Cinque leggendarie trasmissioni del Programma Nazionale

Le migliori trasmissioni del Programma Nazionale

Oggigiorno, Programma Nazionale è un’espressione che ai più dice ben poco: i giovani penseranno a qualcosa di legato alla scuola e al Ministero dell’Istruzione, i trenta-quarantenni alle ennesime promesse di sviluppo economico.

Il vecchio nome di Rai 1

Solo a chi va per i 50 e oltre, invece, quell’espressione suonerà familiare, anche se da tempo sopita: è il nome con cui veniva indicato il canale televisivo di Rai 1 fino al 1975, quando una vasta riforma ne cambiò il nome prima in Rete 1 e poi, stabilmente, in quello attuale.

Il canale aveva iniziato le proprie trasmissioni il 3 gennaio 1954, quasi sessant’anni fa, e per tutto il primo decennio di vita della TV italiana aveva dominato incontrastato non solo, com’è ovvio, sul versante degli ascolti, ma anche e soprattutto dell’influenza nella vita quotidiana italiana, con intere città che si fermavano per seguire la puntata di un telequiz o la diretta di un evento giornalistico.

E allora ricordiamo quegli anni con cinque trasmissioni leggendarie che la Rai trasmise tra il 1954 e il 1961, subito prima della comparsa del Secondo Programma (l’attuale Rai 2) e della fine del canale unico.

 

Lascia o raddoppia?

Dal 1955 al 1959: arrivano i quiz e Mike Bongiorno

Mike Bongiorno a Lascia o raddoppia assieme al concorrente Gianluigi MarianiniIl primo show del nostro elenco è probabilmente anche in assoluto il più celebre, forse ancora oggi il più famoso della storia della televisione italiana: Lascia o raddoppia?, condotto da un Mike Bongiorno che all’epoca aveva poco più di trent’anni. Non è in assoluto né la prima trasmissione della Rai, né la prima presentata da Bongiorno (entrambe le circostanze si erano verificate nel 1954, con Arrivi e partenze), ma fu il primo quiz e il primo programma a movimentare le serate degli italiani.

Basti pensare che, dopo l’iniziale trasmissione al sabato sera, il programma venne presto spostato al giovedì in seguito alle proteste dei locali di tutt’Italia, che si trovavano le sale vuote perché la gente rimaneva a casa (o tutt’al più si spostava nei bar più attrezzati) per non perdersi nemmeno una puntata del celebre quiz.

Marianini, Pellegrini, Degoli

Chiaro quindi come molti di quei primi concorrenti diventassero, anche con poche apparizioni, delle celebrità: nomi come Gianluigi Marianini (dandy con tre lauree esperto di storia della moda), Pierluigi Pellegrini (specializzato nella lirica) o Lando Degoli erano più noti di quelli di molti calciatori dell’epoca.

Proprio al carpigiano Degoli è dedicato anche il video che riportiamo qui sotto, un lungo estratto della quarta puntata di Lascia o raddoppia?, celebre perché sul finale si verificò il primo “caso” di quelli che hanno fatto la storia dei quiz.

Il controfagotto di Verdi

Degoli, alla domanda finale per un montepremi di poco più di 5 milioni di lire, non seppe rispondere a una domanda – in quale partitura Verdi aveva previsto il controfagotto? – che però poi si rivelò formulata in maniera errata (le opere in questione erano due e non una sola, come previsto invece dai fogli di Bongiorno) e Degoli fu ripescato, scegliendo però di non sfidare di nuovo la fortuna e di non raddoppiare.

Tra l’altro, il concorrente è morto suicida nel 1991, decidendo di togliersi la vita poco dopo la morte della moglie; al Comune di Carpi, in eredità, ha lasciato una vera fortuna – in contanti, titoli e quadri, perlopiù – che l’ente ha sfruttato per ristrutturare il Castello dei Pio.

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Canzonissima

Dal 1956 al 1975: scandali e canzoni in TV

Raffaella Carrà a Canzonissima nel 1970Nato prima in radio ma immediatamente trasferito in televisione, il programma Canzonissima era semplicemente una gara canora abbinata alla Lotteria Italia (si votava inviando delle cartoline che venivano fornite assieme ai biglietti della lotteria).

Un format semplice ma di grande effetto, tant’è vero che la trasmissione andò in onda ininterrottamente per vent’anni – anche se a volte cambiando di nome – e segnò la società italiana, provocando in alcuni casi anche interrogazioni parlamentari e forti polemiche.

Da Gianni Morandi a Gigliola Cinquetti

Mentre il concorso canoro veniva vinto da star dell’epoca come Tony Renis, Gianni Morandi, Massimo Ranieri o Gigliola Cinquetti, i conduttori acquisivano grande notorietà e venivano innalzati sugli altari o, viceversa, trascinati nella polvere.

Gli scandali principali furono due, il primo politico e il secondo di costume. Il primo avvenne nel 1962, l’anno dell’appoggio esterno del PSI al governo, quando Dario Fo e Franca Rame, conduttori della trasmissione, misero in scena uno sketch comico che denunciava gli imprenditori che trascuravano volutamente la sicurezza per guadagno.

I due furono costretti a lasciare la trasmissione, sostituiti da Sandra Mondaini e Tino Buazzelli (l’attore che avrebbe poi interpretato Nero Wolfe). Il secondo è datato 1970, quando Raffaella Carrà, che conduceva il programma assieme a Corrado, si presentò in TV con l’ombelico scoperto.

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Il musichiere

Dal 1957 al 1960: la tragica fine di Mario Riva

Mario Riva con le vallette del MusichiereAll’alba della TV italiana Mike Bongiorno e Lascia e raddoppia erano sinonimo di compostezza, eleganza, quasi mediocrità, come avrebbe poi abilmente notato Umberto Eco nel celeberrimo La fenomenologia di Mike Bongiorno (oggi in Diario minimo); c’era però, a far da contraltare, anche un quiz più veloce, disinibito e, se vogliamo, moderno: Il Musichiere, condotto da Mario Riva.

La formula dello show era semplice (e mutuata da un coevo programma americano): due concorrenti dovevano correre a suonare una campanella per provare a indovinare il titolo di una canzone eseguita dall’orchestra, in cui figurava anche un giovane Johnny Dorelli; la verve, però, di Riva era ciò che contraddistingueva il programma, come si può ben vedere dal video qui di seguito.


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Riva, celebre per il suo «nientepopodimenoché», veniva dal teatro di rivista e dalla radio, dove aveva formato per un certo periodo anche un duo comico di buon successo assieme all’amico Riccardo Billi. La trasmissione però tramontò presto in seguito a un fatto tragico.

Nell’agosto del 1960 Riva stava partecipando alle prove, all’Arena di Verona, per la serata finale del Musichiere; non si avvide della fine del palcoscenico e cadde rovinosamente sui gradoni dell’Arena da un’altezza di cinque metri. Morì pochi giorni dopo, a 47 anni d’età, generando un grande lutto in tutta Italia, il primo “di origine televisiva”. Si stima che ai suoi funerali, a Roma, abbiano partecipato più di 250mila persone.

 

Carosello

Dal 1957 al 1977: l’archeologia degli spot

La sigla di Carosello, una delle trasmissioni più amate del Programma NazionalePer quanto ci fosse un solo canale televisivo, fosse di proprietà pubblica e le finanze della Rai fossero sostenute dagli abbonamenti dei telespettatori, nel 1957 fecero il loro ingresso sui teleschermi degli italiani anche gli spot televisivi, anche se ben diversi da quelli che si imposero a partire dagli anni ’80.

Una normativa molto rigida, infatti, impose la nascita di Carosello, un contenitore in onda dalle 20:50 alle 21:00 (e da qui il celebre slogan, “Carosello… e poi a letto!”) in cui venivano presentate varie scenette concluse con la réclame, come si diceva allora, di un prodotto di consumo.

Le regole

Tutto era regolamentato: dalla durata dello sketch al numero di volte e al momento preciso in cui si poteva pronunciare il nome dell’oggetto reclamizzato, eppure vi si cimentarono i più grandi autori ed attori dell’epoca, creando anche delle scenette e dei personaggi destinati a sopravvivere ai pochi minuti di spot. Fu anche terreno di sperimentazione nel campo dell’animazione, con i lavori dello Studio Pagot (tra tutti emerge sicuramente il personaggio di Calimero) e la Carmencita della Lavazza.

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Non è mai troppo tardi

Dal 1960 al 1968: la prima TV educativa col maestro Manzi

Il maestro Manzi mentre tiene una delle sue celebri lezioni all'interno di Non è mai troppo tardiL’Italia della fine degli anni ’50 era molto diversa da quella di oggi: quasi metà della popolazione era ancora impiegata nel settore agricolo, la povertà era molto diffusa e l’analfabetismo resisteva imperterrito a tutti i tentativi di scolarizzazione.

I dati del 1951, per portare solo un esempio, parlavano di un tasso di analfabetismo, tra gli adulti, che superava il 10% in tutte le regioni del centro esclusa l’Emilia e che arrivava oltre il 20% al sud. Proprio davanti a questa situazione nel 1960, un anno prima dell’avvento della seconda rete televisiva, la Rai decise di lanciare, su iniziativa del maestro ed educatore Alberto Manzi, il programma Non è mai troppo tardi, una vera e propria serie di lezioni per imparare a leggere e scrivere.

Un successo clamoroso

La trasmissione ebbe un successo clamoroso, tanto che, nei suoi 8 anni di messa in onda, si calcola abbia aiutato addirittura un milione e mezzo di italiani a conseguire la licenza elementare; d’altro canto Manzi, che nel corso degli anni fu affiancato anche da altri insegnanti, aveva una storia alle spalle molto interessante.

Educatore nel carcere minorile di San Michele a Roma, scrisse anche il romanzo d’avventura Orzowei (da cui fu tratta una famosa serie TV) e si dice che al provino per la trasmissione abbia stracciato il copione, improvvisando la sua lezione a braccio.

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