Cinque grandi storie del primo anno di Topolino alla Disney Italia

Dettaglio della copertina di Topolino 3019 disegnata da Giorgio Cavazzano in omaggio alla Panini di Modena e alle sue figurine dei calciatori

Come probabilmente avrete letto sui giornali, per il settimanale Topolino questo è un periodo di grandi cambiamenti. Pochi mesi fa si è festeggiato il traguardo del numero 3.000, che per una pubblicazione a fumetti è una cifra spaventosa ed enorme, ma la notizia più recente è il cambio di editore per la testata, che passa dalla The Walt Disney Italia Company alla Panini Comics.

Fondato nel 1949, il Topolino libretto è stato un periodico che ha fatto la storia dell’editoria italiana, raggiungendo nei suoi periodi di massimo splendore tirature record e influenzando diverse generazioni.

Ha avuto, finora, tre editori. Prima la Mondadori, che aveva acquisito i diritti delle pubblicazioni disneyane già negli anni ’30, strappandoli alla Nerbini di Firenze. Poi, appunto, la Disney stessa, che decise di entrare in prima persona nel mercato italiano nel 1988, a partire da Topolino numero 1702.

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Infine, ora, la Panini, il cui esordio avverrà domani 2 ottobre 2013 col numero 3019. Per augurare buona fortuna alla nuova avventura, ci è sembrata una bella idea ripercorrere il primo anno dell’esperienza Disney Italia appena conclusa e individuare cinque grandi storie comparse in quei primi 52 numeri. Eccole.

 

1. Paperino senza… parole di Bruno Sarda e Massimo De Vita

Come detto, la Disney esordì direttamente in Italia col numero 1702.

E già la settimana dopo, sul numero 1703, si trovavano due delle storie più belle dell’anno, Zio Paperone e i tapirlonghi fiutatori di Cimino e Cavazzano e questo piccolo gioiello di Bruno Sarda e Massimo De Vita, coppia affiatatissima che continua a produrre ottime storie ancora oggi (anche se più sui topi che sui paperi).

Paperino senza… parole è una storia da un certo punto di vista classica, perché centrata sulle disavventure del povero e sfortunato Paperino, ma è anche una delle vette più alte di questa classicità.

Immaginando un Paperino che rimane letteralmente senza voce, Sarda e De Vita si divertono a inanellare una serie di gag di grande effetto, infilando invenzioni in ogni pagina e rendendo la storia gustosissima.

Delle cinque che presentiamo, questa è forse quella più difficile da recuperare oggi, visto che non viene più ristampata dal 2008 (nel volume Le sfortune di Paperino).

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2. Paperolimpiadi di Romano Scarpa

Il 1988, oltre che l’anno dello sbarco della Disney nelle edicole italiane, è stato anche e soprattutto l’anno delle Olimpiadi di Seul, le prime dopo il doppio boicottaggio Usa-Urss tra il 1980 e il 1984.

Per festeggiare degnamente l’evento, che si svolse tra il 17 settembre e il 2 ottobre visto che ospitato da una nazione dell’emisfero australe, Romano Scarpa (con l’aiuto, alle chine, di Luciano Gatto, Maurizio Amendola, Sandro Del Conte e Valerio Held) preparò una lunghissima avventura di ben 250 tavole.

Si trattava della più lunga storia mai realizzata sul settimanale da un solo autore, divisa in 8 puntate. Un’avventura che tenne compagnia ai lettori per tutta l’estate.

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Tutto prendeva avvio da una nuova invenzione in mano a Zio Paperone, una telecamera in grado di prevedere il futuro e quindi anche l’esito delle gare olimpiche. E la cosa, a fini di lucro, destava ovviamente l’interesse di vari malviventi.

La storia si può rileggere nel quattordicesimo numero dei Tesori Disney, datato aprile 2012.

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3. Topolino e Pippo in: I predatori del tempio perduto di Bruno Sarda e Maria Luisa Uggetti

Tra tutti i personaggi disneyani creati in Italia, Indiana Pipps è sicuramente uno di quelli che meglio è riuscito ad imprimersi nella memoria dei lettori, forse anche per il taglio decisamente particolare delle sue avventure.

Ispirato fin dal nome all’Indiana Jones di Steven Spielberg e George Lucas – ma debitore, secondo lo stesso Sarda, anche verso il “collega” Martin Mystère – Indiana Pipps esordisce proprio nel dicembre del 1988 ad opera di Sarda e Maria Luisa Uggetti, all’epoca una delle poche donne disegnatrici in Italia.

Il personaggio, che in questa prima avventura affronta anche il suo arcinemico, il dottor Kranz, ha un tale successo da comparire da lì in poi in centinaia di avventure (spesso sceneggiate proprio da Sarda e disegnate da Massimo De Vita e moltissimi altri) e da sbarcare perfino in America col nome di Arizona Goof.

L’ultima ristampa italiana di questa storia si può trovare su I mitici Disney n.23 – Indiana Pipps, volume uscito in allegato al Corriere della Sera.

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4. Topomouche, storia di amori e di spada di Bruno Concina e Giorgio Cavazzano

Se dovessimo scrivere la storia dei fumetti Disney in Italia, un capitolo speciale dovrebbe essere sicuramente riservato alle cosiddette “grandi parodie”, cioè quelle storie in cui topi e paperi reinterpretano a modo loro le trame di celebri film o libri.

Nella primavera del 1988 i veneziani Bruno Concina e Giorgio Cavazzano presentano, in due parti, la parodia di Scaramouche, celebre romanzo d’appendice del 1921 dell’italoinglese Rafael Sabatini.

Nasce così Topomouche, storia di amori e di spada, in cui Topolino interpreta il ruolo del conte Topin, un nobile che pensa solo alle danze e alle donne ma che improvvisamente, con l’arresto dell’amico Pippus, si scopre nemico della regina e del suo primo ministro, il marchese Gamba.

Oggi è ristampata in Disney anni d’oro numero 17, del novembre 2011.

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5. Il mistero dei candelabri di Giovan Battista Carpi

Concludiamo con quello che negli ’80, assieme a Scarpa, era l’altro “mostro sacro” del fumetto Disney italiano, Giovan Battista Carpi.

Divisa in tre puntate, tra l’aprile e il maggio 1989 il fumettista genovese firma infatti, sia ai testi che ai disegni, la versione disneyana de I miserabili di Victor Hugo, in cui il ruolo di Jean Valjean viene affidato a Paperon de’ Paperoni, quello di Cosette a Paperina e quello di Pontmercy inevitabilmente a Paperino.

Tagliando ovviamente le parti più strazianti del romanzo, Carpi riesce comunque a rievocare il clima del libro di Hugo e l’idea della redenzione che voleva ispirare.

La parodia è stata ristampata anche lo scorso febbraio nel numero 9 della seconda edizione de I classici della letteratura Disney pubblicata dal Corriere della Sera.

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