Cinque tra le più belle citazioni di Paulo Coelho

Paulo Coelho, uno degli scrittori di maggior successo degli ultimi anni

Che Paulo Coelho sia l’autore brasiliano più letto al mondo è ormai quasi scontato, ma probabilmente non tutti conoscono la sua storia. I suoi romanzi ci danno l’idea di uno scrittore posato e sicuramente più propenso alla riflessione che all’azione, ma in realtà non è sempre stato così. Nato a Rio de Janeiro nel 1947 da una famiglia borghese dalle origini portoghesi, Coelho ha vissuto sempre un grande contrasto che lo distaccava dai genitori.

La fuga dall’educazione della famiglia e dei gesuiti

Sia l’educazione familiare che quella in una scuola gesuita erano troppo rigide, tanto da scatenare in lui reazioni così negative che la madre decise di internarlo in una clinica psichiatrica, convinta che soffrisse di qualche disturbo. Non c’è quindi da meravigliarsi se Coelho abbia presto scelto di abbandonare la casa dei genitori per intraprendere dei viaggi che hanno contrubiuto fortemente alla sua formazione personale.

Il suo amore per la poesia e per la letteratura in generale si sviluppa ai tempi della prima formazione presso i gesuiti, ma anche questo non è ben visto dai genitori. Solo una volta giunto in Europa, infatti, Paulo Coelho può dare sfogo alla sua vera vocazione, riavvicinandosi alla fede e scrivendo romanzi che hanno come tema principale la ricerca dell’io più profondo dell’uomo. Le sue frasi, spesso riportate un po’ ovunque, riassumono il suo pensiero: eccone cinque tra le più belle.

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Bisogna cogliere l’attimo

Da Il cammino di Santiago

"Il cammino di Santiago", primo libro pubblicato da Paulo CoelhoIl primo libro che Paulo Coelho pubblica è Il cammino di Santiago, nel 1987. L’autore aveva intrapreso il pellegrinaggio proprio l’anno precedente, per poi decidere di raccontare il proprio viaggio in un romanzo. A percorrere il cammino insieme a lui c’è il maestro di un ordine religioso, che lo guida passo dopo passo e ne approfitta per dargli degli insegnamenti. Lo scopo del viaggio è infatti quello di ritrovare la Spada, necessaria per la cerimonia che gli permette di diventare un membro di quell’ordine.


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Essendo un pellegrinaggio sacro, Il cammino di Santiago offre tantissimi spunti di riflessione: è un viaggio spirituale alla riscoperta di noi stessi, e per questo Coelho non si limita ad assorbire le perle di saggezza del maestro, ma gli pone delle domande e riflette poi attentamente sulle risposte, magari cercandole per conto suo. Così la strada da percorrere diventa metaforicamente la nostra vita, la quale non è altro che una breve sosta su questo pianeta, dolorosa e imprevedibile.

Pur sapendo che ha i giorni contati e che tutto finirà quando meno se lo aspetta, l’uomo fa della vita una lotta degna di un essere eterno.

Tuttavia sembra quasi che l’idea della sua fugacità ci tormenti in continuazione e ognuno di noi, inevitabilmente e magari inconsapevolmente, cerca un modo per darle un significato, per riempirla di quei perché che ci poniamo per anni, quasi come se non dovessimo scomparire mai dalla terra. In questa toruosa strada, c’è sempre un Cane Nero in agguato, pronto a combattere contro di noi assumendo diverse forme.

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L’importanza della scelta

Da Come il fiume che scorre

"Come il fiume che scorre"Coelho non racconta mai storie straordinarie, almeno non in apparenza. Parte solitamente dagli eventi più semplici, dalle piccole cose quotidiane che possono accadere a chiunque, indifferentemente dal sesso, la razza o la classe sociale. Anche il minimo dettaglio, però, può scatenare una reazione quasi spropositata: in Veronika decide di morire, ad esempio, la protagonista tenta il suicidio solo perché qualcuno non conosce la citta di Lubiana.

Oppure un semplice fatto ci spinge a fermarci e riflettere, quasi come un uomo che, seduto sulla riva del fiume della propria vita, guarda gli eventi scorrere davanti ai propri occhi. Così l’autore riesce a catturare l’attenzione dei lettori non soltanto inventando delle storie, ma anche raccontando qualche aneddoto della propria vita, come fa in Come il fiume che scorre, una raccolta di considerazioni che lo portano a interrogarsi sugli argomenti più disparati, anche se l’uomo rimane sempre al centro della sua indagine.

A ogni essere umano è stata donata una grande virtù: la capacità di scegliere. Chi non la utilizza, la trasforma in una maledizione – e altri sceglieranno per lui.

Forte della propria esperienza personale, lo scrittore invita soprattutto all’azione: la vita è un dono, ma prima o poi finisce. Ci mette inoltre costantemente alla prova, in ogni secondo siamo chiamati a scegliere, anche se non ci facciamo caso. Per quanto sia difficile, l’importante è comunque dare ad ogni scelta il giusto valore e il modo migliore per farlo è evitare che qualcuno ce la sottragga.

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Amore e libertà

Da Undici minuti

"Undici minuti", uno dei libri più letti di CoelhoSe per l’autore brasiliano è inevitabile scrivere dell’uomo, ancora di più lo è parlare d’amore. Anche perché, a pensarci bene, sono due argomenti che si intrecciano e si completano, in particolare se, come Coelho, si è convinti che esso sia il collante che unisce tutto, l’elisir indispensabile per colmare la nostra vita e quasi sempre la risposta che invano cerchiamo. Tra tutti i romanzi dedicati a questo importante tema, Undici minuti (2003) è uno dei più apprezzati.

A colpire i lettori è la triste storia vera di Maria, una donna brasiliana emigrata in Europa in cerca di fortuna e finita a fare la prostituta contro la sua volontà. Si tratta quindi di un libro sull’amore in generale e, in particolare, su tutte le sue forme. Esso, infatti, ha mille sfaccettature: è ovunque e si manifesta in una miriade di modi diversi. Non tutti, tuttavia, sono adatti a noi, per questo a volte siamo condannati all’infelicità.

La libertà esiste solo quando è presente l’amore.
Chi si abbandona totalmente,
chi si sente libero, ama al grado estremo.
E chi ama al grado estremo, si sente libero.
Se non penserò all’amore non sarò niente.

La protagonista si rende ad esempio conto di quanto sia spregevole l’amore vincolato ad obblighi e costrizioni: solo quello libero può salvarci e permetterci di amare in maniera incondizionata. Così libertà e amore si sostengono a vicenda come due facce della stessa medaglia, due ingredienti indispensabili ed essenziali per elaborare la ricetta della felicità.

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L’intuito dell’anima

Da Il vincitore è solo

"Il vincitore è solo", libro ambientato a CannesL’uomo, secondo Coelho, è un essere tendenzialmente distratto: ciò che lo spinge a cercare se stesso è la sua sbadataggine di non fermarsi a riflettere, di complicarsi l’esistenza cercando cose superflue che, al posto di migliorare la vita, la rendono ancora più complicata di quanto non sia. L’anima, invece, è l’essenza di ognuno di noi. È la componente più profonda dell’uomo e l’unica che racchiude in sé tutte le soluzioni.


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Essa è la protagonista invisibile de Il vincitore è solo, un romanzo pubblicato nel 2008 in cui le vicende di diversi personaggi si intrecciano nell’ambiente ricco e sfarzoso del Festival di Cannes. Ognuno di essi conduce una vita diversa, ma tutti hanno qualcosa in comune: sono infelici, anche se smodatamente ricchi. Il lettore si immedesima quindi nei diversi problemi di queste celebrità importanti, ma il messaggio silenzioso dell’autore è quello intramontabile sul denaro che non garantisce la felicità.

L’anima soffre – e soffre tremendamente allorché la costringiamo a vivere in maniera superficiale. L’anima ama le cose belle e profonde.

A ciò si lega l’interpretazione personale dello scrittore: l’uomo ricco è infelice perché l’anima è in grado di smascherare la superficialità del denaro, la quale è contagiosa e finisce per infettare anche chi lo possiede. I soldi ci avvicinano così al superfluo distogliendoci da ciò che conta davvero, provocando in questo modo la sofferenza dell’anima, un malessere interiore che possiamo guarire solo aprendo gli occhi.

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L’incubo dei rimpianti

Da Adulterio

"Adulterio" di Paulo CoelhoConcorde con la citazione de Il cammino di Santiago, quest’ultima, presente in Adulterio (2014), anziché spronare il lettore a raggiungere la felicità a qualsiasi costo, descrive le conseguenze che subisce chi non sa gestire al meglio la propria vita. Questa triste sorte accade a Linda, la protagonista del romanzo, che agli occhi di tutti ha una vita invidiabile, ma che in realtà si ritrova ad affrontare un periodo di crisi depressiva.

Linda è una donna di successo: lavora come giornalista, ha una famiglia ricca e benestante. Tuttavia, non è più soddisfatta della propria vita poiché si sente vittima della routine: ogni giorno è identico al precedente e ogni piccola abitudine che si ripete le toglie il respiro. La sua vicenda è toccante perché molti si riconoscono in lei: chi, dopo aver realizzato un sogno, non si è reso conto di aver mirato all’obiettivo sbagliato?

La luce dei nostri sogni si trasforma nel mostro dei nostri incubi. E diventiamo schiavi delle cose non realizzate, delle possibilità non vissute.

Ecco quindi che, dopo aver preso coscienza di questa triste verità, ci si ferma a rimpiangere tutto ciò che avremmo dovuto fare senza pensarci due volte, a pensare a tutte le occasioni lasciate scappare e ai treni persi. Ci rendiamo conto di essere i responsabili dei nostri insuccessi e di essere diventati schiavi di un mondo mediocre che abbiamo costruito con le nostre mani.

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