Cinque grandi storie italiane di Paperon de’ Paperoni

Paperon de' Paperoni alle prese coi suoi dollari

Paperon de’ Paperoni è probabilmente uno dei personaggi a fumetti più famosi del mondo: ispirato a Ebenezer Scrooge, il protagonista del Canto di Natale di Charles Dickens, e alla figura storica di Andrew Carnegie, fu creato nel 1947 da Carl Barks all’interno di una storia per la rivista Four Colors intitolata Christmas on Bear Mountain.

Da allora è diventato un personaggio fisso del cast dei fumetti disneyani, trovando successo soprattutto in Italia, dove ha gradualmente tolto visibilità al nipote Paperino ed è diventato sempre più frequentemente il motore di un gran numero di storie, che ne hanno così potuto approfondire il carattere e le contraddizioni, tra spirito capitalistico e una bontà presente anche se difficile da far emergere.

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Più di seimila storie prodotte in Italia

L’INDUCKS, il database delle storie disneyane, stima che sia apparso in più di seimila storie – contando solo quelle prodotte in Italia – e più di diecimila riviste, tra inediti e ristampe. Una mole impressionante, all’interno della quale è difficile identificare le avventure migliori, quelle più memorabili e che a loro modo hanno fatto epoca; anche perché, quando si parla di una pubblicazione come Topolino, letta, durante la crescita, da milioni di bambini, nel giudizio di ognuno (noi compresi) entrano in gioco non solo i valori artistici, ma anche quelli sentimentali e nostalgici.

Ad ogni modo, abbiamo provato a scegliere cinque storie italiane di Paperon de’ Paperoni che ci sembravano più significative, partendo dalle prime avventure che lo vedevano protagonista, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, fino ad arrivare a quelle più recenti.

 

Paperino e le lenticchie di Babilonia

di Romano Scarpa, da Topolino n.250 – 11 settembre 1960

Le pagine finali di Paperino e le lenticchie di BabiloniaForse il primo grande autore italiano di fumetti disneyani, che riuscì a far capire al mondo che si potevano produrre buone storie anche lontano dai pennelli di Carl Barks e di Floyd Gottfredson, fu Romano Scarpa.

Veneziano, classe 1927, Scarpa veniva dal mondo dell’animazione e nelle sue storie, soprattutto in quelle dei primi anni, riversò l’amore per il cinema, sia nelle inquadrature che nel ritmo. Su Topolino esordì nel 1953 con una storia di Biancaneve scritta da Guido Martina, sul quale torneremo, ma già nel 1956 iniziò a sceneggiarsi le storie da solo, manifestando in particolare uno spiccato interesse verso il giallo e il noir (a Paperino e i gamberi in salmì sarebbero seguite, in quegli anni, Topolino e l’unghia di Kalì e Topolino e la dimensione Delta, oltre a tutta una serie di altri capolavori).

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Una storia ispirata dal cinema di Frank Capra

Tra i suoi maestri, però, ce n’erano anche di lontani dalle atmosfere hard-boiled, come il Frank Capra che aveva raccontato le difficoltà economiche e insieme le speranze degli americani. Paperino e le lenticchie di Babilonia, la storia che abbiamo scelto per aprire la nostra cinquina, risale al 1960 e manifesta proprio queste influenze: l’apertura, da shock, ci presenta infatti Zio Paperone totalmente spogliato dai propri averi in seguito a un cattivo affare che vede coinvolte delle lenticchie provenienti da Babilonia e addirittura i Bassotti, che si sono messi in affari e, con un complicato ma legale artificio, sono riusciti a togliergli tutto il suo denaro.

Raccontata con un lungo flashback, la storia si complica un po’ la vita nei passaggi finanziari, ma ha l’incredibile pregio di raccontare ricchezza e povertà, fortuna e miseria con un piglio umanitario che ci rimanda all’Italia del boom economico più che all’America del capitalismo avanzato, alle speranze e all’arte di arrangiarsi neorealistiche più che alla feroce ricerca di profitto che pure è una caratteristica fondamentale della mentalità di Paperone.

 

Zio Paperone e le streghe in azione

di Rodolfo Cimino e Giorgio Cavazzano, da Topolino n.812 – 20 giugno 1971

La splash page di Zio Paperone e le streghe in azione di Rodolfo Cimino e Giorgio CavazzanoLa storia dei fumetti Disney in Italia è legata in maniera indelebile a certi autori. Se Romano Scarpa, del quale abbiamo appena finito di parlare, fu il grande creatore delle storie gialle di Topolino, la coppia formata da Rodolfo Cimino e Giorgio Cavazzano fu, a partire dagli anni ’70, quella responsabile del Paperone avventuroso, che ad ogni storia si recava a casa di Paperino – forte di una lunga lista di debiti – per proporgli un fantasioso e profittevole viaggio all’altro capo del mondo.

Sia Cimino che Cavazzano, seppur con età diverse, erano allievi proprio di Scarpa: Cimino, friulano classe ’27 trapiantato a Venezia, aveva iniziato già negli anni ’40 inchiostrandone le storie, salvo poi passare alla sceneggiatura nel 1961 e specializzarsi proprio nelle storie con protagonista il ricco zione; Cavazzano, di vent’anni più giovane, in quello stesso anno – e appena quindicenne – era diventato il nuovo inchiostratore di Scarpa, fino ad arrivare all’esordio da disegnatore in solitaria sei anni più tardi.

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L’esordio della strega Roberta

Nel 1971, quindi, mentre lo stile narrativo di Cimino aveva già una sua personalità ben distinta, quello di Cavazzano era ancora fortemente influenzato da Scarpa, anche se già si intuivano le successive evoluzioni del suo segno. Zio Paperone e le streghe in azione è, per questo, una delle prime ma anche più interessanti collaborazioni tra i due, sia perché viene introdotto per la prima volta il personaggio di Roberta, una sorta di strega tecnologica, sia per l’invenzione della caverna alla rovescia.

Roberta e la solita Amelia, infatti, scoprono questa prodigiosa caverna in cui sono custodite le personalità nascoste dei vari personaggi; decidono quindi di liberare quella di Paperone, che improvvisamente si trova trasformato in un vecchietto tranquillo e spendaccione, l’esatto opposto del suo solito. A salvare la situazione, per una volta, sarà il nipote Paperino, che da pavido e pigro si tramuterà in un papero energico.

 

Zio Paperone e il vascello fantasma

di Guido Martina e Giorgio Cavazzano, da Topolino n.1205 – 31 dicembre 1978

La splash page disegnata da Giorgio Cavazzano per Zio Paperone e il vascello fantasmaAndiamo avanti di qualche anno con Zio Paperone e il vascello fantasma, storia del 1978 in cui ritroviamo Giorgio Cavazzano alle matite e alle chine e Guido Martina, di cui abbiamo accennato in apertura, alla sceneggiatura.

Martina, nato a Carmagnola nel 1906, era stato in gioventù giornalista e documentarista, ed era approdato a Topolino inizialmente come traduttore di storie americane, nell’immediato dopoguerra. In breve aveva però esordito anche come sceneggiatore, dimostrando grandi doti ad esempio con L’inferno di Topolino, pubblicata tra il 1949 e il 1950 e prima di una lunga serie di grandi parodie. Fu lui a dare il nome italiano a Paperon de’ Paperoni, ad Archimede Pitagorico e alla Banda Bassotti, oltre a creare Paperinik e altri personaggi secondari.

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Un passaggio di consegne su un tema classico

Alla fine degli anni Settanta era però ormai a fine carriera: ultrasettantenne, aveva accumulato parecchie centinaia di storie disneyane e si avvicinava alla meritata pensione. Zio Paperone e il vascello fantasma rappresenta quindi in un certo senso un passaggio di consegne tra il vecchio re degli sceneggiatori e il nuovo re dei disegnatori, che nei pochi anni successivi avrebbe raggiunto la definitiva maturità artistica.

La storia, tra l’altro, sfrutta un tema molto comune nell’ambito del mondo disneyano: con lo stesso titolo, infatti, esistono sia una storia di Carl Barks antecedente a quella di Martina, sia una di Guido Scala invece successiva; l’avventura disegnata da Cavazzano, comunque, prende avvio dal desiderio di Paperone di aggiungere un vascello alla prestigiosa collezione del suo museo, salvo accorgersi di non essere entrato in possesso di una normale imbarcazione, ma di quella leggendaria dell’Olandese volante.

 

Il matrimonio di Zio Paperone

di Massimo De Vita, da Topolino n.1510/1511 – novembre 1984

La pagina iniziale de Il matrimonio di Zio Paperone di Massimo De VitaIn realtà non fu solo Giorgio Cavazzano a raccogliere, negli anni ’80, l’eredità di Romano Scarpa; anzi, a dire il vero non era neppure solo Romano Scarpa l’unico grande maestro del Topolino italiano delle origini, visto che negli anni ’50 e ’60 altri grandi disegnatori si erano alternati con lui sulle pagine dei periodici disneyani, come Giovan Battista Carpi e Luciano Bottaro, spesso specializzati proprio nei paperi anche se forse più propensi a concentrarsi su Paperino che non su Zio Paperone.

Fu infatti proprio ispirandosi alla lezione di Carpi e di suo padre Pier Lorenzo che sul finire degli anni ’70 e nei primi anni ’80 emerse, su Topolino, un’altra grande firma, capace di disegnare con uno stile personale e molto accattivante e, di tanto in tanto, di proporre anche sceneggiature proprie, molto particolari e innovative: stiamo parlando di Massimo De Vita, il cui capolavoro – La trilogia della Spada di Ghiaccio – è forse il miglior fumetto fantasy mai realizzato sulle pagine di un periodico italiano.

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Il contrastato rapporto coi paperi

Nonostante da anni De Vita non si cimenti più coi paperi, preferendo di gran lunga il mondo di Topolino, di Pippo, di Indiana Pipps e degli altri abitanti di Topolinia, i suoi esordi furono legati proprio a Paperino & co.: figlio d’arte, disegnò la sua prima storia dedicata a Paperone (su testi di Rodolfo Cimino) nel 1962, proponendosi come autore completo già l’anno dopo.

Fu però nel 1984, in un periodo di grande ispirazione, che regalò ai lettori probabilmente la sua miglior storia ambientata a Paperopoli, Il matrimonio di Zio Paperone, che si apriva in maniera scioccante con Paperon de’ Paperoni che stava conducendo all’altare nientemeno che Brigitta, la sua storica nemesi amorosa (ideata, tra l’altro, proprio da Scarpa). In realtà, dietro al matrimonio c’era da un lato il tentativo del magnate di accaparrarsi un terreno posseduto dalla papera per poter costruire un nuovo gigantesco centro commerciale, dall’altro una vecchia storia di golf che lo aveva visto confrontarsi con Rockerduck.

 

Zio Paperone e l’ultima avventura

di Francesco Artibani e Alessandro Perina, da Topolino n.2985/2988 – febbraio/marzo 2013

Paperon de' Paperoni contro tutti i suoi più acerrimi nemiciConcludiamo con una storia più recente, anzi recentissima, visto che è uscita un anno e mezzo fa in quattro parti sul settimanale principale del mondo disneyano: Zio Paperone e l’ultima avventura, maxistoria da 126 tavole sceneggiata da Francesco Artibani e disegnata da Alessandro Perina per i numeri dal 2985 al 2988 di Topolino.

Una storia importante, una sorta di “avventura definitiva” del vecchio zione, che se l’è dovuta vedere in una volta sola con tutti i suoi principali nemici, dai Bassotti ad Amelia, da Rockerduck a Cuordipietra Famedoro. Una storia, d’altra parte, realizzata da due autori appartenenti alla generazione che ha esordito nel mondo disneyano negli anni ’90, ma che poi si è guadagnata man mano sempre più spazio, fino a prendere in mano le redini artistiche del settimanale di oggi (basti pensare che Artibani ha appena sceneggiato la saga del ritorno di PK, mentre Perina ha lavorato parecchio su Wizards of Mickey ed è uno dei principali copertinisti delle testate Disney).

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Le carriere di Artibani e Perina

Nato a Roma nel 1968, Artibani ha infatti esordito su Topolino nel 1993 dopo essersi formato sulle colonne di Lupo Alberto, non solo come sceneggiatore ma inizialmente anche come disegnatore; ha raggiunto un buon successo, in ambito Disney e non solo, prima grazie alla collaborazione con Lello Arena, poi con storie dedicate al mondo del teatro e dei cartoon (settore in cui lavora tutt’ora come sceneggiatore di punta per varie produzioni italiane), fino a dar vita ad alcune serie personali come Monster Allergy, che ha avuto un buon successo anche all’estero.

Perina, invece, è nato a Verona nel 1958 ed è uno degli allievi che, ad inizio anni ’90, cominciarono ad entrare nello staff di un Topolino in crescita di vendite e popolarità dopo essere passati attraverso l’Accademia Disney diretta da Giovan Battista Carpi. L’esordio con i paperi è datato 1992, mentre la prima storia da autore completo è del 2000; oltre che per le storie di Zio Paperone, è molto apprezzato anche per il suo modo di rendere le atmosfere gialle di Topolino, che ha immortalato in storie come Topolino e l’uomo dei sogniTopolino e il caso Parallax o la serie del commissario Topet.

 

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