Cinque grandi e giovani registi italiani contemporanei

Matteo Garrone e Paolo Sorrentino

Non è passato molto tempo da quando Paolo Sorrentino, poco più di un mese fa, ha dato lustro al nostro cinema conquistando grazie a La grande bellezza l’Oscar per il miglior film straniero, premio che ci mancava dai tempi di Roberto Benigni, che fece l’en plein nell’ormai lontano 1999 con la La vita è bella.

Una vittoria che, ci sembra, può essere l’occasione buona per fare il punto sul nostro cinema, per capire se sia in salute, quali siano le sue prospettive e reali possibilità, in un mercato che in generale ci sembra sempre più in crisi dal punto di vista produttivo, dato che i grandi capitali e i produttori lungimiranti scarseggiano.

Meglio ancora, la domanda che ci siamo posti è se ci siano dei registi giovani – e con giovani intendiamo sotto i 50 anni d’età – che abbiamo già dimostrato talento e sui quali si possa far affidamento per il futuro.

La risposta ci sembra che sia positiva: i talenti ci sono, anche se non tantissimi; il problema sarà ora valorizzarli, al di là di Sorrentino che inevitabilmente negli ultimi mesi ha catalizzato le attenzioni dei media.

Intanto, per quanto riguarda noi, elenchiamo oggi i cinque registi italiani contemporanei sotto i 50 anni d’età che finora sono riusciti a convincere pubblico e critica, ricapitolandone i film e, ove possibile, presentandone i nuovi progetti.

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1. Emanuele Crialese

Il regista dei migranti

Visto che ci par brutto fare classifiche all’interno di questa ristretta cerchia di registi, abbiamo deciso di ordinarli anagraficamente, procedendo dal più “anziano” fino ad arrivare al più giovane.

E il più maturo filmmaker della nostra cinquina è Emanuele Crialese, classe 1965, che però è anche uno dei registi di cui abbiamo al momento meno opere.

Dopo esser cresciuto nella natia Roma, infatti, Crialese negli anni Novanta s’è spostato negli Stati Uniti per studiare alla New York University, dove si è laureato nel 1995.

Emanuele Crialese, uno dei giovani registi italiani più interessanti
Emanuele Crialese, uno dei giovani registi italiani più interessanti

Sempre a New York, dopo vari cortometraggi, ha diretto il suo primo film, Once We Were Strangers, recitato in inglese e incentrato su un siciliano immigrato illegalmente a New York (interpretato da Vincenzo Amato, presenza fissa nelle pellicole del regista romano). Il film fu presentato al Sundance Film Festival ed ottenne buone recensioni, ma in Italia passò quasi inosservato.

Meglio andò con la seconda opera, Respiro, ambientata a Lampedusa e interpretata da Valeria Golino: il film vinse a sorpresa il Gran Premio della settimana della critica a Cannes, un David di Donatello e due Nastri d’Argento, lanciando la carriera di Crialese.

La consacrazione definitiva è arrivata nel 2006 con Nuovomondo, Leone d’Argento a Venezia e oggetto di grandi lodi da parte della critica e del pubblico, mentre nel 2011 è uscito quello che è attualmente il suo ultimo lavoro, Terraferma, Premio Speciale della Giuria ancora a Venezia.

In tutti i suoi film il tema dominante è quello della migrazione, vista in varie epoche e contesti – gli italiani in America ieri ed oggi, ma anche i nuovi immigrati in Italia – ma sempre con un occhio di riguardo alle difficoltà dell’integrazione e della convivenza tra popoli e culture diverse.

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2. Gabriele Muccino

Un italiano a Hollywood

Se Paolo Sorrentino è – come vedremo tra poco – il regista del momento, Gabriele Muccino è stato sicuramente l’autore della sua generazione che prima di tutti ha impressionato i critici e il grande pubblico e aperto una stagione nuova nel cinema italiano.

Romano, come quasi tutti i registi di questa cinquina, classe 1967, è figlio di una pittrice e di un dirigente della RAI, cosa che l’ha portato a crescere in un ambiente familiare che lo ha indirizzato quasi subito verso il cinema.

Gabriele Muccino ospite de Le invasioni barbariche
Gabriele Muccino ospite de Le invasioni barbariche

Dopo vari cortometraggi e un po’ di gavetta come aiuto regista e in tv, nel 1998 ha diretto Ecco fatto, ma è soprattutto con Come te nessuno mai, scritto assieme al fratello Silvio (che ne è anche stato il protagonista), che ha ottenuto i primi riscontri dalla critica e dal pubblico.

L’ultimo bacio, datato 2001, ne segnò l’improvviso trionfo sulla scena italiana e internazionale, con cinque David di Donatello, tre Nastri d’Argento e soprattutto il premio del pubblico al Sundance Film Festival.

Ricordati di me, anche se un po’ bistrattato dalla critica, si rivelò poi un ulteriore successo e gli aprì le porte di Hollywood, dove sbarcò nel 2006 per dirigere Will Smith in La ricerca della felicità, un grande successo al botteghino capace di conquistare anche nomination agli Oscar e ai Golden Globe.

La collaborazione con Smith è proseguita due anni più tardi con Sette anime, altro film drammatico che ha diviso la critica ma ha ottenuto un buon riscontro tra il pubblico.

Nel 2010 è tornato in Italia per realizzare Baciami ancora, sequel de L’ultimo bacio, una breve parentesi prima di rientrare ad Hollywood per dirigere star come Gerard Butler, Jessica Biel e Dennis Quaid in Quello che so sull’amore, pellicola ambiziosa che però si è rivelata un flop commerciale.

Nel 2015 dovrebbe uscire il suo prossimo film, sempre prodotto dagli studios statunitensi e con nel cast una star di prima grandezza come Russell Crowe (più Diane Kruger, Jane Fonda e Amanda Seyfried), Fathers and Daughters.

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3. Matteo Garrone

Dalla pittura al documentario, al cinema

Sempre romano ma classe 1968 è invece Matteo Garrone, uno dei più celebri giovani registi formatisi in Italia nell’ultimo decennio o poco più.

Figlio di un critico teatrale e di una fotografa, cominciò dopo il liceo artistico a lavorare come pittore, impostazione che avrebbe più tardi influenzato anche il suo cinema, soprattutto da un certo punto in poi.

Matteo Garrone (foto di Nicola Filardi via Flickr)
Matteo Garrone (foto di Nicola Filardi via Flickr)

Negli anni Novanta girò vari documentari di tema sociale, in parte poi raggruppati nel suo lungometraggio d’esordio, Terra di mezzo; nel 1998 ha diretto Ospiti, incentrato sull’immigrazione albanese in Italia, che ha ricevuto una menzione speciale a Venezia, mentre nel 2000 fu la volta di Estate romana.

Il primo film che però ottenne l’attenzione della critica e in parte del pubblico è stato L’imbalsamatore, del 2002, premiato con due David di Donatello ed altrettanti Nastri d’Argento, film che segnava il distacco dallo stile documentaristico dei primi lavori.

Il successivo Primo amore conquistò l’Orso d’argento a Berlino, ma provocando reazioni discordi anche per la tematica molto forte (vi si raccontava di un uomo ossessionato dalla magrezza femminile e dal desiderio di possesso).

Il grande successo è arrivato con l’adattamento cinematografico di Gomorra di Roberto Saviano, che nel 2008 ha ottenuto candidature ai Golden Globes e ai BAFTA e conquistato il Gran Premio della Giuria a Cannes, oltre a cinque European Film Awards.

Dopo quattro anni di silenzio, è tornato nei cinema nel 2012 con Reality, un film a metà strada tra la commedia e il dramma che si è aggiudicato di nuovo il Gran Premio della Giuria a Cannes.

Il suo prossimo progetto è una pellicola tratta da un libro di Giambattista Basile che dovrebbe intitolarsi Il racconto dei racconti e dovrebbe vedere nel cast anche le star internazionali Salma Hayek e Vincent Cassel.

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4. Paolo Sorrentino

Un regista da Oscar

Il regista del momento, come abbiamo più volte anticipato, è sicuramente Paolo Sorrentino, fresco vincitore dell’Oscar e filmmaker ormai apprezzato ben oltre i nostri confini nazionali. Nato a Napoli nel 1970, rimase orfano di entrambi i genitori a 17 anni, decidendo qualche tempo più tardi di lavorare nel cinema ed esordendo con alcuni corti.

Il primo lungometraggio è datato 2001 e si intitolava L’uomo in più, tra l’altro prima collaborazione con il suo attore-feticcio Toni Servillo: il film si aggiudicò un Nastro d’Argento e il Ciak d’oro.

Paolo Sorrentino, il regista italiano della nuova generazione più famoso nel mondo (foto di Xavier Ganachaud via Flickr)
Paolo Sorrentino, il regista italiano della nuova generazione più famoso nel mondo (foto di Xavier Ganachaud via Flickr)

Il grande successo arrivò nel 2004 con Le conseguenze dell’amore, capace di conquistare cinque David di Donatello e tre Nastri d’argento e di farlo conoscere al grande pubblico, tanto è vero che la pellicola è ancora oggi una delle più amate della sua produzione.

Meno fortunato fu il destino di L’amico di famiglia, del 2006, l’unico realizzato in Italia in cui mancava Servillo e che, pur apprezzato dal pubblico, venne snobbato dalla critica.

Critica che tornò però ad esaltare il regista napoletano già nel 2008, quando nei cinema uscì Il divo, film originalissimo sulla vita di Giulio Andreotti che ottenne il Premio della Giuria a Cannes e un European Film Award, oltre a una prima candidatura agli Oscar per il trucco.

Proprio il successo all’estero di quest’ultima pellicola fece sì che il suo film successivo fosse una coproduzione internazionale che gli permise di ingaggiare Sean Penn, Judd Hirsch e Frances McDormand per realizzare This Must Be the Place, un film che però non ottenne il successo sperato nonostante abbia fatto incetta di David di Donatello e conquistato un premio pure a Cannes.

Infine, il 2013 è stato l’anno de La grande bellezza, di cui abbiamo già ampiamente parlato altrove.

Il suo prossimo film, previsto per il 2015, dovrebbe intitolarsi Il futuro e vedere nel cast Rachel Weisz, Willem Dafoe, Michael Caine e Harvey Keitel.

Nel frattempo, negli ultimi anni Sorrentino s’è dedicato anche a una carriera letteraria, scrivendo un apprezzato romanzo – Hanno tutti ragione, finalista allo Strega – e una raccolta di racconti.

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5. Saverio Costanzo

Dalla Palestina ai romanzi

Ci stiamo velocemente avvicinando ai più giovani tra i registi italiani in attività, che forse vantano meno film importanti ma che in alcuni casi hanno già dimostrato una certa dose di talento. Uno di questi è indubbiamente Saverio Costanzo, figlio del celebre Maurizio e della seconda moglie Flaminia Morandi, nato infatti nel 1975 a Roma, dove è cresciuto.

Dopo una piccola apparizione come attore in un film per la tv negli anni Novanta, l’esordio cinematografico è arrivato prima con il documentario Sala rossa nel 2002 e poi, due anni più tardi, col lungometraggio Private, scritto assieme alla sorella Camilla e incentrato sulle tensioni tra palestinesi e israeliani.

Saverio Costanzo durante un'intervista per il magazine televisivo Movie.Mag
Saverio Costanzo durante un’intervista per il magazine televisivo Movie.Mag

Il film fu molto apprezzato in alcuni festival indipendenti e fruttò a Costanzo un David come miglior regista esordiente.

Il successivo In memoria di me, tratto da un romanzo di Furio Monicelli, riscosse meno successo, ma lo portò tre anni più tardi, nel 2010, a essere scelto per adattare e dirigere La solitudine dei numeri primi, tratto dal noto romanzo di Paolo Giordano, film apprezzato soprattutto per l’interpretazione di Alba Rohrwacher.

Nel 2013 ha diretto la versione italiana di In Treatment, apprezzata serie tv interpretata da Sergio Castellitto e prodotta da Sky, mentre dovrebbe uscire quest’anno la sua nuova pellicola, Hungry Hearts, altro adattamento da un romanzo (questa volta di Marco Franzoso) realizzato a New York con di nuovo Alba Rohrwacher ma anche Adam Driver e il Jake Weber già visto nella serie tv Medium.

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