Cinque libri che fanno ridere e divertire

I migliori libri che fanno ridere

Quando abbiamo voglia di ridere, di solito non ci avviciniamo alla libreria. Facciamo, piuttosto, una telefonata a qualche amico divertente, scorriamo i social network in cerca dell’ultima GIF animata, al limite accendiamo la TV e mettiamo qualche sitcom. Ma non ci viene in mente che esistono anche dei libri che fanno ridere, e molto.

La letteratura umoristica

La letteratura umoristica è un genere che è sempre esistito, ma è anche sempre stato un po’ sottovalutato. Forse per l’aura di seriosità (e sacralità) che circonda i libri, si è portati a pensare che non possano divertire. E invece, ad un’analisi più attenta, ci si accorge che è vero il contrario. Che già i greci e i romani creavano commedie divertentissime o poesie feroci. Che esistono centinaia di libri divertenti per donne, per ragazzi, per uomini, per bambini. E che questi libri leggeri sono anche un’ottima idea da regalare, visto che piacciono anche ai lettori non abituali.

Questo articolo è dunque un viaggio alla scoperta dei migliori libri umoristici scritti negli ultimi 40 anni. Si tratta in tutti e cinque i casi di romanzi esilaranti e coinvolgenti. Abbiamo deciso infatti di lasciare fuori dall’elenco i libri puramente comici, quelli senza una trama, scritti da professionisti usciti da Zelig o da altri cabaret simili. Per quelli ci sarà modo di scrivere altrove. Qui, per oggi, ci concentriamo sui romanzi e sui libri che fanno ridere e divertire. Procediamo.


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Douglas Adams – Guida galattica per autostoppisti

Quando i libri che fanno ridere parlano di fantascienza

Guida galattica per autostoppisti di Douglas AdamsDi solito i libri comici hanno un’ambientazione contemporanea. La cosa più semplice, infatti, è giocare con elementi noti, comuni, ed esagerarli in senso parodistico. Anche perché questa tecnica consente di rivolgere una critica a tutto quello che non piace della società attuale. Alcune volte, però, l’effetto comico può essere ottenuto in senso quasi meta-letterario, giocando coi paradigmi e gli stilemi dei vari generi.

È questo il caso di Guida galattica per gli autostoppisti, un classico della fantascienza contemporanea. Un romanzo che in realtà non nacque neppure come libro. Douglas Adams, l’autore, alla fine degli anni ’70 infatti ebbe l’opportunità di realizzare una sorta di sceneggiato radiofonico sulla BBC. Una serie in cui decise di raccontare le disavventure di Arthur Dent, un terrestre che iniziava a viaggiare in un universo assurdo e paradossale.

Lo humour di Douglas Adams

All’epoca poco più che ventenne, Adams aveva già avuto qualche incarico come sceneggiatore (anche su Doctor Who), ma non era ancora riuscito ad imporsi. La serie radiofonica e soprattutto il libro gli diedero invece un grande successo. Il punto di forza del romazo, infatti, è lo strano modo in cui il classico humour inglese viene adattato al contesto fantascientifico. Con situazioni assurde e strane, alla Monty Python, ma anche con un retrogusto quasi filosofico.

Al primo libro sono poi seguiti alcuni sequel. L’intento di Adams, scomparso non ancora cinquantenne nel 2001, era quello di scrivere «una trilogia in cinque parti». E in effetti i romanzi del ciclo sono cinque. Oltre alla Guida, ci sono Ristorante al termine dell’Universo, La vita, l’universo e tutto quanto, Addio, e grazie per tutto il pesce e Praticamente innocuo.

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Daniel Pennac – Il paradiso degli orchi

L’inizio del Ciclo di Malaussène

Il paradiso degli orchi, primo capitolo del Ciclo di Malaussène di Daniel PennacA proposito di humour inglese, nella nostra lista troveremo presto un altro autore britannico. Ma non è solo in Gran Bretagna che si riesce a far ridere con i libri. Spostandoci alla vicina Francia, ad esempio, troviamo un altro scrittore di culto, amatissimo dal suo pubblico, e autore di una serie di romanzi tra loro legati. Stiamo parlando di Daniel Pennac, creatore del Ciclo di Malaussène.

Noi in particolare vi consigliamo il primo libro della serie, Il paradiso degli orchi. Quel romanzo, uscito in originale nel 1985, presentava già il “cast” dei vari capitoli successivi e una storia appassionante. Sono però molto belli e divertenti anche i seguiti, soprattutto i primi, come La fata carabina e La prosivendola.

Professione: capro espiatorio

La trama si concentra su Benjamin Malaussène, un impiegato di un grande magazzino. Ma non un impiegato normale: il suo compito è infatti quello di fare il capro espiatorio. Quando qualcuno arriva in negozio a lamentarsi per un prodotto difettoso o per qualsiasi altro problema, viene subito mandato da lui. D’altronde, viene pagato proprio per quello: per assumersi la colpa di tutto quello che non va.

Così, quando nel negozio cominciano ad esplodere delle bombe, tutti pensano naturalmente che la colpa sia sua. Dovrà difendersi dall’accusa e smascherare i veri colpevoli, barcamenandosi nel frattempo tra i suoi familiari, molto coloriti. Oltre a lui la famiglia è infatti composta dalle sorelle Louna, Clara, Thérèse e dai fratelli Jérémy e Il Piccolo. A cui poi, nei libri successivi, si aggiungeranno Verdun, È Un Angelo, Signor Malaussène, Maracuja e soprattutto Julie, grande amore di Ben.

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Stefano Benni – La Compagnia dei Celestini

Gli orfani della Pallastrada

La Compagnia dei Celestini di Stefano BenniConcludiamo il nostro giro della comicità europea facendo una veloce tappa anche in Italia. Qui da noi esistono molti libri che fanno ridere in maniera più o meno sguaiata, forse perché esistono anche molti comici. Tra i tanti autori, però, quello che riesce a coniugare forse meglio risate e narrazione ci pare essere Stefano Benni.

Lo scrittore bolognese, classe 1947, è attivo dal 1976, quando ottenne uno straordinario successo il suo Bar Sport. Da lì ha alternato raccolte di racconti a romanzi, alcuni molto apprezzati sia dal pubblico che dalla critica. Noi abbiamo scelto di segnalarvi La Compagnia dei Celestini, del 1992. Un titolo che, se siete giovani, magari avete già sentito per via della serie a cartoni animati che ne è stata tratta.


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Il romanzo, comunque, è ben diverso dai cartoni, soprattutto perché è diretto ad un pubblico non di bambini ma di adulti. Lo scopo di Benni, che risulta evidente addentrandosi nella lettura, era infatti quello di fare una parodia dell’Italia attuale. E nel libro la conduce tramite una squadra di ragazzini, o, meglio, di orfani, che scappa per partecipare al fantomatico Campionato Mondiale di Pallastrada.

Questo sport dalle regole molto fantasiose non è altro che il calcio da strada giocato solitamente dai ragazzini. Il romanzo così si dipana a più livelli: quello della fantasia dei piccoli orfani, creativi e vogliosi di giocare; quello della satira sociale e politica, evidente dalle televisioni e dai giornalisti che inseguono i ragazzi; e quello, in un certo senso, del romanzo d’avventura, tra eroi e cattivi che tentano di ostacolarli. Il tutto condito con un po’ di magia e tante sane risate.

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Helen Fielding – Il diario di Bridget Jones

Le nevrosi e i problemi della donna di oggi

Il diario di Bridget Jones, uno dei più famosi libri che fanno ridere degli ultimi anniPrima di lasciare l’Europa e fare una veloce capatina in America, torniamo un attimo in Gran Bretagna. Perché gli inglesi sono, tradizionalmente, i più abituati a scrivere libri che fanno ridere e divertire. Non è un caso che anche molti degli esclusi eccellenti della nostra lista vengano dalla terra d’Albione. A titolo di esempio, pensate a Buona Apocalisse a tutti di Terry Pratchett e Neil Gaiman, Tre uomini in barca di Jerome K. Jerome e L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde.

Abbiamo però scelto, al quarto punto dell’elenco, un libro più recente e popolare, ma sempre esilarante. Si tratta di Il diario di Bridget Jones di Helen Fielding, pubblicato per la prima volta nel 1995. Tratto da una rubrica tenuta dalla stessa Fielding su un paio di quotidiani britannici, il libro è diventato celebre in patria e ha dato origine a seguiti e adattamenti cinematografici campioni d’incassi.

Una single trentenne

La trama può essere letta come una riscrittura, in chiave moderna e comica, di Orgoglio e pregiudizio. Al centro della storia c’è Bridget Jones, una single trentenne piuttosto goffa. Lei deve barcamenarsi tra una vita sentimentale piuttosto fiacca, una madre che le propone sempre nuovi possibili fidanzati, i problemi di peso, le amicizie, il lavoro. Uscendo da questi problemi spesso in maniera ben poco sciolta.

Anche in questo caso, il libro ha avuto un tale successo da spingere la Fielding a realizzare dei seguiti. Sono così usciti Che pasticcio, Bridget Jones! nel 1999, Bridget Jones, un amore di ragazzo nel 2013 e Bridget Jones’s Baby: The Diaries nel 2016. I film, invece, sono finora tre, tutti realizzati con Renée Zellweger nella parte della protagonista.

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Christopher Moore – Il Vangelo secondo Biff

L’amico d’infanzia di Gesù

Il Vangelo secondo Biff di Christopher Moore, che gioca con l'infanzia di GesùConcludiamo, come promesso, attraversando l’Oceano e spostandoci in America. Anche se, a dire il vero, solo per quanto riguarda l’autore. Il tema di Il Vangelo secondo Biff, il romanzo con cui concludiamo, è infatti l’infanzia di Gesù. E l’ambientazione del libro spazia dalla Palestina all’Estremo Oriente.

Autore del volume è Christopher Moore, scrittore e blogger americano ormai sessantenne. Al suo attivo ha una quindicina di romanzi, quasi tutti tradotti in italiano negli ultimi anni da Elliot Edizioni. Al centro delle sue storie ci sono spesso personaggi simili, quelli che lui chiama “maschi beta”. Cioè l’esatto opposto del maschio alfa: uomini fin troppo normali, a tratti inetti, che si ritrovano in mezzo a circostanze eccezionali.

Un amico speciale

Il Biff che dà il titolo al romanzo, infatti, è un ragazzino palestinese senza particolari talenti. Il suo vero nome è Levi, racconta parecchie bugie e si invaghisce spesso delle donne, senza però avere armi per conquistarle. Anzi, a dire il vero un’arma ce l’ha: il suo amico del cuore, che sembra avere un particolare fascino. Peccato che questo amico del cuore sia Gesù di Nazareth, in una fase della sua vita in cui ancora non ha chiaro il proprio destino.

Il romanzo si propone infatti di narrare gli anni dell’infanzia di Gesù, quelli che nei Vangeli canonici non vengono raccontati. Ovviamente lo fa in chiave comica, mettendo Biff e Gesù in situazioni scabrose o pericolose, oppure mandandoli a viaggiare verso oriente. Ma i personaggi sono trattati con una certa tenerezza e il libro si trasforma in una sorta di romanzo di formazione. Che merita di essere letto a più livelli.

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