
La guerra non è mai facile da raccontare, ma oggi la situazione è ancora più complicata. I conflitti contemporanei, infatti, sono caratterizzati da una mole di problemi che rendono difficile, all’aspirante narratore, tracciarne un sunto credibile.
Da un lato, in un tempo di sovrabbondanza di informazioni, vi è anche sovrabbondanza di disinformazione, e risulta sempre più difficile distinguere il falso dal vero.
Dall’altro, il fronte interno ha assunto un peso ormai decisivo per la riuscita di queste missioni, e l’opinione pubblica e la politica tentano a volte di usare la guerra per raggiungere i propri rispettivi scopi, rendendo difficile l’accertamento dei fatti.
La difficoltà di raccontare le guerre recenti
Per questo, un giornalista, uno scrittore o, peggio ancora, un cineasta può trovare milioni di bastoni tra le proprie ruote, quando volesse indagare le guerre più recenti. O risultare sgradito e sgradevole a chi certe cose non le vuole sentire, che siano essi le vittime o i carnefici del conflitto.
È forse anche per questo che, di film sulle recenti guerre in Afghanistan e in Iraq, non ce ne sono molti. Quei pochi che sono usciti – o, meglio, quei pochi che hanno avuto una certa risonanza, magari giungendo fino in Italia – hanno però spesso colpito nel segno. Scopriamoli.
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Indice
1. Taxi to the Dark Side
Il primo film di un certo rilievo a parlare degli orrori delle guerre recenti condotte in primo luogo dall’America di George W. Bush è stato in realtà un documentario, Taxi to the Dark Side. La pellicola, della durata di 106 minuti, è stata scritta, diretta e prodotta da Alex Gibney ed ha ottenuto il Premio Oscar nel 2008.
È stata una delle prime opere ad affrontare di petto il problema della detenzione dei nemici da parte dell’esercito USA. Un problema che si mescola a quello di Guantánamo, la prigione di massima sicurezza che gli Stati Uniti hanno aperto nel 2002 sull’isola di Cuba.
Nelle basi in Afghanistan e poi in quella prigione così tristemente famosa sono stati portati fin da subito i prigionieri catturati in Afghanistan e sospettati di essere terroristi. Ma lì si sono consumate probabilmente anche gravi violazioni della Convenzione di Ginevra e di altri trattati internazionali.
Le torture contro gli afghani
Il documentario prende avvio dal caso di un tassista afghano, catturato dagli americani e morto pochi giorni dopo il suo arresto.
Da lì, la storia si intreccia con quella di molte altre morti sospette, dovute forse a tortura e interrogatori particolarmente umilianti e violenti, perpetrati dall’esercito e dalla CIA.
Gibney, il regista, aveva d’altronde già affrontato il lato oscuro della politica estera del suo paese con The Trials of Henry Kissinger. Altri suoi lavori importanti doppiati in italiano sono Enron – L’economia della truffa, We Steal Secrets (sul caso WikiLeaks) e il recente Going Clear: Scientology e la prigione della fede.
2. Nella valle di Elah
Di tutt’altro tenore è Nella valle di Elah, pellicola del 2007 scritta e diretta da Paul Haggis. Non tanto perché non sia anche questo film un pugno nello stomaco, ma perché qui siamo di fronte ad un’opera narrativa, in cui forte è l’elemento del dramma e della fiction.
Anche se alla base anche di questa sceneggiatura c’è un fatto realmente accaduto. La storia è quella di un veterano del Vietnam, Hank Deerfield, che riceve una chiamata dalla base militare in cui è di servizio il figlio, appena rientrato dall’Iraq.
Il ragazzo risulta infatti scomparso e si pensa che possa aver disertato. Hank non accetta questa ipotesi e comincia a indagare, scoprendo cose inaspettate sia sui soldati in Iraq, sia su suo figlio.
Quando i soldati diventano sadici
Il film si concentra in particolare sui disturbi dei soldati ritornati dal fronte, e sull’atteggiamento sadico che la guerra li portava a manifestare sia in patria che sul terreno di combattimento.
Un tema non certo semplice, che forse a tratti è gestito in maniera un po’ grossolana da Haggis, ma che comunque non può lasciare indifferenti.
Soprattutto, ad aiutare la riuscita del film sono le ottime interpretazioni. Su tutti svetta Tommy Lee Jones, Hank, che per questa parte ha ottenuto una nomination agli Oscar, in un ruolo che era stato inizialmente offerto a Clint Eastwood.
Nel cast figurano però anche altre star come Charlize Theron, Susan Sarandon, Jason Patric, James Franco e Josh Brolin.
3. The Hurt Locker
Il più celebre film sulle guerre degli anni Duemila è però probabilmente The Hurt Locker di Kathryn Bigelow. Un film che, complice forse anche un’annata un po’ scialba, nel 2010 ha fatto incetta di Oscar. Le statuette assegnate, a fine cerimonia, erano infatti ben 6: alla sceneggiatura originale, al montaggio, al sonoro, al montaggio sonoro, alla regia e al film.
Statuette che hanno sorpreso un po’ tutti, visto che nel cast della pellicola non c’era nessun attore di primo piano, ma che non sono state immotivate. Basti citare il fatto che il film ha vinto anche 6 BAFTA, 2 Critics’ Choice Movie Awards e decine di altri premi in giro per il mondo.
L’adrenalina degli artificieri
La storia è ambientata in Iraq e ha per protagonista una squadra di artificieri dell’esercito, specializzati nel neutralizzare gli ordigni esplosivi. Tre sono i componenti del team: lo spavaldo sergente Will James, caposquadra, e i più cauti sergente J.T. Sanborn e Owen Eldridge.
Insieme vivono mille missioni, spesso molto rischiose, e imparano ad aiutarsi a vicenda, anche se il carattere di James mette più a volte in difficoltà gli altri due.
L’epilogo, però, non è dei migliori. Uno dei tre, infatti, rimane ferito anche a causa dell’adrenalina che ormai pervade i suoi compagni, ma è soprattutto il ritorno a casa a non soddisfare i soldati.
Tanto è vero che la pellicola si chiude ancora una volta col sergente James, apparentemente felice di essere tornato a disinnescare bombe in Iraq.
4. Restrepo – Inferno in Afghanistan
Ritorniamo per un attimo al genere del documentario, prima di chiudere la nostra cinquina con un altro film campione di incassi. Restrepo – Inferno in Afghanistan è uno dei più bei documentari di cui non avete mai sentito parlare.
Realizzato da un giornalista e da un fotoreporter che rispondono ai nomi di Tim Hetherington e Sebastian Junger, il film segue per un anno la vita dei soldati di un plotone dell’Esercito statunitense di stanza in Afghanistan.
I due reporter erano stati inviati in zona di guerra nientemeno che da Vanity Fair, ma il documentario che ne è uscito ha ben poco di glamour.
Vivere al fronte coi soldati
La quasi totalità dei documentari sulla guerra sono costruiti su interviste ai protagonisti. Interviste che però, nei migliori dei casi, vengono registrate mesi dopo gli eventi, quando non solo il ricordo si è in parte annebbiato, ma entrano anche in gioco mille remore, paure, dimenticanze, che fanno sì che i testimoni risultino meno attendibili.
È raro, invece, che una troupe possa seguire e documentare la vita quotidiana dei soldati in una zona di guerra, cosa che i due reporter hanno fatto con grande semplicità e umanità, mostrando gioie e dolori (e anche tragedie) del fronte.
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Il titolo Restrepo, d’altronde, deriva dall’avamposto che il plotone doveva difendere, avamposto intitolato a Juan Sebastián Restrepo, soldato medico ucciso in quella stessa campagna.
5. American Sniper
Concludiamo con un film recente come American Sniper, diretto proprio da quel Clint Eastwood che aveva rifiutato di comparire in Nella valle di Elah.
Nonostante anche questa pellicola parli di soldati e dello stress a cui sono sottoposti al fronte, l’esito è infatti diverso. La storia è tratta dall’autobiografia di Chris Kyle, ex membro delle Forze Speciali della Marina USA con all’attivo parecchi mesi di servizio a Falluja, in Iraq.
Qui il ragazzo divenne il cecchino più letale della storia dell’esercito, uccidendo probabilmente più di 250 guerriglieri nemici. Il film racconta, non senza qualche ambiguità, le sue vicende sia sul teatro di guerra che durante le sue licenze a casa, mostrandone anche i problemi familiari.
La storia del cecchino
La pellicola, come detto, è diretta da Clint Eastwood, cosa che, anche in relazione ai suoi trascorsi e alle sue idee politiche, non gli ha risparmiato critiche. Protagonista e produttore esecutivo è Bradley Cooper, attore candidato per tre volte consecutive al Premio Oscar, una delle quali proprio per questa pellicola.
Nel cast figurano anche Sienna Miller e Luke Grimes. La tragica ironia della sorte è che mentre il film era in lavorazione, con un finale che lasciava ben sperare per il futuro di Chris Kyle, lo stesso Kyle, quello reale, veniva ucciso da un commilitone affetto da disturbo post-traumatico da stress in un poligono di tiro americano.
E voi, quale film sulla guerra in Afghanistan o in Iraq preferite?
Lone Survivor,tratto da una storia vera.