Cinque grandi scrittori sudamericani che hanno vinto il Premio Nobel

Cinque scrittori sudamericani che si sono aggiudicati il Premio Nobel per la letteratura

Dal punto di vista di noi europei, l’America Latina sembra lontana anni luce: siamo infatti molto più in contatto con la parte orientale del pianeta che con quella occidentale e i notiziari ci tengono maggiormente aggiornati sulle guerre asiatiche che non sull’instabilità politica che caratterizza quasi tutto il meridione americano. Tuttavia il Sudamerica non è da sottovalutare perché è in realtà davvero affascinante sotto vari aspetti.

Partendo dal fatto che dell’intero continente americano abbiamo ignorato l’esistenza fino alla scoperta di Colombo e aggiungendovi una colonizzazione che ha inevitabilmente dato vita alla fusione di molteplici culture diverse, possiamo facilmente intuire che ciascuno di questi fattori ha un po’ rallentato lo sviluppo letterario. Per secoli gli autentici abitanti di quelle terre sono stati infatti sottoposti ad un processo di civilizzazione forzata, attuato in gran parte dagli spagnoli, da cui hanno ereditato la lingua.


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Solo più tardi queste mescolanze sono state riversate nell’ambito lettarario, il cui boom si è verificato con la diffusione del Realismo magico. Del resto della produzione, nonostante i riconoscimenti ottenuti a livello mondiale, siamo quasi all’oscuro. Anzi, se non fosse per Gabriel García Márquez e altri autori che sono riusciti ad affermarsi anche oltreoceano, probabilmente la ignoreremmo completamente. Scopriamo perciò quali sono i cinque scrittori sudamericani che si sono aggiudicati il prestigioso Premio Nobel facendoci scoprire la bellezza del mondo latino.

 

Gabriela Mistral

La prima in assoluto

Gabriela MistralIl fatto che l’America Latina abbia impiegato parecchio ad approdare nella letteratura è dimostrato dall’assegnazione tardiva del premio ad un autore sudamericano, avvenuta per la prima volta solo nel 1945. La fortunata fu la cilena Gabriela Mistral, le cui opere sono incentrate a scoperchiare un universo del tutto femminile. Fu inoltre colei che scoprì un altro grande autore cileno, Pablo Neruda, di cui era insegnante, che vinse lo stesso riconoscimento circa trent’anni più tardi.

Non ebbe ricche vesti, né gemme alla sua mano,
ma la gemma più bella era il suo immenso cuore.

Iniziò la sua carriera a soli quattordici anni come aiuto-insegnante e presto cominciò a scrivere poesie, firmandosi con ogni sorta di pseudonimo. Nel 1914, dopo la vincita di un premio letterario nazionale, scelse definitivamente quello di Gabriela Mistral, risultato della fusione dei nomi dei suoi poeti preferiti: Gabriele D’Annunzio e Frédéric Mistral. Da lì in avanti ricoprì ruoli decisamente importanti sia in ambito scolastico che letterario ed intraprese numerosi viaggi in tutta l’America e in Europa.

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La sua vita non fu però affatto facile: dovette superare l’abbandono del padre e la morte di diversi familiari. Il dolore riusciva tuttavia a conferirle il giusto stimolo letterario e a permetterle di sfornare opere come Ternura, una raccolta di poesie dedicate all’infanzia e alle donne, per le quali scrisse anche di Lecturas para mujeres, esaltando la maternità e il nazionalismo.

 

Miguel Ángel Asturias

L’intramontabile ricordo degli indios

Miguel Ángel Asturias in tarda etàIl secondo autore latino ad aggiudicarsi il prestigiosissimo riconoscimento letterario è stato il guatemalteco Miguel Ángel Asturias Rosales che, nel 1967, fece breccia nel cuore dei lettori con il romanzo Lo specchio di Lida Sal. In realtà il suo successo era cominciato già prima, più precisamente nel 1930, con la pubblicazione di Leyendas de Guatemala, una raccolta di leggende ancorate alla tradizione del suo Paese.


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Asturias cominciò però a scrivere nei dieci anni antecedenti, collaborando a diversi giornali di opposizione. Come la maggior parte degli scrittori latini, anche lui ebbe a cuore la situazione politica del suo luogo d’origine e, proprio per le sue idee contrarie alla dittatura, fu costretto ad espatriare. Malgrado la sofferenza provocata dalla lontananza dalla sua terra, l’esilio fu in parte un bene, perché lo condusse a Parigi, dove entrò in contatto con le personalità più importanti dell’epoca.

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Ebbe la fortuna di confrontarsi con uomini del calibro di Joyce e Picasso, ma frequentò soprattutto i surrealisti, dai quali ereditò lo stile, anche se solo in parte. Lui stesso riconobbe che le sue opere erano pregne di magia: stava predendo così vita il realismo magico e Asturias ne fu uno dei primi esponenti. Nei suoi romanzi dà voce alle antiche civiltà inca e maya; in essi l’attualità del Guatemala si scontra così con un antico mondo di sogno, più primitivo ed evanescente.

 

Pablo Neruda

L’amore per la patria e per la vita

Pablo Neruda, forse il più famoso tra gli scrittori sudamericani che hanno vinto il NobelConosciuto da tutti e adorato dai più, il poeta cileno è considerato una delle figure più importanti del suo Paese, non solo per il grande contributo letterario, ma anche per quello politico. Tutti lo ricordano come Pablo Neruda, ma pochi sanno che si tratta di uno pseudonimo legalizzato solo successivamente. Infatti, anche se fu il padre ad iniziarlo alla letteratura, Neruda preferì, in seguito alla sua prima pubblicazione nel 1920, occultare la propria identità per paura della reazione del genitore.

Chino sulle sere, lancio le mie reti tristi
nei tuoi occhi oceanici.
Lì si tende e arde nella pira più alta
la mia solitudine che annaspa come un naufrago.

La sua fu un’esistenza dinamica, suddivisa tra la passione letteraria e gli impegni politici e profondamente segnata da ogni genere di cambiamento, tra cui la tardiva adesione al marxismo, svolta incoraggiata dalla seconda moglie. Fu però la brutale uccisione del poeta spagnolo Federico García Lorca ad indurlo ad appoggiare il comunismo. Animato da un profondo senso di giustizia, Neruda non si trattenne dall’inserire nei suoi testi poetici tutto l’odio verso le dittature e l’abuso del potere, come accade ne I satrapi.

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Il resto della sua poetica sviluppa invece il tema vasto e appassionato dell’amore. Il poeta viveva intensamente ogni istante, caratteristica che lo ha spinto a celebrare, nei suoi componimenti, persino cose apparentemente insignificanti come gli ortaggi o gli animali. Questo amore incondizionato gli ha permesso di aggiudicarsi il meritatissimo Nobel nel 1971.

 

Octavio Paz

Una molteplicità di stili

Octavio PazGli scrittori latini finora esaminati, sebbene fossero portavoce di correnti diverse, erano tutti accomunati da un forte patriottismo: amavano il loro Paese in maniera appassionata, tanto da prendere parte attivamente alle decisioni politiche che lo riguardavano. Tutti erano inoltre mossi da un puro senso di giustizia: disprezzavano la dittatura e qualsiasi altra forma di oppressione e lo espressero coraggiosamente. Anche Octavio Paz – poeta, saggista e scrittore – fu uno di questi.

La memoria non è ciò che ricordiamo, ma ciò che ci ricorda. La memoria è un presente che non finisce mai di passare.

Alla pari degli altri conobbe le personalità più illustri del suo tempo e ne ascoltò rapito le idee, ma non si fece mai influenzare. Ciò gli permise da un lato di abbracciare molti generi diversi, ma evitando di aderire completamente ad uno di essi; dall’altro di elaborare per sé uno stile estremamente originale, da considerarsi come una sintesi del suo vissuto e pressocché impossibile da imitare. Senz’altro fu questo che gli permise, nel 1990, di essere scelto come vincitore del Premio Nobel.

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Mentre la maggior parte degli autori che conobbe gli suggeriva di scrivere componimenti di carattere politico, Octavio Paz preferì cimentarsi in versi individualisti. Abbracciò inizialmente i temi romantici della donna e della natura, che raccolse in Luna silvestre, ma li abbandonò poi per descrivere, con toni più aspri, le atrocità dello sfruttamento dei contadini. Insomma, Paz ammaliò i lettori oscillando dolcemente tra neomodernismo, esistenzialismo e surrealismo.

 

Mario Vargas Llosa

L’amore incompreso per il Perù

Il peruviano Mario Vargas LlosaPremiato nel recente 2010, Mario Vargas Llosa fu il primo scrittore, e per ora anche l’unico, di nazionalità peruviana ad ottenere questo tipo di riconoscimento, soprattutto grazie alla maestria con cui nelle sue opere descrisse le strutture del potere. Eppure il suo stile si discosta parecchio da quello degli altri colleghi: Vargas Llosa mette infatti da parte il misticismo tipico degli scrittori sudamericani per rivelarsi invece profondamente influenzato dalla cultura europea.

A consentire questo distacco stilistico fu senza dubbio anche il pensiero politico: se da Asturias a Paz gli autori si dimostrarono vicini alle ideologie di sinistra, Vargas Llosa sostenne al contrario una linea liberale. Analogamente agli altri partecipò attivamente nella politica e ne rimase ugualmente scottato, al punto da prendere, nel 1993, la drastica decisione di espatriare dal Perù per stabilirsi in Spagna, dove ottenne la cittadinanza.

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In realtà le delusioni che ricevette dalla sua patria avevano radici molto profonde: dopo la pubblicazione infatti della sua prima opera importante, La città e i cani (1963), fu criticato aspramente di aver screditato l’esercito nazionale fornendo una descrizione distorta delle accademie militari in Perù. Ciò non gli precluse, tuttavia, il successo che, da La casa verde a Il pesce nell’acqua, lo travolse in modo inarrestabile.

 

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