Cinque grandi film ambientati nel Medioevo

Braveheart e altri grandi film ambientati nel Medioevo

Poco tempo fa abbiamo pubblicato una delle nostre cinquine dedicata ai romanzi storici ambientati nel Medioevo. Da Ivanhoe a Il nome della rosa, abbiamo visto i più celebri libri che dall’Ottocento ad oggi hanno tentato di raccontarci – tramite una storia di fantasia – la mentalità medievale. Oggi completiamo l’opera parlando invece dei film ambientati nel Medioevo.

Il Medioevo da vedere

Rispetto al libro, il cinema propone qualche difficoltà produttiva in più. Una cosa è infatti raccontare l’abbigliamento, le fortificazioni e le cattedrali medievali, mentre altra cosa è ricostruirle e metterle in scena. Il cinema, però, offre anche un’immediatezza visiva che riesce a rendere in maniera più coinvolgente la realtà di un mondo lontano.

Grazie agli effetti speciali che sono migliorati in maniera esponenziale negli ultimi anni, possiamo – anche con costi relativamente abbordabili – ricostruire intere città, battaglie o pestilenze. Possiamo davvero calarci in un mondo terribile quanto affascinante.

E, soprattutto nei casi in cui i produttori si avvalgono della consulenza degli storici, possiamo quindi imparare divertendoci. Scopriamo pertanto senza ulteriore indugio cinque grandi film ambientati nel Medioevo.

 

1. Il settimo sigillo

Il settimo sigillo, capolavoro di Ingmar BergmanIl Medioevo, in realtà, non è per nulla un’epoca unitaria, ma piuttosto un’etichetta sotto cui facciamo convenzionalmente convivere cose tra loro diversissime.

Ovvero, la decadenza seguita alla fine dell’Impero Romano d’Occidente ma anche la rinascita dei Comuni, le orde barbariche che portavano distruzione lungo tutta l’Europa ma anche la riorganizzazione di Carlo Magno prima e del Sacro Romano Impero Germanico poi. La crisi del Trecento ma anche il Rinascimento del Quattrocento.

Spesso queste fasi si alternavano l’una con l’altra, quasi si passassero il testimone. Da un certo punto di vista, potremmo definire il Medioevo come l’epoca dei crolli e delle risalite, degli alti e dei bassi. Delle contraddizioni apparentemente insanabili che però convivevano agilmente tra loro.

Verrà la Morte e giocherà a scacchi

Il settimo sigillo, il celebre film di Ingmar Bergman del 1957, riassume tutto questo e molto di più. Ambientato nel XIV secolo attraversato dalla peste, racconta il ritorno in Scandinavia del crociato Antonius Block (interpretato da un giovane Max Von Sydow [1]) che, appena attraccato sulla spiaggia, viene avvicinato dalla Morte, venuta a portarlo via.

Il cavaliere però ottiene di poter posticipare la dipartita sfidando la Morte stessa a scacchi in una lunga partita [2]. Una sfida che gli permette, nel frattempo, di viaggiare lungo il paese, incontrando persone che tentano di espiare i loro peccati davanti all’epidemia di peste, o che si danno ai piaceri più estremi, o ancora che cercano nell’amore familiare di sfuggire ai dolori della vita.

Una famosa scena de Il settimo sigillo di Ingmar BergmanRiflessione sul destino dell’uomo e sul silenzio di Dio, il film riesce a catturare le ansie di un’epoca, quella tardomedievale, che per certi versi assomigliava al secondo dopoguerra europeo. I due periodi, infatti, avevano visto grandi tragedie che sembravano rendere vana la fede religiosa.

D’altro canto, per stessa ammissione di Bergman, l’ispirazione del film nacque ben prima della Seconda guerra mondiale, quando era bambino e seguiva il padre, un pastore luterano, mentre girava per i paesini nei dintorni di Stoccolma per predicare in chiese in cui la morte compariva spesso nelle vetrate e nei dipinti medievali [3].

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2. Monty Python e il sacro Graal

Dopo un film serissimo come quello di Ingmar Bergman, cambiamo tono con Monty Python e il sacro Graal. Quella pellicola, del 1975, segnò l’esordio cinematografico del gruppo comico inglese con una storia vera e propria. Il precedente E ora qualcosa di completamente diverso, infatti, era una semplice raccolta di sketch slegati tra loro.

Una scena di Monty Python e il sacro GraalAmbientato nell’anno 932, il film vedeva il leggendario re Artù andare a scovare nobili cavalieri in giro per l’Inghilterra e, ricevuto un messaggio direttamente da Dio, imbarcarsi nella ricerca del sacro Graal [4].

Viveva così varie peripezie e vicissitudini comiche tutte giocate sul gusto per il nonsense tipico anche della trasmissione televisiva Flying Circus che i Monty Python stavano girando proprio in quegli anni.

Dall’Inghilterra all’Italia

Scritto da tutto il gruppo al gran completo (Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle, Terry Jones e Michael Palin) ma diretto solo da Gilliam e Jones, il film in Italia ha avuto una storia molto travagliata.

Il (pessimo) doppiaggio del Bagaglino

Importato nel maggio del 1976 col titolo di Monty Python, fu doppiato dalla compagnia del Bagaglino [5], che proprio in quegli anni stava iniziando a comparire in TV e al cinema.

Il doppiaggio, però, non fu per nulla fedele, tanto che molte battute furono cambiate in modo da contenere riferimenti volgari secondo la moda un po’ boccaccesca del periodo. Anche le parlate dei vari personaggi vennero spesso “regionalizzate”, cioè pronunciate alla toscana, alla romana e così via, forzando in maniera a volte anche pesante l’originale britannico.

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Mentre altri lavori dei Monty Python che avevano subito analoga sorte furono ridoppiati per la loro uscita in DVD, questo film purtroppo non ha mai avuto questa fortuna. La grande fama – di cui gode all’estero – in Italia risulta quindi ancora oggi poco comprensibile. Ciononostante, anche sul web esistono versioni sottotitolate più fedeli, che permettono di cogliere l’originalità della pellicola.

Per quanto riguarda i riferimenti al Medioevo, qui sia la comicità che l’alone leggendario esulano, ovviamente, dalla realtà storica. Ciononostante il gruppo inglese si impegnò a dare una rappresentazione fedele dell’epoca, delle sue piaghe e soprattutto della sua sporcizia.

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3. Il nome della rosa

Tra i cinque romanzi che abbiamo scelto per raccontare il Medioevo, un ruolo di tutto riguardo l’abbiamo riservato al libro di Umberto Eco Il nome della rosa. Un romanzo che ha lanciato il genere del giallo medievale, nel quale i misteri delle abbazie si mescolano ai toni apocalittici.

Visto che il film che ne fu tratto nel 1986, seppure inferiore al romanzo, è tutto sommato una buona riduzione, non potevamo quindi non inserirlo anche in questa cinquina.

Il nome della rosa e altri celebri romanzi storici ambientati nel MedioevoIl film venne diretto da Jean-Jacques Annaud, con l’ausilio di tre maestri italiani come Tonino Delli Colli alla fotografia, Dante Ferretti alla scenografia e Gabriella Pescucci ai costumi. Tra gli interpreti c’erano Christian Slater, F. Murray Abraham, Ron Perlman e soprattutto uno straordinario Sean Connery. Tutto questo gli permise di fare incetta di premi in tutta Europa [6] e di registrare ottimi incassi.

Dal romanzo di Umberto Eco al film

La trama generale è la medesima del libro (anche se manca tutto l’apparato teorico fornito dalle discussioni di cui si rende protagonista Guglielmo).

Nel 1327, recatisi in un’abbazia del nord Italia per partecipare a un importante concilio, il francescano Guglielmo di Baskerville e il novizio Adso da Melk cominciano ad indagare su una serie di strani omicidi che sembrano legati al libro dell’Apocalisse. In realtà, queste uccisioni si rivelano poi gravitare attorno all’importante biblioteca del convento ed ai suoi segreti gelosamente custoditi.

Un’atmosfera millenaristica

Il film, anche se solo a tratti, riesce a rendere piuttosto bene l’atmosfera millenaristica dell’epoca e, anche se più spoglio, più stereotipato e più spettacolare del romanzo di Eco, non è stato disconosciuto dal celebre filosofo [7].

In ogni caso, già all’epoca dell’uscita questi aveva sottolineato come la riduzione e il suo libro fossero opere distinte. E come fossero create da diversi autori e per diversi mezzi, e quindi in maniera distinta andassero giudicate.

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4. Braveheart – Cuore impavido

Il Medioevo non furono soltanto un’epoca di conventi, pestilenze e leggende. Fu soprattutto un periodo di guerre pressoché infinite [8].

Ogni sovrano si impegnava in decine se non centinaia di scontri, assedi, attacchi, che conduceva assieme al suo esercito – spesso di mercenari – e ai suoi nobili. Queste guerre finivano però per toccare pesantemente anche le popolazioni, che cambiavano padrone e subivano invasioni ed angherie con una frequenza che oggi ci sembrerebbe mostruosa ed intollerabile.

Braveheart e altri grandi film ambientati nel MedioevoIl più delle volte, queste guerre erano dettate da una ancora non ben definita situazione geopolitica, in cui i territori e le lingue si mescolavano. E in cui le dinastie potevano, spesso a ragione, reclamare altri pezzi di territorio.

L’eroe scozzese che guida il suo esercito contro l’Inghilterra

Braveheart, kolossal del 1995 diretto e interpretato da Mel Gibson, si concentrava proprio su una di queste guerre, quella di indipendenza scozzese. Essa si svolse tra la fine del Duecento e il primi anni del Trecento, con la cacciata degli inglesi e la salita al trono del patriota Robert Bruce.

L’epopea di William Wallace

Protagonista del film è il personaggio di William Wallace, realmente esistito e considerato l’eroe nazionale scozzese che però nella pellicola hollywoodiana vede romanzata la sua esistenza terrena [9].

Dopo l’invasione inglese e la morte del padre, il giovane William viene educato da uno zio e sul finire del Duecento ritorna al suo paese natale, dove si innamora della bella Murron, che però viene arrestata e sgozzata dagli inglesi.

Braveheart, con Mel GibsonQuesto ed altri lutti che si verificano attorno a lui spingono Wallace a radunare un piccolo esercito di ribelli e ad attaccare la guarnigione di Sua Maestà. Un atto che trasforma il giovane scozzese nel capo effettivo dei rivoltosi, molto più dei nobili locali che spesso scendono a patti con gli invasori.

Dopo una serie di battaglie favorevoli agli scozzesi – che, potendo disporre di un minor numero di soldati, si ingegnano con tattiche militari ardite – Wallace viene infine tradito proprio dai nobili. Questi prima lo abbandonano in battaglia e poi, anni dopo, lo catturano, cedendolo a Edoardo.

Trasportato a Londra e qui torturato, viene infine giustiziato, in un modo che però non fa che rinfocolare la ribellione della Scozia. Un paese che infine, meno di dieci anni dopo, riesce a cacciare gli inglesi.

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5. Le crociate – Kingdom of Heaven

Simile a Braveheart per la poca accuratezza storica coniugata però a grandiose scene di battaglia è anche Le crociate – Kingdom of Heaven. Un film prodotto e diretto nel 2005 da Ridley Scott dopo il successo, cinque anni prima, de Il gladiatore.

L’azione è qui concentrata nella Gerusalemme del XII secolo in cui le forze cristiane, divise al loro interno, si preparano ad una possibile guerra col feroce Saladino, che nel film viene però presentato come un sovrano giusto e addirittura riluttante allo scontro.

Liam Neeson e Orlando Bloom in Le crociate, uno dei più bei film ambientati nel MedioevoMentre il sovrano, il lebbroso Baldovino IV (interpretato da un Edward Norton sempre nascosto da una maschera), muore giovane per la propria malattia, il compito di difendere le mura della città finisce nelle mani di Baliano di Ibelin (Orlando Bloom).

Egli è giunto in Terra Santa per seguire il padre e per scappare da una condanna per omicidio. Qui però si è invaghito dell’affascinante principessa Sibilla (Eva Green), sorella proprio di Baldovino.

Un cast stellare per preservare Gerusalemme dagli infedeli

Il film è forte di un cast stellare – oltre agli attori già citati, compaiono anche Jeremy Irons, Brendan Gleeson, Michael Sheen e Liam Neeson – e di una produzione che non ha certo badato a spese.

Nonostante questo, non ha riscosso troppo successo negli Stati Uniti, dove i 47 milioni di dollari incassati hanno coperto solamente un terzo delle spese. È però diventato un blockbuster all’estero, arrivando a un incasso complessivo di quasi 212 milioni di dollari.

Verità storica? Poca

La veridicità storica, come detto, è stata messa da parte fin dall’inizio. Anche se i personaggi sono perlopiù tratti dalla storia e alcuni caratteri sono stati rispettati (Baldovino era effettivamente un buon condottiero che morì giovane [10]), l’impianto generale è inventato e romanzato.

Il tutto in modo da mostrare da una parte un nucleo di “buoni” e dall’altra di “cattivi” che rendessero più facile catalizzare le simpatie del pubblico.

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Nonostante questo, l’idea della Terra Santa da conquistare e preservare dagli infedeli – un leitmotiv di tutto il basso Medioevo – che si mescola con la fame di gloria, di potere e di vita eterna è ben rappresentato dal film. Inoltre, la pellicola fornisce uno spaccato spettacolare ma in fondo piuttosto realistico di quella fase storica [11].

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Note e approfondimenti

[1] Von Sydow era, in quel film, addirittura all’esordio. Avrebbe poi recitato in altre 13 pellicole di Bergman, come Il posto delle fragole.
[2] Una scena, questa, entrata nell’immaginario e riutilizzata, tra gli altri, anche da Claudio Chiaverotti in una celebre storia di Dylan Dog, Partita con la morte.
[3] Bergman ha raccontato questi fatti alla TV svedese durante una serie di interviste con Marie Nyreröd. Qui si può vedere uno degli affreschi che probabilmente l’avevano ispirato.
[4] Quello del Graal è un tema tipico medievale. La leggenda, che presto si mescolò appunto a quella del ciclo arturiano, raccontava di una coppa prodigiosa, con cui Gesù avrebbe celebrato l’Ultima Cena e che sarebbe poi stata usata da Giuseppe d’Arimatea per raccogliere il sangue di Cristo sotto alla croce.
[5] Compagnia teatrale italiana fondata da Pier Francesco Pingitore e Mario Castellacci e composta, tra gli altri, anche da Oreste Lionello, Leo Gullotta, Pippo Franco.
[6] Vari furono anche i premi in Italia.
[7] Anche se scoperte più recenti sembrano mostrarci che il desiderio di Eco fosse che la regia fosse affidata addirittura a Michelangelo Antonioni, che ne avrebbe sicuramente tratto un’opera completamente diversa.
[8] Per approfondire il tema, consigliamo due saggi: La guerra nel Medioevo di Philippe Contamine e Rapine, assedi, battaglie di Aldo A. Settia. Il primo è pubblicato da Il Mulino, il secondo da Laterza.
[9] Qui un’analisi piuttosto dettagliata delle differenze tra il film e la storia.
[10] La pagina dedicata a Baldovino su Wikipedia.
[11] Ben rappresentata, di recente, anche nel libro di Alessandro Barbero Benedette guerre, edito da Laterza.

 

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