Le Olimpiadi di Berlino 1936 e gli altri giochi politicizzati

Jesse Owens premiato con l'oro per il salto in lungo alle Olimpiadi di Berlino 1936

Gli ideali di Pierre de Coubertin, il famoso inventore delle Olimpiadi moderne, sono abbastanza noti: il pacifismo, lo sport come mezzo educativo, l’etica dell’«importante non è vincere ma partecipare». Il suo sogno era quello di realizzare dei giochi che diventassero la punta di diamante dello sport mondiale, giochi contraddistinti da quello che da lì in poi verrà chiamato “spirito olimpico” basato sulla lealtà, la sportività, la correttezza. Un sogno che – come dimostrano i giochi recenti ma anche edizioni passate alla storia, come le Olimpiadi di Berlino 1936 – si è realizzato solo in parte, prima trascinato e poi superato dai tempi e dagli eventi della storia dell’ultimo secolo.

In particolare, uno degli obiettivi che fin da subito è sembrato quasi impossibile perseguire è stato quello di mantenere i giochi slegati dalla politica e quindi su un piano strettamente sportivo.

Fin dagli anni ’20, infatti, quando hanno cominciato ad avere una rilevanza importante sullo scenario pubblico, i Giochi Olimpici sono diventati un mezzo per muovere l’economia di un paese e, spesso, per propagandare al mondo l’efficienza e la forza di un sistema politico.

Basti guardare quello che è accaduto negli anni scorsi a Sochi per le Olimpiadi invernali: Putin si è scoperto improvvisamente clemente verso il dissenso interno (ma non verso i diversi orientamenti sessuali), la Russia ha provato a trasformarsi in un paese all’avanguardia ottenendo però risultati non sempre convincenti.

Al di là di Sochi, però, la storia dei Giochi presenta alcuni momenti in cui queste tensioni politiche sono venute alla ribalta in maniera più preponderante di altri: ripercorriamo quindi assieme la storia di cinque edizioni delle Olimpiadi dal sapore politico.

 

1. Berlino 1936

Quando Hitler prese il potere nel gennaio 1933, le Olimpiadi del ’36 erano già state assegnate da tempo alla Germania.

Il manifesto delle Olimpiadi di Berlino 1936Nel maggio del 1931 il Comitato Olimpico Internazionale, alla vigilia dei primi Giochi che si sarebbero svolti di lì a un anno a Los Angeles, decise di accogliere la candidatura dell’allora Repubblica di Weimar che era sì oberata dai debiti di guerra e fiaccata dalla svalutazione, ma cercava una qualche forma di riconoscimento internazionale, anche per ridare lustro e orgoglio agli stessi tedeschi.

Hitler aveva in mente molti progetti, ma sicuramente lo sport non era al primo posto, e infatti pare che in un primo momento avesse considerato anche l’opportunità di rinunciare all’organizzazione dell’evento sportivo.

 
Fu Goebbels, il celebre e anzi famigerato ministro della propaganda, a fargli cambiare idea, dipingendogli l’opportunità propagandistica che gli si presentava davanti.

Di solito, oggigiorno si tende a dire che quelle Olimpiadi furono per Hitler un flop perché nelle gare più prestigiose dell’atletica i suoi atleti “ariani” furono sconfitti non solo da uno straniero, ma addirittura da uno straniero di colore, l’americano Jesse Owens.

La propaganda nazista e il trionfo tedesco

Jesse Owens a Berlino '36In realtà le cose andarono diversamente. Per quanto in effetti Owens si aggiudicò alcune delle gare più importanti, come abbiamo già raccontato egli stesso ebbe a dire di esser stato trattato meglio dai nazisti e perfino da Hitler di quanto non gli accadde in patria con lo stesso presidente Roosevelt – segno che il razzismo all’epoca era molto più diffuso di quanto oggi ci piaccia ricordare.

Ma, soprattutto, la Germania trionfò in maniera nettissima al medagliere, portando a casa 33 medaglie d’oro contro le 24 della nazione seconda classificata (proprio gli Stati Uniti) e ben 89 medaglie complessive.

 
Inoltre l’idea di grandeur e di efficienza che il regime hitleriano voleva consegnare al mondo e ai posteri arrivò perfettamente a destinazione, dando ai paesi democratici l’idea che la Germania non fosse più il paese dimesso e in crisi di pochi anni prima e la convinzione che si stesse preparando a minacciare le libertà e i diritti di tutta Europa.

I risultati della XI Olimpiade

PaeseMedaglie d'oroMedaglie d'argentoMedaglie di bronzoTotale
Germania33263089
Stati Uniti24201256
Ungheria101516
Italia89522
Finlandia76619
Francia76619
Svezia65920
Giappone64818
Paesi Bassi64717
Gran Bretagna47314

Atleti più importanti di quell’edizione

Jesse Owens (USA): vinse quattro medaglie d’oro nell’atletica (salto in lungo, 100 metri piani, 200 metri piani, staffetta 4×100).
Rie Mastenbroek (Paesi Bassi): vinse tre medaglie d’oro e una d’argento nel nuoto (100 metri stile libero, 400 metri stile libero, staffetta 4×100 stile libero per l’oro e 100 metri dorso per l’argento).
Marjorie Gestring (USA): vinse la medaglia d’oro nei tuffi (trampolino da tre metri) a 14 anni d’età, diventando al tempo la più giovane vincitrice di un oro olimpico.
Inge Sørensen (Danimarca): vinse la medaglia di bronzo nel nuoto (200 metri stile rana) ad appena 12 anni e 24 giorni d’età, diventando la più giovane atleta di sempre sul podio.

 

2. Londra 1948

Dopo l’edizione di Berlino del 1936, le Olimpiadi saltarono due appuntamenti a causa della Seconda guerra mondiale: quello di Tokyo previsto per il 1940 (e poi, allo scoppio della guerra sino-giapponese, spostato a Helsinki per il 1941 ma ugualmente non svoltosi) e quello di Londra programmato per 1944.

Il manifesto delle Olimpiadi di Londra 1948Sarebbe potuta essere la fine dei Giochi: d’altronde De Coubertin era morto poco prima dello scoppio della guerra e il suo successore Henri de Baillet-Latour l’aveva seguito nel 1942.

Poche settimane dopo la fine della guerra però il CIO decise di dare “una scossa” all’impasse organizzativa e assegnò le Olimpiadi del 1948 a Londra, nonostante la Gran Bretagna fosse non solo uno dei paesi vincitori più spossati dal punto di vista economico, ma anche uno di quelli più martoriati nelle infrastrutture e nell’architettura.

 
Ai giochi non furono invitate Germania e Giappone, perché considerate responsabili della guerra (d’altronde, avevano ancora le truppe straniere sul loro territorio e forme di governo ben poco autonome dagli Alleati), mentre l’Italia fu ammessa dopo ampie discussioni grazie solamente all’armistizio badogliano.

Inoltre l’Unione Sovietica e qualche altro stato socialista non parteciparono, come però accadeva già dai tempi della Rivoluzione d’ottobre.

La povertà del dopoguerra

Ma gli effetti della guerra non si limitarono solo a questo: gli atleti furono alloggiati alla buona in collegi e caserme, e fu perfino chiesto loro di portarsi letteralmente il cibo da casa (gli Stati Uniti organizzarono un ponte aereo, altri paesi mandarono specialità locali poi barattate con quelle di altre nazioni).

Anche per i campi da gioco, infine, ci si dovette un po’ adattare alla meno peggio, tanto è vero che le gare di nuoto si disputarono addirittura nel Tamigi.

La gara dei 500 metri a Helsinki, con Emil Zátopek davanti a tutti
La gara dei 500 metri a Helsinki, con Emil Zátopek davanti a tutti

Ciononostante i giochi furono un successo, esaltarono una nuova voglia di ricominciare e ripartire e segnarono l’avvento di un nuovo mondo, visto che furono i primi ad essere trasmessi in televisione (anche se c’erano ancora pochi apparecchi a ricevere il segnale).

I risultati della XIV Olimpiade

PaeseMedaglie d'oroMedaglie d'argentoMedaglie di bronzoTotale
Stati Uniti38271984
Svezia16111744
Francia1061329
Ungheria1051227
Italia811827
Finlandia87520
Turchia64212
Cecoslovacchia62311
Svizzera510520
Danimarca57820

Atleti più importanti di quell’edizione

Fanny Blankers-Koen (Paesi Bassi): vinse quattro medaglie d’oro nell’atletica (100 metri piani, 80 metri ostacoli, 200 metri piani e staffetta 4×100).
Emil Zátopek (Cecoslovacchia): vinse l’oro nei 10.000 metri piani e l’argento nei 5.000. Quattro anni dopo, a Helsinki, avrebbe fatto ancora meglio conquistando tre medaglie d’oro.
Bob Mathias (USA): vinse l’oro nel decathlon ad appena 17 anni d’età; il fatto più curioso, però, è che aveva cominciato a praticare quello sport appena 4 mesi prima delle Olimpiadi.
Marie Provazníková (Cecoslovacchia): non era un’atleta, ma la presidentessa della Federazione Internazionale di Ginnastica. Al termine delle Olimpiadi si rifiutò di tornare in patria – dove era avvenuto il colpo di stato comunista – e chiese asilo alla Gran Bretagna, destando scalpore.

 

3. Melbourne 1956

Se le prime due Olimpiadi citate nella nostra cinquina furono importanti non tanto per quello che mostrarono quanto per quello che presagivano o facevano ricordare, i Giochi di Melbourne del 1956 divennero epocali perché epocale fu di per sé il ’56.

Il manifesto di Melbourne 1956Essendo ospitate per la prima volta nell’emisfero australe, le Olimpiadi si svolsero tra novembre e dicembre, quando tutti i fatti politici più significativi di quell’anno di svolta si erano già compiuti.

Ad ottobre l’Armata Rossa era entrata a Budapest soffocando la rivoluzione ungherese e più o meno nello stesso periodo era scoppiata la crisi di Suez, ufficialmente tra Israele e l’Egitto ma in realtà, per via del sistema di alleanze, anche tra USA e URSS.

 
Melbourne divenne quindi l’occasione per far venire i nodi al pettine: ad esempio, sei nazioni boicottarono i giochi, chi per protestare contro l’Unione Sovietica per i fatti d’Ungheria (Spagna, Svizzera e Olanda), chi per protestare contro Israele e i suoi alleati Gran Bretagna e Francia (Egitto, Libano e Iraq).

Il bagno di sangue

Ma lo scontro si ebbe anche in campo, quando Unione Sovietica e Ungheria si incontrarono nel girone finale del torneo di pallanuoto, in una partita che è passata alla storia come “il bagno di sangue”.

Un quotidiano di Melbourne che racconta gli eventi del bagno di sangueL’Ungheria era campione olimpica uscente, ma i suoi atleti erano stati spostati in Cecoslovacchia allo scoppio dei primi fuochi rivoluzionari e quindi avevano informazioni molto imprecise sugli avvenimenti verificatisi in patria.

Pensarono, però, di provocare i russi prima con qualche colpo proibito, poi con qualche parola di troppo nella lingua che erano stati costretti a studiare a scuola. I russi reagirono, in particolare con un pugno inferto da Valentin Prokopov al sopracciglio di Ervin Zador, che uscì dall’acqua sanguinante.

 
A quel punto il pubblico ungherese, il cui malcontento nei confronti dei russi era evidente, non ci vide più e scese dagli spalti, minacciando e insultando gli atleti avversari. Dovette intervenire la polizia. Alla fine l’Ungheria si impose per 4-0 ed andò a vincere l’oro, mentre l’Unione Sovietica si aggiudicò poi il bronzo.

I risultati della XVI Olimpiade

PaeseMedaglie d'oroMedaglie d'argentoMedaglie di bronzoTotale
Unione Sovietica37293298
Stati Uniti32251774
Australia1381435
Ungheria910726
Italia88925
Svezia85619
Germania613726
Gran Bretagna671124
Romania53513
Giappone410519

Atleti più importanti di quell’edizione

Betty Cuthbert (Australia): vinse tre medaglie d’oro nell’atletica (100 metri piani, 200 piani e staffetta 4×100). Avrebbe poi conseguito un altro oro addirittura 8 anni più tardi a Tokyo, ma nella 400 metri piani.
Murray Rose (Australia): vinse tre medaglie d’oro nel nuoto (400 metri stile libero, 1.500 metri stile libero e staffetta 4×200 stile libero).
Larisa Latynina (Unione Sovietica): vinse quattro medaglie d’oro nella ginnastica artistica (a squadre, individuale, volteggio e corpo libero), un argento (alle parallele) e un bronzo (agli accessori portatili). Avrebbe poi arricchito il proprio palmares con 3 ori, 2 argenti e 1 bronzo a Roma 1960 e 2 ori, 2 argenti e 2 bronzi a Tokyo 1964.
La squadra australiana di nuoto: l’Australia vinse 5 medaglie d’oro su 7 nel nuoto maschile e 3 su 6 in quello femminile. Inoltre nei 100 metri stile libero sia maschili che femminili riuscì a piazzare tre atleti australiani su tutti e tre i gradini del podio.

 

4. Monaco 1972

La fredda cronaca di quello che accadde a Monaco di Baviera nel 1972 l’abbiamo già riportata abbastanza di recente in un altro articolo sul nostro sito, quindi è inutile ripetere la stessa successione degli avvenimenti.

Il manifesto delle Olimpiadi di Monaco 1972Qui ci preme sottolineare una contraddizione che è all’origine, in fondo, del rapporto tra le Olimpiadi (e più in generale lo sport) e la politica: alla fine degli anni ’60 furono assegnati all’allora Germania Ovest le due principali competizioni del mondo, cioè appunto i Giochi Olimpici e i Mondiali di calcio, che si sarebbero svolti nel 1974.

Una scelta dovuta da un lato alla fortissima crescita economica di cui lo stato federale con capitale Bonn era stato protagonista, dall’altro a una sorta di meccanismo di compensazione che purtroppo fa spesso più danni che altro.

 
La Germania Ovest era infatti, assieme all’Italia, considerata l’ultimo baluardo capitalista prima del blocco orientale e la faccenda di Berlino – che si era dipanata proprio durante gli anni ’60, con l’edificazione del muro e il ponte aereo messo in piedi da Kennedy – lo aveva ampiamente dimostrato.

Inoltre la Germania federale era un paese che nel dopoguerra si riteneva avesse ormai ripagato la colpa del nazismo e meritasse ora un’occasione per tornare a mostrarsi al mondo.

La questione palestinese

I Giochi di Monaco furono quindi organizzati con il preciso intento di far dimenticare quelli di Berlino, di mostrare una Germania (quantomeno quella occidentale) pacificata e felice. Purtroppo lo scopo non venne minimamente raggiunto, almeno non a Monaco, perché l’ottimismo tedesco era ormai stato soppiantato dalle tensioni mediorientali.

La copertina di Time sul massacro di Monaco del 1972Il 5 settembre 1972, nel bel mezzo dei giochi, un commando di terroristi palestinesi irruppe nel villaggio olimpico, entrando nella palazzina in cui era ospitata la rappresentativa israeliana. Uccisero subito due allenatori e poi tennero sequestrati 9 altri atleti israeliani.

Quando la notizia si sparse, la polizia tedesca iniziò le trattative per il rilascio degli ostaggi. I palestinesi però chiedevano il rilascio di più di 200 detenuti e di avere un aereo che li portasse in Medio Oriente con gli ostaggi.

 
Giunti all’aeroporto, però, intervenne la polizia tedesca che cercò di bloccarli. Ne nacque una sparatoria, un elicottero prese fuoco e alla fine morirono tutti i 9 ostaggi, più 5 degli 8 terroristi. La notizia, ovviamente, destò indignazione in tutto il mondo, ma, dopo un solo giorno di lutto, i Giochi continuarono.

I risultati della XVI Olimpiade

PaeseMedaglie d'oroMedaglie d'argentoMedaglie di bronzoTotale
Unione Sovietica50272299
Stati Uniti33313094
Germania Est20232366
Germania Ovest13111640
Giappone138829
Australia87217
Polonia75921
Ungheria6131635
Bulgaria610521
Italia531018

Atleti più importanti di quell’edizione

Mark Spitz (USA): vinse 7 medaglie d’oro nel nuoto (100 metri stile libero, 200 stile libero, 100 farfalla, 200 farfalla, staffetta libero 4×100 e 4×200, staffetta mista 4×100), stabilendo altrettanti record del mondo. La sua performance sarebbe rimasta la migliore nella storia dei giochi fino al 2008, quando fu superata da quella di Michael Phelps.
Shane Gould (Australia): vinse tre medaglie d’oro nel nuoto (200 metri stile libero, 400 stile libero e 200 misti), oltre a una d’argento e una di bronzo ad appena 16 anni.
Sawao Katō (Giappone): vinse tre ori nella ginnastica (nella gara individuale, in quella a squadre e alle parallele).
Novella Calligaris (Italia): è la prima italiana a vincere delle medaglie nel nuoto (una d’argento e due di bronzo).

 

5. Mosca 1980 e Los Angeles 1984

Sicuramente il conflitto che più ha segnato la seconda metà del Novecento è stato quello “freddo” e mai combattuto direttamente tra Stati Uniti e Unione Sovietica.

Il manifesto di Mosca 1980

Quasi tutte le guerre locali scoppiate in giro per il mondo fino alla fine degli anni Ottanta infatti erano legate al tentativo dell’una o dell’altra superpotenza di ampliare o mantenere la propria sfera di influenza e il clima di tensione e di paura era palpabile un po’ ovunque.

 
Dagli anni Settanta in poi però i rapporti tra i due paesi stavano lentamente cominciando a cambiare.

La Primavera di Praga e il sempre più evidente divario industriale con i paesi occidentali stavano facendo crescere nell’URSS una nuova classe politica che avrebbe trovato il suo più grande rappresentante in Michail Gorbaciov, mentre negli Stati Uniti la presidenza Carter e poi addirittura quella di un repubblicano come Reagan aprivano le porte a un possibile disarmo.

Ciononostante, qualche momento di tensione qua e là sorgeva ancora ed è paradossale che proprio le Olimpiadi ne furono il palcoscenico più eclatante.

L’ultima tensione della guerra fredda

In breve, i fatti: negli ultimi giorni del 1979 le truppe dell’Armata Rossa penetrarono in Afghanistan, stato in cui da anni si misuravano governi più o meno fedeli all’alleato sovietico e forme di guerriglia islamica appoggiate dal Pakistan e dai paesi occidentali, cercando di assumerne il controllo in maniera diretta.

Il logo di Los Angeles 1984Per tutta risposta gli Stati Uniti e ben 65 altri paesi (tra cui Germania Ovest, Canada, Giappone, Cina e tutti i paesi arabi) disertarono i Giochi di Mosca, e anche l’Italia vi partecipò in forma ridotta – pur quadruplicando i propri ori rispetto a quattro anni prima, grazie a una minor concorrenza – tenendo a casa gli atleti che appartenevano a forze dell’esercito.

Il boicottaggio non si concluse lì, però: quattro anni più tardi le Olimpiadi si spostarono, in una sorta di applicazione olimpica del manuale Cencelli, a Los Angeles, e questa volta furono i paesi del patto di Varsavia a non partecipare per rappresaglia per quanto avvenuto a Mosca.

 
L’unica eccezione fu costituita dalla Romania, che riuscì anzi a piazzarsi al secondo posto del medagliere.

I risultati della XXII Olimpiade

PaeseMedaglie d'oroMedaglie d'argentoMedaglie di bronzoTotale
Unione Sovietica806946195
Germania Est473742126
Bulgaria8161741
Cuba87520
Italia83415
Ungheria7101532
Romania661325
Francia65314
Regno Unito57921
Polonia3141532

Atleti più importanti di quell’edizione

Aleksandr Ditjatin (URSS): nella ginnastica vinse 3 medaglie d’oro (anelli, concorso a squadre e concorso individuale), 4 d’argento e 1 di bronzo, per un totale di 8 premi.
Miruts Yifter (Etiopia): vinse la medaglia d’oro sia nei 5.000 che nei 10.000 metri piani.
La squadra femminile di nuoto della Germania Est: complice l’assenza di atlete americane, le ragazze della Germania orientale si aggiudicarono 11 delle 13 medaglie d’oro disponibili nel nuoto femminile.

I risultati della XXIII Olimpiade

PaeseMedaglie d'oroMedaglie d'argentoMedaglie di bronzoTotale
Stati Uniti836130174
Romania20161753
Germania Ovest17192359
Cina158932
Italia1461232
Canada10181644
Giappone1081432
Nuova Zelanda81211
Jugoslavia74718
Corea del Sud66719
Carl Lewis, grande campione olimpico degli anni '80, fotografato nel 2009 a un evento benefico in Austria (foto di Manfred Werner via Wikimedia Commons)
Carl Lewis, grande campione olimpico degli anni ’80, fotografato nel 2009 a un evento benefico in Austria (foto di Manfred Werner via Wikimedia Commons)

Atleti più importanti di quell’edizione

Carl Lewis (USA): vinse, a quasi cinquant’anni di distanza, le stesse medaglie d’oro di Jesse Owens, e cioè 100 metri piani, 200 metri piani, salto in lunga e staffetta 4×100.
Li Ning (Cina): vinse sei medaglie nella ginnastica, 3 d’oro (corpo libero, cavallo e anelli), 2 d’argento e 1 di bronzo.
Nawal El Moutawakel (Marocco): fu la prima donna di fede musulmana a vincere una medaglia d’oro olimpica (oltre che la prima marocchina e la prima africana). La ottenne nei 400 metri ostacoli.

 

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