
Il mercato cinese interessa a tutti, in tutti gli ambiti. E d’altronde, come potrebbe essere altrimenti? La Cina è un’economia in rapida crescita e conta, come abbiamo appena visto, 1,375 miliardi di abitanti. Abitanti che si stanno sempre più dotando di smartphone. È quindi comprensibile che, nonostante i vincoli imposti da un regime tutt’altro che democratico, tutte le compagnie – e in particolare quelle di elettronica – occidentali siano interessate ad entrare in quel mercato.
Qualità e costi bassi
Ma non è solo dall’America e dal resto dell’Asia che si guarda con interesse alla Cina. Anche dentro allo stesso paese comunista si sono sviluppate negli ultimi anni delle industrie sempre più in grado di reggere il confronto coi colossi stranieri. E non solo. Queste compagnie cinesi, infatti, ormai esportano i loro prodotti in tutto il mondo, forti di costi molto più contenuti e quindi competitivi. Anche in Italia, negli ultimi anni, hanno cominciato a farsi spazio, importati direttamente o per vie traverse. Avrete di sicuro sentito parlare di Lenovo, Huawei, Honor, Xiaomi e altre marche. E magari vi siete chiesti se valesse la pena comprarne uno.
In effetti gli smartphone cinesi ormai sono di qualità. E potrebbero soddisfare le esigenze di molti di voi. Ne abbiamo scelti cinque che uniscono un’ottima fattura, una buona usabilità e un costo relativamente contenuto. Eccoli.
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Indice
OnePlus 2
Un degno erede per il prodotto che sorprese il mercato nel 2014
Il OnePlus One è stato sicuramente uno degli eventi del 2014, oggetto del desiderio di molti. Lo strano meccanismo ad inviti, un prezzo decisamente concorrenziale e una dotazione di serie invidiabile l’avevano infatti di colpo reso il principale antagonista – almeno ideale – del duopolio costituito da Apple e Samsung. Quel telefono, però, proprio per il modo in cui veniva venduto si era diffuso solo a singhiozzo, e una vera sfida ai grandi colossi non era neppure stata lanciata. Inoltre, quando si realizza un telefono così convincente diventa di solito difficile, poi, dargli un degno erede.
Il OnePlus 2, invece, ha mantenuto tutte le caratteristiche migliori del suo predecessore, aggiornandole. Il design presenta gli stessi punti forti dell’One, aggiungendo la cornice in metallo che lo rende più resistente. Il processore è lo Snapdragon 810, che garantisce prestazioni elevate ma che ha la tendenza a surriscaldarsi. I progettisti cinesi sembrano però averne tenuto ben conto, tanto è vero che l’integrazione con il sistema operativo Oxygen (basato su Android Lollipop) argina notevolmente il problema. Infine, buono il display, ottimo il touch e l’autonomia della batteria è ancora una volta ottima, almeno rispetto alla concorrenza.
Con Oxygen OS
La Oxygen OS funziona molto bene e permette un certo livello di personalizzazione, senza stravolgere il sistema. D’altronde, una RAM da 4 GB permette di agire con grande fluidità in tutte le schermate e in tutte le app. Una fluidità che c’era già nel modello precedente, ma che qui è stata ottenuta grazie a un lavoro tutto interno a OnePlus, segno che la casa cinese sta crescendo ed è ormai maturata. Un po’ carente invece la fotocamera, non tanto nella dotazione hardware quanto nella resa delle foto. Il costo, sullo store ufficiale, è di 319 euro.
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Lenovo Zuk Z1
Batteria infinita e dotazione più che buona
Anche il secondo telefono della nostra cinquina ha un costo estremamente contenuto in rapporto alla sua dotazione. D’altronde, era proprio questo l’intento di Lenovo quando ha finanziato il progetto Zuk, tanto è vero che il telefono esce senza il marchio della ditta specializzata nella produzione di personal computer. Sul sito ufficiale il device viene venduto a 320 dollari, ovvero ben al di sotto dei 300 euro. Sugli store italiani si trova a qualcosa di più, ma si tratta comunque di un prezzo tra i più bassi del mercato in rapporto alle specifiche.
Lo Z1 è un telefono po’ grande e un po’ pesante, ma quella dei progettisti è una scelta ben precisa, volta a garantire un uso semplice ed una grande autonomia di batteria. Il display da 5,5 pollici usa bene i colori e rende agevole la vita e la vista, mentre la batteria da 4100 mAh permette a chi non ne fa un uso intenso di arrivare a sfiorare anche le due giornate senza bisogno di ricaricare. Il sistema operativo, infine, è basato sulla personalizzazione della Cyanogen 12.1, a sua volta fondata su Android Lollipop. L’effetto è buono, perché il sistema permette una gestione semplice ma profonda del dispositivo, oltre a garantire una certa fluidità.
Un processore non nuovo, ma che fa il suo dovere
A tenere basso il prezzo sono, in parte, alcune scelte sulla dotazione, che però si sentono in maniera molto relativa durante l’utilizzo. Ad esempio il processore è lo Snapdragon 801, che però collabora bene col software. La RAM è da 3 GB, mentre la memoria interna è costituita da 64 corposi GB, purtroppo non espandibili. La fotocamera è da 13 megapixel ma ha un ottimo bilanciamento e le foto risultano superiori a quelle di altri modelli.
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Xiaomi Mi5
Un top di gamma a 400 euro
Saliamo un po’ di prezzo e andiamo attorno ai 400 euro, anche abbondanti. Ma il costo – comunque non proibitivo, rispetto agli standard del mercato – non deve preoccuparvi perché lo Xiaomi Mi5 è un top di gamma e ha delle caratteristiche superiori rispetto alla media. Subito si notano la linea, particolare a causa dell’aspetto allungato, la snellezza e la leggerezza del dispositivo, oltre alla bella commistione di vetro e metallo.
Il punto di forza è però assolutamente la dotazione hardware. Il Mi5 monta infatti lo Snapdragon 820 quad core, processore usato anche da rivali ben più blasonati ma soprattutto molto più costosi. Anche la GPU è di grande livello, la Adreno 530, mentre la memoria interna usa la specifica UFS 2.0, ultimo ritrovato in fatto di velocità. Quello che delude, sul versante della memoria fissa, è il taglio, solo da 32 o da 64 GB non espandibili. Bene invece la RAM da 3 GB. Infine, molto buono il tasto per riconoscere le impronte digitali.
Fotocamera da 16 megapixel e firmware basato su Marshmallow
La fotocamera è da 16 megapixel e si comporta piuttosto bene, così come il software, che in generale non delude le aspettative. Il problema, da questo punto di vista, è che il dispositivo non è pensato per il mercato europeo, e questo fa sì che il firmware in dotazione non sia impostabile in italiano ma solo in inglese. Certo, qualche accorgimento si può prendere e si può in parte ovviare all’inghippo, ma bisogna saperci un minimo fare. Il sistema operativo è il MIUI 7.2.5 basato su Android Marshmallow e fa il suo dovere. Memorabile, infine, il display, molto luminoso e con buoni colori.
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Xiaomi Redmi 3
Il più economico della lista
Rimaniamo in ambito Xiaomi perché il produttore pechinese ha sfornato anche un altro modello che merita di essere incluso in questa cinquina, il Redmi 3. Un cellulare low cost, da non confondere con il quasi omonimo Redmi Note 3, che è un phablet. Questo è invece un telefono compatto dal costo estremamente contenuto. E quando diciamo contenuto, significa che questo è il più economico dei cellulari della nostra cinquina, visto che lo trovate dai rivenditori a meno di 200 euro.
A questo prezzo, di solito, ci si deve molto accontentare. Qui invece ci si toglie anche qualche soddisfazione. La linea è un po’ particolare, le dimensioni come detto sono contenute e il device, però, può risultare un po’ scivoloso. Discreto, anche se non eccezionale, l’hardware: il processore è lo Snapdragon 616 octa core, mentre la GPU è la Adreno 405. La RAM è di 2 GB, sufficiente per far viaggiare bene il sistema operativo. La memoria interna è di 16 GB, espandibili usando lo slot della seconda SIM.
Pensato per il mercato cinese
Sul versante software il cellulare usa la MIUI 7.1, basata su Android Lollipop. Come già detto per il Mi5, il problema è che il Redmi 3 è pensato e venduto per il mercato cinese, quindi il firmware non dispone della localizzazione italiana. La fotocamera, comunque, è da 13 megapixel, mentre quella frontale solo da 5: non molto, visti gli standard attuali, ma in compenso la resa degli scatti è più che discreta. D’altronde, da qualche parte si doveva pur contenere sui costi. Ottimo invece il display, come nella tradizione Xiaomi.
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Meizu M3 Note
Un phablet che costa poco
Ritorniamo un po’ più su col prezzo, anche se non di molto. Il Meizu M3 Note che chiude la nostra cinquina viene infatti venduto sullo store ufficiale per l’Italia a 259 euro circa nella versione più attrezzata, cifra decisamente non proibitiva. Soprattutto se si considera la buona fattura e le dimensioni del prodotto. L’M3 Note – che tra l’altro da noi costa molto di più di quanto non costi in Cina – è infatti un phablet, quindi esibisce delle dimensioni importanti e soprattutto una scocca quasi completamente in alluminio.
A livello di hardware sono da segnalare il processore Mediatek MT6755, a cui si aggiungono 2 o 3 GB di RAM a seconda del modello. Il tutto garantisce delle prestazioni più che buone, anche se non eccellenti. La memoria interna è da 16 o da 32 GB, espandibili tramite microSD, alloggiata nello stesso slot che potrebbe ospitare la seconda SIM. C’è inoltre il lettore di impronte digitali, mentre la fotocamera è da 13 megapixel, più che adeguata in rapporto al prezzo molto basso. Il display è ovviamente un 5,5 pollici di buon livello.
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Semplice e di lunga durata
Soffermiamoci invece un attimo sul software, che è forse l’unico punto debole del dispositivo (che comunque rimane ottimo in rapporto al prezzo). Il firmware è il FlyMe versione 5.1, che è basato su Android Lollipop, anche se il dispositivo è uscito di recente e si poteva sperare in una versione basata su Marshmallow. La semplicità delle impostazioni comunque rende lo smartphone adatto anche ad un utente medio, che poi sicuramente amerà anche la batteria da 4100 mAh che permette di stare ben al di sopra della giornata di utilizzo.
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