Cinque tra le città più belle della Bosnia-Erzegovina

Il celebre ponte di Mostar, in Bosnia-Erzegovina

Qual è la tua meta preferita per un viaggio? Qual è la città o lo stato estero in cui torneresti sempre? Sono convinta che la maggior parte di voi a queste due domande risponderebbe con il nome delle più belle capitali europee o delle regioni più affascinanti di Spagna, Francia, Regno Unito. Ad esempio la mia coinquilina mi direbbe senza ombra di dubbio Berlino. Un’altra amica l’Irlanda. Un’altra ancora “qualsiasi posto basta che sia al caldo”. Io amo profondamente un sacco di posti. In molte città mi sento quasi a casa, da Parigi a Roma. Una settimana in inverno in montagna in mezzo alla neve non me la leva nessuno. Eppure c’è un paese che mi ha rubato il cuore: c’è chi ha il “mal d’Africa”, io ho il “mal di Bosnia”.

La prima volta che ci andai fu amore a prima vista. Già solo dire ai miei genitori che sarei andata a Sarajevo mi dava un’emozione stranissima. Nella mia mente era un posto esotico tanto quanto potrebbero esserlo Istanbul, Bangkok o Gerusalemme. Il nome della capitale bosniaca riecheggia accompagnato dai ricordi della guerra degli anni Novanta. Uno dei primi ricordi “storici” della mia infanzia, dopo la caduta del muro di Berlino e la prima Guerra del Golfo. Eppure in Sarajevo ci vedevo qualcosa di affascinante più che di triste. Un luogo dove hanno vinto la vita e la ricostruzione nonostante anni di morte e violenze.

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Un mio caro amico, più pazzo di me, colui che mi ha iniziata all’amore verso i Balcani, c’era già stato parecchie volte e così, in un afoso Ferragosto, mi propose di montare in auto e di partire alla volta della Bosnia, con una capatina in Montenegro, di cui vi racconterò un’altra volta. Così, senza prenotare e programmare nulla.

Fatta. Si parte. Dopo una veloce sosta a Lubiana, capitale della Slovenia, per spezzare il viaggio di andata, ci dirigiamo verso il confine croato-bosniaco. La dogana maggiore di Slavonski Brod è chiusa e così passiamo per Bosanska Gradiška. Si attraversa la Sava, il fiume che separa i due stati, e già mi monta un’emozione effettivamente strana, per un’anafettiva-anemotiva come me. Forse è il famoso colpo di fulmine, solo che a me è capitato con un intero paese.


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Vabbè, bando ai sentimentalismi di cui probabilmente vi fregherà il giusto, ovvero nulla, e partiamo con questa cinquina che vi racconta quali sono le cinque città della Bosnia che meritano di essere visitate.

 

Sarajevo

L’affascinante capitale, a metà tra Oriente e Occidente

L'affascinante Sarajevo, capitale della Bosnia-ErzegovinaUna passeggiata alla Baščaršija, il centro storico di Sarajevo, permette di scoprire magnifici monumenti, palazzi e luoghi di preghiera. Nell’architettura della parte orientale del centro si possono notare le influenze ottomane, invece la parte ovest è caratterizzata da elementi riconducibili al periodo austroungarico. Si viaggia da Vienna a Istanbul percorrendo solo qualche metro.

Sarajevo è una città dai trascorsi drammatici ma in continua evoluzione con una voglia enorme di buttarsi il passato alle spalle e di ricominciare. E già lo sta facendo, nonostante gli sterminati cimiteri disseminati qua e là, con lapidi quasi tutte del 1993, ricordino che non si deve dimenticare cos’è successo. Si può iniziare iniziare visitando Baščaršija, la parte più antica e centro della città. Attraversando il Ferhadija, ovvero la strada principale che è costeggiata da piccoli negozi. Da vedere è la fontana di Sebilj che è un punto di ritrovo per gli abitanti di Sarajevo.

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Non si può non visitare la Biblioteca Nazionale: è l’edificio più grande della città dove si sono susseguite tante sanguinose vicende, molto importante per la storia di Sarajevo. La biblioteca fu bombardata durante l’assedio il 25 agosto 1992 e solo un decina dei libri contenuti al suo interno si salvarono dalle fiamme. Legato a queste vicende è il Museo del Tunnel, unica via di comunicazione con il mondo esterno che permise a tanta gente di sfuggire ai bombardamenti e di ricevere gli aiuti necessari per sopravvivere. Originariamente il tunnel era lungo 800 metri ma oggi ne restano solo 20.

Edifici, musei, case

Potete, poi, rendervi conto di come si viveva ai tempi dell’Impero ottomano visitando la Casa Svrzo (Svrzina Kuca), situata in posizione sopraelevata rispetto al centro città, al numero 8 di ulica Glođina: è un edificio con cortile del XVIII secolo, considerato da molti come la casa ottomana meglio conservata dei Balcani. Fu abitata fino al 1952 e dal 1997 è aperta al pubblico. Infine non potete mancare di fermarvi a guardare i vecchietti che giocano a scacchi nella scacchiera gigante nel centro città, in qualsiasi giorno dell’anno.

A breve distanza, poi, ci sono i monti dove si sono svolti i giochi olimpici: Pale e Jahorina e il monte Trebevic, che nulla hanno da invidiare ai villaggi dolomitici nostrani.

Impossibile raccontare questa meraviglia di città in poche righe, per cui mi fermi qui. Il resto spero lo scopriate da soli il prima possibile.

 

Mostar

La città della rinascita

Il celebre ponte di Mostar, in Bosnia-ErzegovinaMostar è una perla che sorge nel territorio affascinante e particolarmente brullo dell’Erzegovina. Il suo centro storico, con il meraviglioso Stari Most, il ponte sulla Neretva abbattuto dalle forze croate il 9 novembre 1993, ricostruito alla fine delle ostilità e inaugurato nel 2004, patrimonio dell’umanità dell’Unesco, è diventato il simbolo del rinnovamento bosniaco dopo la guerra. È una città dalla doppia anima: da un lato mostra ancora oggi i segni della devastazione: si vedono i colpi di mortaio rimasti indelebili nelle mura, i cimiteri costruiti al posto dei parchi, gli edifici fatiscenti ed i cortili abbandonati; dall’altro lato mostra fiera i segni della sua rinascita, che si ammira nelle università moderne, nelle piazze, nei centri commerciali, nei bar e nei ristoranti (konoba Taurus, in particolare merita una visita).

Per quanto ricostruito di recente, il Ponte di Mostar merita comunque una sosta: non perdetevi i tuffatori che si gettano nella Neretva, che per anni ha separato la città tra croati e bosniaci, ovvero tra cristiani e musulmani. Nonostante la guerra e il ritorno della pace, il fiume continua a dividere in due: sulla sponda destra del fiume c’è la Mostar croata, sulla sinistra invece, la maggioranza è costituita dai bosgnacchi ed è la zona che è stata quai rasa al suolo dal conflitto. La strada più affascinante del centro storico è detta Kujundziluk, un tempo era la via degli antichi orefici, oggi è la strada dei negozi e locali dove potete assaggiare qualche dolce al miele tipicamente bosniaco. Da qui si accede al cortile della moschea Koski Mehmed Pasha, inconfondibile per la sua splendente cupola celeste, che di notte domina la città con le sue luci.

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Vi suggerisco di visitare la Casa Biscevic, che si affaccia sul fiume. Al suo interno vengono mostrati non solo gli ambienti in cui viveva la famiglia ottomana, ma anche le suppellettili che la arredavano e gli abiti che erano indossati dagli uomini e dalle donne che ci vivevano. Un reale spaccato di com’era la vita fino alla fine del XIX secolo.

A pochi chilometri sorge Medjugorje, un villaggio di appena 4.000 abitanti, reso famoso dalle apparizioni della Madonna dal 1981, anche se queste non sono ancora stata riconosciute ufficialmente dalla Chiesa cattolica. Artificiale e completamente rinnovata negli ultimi trent’anni, attira milioni di pellegrini e viaggiatori provenienti da tutto il mondo. Non la consiglio perchè nulla ha a che vedere con le meraviglie bosniache, ma se proprio non potete farne a meno…


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Sempre a pochi chilometri, nella strada che porta a Mostar da Dubrovnik potete invece visitare le decisamente più interessanti cascate di Kravice, le più grandi dell’Erzegovina: 28 metri di pittoresco salto, tra il verde degli alberi e l’azzurro dell’acqua.

Infine, sempre a una manciata di chilometri si arriva a Blagaj dove si possono ammirare le incantevoli sorgenti del fiume Buna. Proprio qui sorge un tekke storico, tekija o monastero derviscio. Il Blagaj Tekija fu costruito attorno al 1520, con elementi di architettura ottomana e stile mediterraneo ed è considerato un monumento nazionale. Immancabile poi assaggiare una trota appena pescata sulle sponde del fiume che sgorga da una sorgente sotterranea e si colora di un blu profondissimo.

 

Trebinje

Città principale della Strada del vino di Bosnia ed Erzegovina

Trebinje, celebre per i suoi viniA Trebinje, lungo le rive del fiume Trebišnjica, a pochi chilometri dal Montenegro e dalle sponde della Croazia, nelle piane di Petrovo e Popovo Polje, circondate da montagne sassose e lunari, crescono i vitigni che donano la žilavka e il vranac, vini che hanno fatto la storia e il successo dell’enologia in Erzegovina orientale. Un tesoro di sapori secolare e fragile, oggi promosso e difeso dal locale convivum di Slow Food, come riporta Osservatorio Balcani e Caucaso.

Alcune ferite ancora non si sono cicatrizzate. Trebinje e il suo circondario fanno oggi parte della Republika Srpska, l’entità serba della Bosnia-Erzegovina. Il tradizionale sbocco, economico e culturale con la costa dalmato-croata, e soprattutto con la città turistica di Dubrovnik, che dista appena 28 chilometri, rimane ancora in gran parte poco praticabile. Ma questo non ha fermato gli intraprendenti vinai dell’area, dai più piccoli ai più grandi, dal cercare nuove opportunità e un nuovo approccio all’arte del vino.

 

Višegrad

Qui si trova il ponte romano celebrato dal romanzo del premio Nobel di Ivo Andrić

Il ponte sulla Drina di VišegradVišegrad dista 100 chilometri dalla capitale Sarajevo, e si trova in piena Repubblica Srpska. Per arrivarci si percorre una strada che costeggia un canyon verdeggiante. Sorge su una lingua di terra tra i fiumi Rzav e Drina. In epoca moderna la città ha assunto un ruolo di primo piano nella guerra dei Balcani a causa della sua posizione strategica, proprio al confine con la Serbia.

La città è famosa per il ponte sulla Drina: con una carreggiata di 4 metri poggia su undici arcate e si erge sulle acque per una lunghezza complessiva di 179 metri. La struttura ha subito parecchi danneggiamenti ed è stata più volte sottoposta a ristrutturazione. Fra 1914 e 1915 tre degli archi occidentali sono stati distrutti e ricostruiti prima del 1940. Durante la Seconda guerra mondiale altri cinque archi sono stati distrutti nella stessa zona ferita in precedenza, e sono poi stati ricostruiti prima del 1951.

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Il premio Nobel Ivo Andrić lo ha celebrato in un suo romanzo che si intitola proprio Il ponte sulla Drina: orgoglioso ponte eretto tra due mondi e tra due religioni, e triste testimone delle orribili persecuzioni perpetrate nei secoli dall’una e dall’altra parte. La struttura, infatti, nell’Ottocento si prestava quale triste vetrina delle teste mozzate ed impalate dei contadini serbi, mentre durante la guerra di Jugoslavia, del 1992-1995, fu teatro delle esecuzioni di massa operate dai serbi contro i musulmani bosniaci.

 

Banja Luka

La capitale della Repubblica Srpska

Banja Luka, coi suoi pochi monumenti rimasti in piediBanja Luka è la seconda maggiore città della Bosnia, dopo Sarajevo, e capitale della Repubblica Srpska. Dopo i tragici eventi della guerra in Bosnia infatti la nazione è divisa in due entità. Banja Luka è il capoluogo della regione storica della Bosanka Krajina e importante stazione termale (Banja vuol dire proprio terme). Questa città non vi affascinerà con le sue bellezze architettoniche, in quanto nel 1969 venne devastata da un terribile terremoto, e nel 1993 i serbi del luogo pensarono bene di far saltare in aria tutte e 15 le moschee della città.

Ma tutta l’area è un discreto centro di sport avventurosi che possono essere praticati nelle spettacolari valli fluviali dei dintorni, tra rafting e canoa. Non ci si può perdere un giro tra le sponde del fiume Vrbas e recarsi poi ad ammirare le grandezze che contiene all’interno il Kastel medioevale che lo affianca. Mentre le moschee sono state rase al suolo, i centri ortodossi sono più che floridi: in centro città sorge il maestoso Santuario di Cristo Salvatore.

 

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