristezza e i pensieri cattivi. Ma spesso l’importanza del riso è difficile da esprimere a parole.
Oggi ci proviamo con alcune bellissime frasi sul sorriso.
Abbiamo infatti scelto cinque citazioni che, speriamo, riusciranno a cogliere la magia di un atto così spontaneo ma così importante nella nostra vita. Alcune derivano da grandi comici, come Charlie Chaplin. Altre da letterati e filosofi, che hanno saputo sintetizzare in aforismi il senso profondo della risata.
Ve le scriviamo qui di seguito perché possiate usarle per voi e per gli altri. Noterete subito, infatti, che frasi del genere possono essere utili per trasmettere un po’ di felicità, per cancellare (o quantomeno dimenticare) il dolore, ma anche, banalmente, per augurare buongiorno o buonanotte.
Sorridere è fondamentale a tutte le età e in tutti i momenti del giorno, quindi prendete queste frasi e speditele ai vostri amici, adornateci i vostri social network, riempiteci i vostri pensieri. E, se ne conoscete altre di altrettanto belle, segnalatecele nei commenti.
Indice
1. Sorridere ogni giorno
L’ottimismo di Charlie Chaplin
Charlie Chaplin è uno di quei registi che sul sorriso hanno costruito un’intera carriera. Banalmente, perché è stato forse il più grande regista comico di tutti i tempi. Ma anche per un altro motivo: perché nei suoi film all’epoca del muto il sorriso – spesso in primo piano – era uno dei modi migliori per esprimere un senso di speranza.
Un giorno senza un sorriso è un giorno perso.
(Charlie Chaplin)
Pensate ad esempio a Tempi moderni, uno dei suoi capolavori. Se vi ricordate, quel film è celebre per le scene iniziali, in cui Chaplin descrive l’assurdità della vita all’interno della fabbrica. Poi però la trama si evolve, e il protagonista incontra una giovane ragazza, segnata da mille sfortune.
I due cercano insieme di sopravvivere alle disavventure a cui vanno incontro, faticando molto per raggiungere lo scopo. E alla fine si trovano su una strada, non certo felici. Lei, la ragazza, si lascia prendere anzi da una certa disperazione. «What’s the use of trying?», si chiede. «Che senso ha provarci?»
Chaplin però la rincuora, la invita a non arrendersi. E subito i due si incamminano, soli, su una lunga strada. Lei è ancora accigliata ma lui la invita con un gesto semplice e naturale a sorridere. La scena, non a caso, è famosa col nome di Smile ed è una delle più celebri della storia del cinema.
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2. I muscoli del broncio
I brontoloni di Mordecai Richler
Quello di Mordecai Richler è un nome che, probabilmente, a molti di voi non dirà granché. D’altronde, lo scrittore canadese scomparso nel 2001 non è certo mai stato famoso quanto Chaplin, anche perché non ha mai fatto del cinema.
Qualche tempo fa, però, il suo romanzo più celebre ebbe un buon successo in Italia, diventando un fenomeno di culto. Si trattava di La versione di Barney, scritto poco prima di morire e arrivato in Italia grazie ad Adelphi.
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Il libro fu il primo di una serie di romanzi e saggi che vennero tradotti negli anni successivi. E mostrava tutta l’ironia dello scrittore di origini ebraiche. I suoi personaggi, che si trovavano spesso a muoversi per Montréal e avevano alcuni suoi tratti autobiografici, giocavano infatti sullo stereotipo dell’ebreo, prendendolo in giro.
Ci vogliono settantadue muscoli per fare il broncio ma solo dodici per sorridere. Provaci per una volta.
(Mordecai Richler)
In particolare i personaggi di Richler – come nel caso di Barney – erano dei veri e propri brontoloni, che sorridevano poco e si lamentavano molto. Ma che manifestavano, sotto sotto, una complessità e un’ironia inaspettate. E l’invito a sorridere, rivolto a loro, vale probabilmente anche per tutti noi.
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3. Il sorriso e la bellezza
Gli scapigliati la sapevano lunga
La terza frase che abbiamo scelto è da ascrivere a Carlo Dossi, un letterato e politico di cui oggi si è in parte persa la memoria. Eppure vale la pena di recuperare, con alcune veloci note biografiche, la storia di questo illustre italiano di fine ‘800.
Discendente di una nobile famiglia lombarda, Dossi era imparentato alla lontana con Cesare Beccaria e quindi anche con Alessandro Manzoni. Studiò a Milano e qui, ancora molto giovane, entrò in contatto con gli ambienti della scapigliatura lombarda, a cui aderì con fervore. Scrisse e pubblicò vari romanzi, anche di buon successo.
Il sorriso è alla bellezza, quello che il sale è alle vivande.
(Carlo Dossi)
La sua scrittura era segnata da una forte vena ironica e iconoclasta, che in parte emergeva anche nel suo romanzo più famoso, La colonia felice, uno scritto utopico che anticipava alcuni temi fantascientifici.
In breve, però, si sarebbe imborghesito, rinnegando gli ideali culturalmente rivoluzionari della giovinezza. Divenne infatti segretario di Francesco Crispi, tanto da seguirlo in tutte le sue esperienze governative e condividerne le scelte politiche. Dopo la caduta del suo referente politico, lavorò per qualche tempo anche come ambasciatore.
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4. Padroni del mondo
Il riso secondo Giacomo Leopardi
Solitamente, quando si pensa a un letterato pessimista e ombroso, il pensiero va inevitabilmente a Giacomo Leopardi. Il luogo comune lo vuole tristemente assorto a guardare, alla finestra della sua casa di Recanati, gli altri che si godono la vita, mentre a lui le gioie sono vietate.
D’altronde, la sua poetica era profondamente segnata dal pessimismo e lasciava poco spazio agli svaghi e alla spensieratezza. E le sue poesie si focalizzavano spesso sulla vita vissuta dagli altri – uomini o animali che fossero – quando la propria rimaneva lontana dalla felicità.
Chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo.
(Giacomo Leopardi)
Questo ritratto, ovviamente, è in parte falsato. Perché è vero che Giacomo Leopardi fu anche questo, ma non fu solo questo. Gli studi più recenti [1] ci hanno restituito infatti la figura di un uomo e un letterato a tutto tondo, come ci è stato abilmente mostrato anche nel film Il giovane favoloso di qualche anno fa.
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Nato a Recanati, nelle Marche, nel 1798, Leopardi si formò nella fornita biblioteca paterna, diventando presto un erudito di prim’ordine. Un acuto pessimismo e l’interesse verso la filosofia materialista lo portarono a scrivere moltissimo. Oggi è noto soprattutto per le poesie, ma i suoi interessi si sparsero in vari campi, anche scientifici.
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5. Il riso e la fede
Il tema de Il nome della rosa
Concludiamo con un’altra citazione letteraria, che è forse una delle più famose della nostra cinquina. Anche perché il tema del riso raramente è stato al centro dell’opera di scrittori e filosofi; è stato più spesso affrontato di striscio, quasi come un tema secondario.
C’è un romanzo celebre, però, in cui il riso riveste un ruolo fondamentale, essendo al centro della trama. Si tratta de Il nome della rosa, grande successo di pubblico e di critica di Umberto Eco. In questo romanzo ambientato nel Medioevo, infatti, il riso diventa il movente per una serie di truculenti omicidi.
All’interno di un monastero benedettino infatti si sospetta sia custodita una copia del perduto secondo libro della Poetica di Aristotele. Uno scritto in cui il grande e venerato filosofo greco si era occupato, a quanto si diceva, proprio del riso e della commedia.
Il riso uccide la paura, e senza la paura non ci può essere la fede.
(Umberto Eco)
La questione diventa, com’era inevitabile in un monastero medievale, materia di fede. Il venerabile Jorge, l’antagonista del racconto, sostiene infatti che non si possa ridere a cuor leggero, soprattutto quando si parla di Dio. Ma ha ragione? Umberto Eco pensava decisamente di no. E voi?
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Note e approfondimenti
[1] Leopardi è stato oggetto di studi, film e perfino opere teatrali. Qui trovate notizie di una commedia che, qualche anno fa, si concentrava sul lato gioioso e goloso del poeta. ↑