Cinque importanti libri sulla Corea del Nord

Ecco i cinque più importanti libri sulla Corea del Nord secondo noi: vota il tuo preferito e leggi l'articolo per scoprire tutti i dettagli.

 
La Corea del Nord è, oggi, uno dei paesi più imperscrutabili non solo del mondo, ma dell’intera storia umana. Mai come in questi anni un paese è stato così geloso della propria realtà, così chiuso verso l’esterno, così riservato. Una riservatezza che però non ha nulla di positivo, ma è l’evoluzione (forse naturale) dei peggiori totalitarismi del ‘900, trasportati in un’epoca in cui l’informazione sembra essere tutto e forse proprio per questo la si nega.

Un grande gulag?

Di quel paese conosciamo qualcosa solo grazie a qualche osservatore internazionale e alle sporadiche testimonianze di chi riesce a scappare da uno stato che è, di fatto, un gulag delle dimensioni di una nazione. Il resto possiamo solo immaginarlo, come di tanto in tanto hanno provato a fare la narrativa e il cinema. E il rischio è che la realtà sia addirittura più brutta di quanto la nostra mente possa temere.

Il problema è che la Corea del Nord non si accontenta di vivere nel suo (tremendo) isolamento, ma in questi ultimi anni ha minacciato un po’ tutti, lavorando per ottenere armi atomiche e per sostenere il terrorismo internazionale. Bisogna quindi guardarla con attenzione e cautela, perché rappresenta una delle minacce più concrete alla pace. E per guardarla, abbiamo selezionato e letto cinque libri che ci sembrano chiarire bene – a volte nella forma di un saggio, altre volte di un romanzo autobiografico – la situazione.


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Pierre Rigoulot – Corea del Nord. Fame e atomica

L’analisi di uno storico anticomunista

"Corea del Nord. Fame e atomica" di Pierre RigoulotDiciamolo subito: non è facile trovare descrizioni complete ed aggiornate della realtà nordcoreana. Non lo è essenzialmente perché il paese è impenetrabile, e anche quei pochi che riescono ad avere un visto per visitarlo non hanno libertà di movimento all’interno del territorio. Ogni descrizione è perciò sempre parziale, e, soprattutto, bisogna andare un po’ indietro nel tempo per avere una panoramica sufficientemente ampia.

Così Corea del Nord. Fame e atomica di Pierre Rigoulot è sì un volume in parte datato (risale ai primi anni Duemila), ma in buona misura insuperato per comprendere quella realtà. L’autore traccia infatti una storia recente del disastro nordcoreano, dal totalitarismo all’incapacità di gestire le frequenti carestie e crisi economiche, fino anche al desiderio di combattere l’Occidente.

Rigoulot e Il libro nero del comunismo

Presentato da un’introduzione di Emma Bonino, il libro va però letto con occhio attento. Rigoulot è infatti uno stimato storico francese, ma non esente da posizioni controverse. Ex maoista, negli ultimi decenni si è concentrato proprio sui fallimenti del comunismo reale, partendo dall’Unione Sovietica e addentrandosi in particolare nel sud-est asiatico. In questa veste ha anche collaborato al discusso Libro nero del comunismo, curando proprio la parte sulla Corea del Nord, una comunque delle più accurate.

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Blaine Harden – Fuga dal Campo 14

Il bambino nato nel campo di concentramento

Fuga dal Campo 14, straordinario resoconto della fuga da un campo di lavoro nordcoreanoLasciamo per un momento da parte la storia e l’indagine giornalistica per presentare due libri molto simili tra loro, almeno nello spunto iniziale. Entrambi infatti cercano di raccontare la realtà coreana dal basso, non interessandosi tanto alle politiche economiche e alle scelte dei leader, quanto alla vita a cui sono condannati i nordcoreani.

Fuga dal Campo 14 è il primo di questi, firmato da Blaine Harden. Il libro è infatti il racconto fedele e autorizzato della fuga dalla Corea del Nord di Shin Dong-hyuk, uno dei pochissimi che è riuscito a scappare e probabilmente l’unico a farlo dopo essere nato e sempre vissuto all’interno di un campo di concentramento.

Un sistema di delazioni e silenzio

Dong-hyuk è nato infatti in prigionia nel 1982, all’interno di un campo di lavoro forzato in cui era detenuto assieme ai suoi genitori, colpevoli di reati contro lo Stato (un suo zio era infatti scappato in Corea del Sud). È cresciuto credendo che la sua realtà fosse l’unica possibile, e si è abituato alla delazione, arrivando perfino a denunciare sua madre. Col passare del tempo però si è reso conto della situazione ed ha pianificato una fuga, che dopo varie vicissitudini è riuscita.

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Hyeonseo Lee – La ragazza dai sette nomi. La mia fuga dalla Corea del Nord

Scoprire che il proprio paese è una bugia

"La ragazza dai sette nomi" di Hyeonseo LeeLa ragazza dai sette nomi di Hyeonseo Lee è per certi versi simile a Fuga dal Campo 14, anche se ambientato in una realtà più quotidiana. L’autrice, infatti, è quasi coetanea di Shin, essendo nata nel 1980, ma non ha per sua fortuna vissuto l’esperienza dei campi di lavoro. È cresciuta infatti in una normale famiglia di Hyesan, convincendosi però, grazie alla propaganda, che il suo fosse il più bel paese del mondo.

La prima consapevolezza che tutte quelle erano bugie arrivò negli anni ’90, quando una terribile carestia colpì il paese e molte persone trovarono la morte per fame. La conoscenza diretta di alcune di esse spinse lei e la famiglia a cercare una via di fuga. L’unica possibile era attraversare il fiume Yalu, ghiacciato, che conduceva in Cina. Da lì, dopo qualche problema con l’immigrazione, Lee e la sua famiglia sono riusciti ad arrivare in Corea del Sud.


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L’emozione e lo shock culturale

Il libro racconta tutto questo con un trasporto particolare, che non può non emozionare. Ed è interessante non solo per conoscere le tecniche di condizionamento praticate dall’ultimo grande regime totalitario, ma anche lo shock culturale che deriva dal passaggio da un mondo di quel tipo a quello occidentale.

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Geri Morellini – Dossier Corea. Viaggio nel regime più isolato del mondo

Un italiano in visita nel paese di Kim Jong-il

Dossier Corea di Geri Morellini, bel reportage su un viaggio nel paeseRifacciamo, prima di concludere, un passo indietro. E torniamo da un lato all’indagine giornalistica, e dall’altro a un libro un po’ più datato, ma comunque efficace nel descrivere la realtà nordcoreana. Anche Dossier Corea, infatti, risale ai primi anni Duemila, ma è un documento pressoché unico, che vale la pena di recuperare.

Geri Morellini, l’autore, è un giornalista televisivo. Nel 2003 ebbe modo di aggregarsi, in incognito, a una delegazione di Forza Italia che era stata invitata a visitare il paese, e così farsi un’idea diretta delle condizioni di vita della popolazione. Un’idea di sicuro non facile da delineare, perché ai coreani è proibita (e punita con il carcere) la comunicazione con uno straniero, ma comunque impossibile da nascondere una volta tornati in Occidente.

Privi del confronto con l’esterno

Dal libro di Morellini emerge soprattutto l’isolamento a cui i nordcoreani sono sottoposti. Un isolamento per certi versi dorato, perché gli abitanti del paese sono convinti realmente di vivere nel miglior paese del mondo, privi come sono di ogni confronto con l’esterno. Ma proprio per questo anche drammatico, vista l’ampiezza dei campi di concentramento e l’annullamento pressoché completo delle libertà.

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Guy Delisle – Pyongyang

Un resoconto a fumetti

Pyongyang di Guy Delisle, un reportage a fumetti sulla Corea del NordConcludiamo con un libro diverso dagli altri, ma non meno significativo. Pyongyang è infatti il resoconto di due mesi passati dal fumettista Guy Delisle nella capitale della Corea del Nord. Un resoconto ovviamente a fumetti, ma molto umano, semplice e quotidiano, come l’autore ci ha mostrato di saper fare anche in Cronache di Gerusalemme, Cronache birmane e Shenzhen.

Nel 2001 l’autore canadese si trovò a vivere per un paio di mesi a Pyongyang. Capo di una squadra che lì doveva produrre un cartone animato francese, ebbe modo di conoscere in parte il modo di vivere e la cultura nordcoreane, per quanto almeno la censura e la polizia gli consentivano.

Storie piccole ma importanti

L’aspetto più interessante del libro – ma anche degli altri lavori sull’Asia di Delisle – è la volontà di raccontare solo ciò che si è visto direttamente, con storie piccole, quasi banali, ma alla lunga decisamente significative. Questo stile minimalista lo si ritrova anche nella scelta del tratto, semplice ma allo stesso tempo profondo, e nell’ironia con cui ogni piccolo evento viene raccontato.

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