Cinque interessanti documentari sul cibo

Una scena di Super Size Me, uno dei più famosi documentari sul cibo

Il tema dell’alimentazione va tremendamente di moda: ogni settimana escono libri che cercano di spiegarci come dimagrire, come mangiare più sano o quali siano le frontiere dell’etica legata al cibo, mentre, come se non bastasse, da pochi giorni è cominciato a Milano pure l’EXPO, dedicato come di certo saprete proprio al tema delle risorse alimentari e al loro futuro.

Ovvio quindi che anche il cinema e in particolare l’importante genere del documentario abbia cercato, soprattutto nell’ultimo decennio, di occuparsi di un argomento sempre più scottante, indagando le dinamiche dell’industria alimentare, i problemi ecologici che sempre più spesso sono connessi a quest’economia, ma anche le disfunzioni sanitarie che si legano ad un’alimentazione poco corretta.

Non tutti questi documentari sono, purtroppo, giunti in Italia, anche se spesso sono comunque recuperabili in lingua originale: scopriamo insieme i più interessanti.

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Super Size Me

Un mese mangiando solo da McDonald’s

Il capostipite del genere può essere considerato Super Size Me, indagine precisa e spiritosa realizzata nel 2004 da Morgan Spurlock e candidata, l’anno successivo, all’Oscar per il miglior documentario.

L’idea di Spurlock, allora al suo esordio, era quella di provare a mangiare per un mese esclusivamente da McDonald’s, seguendo alcune semplici regole: doveva consumare in un locale della catena di fast food almeno tre pasti al giorno; doveva assaggiare almeno una volta ogni cosa che era contenuta nel listino; non poteva acquistare nulla al di fuori del menu; doveva accettare il menu “Super Size” qualora i ragazzi alla cassa glielo avessero offerto.

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L’esperimento ebbe ovviamente conseguenze piuttosto pesanti per il fisico di Spurlock, prontamente documentate nel film: a fine mese era ingrassato di ben 11 chili, ma aveva sviluppato anche uno stato di perenne depressione, varie emicranie, una sorta di forma di dipendenza e gravi problemi al fegato.

Un lento declino che nel film era intervallato da indagini e dati sull’obesità in America, un problema che – allora come oggi – era particolarmente grave.

Il documentario ha avuto una grande eco in tutto il mondo: costato appena 65mila dollari, ne ha incassati più di 20 milioni e ha portato la stessa catena dei McDonald’s a rivedere parzialmente i propri menu, ad esempio ritirando l’opzione “Super Size” che aveva dato il titolo al documentario.

 

I Like Killing Flies

Uno chef molto particolare

Datato sempre 2004, ma baciato sicuramente da minor fortuna, è I Like Killing Flies, un documentario che è abbastanza difficile da recuperare in Italia ma di cui si possono vedere ampi spezzoni su YouTube (e qui di seguito ve ne proponiamo uno).

Prodotto, diretto e registrato da Matt Mahurin – un illustratore e regista specializzato in videoclip musicali –, il film segue un anno di lavoro di Kenny Shopsin, proprietario e chef di un ristorante nel Greenwich Village famoso per la sua particolarità sia a livello di cibi che di “regole non scritte” (ad esempio, non vi sono ammesse tavolate composte da più di 4 persone e si può venir cacciati in ogni momento, a discrezione del cuoco).

Il documentario non è centrato solo sul cibo, che certo riveste un ruolo fondamentale in molti dei discorsi che Shopsin porta avanti, ma anche su questa strampalata figura di chef, capace di sfornare ben 900 diversi piatti, spesso eclettici e sorprendenti.

Presentato al Sundance Film Festival, dove ha ricevuto anche una nomination per il Gran Premio della Giuria, il film ha dato anche una certa notorietà al suo protagonista, notorietà che si è rivelata utile soprattutto quando questi ha dovuto spostare, dopo trent’anni di attività, il suo ristorante all’interno dell’Essex Street Market, nel Lower East Side di Manhattan.

 

Food, Inc.

I segreti dell’industria alimentare

Pure Food, Inc., uscito nel 2008 e disponibile anche in italiano, si è guadagnato a suo tempo una candidatura agli Oscar nel settore dei documentari, e pure lui ha avuto un impatto importante – anche se certamente minore di Super Size Me, se non altro per la complessità dei temi affrontati – sulla società e sulla discussione pubblica riguardo ai progressi e allo sviluppo dell’industria alimentare.

Diretto da Robert Kenner, autore di lungo corso anche per National Geographic Channel, il documentario è stato osannato dalla critica americana e si è aggiudicato anche il Gotham Award.

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L’analisi condotta da Kenner, che è stato uno dei primi a portarla avanti in maniera così precisa e puntuale, colpisce al cuore l’industria alimentare americana, che soprattutto negli ultimi anni ha acquisito un potere sempre maggiore, sia dal punto di vista economico che legale.

Da un lato, poche aziende hanno infatti il controllo di una grandissima quantità di alimenti che vengono smerciati nei supermercati; dall’altro, questa grande concentrazione permette loro di influire sulle politiche nazionali e sullo stile di vita delle persone.

Dall’allevamento alle coltivazioni, Food, Inc. si interroga anche sull’uso di sostanze chimiche e sui rischi ecologici di condotte di questo tipo.

 

Forks Over Knives

Il più controverso, basato su The China Study

Arriviamo a quello che è probabilmente il più controverso tra i documentari che sono stati prodotti negli ultimi anni sul cibo, ma che proprio per la risonanza che ha avuto (almeno nel mondo anglosassone, visto che non è stato tradotto in italiano) merita quantomeno di essere citato: Forks Over Knives.

Diretto da Lee Fulkerson, il film si propone di indagare il nostro stile di vita alimentare e come questo influisca sulla nostra salute, basandosi largamente su quanto esposto all’interno di The China Study, un libro che – questo sì – è arrivato pure qui da noi, ha venduto molto e ha alimentato il dibattito sull’argomento, anche se la sua pretesa scientificità è stata messa seriamente in dubbio da più parti per una serie di errori logici e metodologici.

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La tesi di fondo è che i cibi trattati, cioè sostanzialmente tutti quelli prodotti dall’industria alimentare, siano in qualche misura responsabili di una serie di problemi e malattie come il diabete, l’obesità, i problemi coronarici e addirittura il cancro, o almeno certe forme tumorali.

Da qui, la proposta portata avanti sia nel libro che nel documentario è quella di una alimentazione che non si può neppure definire vegana, ma più propriamente naturalistica, in cui si rifiutano tutti i prodotti (anche di origine vegetale) che sono passati attraverso le mani dell’industria e della chimica.

 

Spinning Plates

Viaggio nei ristoranti americani

Concludiamo con un altro documentario inedito in Italia, Spinning Plates, che ci permette invece di entrare all’interno di tre ristoranti americani tra loro diversissimi e di scoprire come la passione per il cibo possa assumere molte forme e comunque legare tra loro le persone.

Scritto e diretto da Joseph Levy (già produttore di un cortometraggio cult come George Lucas in Love), il film ci porta all’interno del settimo miglior ristorante del mondo, scoprendo le passioni e anche le difficoltà della vita degli chef.

Leggi anche: Cinque documentari da vedere tra quelli che non ti aspetti

Poi ci conduce dentro a un locale a conduzione familiare che va avanti da 150 anni grazie soprattutto al legame che ha saputo instaurare con la sua comunità; infine, ci mostra un ristorante di cucina messicana che, tra mille difficoltà, cerca di sopravvivere e tirare avanti.

Vincitore di vari riconoscimenti in giro per il mondo – spesso anche di quelli assegnati dal pubblico, come all’Austin Film Festival, al Santa Barbara International Film Festival e al Naples International Film Festival –, Spinning Plates è stato girato tra Chicago, Tucson e l’Iowa, fotografando paesaggi e scuole di pensiero diversissime del panorama gastronomico americano.

 

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